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MUSEI RAGUSA...


  • Museo del Tempo Contadino - Raccolta Civica Carmelo Cappello (Ragusa) 4,0
  • All'interno di Palazzo Zacco si custodiscono i tesori della storia e della cultura contadina, quali la Raccolta Civica "Carmelo Cappello” , attrezzi e gli utensili che raccontano come si svolgeva la vita nelle masserie ragusane nei vari mesi dell'anno.
    Biglietto Gratuito
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Museo Civico "L'Italia in Africa" (Ragusa)
  • Il Museo racconta attraverso uniformi, oggetti e documenti vari il periodo colonialista Italiano in Africa che va dal 1885 al 1960.
    Biglietto Intero 2€
    ☞ Info e contatti  
  • Museo Della Cattedrale di San Giovanni Battista (Ragusa) 5,0
  • Nel 1998 grazie ad un acquisto ad opera della Cattedrale di San Giovanni Battista, anche Ragusa Superiore si dota di un museo, con lo scopo di costituire la memoria storica attraverso abiti sacri, cimeli e mappe storiche.
    Biglietto Intero 2€/ Ridotto 1€/ Gratuito sotto i 10 anni
    ☞ Aggiornamento orari
  • Museo del Duomo di San Giorgio 4,3
  • Il Museo del Duomo di S. Giorgio si offre oggi ai Visitatori non solo come la maggiore realtà museale di arte sacra dell’intera Provincia di Ragusa, ma come unica opportunità di completare una corretta visione storico-religiosa della città di Ragusa negli ultimi mille anni di storia.
    Biglietto Intero 3€
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Obsculta - Museo Benedettino 4,00
  • Il museo raccoglie testimonianze della vita Benedettina, manuali sacri, un prezioso ostensorio, e documenti storici, presentati grazie ad un sapiente restauro degli ambienti sovrastanti le navate.
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Castello di Donnafugata 4,4
  • Antica dimora sorta ai tempi dei Chiaramonte e ricostruita nelle forme attuali sul finire dell'800' fu realizzata in stile neogotico, il nome "Donnafugata", prende le sue origini dalla leggenda che vede la regina Bianca di Navarra imprigionata qui dal Conte Cabrera. Al suo interno si trovano una miriade di stanze e saloni, la casina di caccia, il parco del Castello e un curioso labirinto.
    Biglietto Intero 6€/Ridotto 3€
    ☞ Aggiornamento orari  

...E DINTORNI!


  • Museo Civico di Modica “F.L. Belgiorno” (Modica - Rg) 4,2
  • Il Museo civico Belgiorno ospita come nucleo principale, collezioni archeologiche provenienti dalla provincia ordinate secondo un criterio cronologico, inoltre si aggiunge una ricca collezione di oggetti e documenti di epoca storica, presente anche la collezione artistica del grande maestro Enzo Assenza, inventore della ceramica metallizzata.
    Intero 3,50€
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Museo del cioccolato di Modica (Modica - Rg) 4,0
  • Una straordinaria raccolta di documenti archivistici che raccontano la storia del piu' antico cioccolato al Mondo, da non perdere la grande scultura dell'Italia realizzata interamente in cioccolato.
    Ingresso su preventivo
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Museo Casa natale Salvatore Quasimodo (Modica - Rg) 4,4
  • Arredamento novecentesco, libri e riproduzioni audio di versi quasimodiani nella casa natale del poeta.
    Biglietto intero 2€
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Grotte Museo "A rutta ri Ron Carmelu" (Scicli- Rg) 4,7
  • La grotta riproduce l'ambientazione pittoresca della vita contadina di un tempo, la visita sarà accompagnata dai racconti del proprietario, il signor Carmelo che detiene anche uno spazio dedicato alle spezie da poter acquistare e molte altre chicche tutte home-made.
    Biglietto intero 3€
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Museo d'Arte Sacra (Chiaramonte Gulfi - Rg 4,0
  • Il museo racchiude quattro sezioni espositive tra cui: la sala dedicata al rito religioso, la sala D'arte plastica, la sezione pittorica, l'arredo e il rivestimento ceramico.
    Biglietto cumulativo intero 10€ / Ridotto 8 euro€/singolo 3,50€
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Museo dei cimeli storici (Chiaramonte Gulfi - Rg) 3,0
  • Il museo vanta di una raccolta di oltre mille reperti, acquisiti dal grande collezionista Emanuele Gulino, testimonianze militari che attraverso cimeli raccontano gli eventi di battaglie storiche che vanno dalla prima alla seconda guerra mondiale.
    Biglietto cumulativo intero 10€ / Ridotto 8 euro€/singolo 3,50€
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Il Museo degli strumenti etnico Musicali (Chiaramonte Gulfi - RG) 4,3
  • Situato al piano nobile di Palazzo Montesano, all'interno di 7 sale sono raccolti piu' di 600 strumenti musicali provenienti da tutto il mondo, realizzati con svariate tecniche artigianali che li hanno resi dei veri e propri reperti rari.
    Biglietto cumulativo intero 10€ / Ridotto 8 euro€/singolo 3,50€
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Casa Museo del Liberty (Chiaramonte Gulfi- Rg) 4,5
  • La casa museo è un tuffo nel passato, dove l'allestimento degli arredi rievocano il gusto liberty dell'epoca, tutta la collezione privata appartiene a Emiliana Figliuoli.
    Biglietto cumulativo intero 10€ / Ridotto 8 euro€/singolo 3,50€
  • Museo ornitologico (Chiaramonte Gulfi - Rg) 4,5
  • Il museo nasce nel 1996 con lo scopo di costituire la collezione ornitologica dei fratelli Giuseppe e Paolo Azzarra, con piu' di 600 specie perfettamente imbalsamate, il museo rappresenta il luogo ideale per l'appassionato di studi naturalistici.
    Biglietto cumulativo intero 10€ / Ridotto 8 euro€/singolo 3,50€
    ☞ Aggiornamento orari  
  • La Pinacoteca "Fiovanni De Vita" (Chiaramonte Gulfi - RG) 4,5
  • La sala dedicata alle arti ospita la collezione ad oli, tempere, acquarelli che diedero fama all'artista natale Giovanni De Vita.
    Biglietto cumulativo intero 10€ / Ridotto 8 euro€/singolo 3,50€
    ☞ Aggiornamento orari  
  • Museo del Ricamo (Chiaramonte Gulfi - RG) 4,0
  • Situato nella famosa scalinata di San Giovanni all'interno delle mura della città si trova il museo del ricamo, che raccoglie strumenti e suppellettili utilizzati per realizzare tavolati, centrini e coperte secondo la tecnica quattrocentesca dello sfilato siciliano.
    ☞ Aggiornamento orari  

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Il guerriero di Castiglione
Museo di archeologico Ibleo (Ragusa)



La scultura in pietra ospitata all'interno del Museo archeologico di Ragusa, doveva rappresentare probabilmente un monumento celebrativo ad un guerriero, posizionato forse al di sopra di un arco d'accesso. La scoperta avvenne nel 1999 nei pressi di una necropoli sicula in contrada Castiglione, risalente al VI sec. a.C.
Al centro è raffigurato un guerriero a cavallo, le due estremita del blocco hanno invece le forme scolpite di un toro e una sfinge, mentre in alto si scorge il rilievo frontale di un cavallo di profilo.

Fonte: Izi Travel

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Il transito della Vergine - Scuola Gaginiana 1536
Chiesa di Santa Maria le Scale (Ragusa)



Una delle piu' importanti opere custodite all'interno della Chiesa di Santa Maria le Scale è il basso rilievo in terracotta che rappresenta "Il transito della vergine", opera di scuola gaginiana risalente al 1536, racchiusa all'interno di un arco della campata laterale.
La scena mostra l'episodio biblico della morte e ascensione della vergine, la scena è divisa in due parti, il registro in basso rappresenta la deposizione di Maria con la presenza di 11 apostoli, in basso a destra si scorge la figura del diavolo.
Il registro superiore mostra invece una figura in lontananza, è San Tommaso, colui che non aveva creduto alla morte e resurrezione di Cristo, mentre assiste al corpo della vergine che ascende ai cieli di Dio, grazie a questo evento Tommaso riacquista la fede.

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Taledda quaresimale - Duomo di San Giorgio (RG)



La taledda o telero quaresimale è un'opera ad olio su canapa in monocromato realizzata dai fratelli Vaccaro di Caltagirone nel 1842. Al Centro si trova la crocifissione che avviene sul Monte Calvario, Cristo si trova al centro affiancato dai due ladroni, ai piedi le pie donne, Maria e San Giovanni, a seguire Sacerdoti e farisei. L'opera si ispira al gusto rinascimentale e seicentesco, è possibile ammirare la tela solo durante il periodo quaresimale quando la viene calata e ricopre tutto l'altare.

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Cona di San Giorgio
Sacrestia - Chiesa Madre di San Giorgio (Ragusa)



Custodita all'interno della Sacrestia del Duomo, in origine la Cona doveva essere un molto piu' grande e maestosa, oltre che contenere circa 18 statue di santi che in pose eroiche e vestiti di armature contornavano la figura di San Giorgio a cavallo. Il lavoro fu commissionato a due dei piu' importanti scultori dell'epoca, ovvero Antonio e Domenico Gagini che realizzarono questo splendido retablo in pietra per essere collocato nell'ex Chiesa di San Giorgio crollata durante il terremoto del 1693, quel che ne rimane oggi è una piccola porzione.

Al centro in una scultura a tutto tondo posta all'interno di una nicchia di forma semicilindrica con catino a conchiglia contornata da colonne libere, si presentano a sinistra San Ippolito e a destra San Mercurio, entrambi vestiti di abiti militari.

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Cristo appare a Santa Gaudenzia - Antonio Manno (1782 )
Duomo di San Giorgio (Ragusa - RG)



Questo magnifico quadro custodito all'interno del Duomo di San Giorgio, rappresenta il contributo di Antonio Manno all'evento storico della traslazione del corpo della martire nel 1623 dalle catacombe di San Sebastiano alla cittadina di Ragusa. Per tale ragione la società del SS. Sacramento e dell'Unione del SS. Viatico, commissionarono la realizzazione dell'opera a lei dedicata, consacrandola poi a co-patrona insieme a San Giorgio. Il quadro rappresenta, a destra Santa Gaudenzia inginocchiata al cospetto del Cristo in Gloria che tiene in mano la croce e nell'altra la palma del martirio, in basso a sinistra un putto offre alla santa un giglio, simbolo di purezza.

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Eracle di Cafeo
Museo civico Belgiorno di Modica (RG)



Questa statuetta in bronzo alta 22 cm racchiusa all'interno del Museo civico di Modica, rappresenta uno dei piu' importanti ritrovamenti di età ellenistica del territorio, tanto da essere identificata ad oggi come "l'Eracle di Modica". La statua rappresenta l'eroe, figlio di Zeus ed Alcmena, raffigurato con indosso la spoglia del leone feroce Nemeo, ucciso durante la prima fatica.

Fonte: www.retecivicacomunemo.wixsite.com

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Il giudizio di Paride: Hidrya del pittore di Modica
Museo civico Belgiorno di Modica (RG)


Ritrovata nel 1913 in contrada Oreto nei pressi di Modica, quest'Hydria proviene dal Museo Archeologico "Paolo Orsi" ad oggi si trova in esposizione all'interno del Museo Civico di Modica. Datata al V sec. a.C. raffigura l'epico episodio delle narrazioni omeriche, "Il giudizio di Paride".
Il mito racconta che durante il banchetto nuzionale di Peleo e Teti, i futuri genitori di Achille, la dea Eris detta "della discordia", lanciò una mela d'oro con un'iscrizione che annunciava "alla piu' bella", contrariata per il mancato invito. Subito le tre dee Era, Atena e Afrodite litigarono l'un l'altra per la mela e chiesero a Zeus di decretare chi davvero fosse la piu' bella, ma lui si rifiutò e ordinò ad Ermes di condurre le tre dee dal figlio del Re Troiano Paride per decidere.
Le tre dee per vincere la competizione promisero ognuno qualcosa; Era prometteva di renderlo ricco, Atena lo avrebbe reso sapiente e imbattibile, mentre Afrodite gli promise l'amore della donna piu' bella del mondo, così lui scelse quest'ultima, e infatti a Sparta conobbe Elena, moglie di Menelao, di cui si innamorò, rapendola e portandola a Troia scatenò la guerra piu' famosa al mondo.

Fonte: www.retecivicacomunemo.wixsite.com

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


La Cona di San Rocco - Ignoto
Chiesa San Rocco (Ragusa Ibla)



Cona monumentale dedicata a San Rocco, probabilmente risalente al XVII sec. si trova oggi all'interno della Chiesa omonima a Ragusa Ibla, divisa in 3 ordini da lesene ed architravi intagliati da motivi vegetali che riprendono un gusto manieristico.
Al primo livello si trovava l'altare centrale che ad oggi è collocato sul retro del retablo dove si trova la Sagrestia.
Al secondo livello si trova invece la statua seicentesca di San Rocco "protettore degli appestati", sulla nicchia di destra si trova il bassorilievo dell'Arcangelo Raffaele che tiene per mano il piccolo Tobia e gli indica la strada da percorrere, mentre nella nicchia di sinistra il bassorilievo dell'Arcangelo Michele, che con la spada sguainata ricaccia all'inferno il demonio.
Al terzo livello sono presenti i bassorilievi della resurrezione, con il Cristo che esce vittorioso dal sepolcro, Santa Maria Maddalena e Santa Marta la prima testimone della resurrezione di Cristo.


Fonte: Comune di Ragusa

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Patena in argento di Kaukana -V sec. d.C.
Museo archeologico di Kaukana



Nel V sec. Kaukana serviva come emporio e porto sicuro per Malta, ed è qui che le navi del generale Belisario approdavano da Constantipoli e questo ritrovamento probabilmente apparteneva agli empori della Capitale d'Oriente. L'opera di argenteria presenta una fattura tipica dei "vasi sacri" facente parte del tesoro imperiale, poichè nella dedica incisa è possibile leggere il nome di Teodosio II. La natura dell'oggetto doveva avere dei rimandi sacrali e simbolici, solitamente era usata per la distribuzione ai fedeli dei pani durante le celebrazioni liturgiche della chiesa orientale.

Fonte e Foto: Antonio Randazzo blog

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


San Giorgio a Cavallo - Giuseppe Bagnasco (1842)
Duomo di San Giorgio (Catania)



La statua processionale del Santo Patrono di Ragusa Ibla fu realizzata dallo scultore palermitano Giuseppe Bagnasco nel 1842. Nel complesso fu realizzata interamente in legno di pioppo e tiglio per il corpo del Santo, mentre in castagno e quercia fu realizzata la base e il baiardo su cui viene portato, per un totale di oltre 500 kg di peso. E' stato invece utilizzata la tecnica dell'argento geminato d'oro per la corazza, l'elmo piumato e le varie rifiniture del cavallo.

Fonte: Comune di Ragusa

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Martirio di San Bartolomeo - Francesco Pascucci (1779)
Chiesa di San Bartolomeo (Scicli - RG)



Opera raffigurante il Martirio di San Bartolomeo, venne commissionato all'allora 32enne Francesco Pascucci da un membro della nobile famiglia Penna, che faceva parte dell'accademia di San Luca proprio come l'autore del dipinto. Il quadro venne realizzato a Roma nel 1779 e venne esposto prima a Palazzo Venezia nell'ambito di una mostra di pittori Romani e poi inviato nel 1779 a Scicli.
Al centro si trova San Bartolomeo consapevole del martirio che sta per subire, mentre volge lo sguardo al cielo, ai piedi si trova: una corda, la caldaia e un coltello che verranno usato dagli strozzini per martirizzarlo.
A sinistra si vede il re armeno Astiage, colui che ha ordinato l'esecuzione mentre si gode la scena, a destra si ha la situazione opposta, un gruppo di donne si dispera per la sofferenza del Santo. Dall'alto giunge un puttino che lo cinge della corona del martirio, mentre piu' alto Cristo attende la sua anima tra gli angeli.

Foto: Claudio Magro Fonte: Scicli Sacra

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


L'urna sacra di San Bartolomeo
Chiesa di San Bartolomeo (Scicli - RG)



Intorno al XVII e XVIII era usanza in Sicilia e tra le confraternite, utilizzare le urne sacre in argento sbalzato per le processioni dei Santi , questa in particolare fu realizzata dalla confraternita di San Bartolomeo per essere trasportata durante i festeggiamenti del Santo omonimo il 24 di agosto, anche se in realtà non conteneva le sue spoglie, ma quelle di altri santi, il suo significato era propriamente simbolico. Esisteva una vera e propria competizione per chi realizzasse l'urna piu' bella, anche se poi alla fine questa non fu piu' utilizzata e ad oggi viene portata in processione solo il giorno di Natale; al posto della statua originale del santo, si trova una statuetta raffigurante Gesu' bambino.

Sui 4 lati all'interno di ovali sono rappresentate in argento sbalzato le 4 scene di vita del Santo tra cui:
1. La predicazione di San Bartolomeo
2. San Bartolomeo amministra il battesimo al re degli armeni Polimnio convertito al cristianesimo
3. San Bartolomeo viene fatto arrestare dal nuovo re degli armeni Astiage
4. Il re Astiage fa martirizzare San Bartolomeo.

Foto: Claudio Magro
Fonte: Scicli Sacra

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Simulacro della Madonna di Gulfi
Santuario della Madonna di Gulfi (Chiaramonte Gulfi-RG)



All'interno del Santuario di Maria Santissima di Gulfi, si trova un importante simulacro che risale al IV e VI d.C. , secondo la leggenda, un giorno una cassa approdò sulla spiaggia fra Scoglitti e Santa Croce Camerina, dopo essere sfuggita alle persecuzioni iconoclaste a Costantinopoli; al suo interno si trovavano un simulacro del Salvatore e una statua delle Vergine. Alla vista di ciò gli abitanti della zona, cominciarono a contendersi le due statue, alla fine risolsero la questione lasciandole su due carri trainati da buoi, il punto in cui si sarebbero fermati avrebbe anche indicato il luogo dove le due statue sarebbero state destinate. Così il carro che trasportava la Vergine si fermò a Gulfi e lì fu eretto il Santuario.
Da allora ogni anno durante la domenica in Albis di Pasqua, i cittadini trasportano la statua dal Santuario alla Chiesa Madre che si trova in paese.

Fonte: FAI

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Annunciazione - Antonello Gagini (1520/30)
Chiesa del Carmine (Modica - RG)



Il gruppo marmoreo dell'Annunciazione venne realizzato su commissione dell'Ordine Carmelitano ad Antonello Gagini intorno al 1520/30 per la Chiesa del Carmine di Modica. Precedentemente il Gagini, grande scultore palermitano, aveva già realizzato una simile opera per la Chiesa del Carmine di Erice, in questa variante, l'Arcangelo Gabriele non appare interamente inginocchiato, mentre tiene un cartiglio in mano si rivolge alla Vergine e annuncia la lauta notizia, Maria è rappresentata con un volto delicato e chinato, accoglie il messaggio cingendo le braccia al petto in segno di graditudine.

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Annunziata - Vito D'Anna
Chiesa dell'Annunziata di Ispica (RG)



Il dipinto settecentesco dell'Annunziata si trova sull'altare maggiore della Chiesa Madre di Ispica, seppure non firmato per stile, luce e cromatica dei colori viene attribuito al Palermitano Vito D'Anna, a rappresentanza dell'ultima testimonianza artistica. Di particolare bellezza appare il blu e il rosso cromatico in contrasto con la pelle bianca di Maria illuminata dall'alto dove spicca la colomba, segno dello Spirito Santo, sulla sinistra appare invece l'arcangelo Gabriele in un tono cromatico dove spicca un azzurro tenue.

E' usanza dei fedeli affidarsi all'Annunziata procurandosi un cordoncino e facendo un nodo ogni giorno dal 25 al 24 Marzo recitando per ogni nodo la seguente preghiera "O Matri Annunziata, vui siti a mia avvucata, quantu è beddu u vuostru visu, quannu muoru purtatimi ‘npararisu”, seguita da tre Ave Maria e un Padre Nostro. Alla fine viene creata una coroncina composta da 365 nodi divisi in 36 decine che viene fatta benedire la mattina del 25 in Chiesa.

Fonte e foto di Archivio: storiofiliaci.it

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Nascita di San Giovanni Battista - Ignoto pittore siciliano (XVIII)
Museo del Duomo (Ragusa Ibla)



All'interno della sala dedicata al culto del Santo Patrono, insieme alla nota Arca Santa, si trova un dipinto che celebra la nascita del Santo patrono di Ragusa Superiore. Il richiamo allo stile si presenta prettamente tardo-barocco data dall'impronta dialettale lasciata volutamente dall'artista nel ripetere gli schemi pittorici del tempo.
La scena è divisa da due registri, in un'atmosfera architettonica troviamo nel primo registro la scena principale data dall'anziana Santa Elisabetta che ha dato al mondo il Battista, con la sua mano tende a protrarsi verso una donna, forse una nutrice che tiene in braccio il nascituro (il rimando a Maria è escluso perchè non presenta l'aureola come S.Elisabetta).
Sulla destra si trova invece seduto il padre Ezechiele, probabilmente nell'atto di scrivere il nome del nuovo nato, privato della parola per non aver creduto alla venuta annunciata dall'arcangelo Gabriele (secondo il vangelo riuscì a parlare solo 8 giorni dopo la nascita durante il battesimo del figlio). Le figure secondarie sono balie e nutrici in primo piano, anziani e uomini che vengono a portare omaggi in secondo piano; nel registro superiore in un turbinio di puttini danzanti si lanciano fiori, un cartiglio intorno ad una croce viene tirato giu' dal regno dei cieli, dove si riporta la scritta "Ecce Agnus Dei".

Fonte e foto di Archivio: Tesi di laurea di Salvatore Mercadante "Indagine, analisi e catalogazione del patrimonio pittorico delle raccolte ecclesiastiche del Val di Noto".

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Madonna con il Bambino e Santi - Ignoto pittore Siciliano (XVII)
Museo del Duomo di San Giorgio (Ragusa Ibla)



Questo singolare dipinto seicentesco proviene dall'ex Chiesa di San Nicola distrutta durante il sisma del 1693 che si trovava dove oggi sorge il Duomo di San Giorgio, seppure di periodo barocco qui l'artista ha volutamente riprendere lo stile dell'arte Bizantina, caratterizzato dai visi a mandorla e dai tratti orientali e gli ori dello sfondo. L'iconografia ha volutamente ripreso al centro la Madonna dell'Odigitria ovvero "Colei che conduce alla via", il suo manto è decorato dalle tre stelle bizantine che stanno a significare colei che perpetua la sua verginità sia prima che durante il parto. Il bambin Gesu' invece si trova in braccio alla madre, vestito dell'himation di colore rosso, ad indicare la natura divina, con lo sguardo si rivolge alla madre, mentre lei invita lo spettatore ad attenzionare il figlio di Dio. Alle spalle sulla sinistra San Nicola di Mira e un santo ignoto eremita assistono alla scena, mentre dall'alto due putti incoronano Maria, regina dei cieli.

Fonte e foto di Archivio: Tesi di laurea di Salvatore Mercadante "Indagine, analisi e catalogazione del patrimonio pittorico delle raccolte ecclesiastiche del Val di Noto".

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Martirio di San Giorgio - Ignoto pittore siciliano (1686)
Museo del Duomo di San Giorgio (Ragusa Ibla)



All'interno della collezione del Duomo di San Giorgio, esposta nella sala dedicata alla collezione Zipelli si trova una tela ad olio dedicata al martirio del Santo Patrono di Ragusa, San Giorgio, datata al 1686, seppure ignoto, l'artista ha saputo lasciare la sua impronta esaltando la concezione artistica tardo - rinascimentale tipica del manierismo del seicento. La scena è divisa in piu' registri, ma nel complesso ricorda una grande battaglia; al centro si staglia l'episodio principale, dove si osserva la decapitazione del Santo, mentre il suo aguzzino tiene ancora la spada in mano. La capacità di aver risaltato l'evento è dato dai soldati a cavallo disposti in forma circolare, l'insegna di Roma della bandiera rimanda ai richiami tipici della pittura di Raffaello, il contrasto è dato dall'ambientazione seicentesca che non rispetta invece l'evento reale avvenuto invece durante le persecuzioni cristiane.
Nell'ultimo registro si trova invece il Santo Martire in gloria, vestito di bianco e adagiato su delle nubi luminose, ai lati degli angeli gli consegnano la palma e la corona, simboli del martirio.

Fonte e foto di Archivio: Tesi di laurea di Salvatore Mercadante "Indagine, analisi e catalogazione del patrimonio pittorico delle raccolte ecclesiastiche del Val di Noto".

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Cristo alla colonna - Antonio e Vincenzo Manno (1780)
Museo del Duomo di San Giorgio (Ragusa Ibla)



Capostipite di una delle piu' gloriose botteghe d'arte palermitana, Antonio Manno fu allievo del grande maesto Vito D'Anna, da cui trarrà l'eredità artistica alla sua morte, è in questa occasione che dopo varie esperienze e commissioni, insieme al fratello Vincenzo vengono chiamati a Ragusa per le tele: " il Cristo che appare a Santa Gaudenzia" e il "Cristo alla Colonna".
Il dipinto si sviluppa in verticale, il corpo di Gesu' appare monumentale, avvolto solo da un velo bianco cinto alla vita, il tratto anatomico è quello che viene definito dai critici di tipo " barocchetto classico". Una luce cupa illumina il busto dall'alto, il volto è segnato dal dolore, le cromie dei colori appaiono fredde, le mani legate alla schiena, a ricordare che il momento che viene raffigurato è quello subito dopo alla flagellazione riprendendo il tema della "passione di Cristo".

Fonte e foto di Archivio: Tesi di laurea di Salvatore Mercadante "Indagine, analisi e catalogazione del patrimonio pittorico delle raccolte ecclesiastiche del Val di Noto".

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Visione di San Giovanni Evangelista a Patmos - Ignoto Pittore Siciliano (XVIII-XIX)
Museo del Duomo di San Giorgio (Ragusa Ibla)



Il dipinto fa parte di una serie di tele realizzate dal medesimo artista ignoto tra fine dell'ottocento e gli inizi del novecento, la composizione si presenta semplice, contornata da un ghirlanda ovale, che racchiude al suo interno la figura del Santo Evangelista, rappresentato con accanto il simbolo Tetramorfo dell'acquila. Il vestiario presenta una tunica verde con un mantello rosso (simbolo del martirio), come in tutte le composizioni di questo genere, il santo è interrotto nel momento della scrittura della pergamena da una visione dall'alto che lo rende in estasi. Sulle sue ginocchia poggia infatti un rotolo con la inequivocabile iscrizione riferita alla Donna dell'Apocalisse che recita Mulier Amicta Solis. Nel registro in basso si notano numerosi testi lasciati disordinatamente ai suoi piedi, mentre un paesaggio marino caratterizza lo sfondo e l'ambientazione.

Fonte e foto di Archivio: Tesi di laurea di Salvatore Mercadante "Indagine, analisi e catalogazione del patrimonio pittorico delle raccolte ecclesiastiche del Val di Noto".

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


Portale di San Giorgio
Via dei Normanni, Ragusa Ibla



Il portale di San Giorgio rappresenta l'ultima testimonianza storica e artistica della presenza dell'antica chiesa dedicata al Santo omonimo, questa venne fatta costruire dai Normanni e doveva avere forme monumentali maestose, composta da tre grandi navate e un alto campanile dalla forma conica, che crollò insieme al resto della Chiesa con il terremoto del 1693.

Il portale superstite non rappresentava l'entrata principale, ma doveva servire la navata sinistra della Chiesa, i materiali usati sono quelli della pietra calcarea locale che oggi risultano corrosi. Nel complesso spiccano le belle colonnine a fascio che seguono la strombatura da parte a parte, decorate da fiori e sculture che rappresentano le arti e i mestieri. Al centro nella lunetta viene rappresentato in alto rilievo "San Giorgio che uccide il drago e libera la regina di Berito", conclude la scena lo stupendo arco gotico-catalano che si unisce a cuspide in alto. Ai lati si notano due losanghe scolpite dentro rombi con all'interno l'aquila aragonese che scandisce gli spazi della facciata.

Fonte e foto di Archivio:Ragusa, La Nuova guida - Giuseppe Iacono

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


I MAGNIFICI MASCHERONI DEL BAROCCO RAGUSANO


Palazzo Zacco - Via San Vito, Ragusa Superiore



Palazzo Zacco sorge nella seconda metà del 700', fu inizialmente l'abitazione di campagna della famiglia Menfi, per poi passare agli Zacco e infine acquistato dal Comune di Ragusa.
La posizione dell'edificio si trova ad angolo tra Via San Vito e Corso Vittorio Veneto, dove la facciata viene scandita da 6 balconi decorati interamente da mensoloni di carattere barocco.
E' possibile dunque distinguere due facciate, una principale e una laterale all'edificio:
  • Facciata principale - lato via San Vito
  • Il balcone centrale si trova sull'ingresso dell'edificio, presenta un'inferriata a petto d'oca decorata con motivi floreali, collegato a sua volta da due colonne in pietra pece con capitelli corinzi, che poggiano su alti plinti che lo sostengono.
    Ai lati si presentano i due balconi sostenuti da mensoloni rappresentati da personaggi grotteschi, per ogni volto si collega un tema particolare legato alla vita quotidiana, tra questi si riconosce sul balcone destro, nella mensola inferiore il mascherone ghignante e linguacciuto e sulla parte superiore il musico che suona le maracas.


  • Facciata laterale - lato Corso Vittorio Veneto
  • Sul prospetto laterale si trovano altri tre balconi sorretti da mensole decorate, al centro il piu' singolare risulta quello detto "della sirena", rappresentato nella parte superiore da questa figura femminile che tiene in mano un flauto, mentre al di sotto un marinaio dal sorriso raccapricciante tiene in mano due pesci. Nel resto dei mensoloni si trovano altre figure musicanti, tra cui si riconosce il suonatore del flauto e della tromba, infine in una delle cornici si trova racchiusa tra le lesene e il timpano la figura di San Michele.


Palazzo Bertini - Corso Italia 35, Ragusa Superiore



Edificio realizzato dalla famiglia Floridia intorno al 700', passò di mano ai Bertini da cui oggi prende il nome e furono gli stessi che apportarono diverse modifiche tra cui il rialzo del piano stradale dello stesso.
La caratteristica principale che contraddistingue questo edificio è la presenza di tre mascheroni, denominati dai ragusani "i tre potenti", questi si stagliano nella chiave di volta dell'edificio e ognuno racchiude un significato differente:
  • Il Povero - A sinistra
    Il primo mascherone guarda a sinistra ed è caratterizzato da un volto dal naso grande, un'espressione di smorfia con la lingua di fuori e i denti mancanti, è il povero deforme, la cui unica potenza è quella di non avere niente e per questo non può essere privato di niente.
  • Il nobile - Al centro
  • Il secondo mascherone guarda al centro ed è rappresentato dal signore nobile, rappresentato con il cappello, i baffi curati e lo sguardo superbo, rappresenta colui che detiene il potere e gode del compiacimento dell'aristocrazia, la sua potenza è data dal diritto che può esercitare su tutto e tutti.
  • Il Ricco - A destra
  • Il terzo mascherone guarda a destra e rappresenta il ricco commerciante, rappresentato con dei baffi curati e un'aspetto tranquillo, il suo potere è dato dal denaro, poichè con esso può comprare tutto.

    Un'altra interpretazione che vede schierate le due fazioni di Ragusa Superiore e Ragusa Ibla, raccontano che quando il passante saliva e andava verso la nuova Ragusa, veniva accolto prima dal sorriso del primo mascherone, ma quando saliva il secondo diventava piu' serio, fino all'altro mascherone che guardando con una smorfia di disprezzo indicava che stava uscendo dalla "nobile" Ibla per dirigersi verso la Ragusa povera "dei massari".

    Palazzo Cosentini - Corso Mazzini, Ragusa Ibla



    Palazzo Cosentini viene realizzato nel pieno 700', situato ad angolo fra le scale della Salita Commendatore e Corso Mazzini, si affaccia su Piazza della Repubblica, la sua facciata viene così esaltata dalle caratteristiche forme barocche che l'hanno reso uno degli edifici meglio decorati di Ragusa Ibla.
    Ad angolo dell'edificio è possibile osservare la statua di S. Francesco di Paola, la cui posa si racconta fu per mettere in protezione tutte quelle persone che intraprendevano il cammino verso Ragusa Superiore, quando le scale rappresentavano l'unico collegamento tra le due città.
    I balconi in tutto sono quattro e sono così rappresentati :
    • Facciata laterale - lato Salita Commendatore
      L'entrata laterale un tempo rappresentava l'ingresso principale, sorretto da semipilastri corrosi e una cornice spezzata sovrastata da un superbo balcone decorato da maschere di esseri ghignanti e burloni alternati a figure femminili a busto scoperto.
      Lo stile delle maschere è rappresentato da personaggi che tengono animali in bocca come topi, serpi e rane in bocca, i visi sono caratterizzati da nasi enormi, deformità, e linguacce rimandando ad allegorie scaramantiche a beffa dei passanti che si facevano meraviglia della ricchezza della famiglia che vi viveva.


    • Facciata principale - lato Corso Mazzini
      Nel primo balcone continuano i soliti mascheroni deformi, questa volta i volti sembrano rappresentare una scena presa dalla strada, dove vengono rappresentati un gruppo di cantastorie immortalati nel momento antecedente alla storia che sta per essere narrata. La figura al centro ha un rotolo in mano, forse il copione che reciterà, ai lati le figure lo accompagnano suonando strumenti come lo zufolo, il mandorlino e il tamburo.

      I mensoloni del balcone centrale è ricco di simboli che rimandano all'abbondanza e al benessere della famiglia, tra questi spiccano figure femminili a seno scoperto, frutti e cornucopie.
      L'ultimo balcone sembra rimandare invece ad una scena all'interno di una osteria locale, da una parte l'oste calvo porta sulle spalle una botte di vino, un suonatore di zufolo intona la scena, mentre una figura femminile nuda offre le sue grazie ad un nobile dalle fattezze normali, la cui figura forse rimanda ad un personaggio della famiglia.

    Palazzo La Rocca- Corso Mazzini, Ragusa Ibla


    L'elegante Palazzo La Rocca fu costruito nel 1760 e fu dimora della nobile famiglia da cui prende nome, i suoi balconi in tutto sei si differiscono per vari temi a cui spesso il significato è legato alla tipologia di stanza su cui si affacciano.

    Partendo da destra i mensoloni del primo balcone sono rappresentati da angeli dall'aspetto tenero, il secondo presenta un telamone dalla fronte corrucciata per lo sforzo di reggere il balcone , nel terzo c'è un rimando alla maternità rappresentato dalla donna che cura il bambino in fasce chiudono la scena due mascheroni contornati da foglie d'acanto, segue poi il balcone dei suonatori di mandola e flauto, probabilmente un rimando al salone delle feste che vi corrisponde, infine si può osservare il balcone che raffigura i personaggi nobili del tempo.

    Fonte e foto di Archivio: Ragusa - La Nuova Guida di Giuseppe Iacono

Le piu' belle opere di Ragusa e dintorni


LE EDICOLE VOTIVE


Madonna del Rosario detta "del colera" -Via XXIV Maggio, Ragusa Superiore



L'edicola della Madonna del Rosario detta anche "del colera", fu realizzata nel 1838 in onore della Vergine in ringraziamento per la fine dell'epidemia che decimò la popolazione ragusana.
La sua architettura particolare la vede eretta su un basamento su cui poggiano lesene laterali, decorata elegantemente da due fregi su cui forse poggiavano dei vasi.
Al di sopra del tabernacolo centrale è posizionato un baldacchino delineato da due cimase laterali che chiudono la composizione con la statuetta della vergine fra santi, è qui che si avverte l'espressione della cultura popolare, che esalta in maniera teatrale il proprio bisogno di rassicurazione nella fede.

Al di sotto dell'apparato contornato da un'inferriata circolare si legge su una lastra di marmo: «saeviente morbo cholera septembris et octobris mensibus MDCCCXXXVII pietate ac devotione per moti fideles sacellum hoc deiparae dicatum excitavere ut eius intercessione a divinis flacellis evaderent». Un rimando al tragico evento subito, che la popolazione era riuscita a superare grazie all'intercessione divina.

Madonna del Rosario - Via Giusti, Ragusa Ibla



Scendendo verso Ragusa Ibla, nei pressi di Piazza della Repubblica, all'angolo con via Giusti si trova un'altra edicola rappresentante una scultura a tutto tondo della Madonna del Rosario.
L'immagina raffigura la Madonna con il Bambino sul braccio sinistro, nel registro in basso, sotto i piedi della madonna due teste di angeli e anime purganti sono tra le fiamme, mentre sulla sinistra si nota San Giovanni con in mano una croce e sulla destra Sant'Antonio Abate.
Chiudono la scena i due puttini che incoronano la vergine Regina dei cieli.

Sacra Famiglia - Via giusti, Ragusa Ibla



Continuando a percorrere la Via Giusti si trova un'altra edicola votiva che rappresenta la Sacra Famiglia, questa ancora in discreto stato di conservazione si lega profondamente allo stile popolare della scultura a tutto tondo. Solitamente questo tipo di icone votive vengono arricchite da decorazioni di frutta e foglie di alloro durante le celebrazioni di San Giuseppe.

Madonna del Rosario - Lungo la SS. 115, Ragusa Ibla



Una delle piu' pregevoli edicole votive, si trova in una zona extra-urbana proprio di fronte la "valle dei ponti", rappresentata ancora una volta dalla Madonna del Rosario. Questa in particolare è rappresentata dalla Vergine con in braccio il bambinello che porge il Rosario nelle mani di San Domenico di Guzman, uguale fa la Madonna rivolgendosi ad un'altro santo, il tutto in una composizione cromatica esaltata dai colori del rosso e del blu.

Fonte e foto di Archivio: Ragusa - La Nuova Guida di Giuseppe Iacono
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Manganelli Palace




   

Why visit: a beautiful and well-kept palace which attracts both tourists and city dwellers. This place hosts events, congresses, and private celebrations.

Don’t miss:behind the palace, you can explore the meandering streets of the restored San Berillo district, a bright and colourful neighbourhood of artists and clubs.



  

Details and history of a noble palace




The Manganelli palace was built in 1400, in perfect Catalan style. Its structure lies on Larmisi lava, an ancient lava flow from 4-5000 B.C.

Today the entrance is decorated in the purest baroque style and is surmounted by the family’s coat of arms consisting of the coat of arms of the Paternò family on the right and that of the Borghese family (an eagle surmounting a dragon) on the left.

The name of the palace embodies the main attribute of the family’s nomenclature and refers to a “manganello” or baton that was used in past centuries for spinning silk, the Paternò family in fact ran a wealthy business in this area, with a hundred workers.

Unfortunately, all the 18th cent furniture was lost, and the 19th cent furniture was either destroyed or stolen when Garibaldi’s soldiers sacked the palace.

In the entrance hall, built by Sebastiano lttar, you will find a statue representing the family history.

The hanging garden




The current Manganelli Palace, rebuilt after the earthquake of 1693, retains the 15th Cent. perimeter walls. Commissioned by Antonio Paternò, the rebuilding began in 1694 and was conducted by the architects Alonzo Di Benedetto and his disciple Felice Palazzotto.

On the Via di Sangiuliano seven large streetlights illuminate underground stores and their mezzanine level balconies, resulting from the lowering of the street level.

The robust wall, which contains the land, incorporates a segment of what once were the 16th century city walls.

The Manganelli Palace, besides its refined interiors, elegant furnishings, decorations, and paintings, is the only palace in the city with a hanging roof garden, a peaceful and refined refuge from the chaos of the city.

The splendid wrought iron balconies are supported by beautiful consoles adorned with angel faces, typical of the Catanese baroque style, each different from the other.

The top floor was only added in the 1870’s.

Sangiorgi Theatre




   

Why visit:this historic theatre introduced a sense of modernity to Catania, an artistic and architectural experimentation created by Mario Sangiorgi, a great mind and someone who really influenced the culture of the city.

Don’t miss: the nearby Piazza Vincenzo Bellini with its majestic Teatro Massimo.





  

The history of a modern theatre




The Sangiorgi Theatre was inaugurated on July 7, 1900, with Puccini's Bohème.

The multi-use nature of the theatre complex was a real novelty for the time. li fact, Cavalier Mario Sangiorgi’s edifice housed a summer theatre for operas, operettas and prose shows, an indoor café-concert hall, a restaurant, a skating rink, various spaces used for meetings and refreshments as well as a hotel.

The Liberty (Art nouveau) architecture along with the innovative project proposed by the engineer Salvatore Giuffrida as well as the stuccoes and decorations by the Neapolitan painter Salvatore Di Gregorio attracted many visitors who were intrigued by the variety of possibilities and surprises: one may happen to attend a sporting event or a film screening.

Decadence and rebirth



Above Guglielmo Sangiorgi, heir, and manager of the Theatre

For a good fifty years the Sangiorgi lived an intense and wonderful season. It staged the icons of light entertainment, great actors, and theatre directors, the stars of song and everyone left a trace, a photo, or a dedicated autograph.

With the crisis of the variety show, at the end of the fifties, the Sangiorgi underwent a destiny common to many theatres all over Italy: it was transformed into a neighbourhood cinema, then, in the seventies, into an adult movie theatre, while its other structures progressively deteriorated.

On November 16, 2002 one of Catania’s most memorable cultural institutions, the "Esercizi Sangiorgi", in Via Antonino di Sangiuliano, was given back to its city.






Palazzo Manganelli: visits by reservation only, during public events or through organized tours.

€ Ticket: 7 euro / Reduced 5

Bus 2-5, 429, 632, 744, 927, BRT1

☞ Timetable update here  


Teatro Sangiorgi: During the ticket selling or the scheduled show.

Bus 2-5, 429, 632, 744, 927, BRT1

€ free in the foyer/ entrance with ticket of the scheduled show

☞ Timetable update here  
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Church of S.Nicolò l'Arena




   

Why visit it? : The first sight of this massive, majestic church with its unfinished facade will fill you with amazement.

Situated at the highest point of the city of Catania, it stands at the centre of Piazza Dante and has the distinction of being the largest and tallest religious building in Sicily, being 66 metres in height and 105 metres in breadth.

From here it will be possible to ascend the 141 steps of the spiral staircase up to the cupola, and admire the view of Mount Etna to the north and as far as Syracuse to the south.

Not to be missed : The antique pipe organ built by Donato Del Piano and the astronomic sundial.
  





Visit: 09:00-18:30 7/7

Entrance to the Church: Free entrance .

Access to the dome walkway: 2€

Bus : 504M
The nearest bus stop is situated in:830-902-

☞ Schedule updates here:  

The History of the Church



The first church, erected in 1578 by Benedictine monks in Catania, was named “Sancti Nicolai de Arenis”, literally San Nicola of the Arena, later altered to its present name, the name being inspired by the monks’ devotion to San Nicola of Bari and by the earth named “rena rossa” or “red sand” which characterized the first monastic buildings erected at Nicolosi whence the monks came, the colour resulting from the firing of the bricks at very high temperatures.

In 1669 the structure was damaged by the eruption of Mount Etna which struck the western side of the city, penetrating the city gates and damaging the ramparts.

Reconstruction of the church began in 1687, at a short distance from the limits of the lava flow, under the Roman architect Giovanni Battista Contini, the plans revealing the functional and celebrative intentions of the order.

On the one hand, in effect, the vast space occupied by the religious building was intended to serve and welcome as many of the faithful as possible during the religious festivals; on the other hand, the monumental size of the church was to display the power and wealth achieved by the monks of Catania.

Inspiration for building these ideals into material form came from the Basilica of San Pietrola in Rome, not least because it was there that the architect had studied.

In 1693 building was interrupted by the violent earthquake which struck south-eastern Sicily and for almost thirty years the monks were without their principal church; the church’s silver and gold was dispersed, but some of the relics, manuscripts, diplomas and books were saved, thus saving also the traditions.

From 1730 onwards the following collaborated to continue the building work: Andrea and Antonio Amato, Francesco Battaglia, and Santangelo and Stefano Ittar, who is credited with raising the great cupola in 1780.

In 1767 Donato Del Piano’s monumental, majestic pipe organ was inaugurated, and many travellers had the opportunity of hearing it played, among them Goethe. In 1776 in the month of September, coinciding with the Festival of the Santo Chiodo (a relic possessed by the monks and believed to be one of the nails of the Cross), the church was inaugurated with exceptional pomp and splendour.

The dimensions of the church were immense: the longest section was 105 metres long and 39 metres wide, whilst the shorter sections were 48 metres long and 15 metres wide.

In 1841 the magnificent sundial of Cristiano Peters and Wolfgang Sartorius was fixed into the paving in front of the High Altar.

The Exterior




The facade facing Piazza Dante was begun in 1775 in accordance with the project of Carmelo Battaglia Santangelo.

The design, a hybrid of late Sicilian baroque and the more linear neoclassicism, which was now finding ever wider consensus even amongst the island’s élite, projects a rather cold and austere effect.

The eight mighty free-standing columns mark out the facade, with its three great portals with balustraded windows above and the central tympanum, all decorated to a grandiose scale. All this had no equal in the city, and was in keeping with the equally grandiose dimensions of the church itself.

Confiscated and appropriated by the Unitarian government in 1866, the facade has never been completed.

References to the Vatican basilica are easily recognizable, both in the columns supporting the naves with Corinthian pilasters and the prominent cornices in the windows which recall distinctly Roman designs.

The monumental interior




The church is built in the form of a latin cross with three naves, and with transept and cupola at the meeting of the arms of the cross and lateral chapels on the apses of the transept, and a very deep, raised choir to contain the monks’ stalls.

The naves are separated by great arcades with all the arches at the same height, with strong and diffused light entering from the high windows at the sides and in the facade, and then accentuated by the high dome, thus allowing one to embrace with one glance the whole breadth of the church up to the High Altar, with only the lateral chapels a little more in shadow, to suggest a greater spaciousness and monumentality.

Providing greater light to the altar area is Ittar’s grandiose cupola, a massive structure which overlooks the city and reaches an interior height of 62 metres.

The lateral chapels are all adorned with precious marble and indeed the monks and abbots paid particular attention to this. Not only did they obtain marble from all over Italy, but in addition they employed painters for the altar pieces who were not Sicilian, or who at least worked in Rome.

The decoration of the chapels reveals a profusion of quality materials ranging from the libeccio of Trapani to alabaster from Rome, alabaster limestone from Malta, yellow marble from Siena, green marble from Calabria, white marble of Carrara, green antique bardiglio from Genoa, red marble from France, morgatello from Spain, Castronuovo yellow marble of Sicily, variously coloured stone from Taormina, and black marble from Portovenere.

As well as celebrated architects and silversmiths, the most famous Roman baroque painters and others in current vogue were summoned to embellish the church.

The most beautiful works i n the left-hand nave






1° Bay: Chapel of Saint Andrew. The Martyrdom of Saint Andrew, painting by Ferdinando Boudard.

The suffering of Saint Andrew, one of the twelve apostles, is pictured in this painting as he is bound by a rope to a cross in the form of an X. Like Christ, he was guilty of having preached the faith, and he exalted the mystery of the Cross.

The whole is framed by pillars of Portosanta marble, the base is yellow marble from Castronovo in Sicily and the frame of the painting is morgatello from Spain.



2° Bay: Chapel of Sant’Euplio. Calviasiano judges Deacon Euplio. Painting by Bernardino Nocchi, 1802.

Sant’Euplio, co-patron saint of the city of Catania, is here pictured during the trial where he is accused of upholding the Christian Gospels, which were banned by the Roman Consul Calviasiano in 304 B.C. On the left, the saint is wearing a red tunic and speaks to the Governor, showing him a page of the Gospel with his right hand, whilst his left hand is tied to the soldier below right.



3° Bay: Chapel of Saint Agatha. The martyrdom of Saint Agatha, 18th century painting by Mariano Rossi.

The monumental framework is decorated throughout with white and red marble from Verona, whilst magnificent pillars of green marble from Calabria highlight the painting depicting Saint Agatha, patron saint of Catania, as she suffers the cutting-off of her breasts, a dramatic scene heightened by the figure of the mother with a young girl on the right who attempts to cover her face.

The chapel is also famous for having been used in Federico De Roberto’s film “I Vicerè” (The Viceroys) in 2007.



The Chapel dedicated to Saint Benedict of Norcia: at the centre, Saint Benedict, canvas by Antonio Cavallucci, on the left Saint Benedict in the desert, also by Cavallucci, and on the right Saint Germano and Saint Benedict by Niccolò La Piccola.

The chapel is decorated with precious marbles which range from libeccio from Trapani to the high reliefs of Carrara white, with which are sculptured in high relief the symbols of the Rule of Saint Benedict, respectively the mitre, the abbot’s staff, the flowering branches and two pairs of crossed palms, symbol of the immortality of the spirit.

The central painting depicts the meeting of Saint Benedict with the two Roman patricians who will spread the monastic order throughout Sicily.



The Chapel of the Nativity: The Nativity by Stefano Tofanelli

Steps in black marble from Taormina lead to the Chapel, which is decorated in Corinthian style to embellish the painting depicting the Nativity of Jesus, set in a grotto, with the Madonna and Child at the centre, Saint Joseph, two animals, and shepherds paying homage to the coming of Christ. The dog below right represents man’s fidelity towards God.



The Chapel of the Holy Sacrament: on the left The Freeing of a Young Slave on the part of San Nicola by Stefano Tofanelli, and on the right San Nicola refuses the appointment as Bishop of Myra by Giuseppe Cades.

The chapel presents, in the interior of a baldaquin, a statue of Christ giving his blessing, the whole decorated with antique marble, including yellow marble of Siena and marble of Taormina.

The first painting on the left presents the saint on high, suspended in mid- air, and holding the hair of a servant, with the purpose of giving him back his freedom.

The second on the right depicts the Bishop of Myra handing the mitre to San Nicola. An angel descending from above prevents the nomination, pointing at the heavens to indicate that he has already been nominated by God.

The most beautiful works in the right-hand nave






1°: Chapel of Saint Gregory: Saint Gregory sends Saint Augustine to England to convert the population. Canvas by Vincenzo Camuccini.

This painting is surrounded by a monumental structure in Corinthian style, the frame of which is constructed in yellow marble of Castronovo, originating from the Quarries of Western Sicily.

The altar piece represents, on the right, Saint Gregory the Great in papal robes with, at his feet, three kneeling Benedictine monks receiving the letter which will qualify them to be promoters of the Evangelization of the rest of Northern Europe.



2° Bay: Chapel of Saint John. Beheading of John the Baptist, painting by Stefano Tofanelli.

The entire frame of the painting, in morgatello from Spain, accentuates the dramatic and divine significance of the condemning of Saint John, he who baptised the Son of God.

He is depicted with his wrists tied behind his back and dressed in red, symbol of imminent martyrdom, and behind him the executioner is preparing for the beheading, whilst a divine light shines from above to receive his spirit into the Kingdom of Heaven.



3 °Bay: Chapel of Saint Joseph. Saint Joseph contemplating the Infant Jesus, canvas by Mariano Rossi.

This Chapel, dedicated to Saint Joseph, presents on the frontal of the altar a splendid bas-relief in marble representing the moment of the Flight into Egypt, sculpted by Gian Battista Marino in 1776.

The theme of the flight is repeated in the canvas placed above, depicting Saint Joseph contemplating the new- born Jesus. On the left an angel holds a lily and other putti observe the scene with curiosity.



Chapel of San Nicola di Bari: The Institution of the Order of Benedictines. Eighteenth century canvas by Mariano Rossi.

The above-named chapel is dedicated to the titular saint of the Benedictines. Originally it contained the tryptych of San Nicola, a work by Niccolò La Piccola, but this was destroyed by Second World War bombing and was replaced with the present painting which is dedicated to the historic event of the Institution of the Benedictines.

At the centre of the chapel can be seen the statue which emerged from the rubble of the 1693 earthquake, which portrays Saint Benedict, sculpted by Giovanni Lombardelli in 1646.



Chapel of Saint Placido: The Martyrdom of Saint Placido, eighteenth century canvas by Placido Campolo.

The monument looks fragile owing to infiltration which over the years has caused the beautiful marble, Carrara white and bardiglio marble from Genoa, to break off.

The painting, placed between the two pillars, depicts the episode of the invasion by Vandals who during 571 reached Messina and slaughtered Saint Placido together with thirty monks who were present in the monastery at the time, a dramatic scene intensified by the faint, gloomy light.



Chapel of the Holy Crucifix: Eighteenth century wooden Crucifix of Giuseppe Orlando.

Turning to the Chapel one notices that both the entrance steps and the twin columns are built with an antique Syrian marble, while the slabs of the pediment are in yellow marble of Siena.

At the centre the magnificent dark green crucifix stands out, whilst for the figure of Christ darker colours have been used. In effect the background serves to highlight the subject.

The Sacristy and the Parvis




From the left hand side of the transept you enter the Sacristy, the work of Francesco Battaglia, and the Memorial to the Fallen, which have been constructed in spaces behind the main Apse and under some of the halls of the monastery. The Monument to the Fallen contains plaques in remembrance of the fallen in the First World War and is decorated with frescoes by Alessandro Abate, badly damaged by damp, whilst the Sacristy, with eighteenth century wooden stalls and frescoes by Giovan Battista Piparo, communicates with the eastern cloisters, which provide light.

The area of the Presbytery and the valuable Pipe Organ




The base of the grandiose Altar Versus Deum, with the organ, the choir and the articulated wooden baldaquin, present a spectacular stage set.

Decorated with precious stones, it has numerous metal insertions patinated in gold or silver, created by the Roman goldsmith Vincenzo Belli.

The imposing High Altar towers over all, and with the choir, the articulated wooden baldaquin and the choir stalls in walnut wood destined for the presbyters, the great Organ of Donato del Piano of 1767 is revealed.

The instrument has 2,378 pipes of wood and tin alloy, six bellows, five keyboards and seventy-two registers, which allows it to be played by three organists at once.

Treasures to discover: the sundial.




On approaching the altar, a tourist will notice the famous sundial created at the Benedictine monks’ request in 1841 by Wolfgang Sartorius and Christian Peters.

Its creation was the result of studies in astronomy conducted during the Enlightenment and beyond, which led to the creation of further solar clocks in Sicily.

The sundial measures 40 metres and is situated between the arms of the transept, crossing the nave from one side to the other.

On the marble slabs are shown the hours, days and months as well as the signs of the zodiac and various inscriptions which provide information about the work, its creators, the correct interpretation of all the data, and the relationship between the various units of measurement in use at the time.

Its working is linked to the gnonomic opening made on the dome, which generates a circular luminous ray which scrolls across the black line indicating midday and gradually moves to show the day and month indicated by the zodiac sign.

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COSE DA FARE A CATANIA E DINTORNI


1.Diving alla scoperta della Riviera dei Ciclopi
2. Tour in barca a vela della Costa Ionica
3. Noleggiare una barca per un giorno di relax
4. Percorrere i sentieri naturalistici della Timpa di Acireale
5. Volare sui cieli della Sicilia Sud-Orientale
6. Cooking Class
7. Alla scoperta delle ceramiche di Caltagirone
8. Vedere il tramonto dalle 5 terrazze panoramiche di Catania
9. Percorrere in treno le vie del Vino dell'Etna
10. Scoprire i paradisi fluviali del territorio
11. Le piu' belle spaigge della Costa Ionica
12. Fare un tour dei Castelli
13. Fare un tuffo nel divertimento con i parchi a tema
14. Escursione ai crateri sommitali dell'Etna
15. Esplorare il territorio dell'Etna in quad
16. Fare trekking e dormire tra i rifugi della Pista Altomontana
17. Immergersi nel barocco di Acireale
18. Alla scoperta dei borghi marinari Acesi e delle specialità culinarie e base di pesce fresco
19. Perdersi tra i vicoli di Taormina e visitare il Teatro Antico sul mare
20. Vivere l'esperienza del trekking fluviale nelle acque dell'Alcantara

1 Diving alla scoperta della Riviera dei Ciclopi


IMMERSIONI DIURNE E NOTTURNE + ATTREZZATURA 30€
SNORKELING 25€





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TRIGONE DIVING
Scegliere di fare Diving lungo la Costa orientale della Sicilia, in particolare nella Riserva Naturale riviera dei Ciclopi è un'esperienza unica, sono molti infatti i punti di immersione presenti e ognuno di questi può farci scoprire molti scorci differenti tra loro:

1. Immersione al Faraglione Piccolo
2. Immersione a Capomulini Faro di Segnalazione
3. Immersione al Bagnaculo
4. Immersione al Castello di Aci
5. Immersione alla Parete della Timpa
6. Immersione ai Panettoni di Acitrezza
7. Immersione con percorso archeologico

2 Tour in barca a vela
della Costa Ionica


TOUR DA CATANIA AD ACITREZZA 1/2 GIORNATA DA 45€
TOUR DA CATANIA AD ACITREZZA INTERA GIORNATA DA 59 €
TOUR DA GIARDINI NAXOS A TAORMINA 1/2 GIORNATA DA 55 €





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The Sicily Sailing Experience



CENA ROMANTICA A LUME DI CANDELA A BORDO 64€
La cena comprende: antipasto rustico, linguine con vongole, frutta, acqua ed una bottiglia di vino bianco.

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Sicily Sailing Experience è una società che dal 2011 cura eventi esclusivamente in mare, grazie al loro team multilingue si propongono di far sentire il turista come a casa, coccolato dalle onde e affinandone il palato con le loro cene a bordo a base di pesce fresco e vino locale.
Durante l'esperienza in barca si potrà assistere a nozioni di vela, grazie alla guida di un team di skipper esperti.

3 Noleggiare una barca per un giorno di relax


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4 Percorrere i sentieri naturalistici della Timpa di Acireale


0 €






I SENTIERI
A pochi passi da Acireale si staglia su una scarpata di pietra lavica a strapiombo sul Mar Ionio la Riserva Naturale della Timpa. Totalmente immersa nel verde tipico della Macchia Mediterranea formatasi sulle antiche colate, rappresenta il luogo ideale per gli amanti del trekking e del mare che desiderano allontanarsi dalla città e godersi un pò di natura.

Sentiero delle Chiazzette - Santa Maria La Scala
Si parte dalla Via Tocco situata nel quartiere della Madonna del Suffragio, che prende nome dalla Fortezza del Tocco lì presente. Il sentiero detto anche dei "Sette Tornanti" ci condurrà tra panorami mozzafiato, fichi d'India, capperi ed euformie, fino al piccolo ma suggestivo borgo di Santa Maria la Scala dove si trova una deliziosa spiaggetta di pietra nera dell'Etna.

Difficoltà: Facile
Lunghezza percorso: 3 km
Tempo previsto: 40 min
Dislivello: 100 m
Partenza da Via Tocco- Acireale

Sentiero del vecchio tracciato della ferrovia
Lungo la strada provinciale per Riposto è possibile imboccare a circa 300 m dalla Chiesetta di Santa Maria della Neve, un sentiero che offre la possibilità di camminare sugli antichi binari della ferrovia, ormai dismessa da anni. Il sentiero è caratterizzato da boschi di lentischi, roverelle ed euforbie, mentre tra una galleria e l'altra si potrà godere di una meravigliosa vista panoramica della Costa.

Difficoltà: Medio/Facile
Lunghezza percorso: 6.4 km
Tempo previsto: 1h 30' min
Attrezzatura: Torcia per l'attraversamento della galleria
Chiesetta Santa Maria della Neve


La timpa di Acireale

Linea 3 Acireale direzione CAPOMULINI- PERLA JONICA - FERMATA: Santa Maria Delle Grazie.
DISTANZA: 9 min a piedi


Linea 2 Acireale direzione STAZIONE PENNISI - FERMATA: Stazione
DISTANZA: 29 min a piedi


Treno da Catania ad Acireale- FERMATA: Acireale
DISTANZA: 30 min.


5 Volare sui cieli della Sicilia Sud-Orientale


PARACADUTISMO: LANCIO IN TANDEM A PARTIRE DA 225 €





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Contrada Caudarella 34, Caltagirone (CT).
tel:+39 338 2941236
renato@sunflyers.it
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Il lancio in tandem

SUN FLYERS
Sun flyers è un'associazione sportiva formata da appassionati di paracadutismo che amano l'adrenalina, i loro istruttori vi accompagneranno nel lancio in volo da 4200 mt di altezza, per un interminabile minuto di adrenalina.

Il lancio in Tandem è una emozionante opportunità per provare in prima persona l’emozione del paracadutismo, ed è un regalo ideale per tutti!

•IL PREZZO INCLUDE: Attrezzatura, supporto con istruttore qualificato e breve addestramento.

6 COOKING CLASS





www.buffettieri.com
Piazza San Domenico 30, Catania
tel:+347 4392782
info@buffettieri.it
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Video presentazione

Buffettieri - Scuola di Cucina
Grandi esperti di cucina vi faranno letteralmente mettere le mani nella cucina tipica siciliana dove il turista proverà a preparare piatti locali che andranno dalla pasta fresca agli arancini.
Le cooking class sono effettuate su richiesta preventiva e adattate alle esigenze del cliente.

7 Alla scoperta delle ceramiche di Caltagirone





ITINERARIO DELLA CITTA'
A solo un' ora di distanza da Catania, nel vostro itinerario non potrà mancare la visita a questa cittadina resa nota per le sue magnifiche ceramiche dipinte e la sua architettura barocca per cui è stata meritatamente inserita all'interno del Patrimonio Unesco.
La città si staglia su tre colli e molti sono i punti panoramici per ammirarla dall'alto, famosa per la sua cultura artistica, la folcloristica festa di San Giacomo, patrono della città e per i suoi presepi, Caltagirone rappresenta una delle mete imperdibili del centro terra siciliano.

Museo regionale della Ceramica
La sede museale risale agli anni cinquanta e contiene al suo interno più di 2400 manufatti provenienti da tutta la Sicilia, ricoprendo un arco temporale che va dalla preistoria agli inizi del novecento, con particolare riferimento ai manufatti di Caltagirone.

L'accesso al museo avviene dal portico ottocentesco soprannominato "Teatrino" per la sua struttura scenografica e decorato esclusivamente in ceramica.

BIGLIETTO INTERO 4 €
RIDOTTO RESIDENTI PROVINCIA 1€

Tutti i giorni dalle 9:00-18:30. La Domenica e festivi dalle 10:00 alle 18:30
Giardino Pubblico ''Vittorio Emanuele'' - Via Roma ''Teatrino del Bonaiuto''

Scalinata di Santa Maria Del Monte
Costruita nel 1606 con lo scopo di collegare la parte bassa di Caltagirone con la parte alta della città, per via del suo stile unico è definita una delle scalinate più belle di Sicilia. Lunga 130 metri, è totalmente decorata nelle alzate dei gradini con mattonelle di ceramica policroma frutto delle maestranze delle Maioliche Artiginali Caltagironesi. La scala con 142 gradini ogni anno viene illuminata nei giorni 24 e 25 Luglio in occasione della festa del Patrono San Giacomo.

Le lucerne che la adornano sono circa 4.000 e vengono chiamate coppi, durante le celebrazioni le lumere si accendono su chiamata del capomastro che dirige "la chiamata", il risultato è uno spettacolo da non perdere!

0€
Aperto sempre
Scalinata Santa Maria del Monte




La monumentale Villa Comunale
Il giardino segue il modello dei parchi inglesi, realizzato in stile liberty all'interno dei viali si possono incontrare vasi in terracotta decorati da maioliche dipinte, imperdibile il palco musicale in stile moresco nella piazzetta centrale e la Fontana della Flora realizzata dall'architetto Camillo Camilliani.

INGRESSO LIBERO
Aperto tutti i giorni dalle 7:00 alle 20:00
Via Roma

8 Vedere il tramonto dalle 5 terrazze panoramiche di Catania




Tramonto dal Tetto del Monastero dei Benedettini



Ingresso gratuito da Piazza Dante
Giardino dei Novizi  

Tramonto dalle terrazze dell'Ostello degli Elefanti



Ingresso su consumazione
Via Etnea - Piazza Università  

Cammino di gronda Chiesa di S. Nicolò L’Arena



Ingresso a pagamento 4 euro intero – 3 euro ridotto
Piazza Dante  

Cupola della Badia di Sant’Agata



Ingresso a pagamento 3€
Via Vittorio Emanuele 182  

Villa Cerami, terrazza al V piano



Ingresso su richiesta
Via Crociferi 91  

9 Percorrere in treno le Vie del Vino dell'Etna


BIGLIETTO INTERO 80€
GRUPPI CON + DI 10 PERSONE 75 €
RESIDENTI IN SICILIA 72 €
RAGAZZI DAGLI 11 AI 17 ANNI 40€
BAMBINI DA 4 A 10 ANNI 35€





www.winerytastingsicily.com
Via Giuseppe Mazzini 5, Piedimonte Etneo - Catania
Il Treno dei Vini dell' Etna

Winery Tasting Sicily
Il treno dei vini dell'Etna nasce nel 2016, grazie alla collaborazione tra FCE (Ferrovia Circum Etnea) e Wine Tasting Sicily per farvi vivere l'esperienza de le "Vie del vino dell'Etna" in un modo unico nel suo genere.

Si partirà dalle pendici dell'Etna a bordo dell’automotrice a scartamento ridotto della Ferrovia Circumetnea, attraversando i paesaggi lavici etnei, lungo tutto il percorso delle guide multilingue vi racconteranno il territorio e vi condurranno grazie al Wine Bus alla scoperta delle cantine dell'Etna dove si svolgeranno le degustazioni.

10 Scoprire i paradisi fluviali del territorio


0€






Le Forre Laviche del Simeto
Per gli amanti delle attività all'aperto, da non perdere l'escursione alle Forre Laviche del Simeto nel territorio tra Adrano e Centuripe, qui l'acqua che sorge dall'Etna nel corso dei millenni ha solcato i basalti lavici, frutto delle eruzioni primitive creando pareti alte tra i 5 e i 15 metri, uniche nel suo genere. Lungo il suo percorso si incontrano numerose piante tra cui: l’Oleandro, la Ginestra spinosa, la Tamerice e ancora la Nappola, l'Inula e lo Stramonio.

Da non perdere: la visita al Ponte dei Saraceni, un ponte risalente al periodo romano e ricostruito intorno al XII secolo sul fiume Simeto, voluto da Ruggero I per collegare la città di Troina, capitale del Regno normanno con Catania.

  Ponte dei Saraceni, Adrano (CT)




Le cascate dell'Oxena
Nonostante l'aspetto del paesaggio dell'entroterra, nel territorio di Militello Val di Catania, sono presenti delle belle cascate naturali raggiungibili tramite la sp28 direzione Militello - Vizzini bivio per Francofonte. L'Ossenaè il fiume che si riversa nel lago di Lentini e che in partesi riversa nel San Leonard oattraversando la Piana di Catania.

Da non perdere: lungo il percorso si godrà la piacevole presenza di alberi di carrubi, querce e oleandri, si seguiranno quindi le rocce basaltiche che ci condurranno finalmente alle cascate dove potervi rinfrescare nelle sue acque durante le calde giornate estive.

  Cascate dell'Oxena, Militello Val Di Catania

11 Le più belle spiagge della Costa Ionica



La Playa - Villaggio Turistico Le Capannine



Situato alla fine della Playa di Catania, il lido si trova immerso nella vegetazione Mediterranea che degrada verso l'ampia spiaggia di sabbia bianca. L'area è attrezzata con lettini e ombrelloni, campi di beach soccer e beach volley, palestra, solarium, bar, ristorazione e animazione sulla spiggia.

Ingresso 5 €
Autobus di Linea: Linea D lidi Playa - 538
Viale Kennedy 93

Il Litorale della riviera dei Ciclopi - Acicastello



Acicastello si trova lungo il litorale appartenente alla Riviera dei Ciclopi, ed è qui che sorge l'antico Castello Normanno eretto sulla roccia lavica, costeggiando il castello è possibile discendere delle scale e giungere in alcune spiagge di sabbia e rocce vulcaniche che la rendono una delle mete balneari più suggestive di Catania.

Spiaggia libera
Autobus di linea: 534
Piazza Castello - Acicastello (CT)

L'Isola Lachea, tra i faraglioni di Acitrezza



Nel borgo marinaro di Acitrezza, chiedendo al molo centrale ai barcaioli locali e concordando il prezzo solitamente sulle 3€, sarà possibile raggiungere l'Isola Lachea che si staglia tra i famosi faraglioni dei Ciclopi narrati da Omero nell'Odissea, inoltre secondo la leggenda la stessa era abitata da Capre.

Due sono i punti dove farvi lasciare poichè non raggiungibili tra loro, il primo è la spiaggetta che affaccia sui faraglioni prossima alla grotta, il secondo è la scogliera alle spalle dell'isola da dove è possibile godere di ottimi punti per i tuffi e lo snorkeling nei fondali marini.

Prezzo da concordare con il barcaiolo
Autobus di linea:534
Molo centrale di Acitrezza (CT)

La Spiaggia di Fondachello



Ideale per una gita fuori porta lontano dalla città il litorale della spiaggia di Foncachello è una spiaggia resa unica dalla presenza di ciottoli e sabbia grossolana, dai fondali limpidi e trasparenti, ideale per gli amanti dello snorkeling.
La spiaggia si alterna tra spiagge libere e stabilimenti balneari, attrezzati con lettini ed ombrelloni per chi ricerca un pò più di comodità sotto il sole.

Spiagge libere e attrezzate
Prezzo medio: Ombrellone +2 lettini 16€
Raggiungibile in auto a circa 30 km da Catania.
Via Spiaggia - Fondachello (CT)

L'Isola Bella di Taormina



Nonostante questo luogo sia in provincia di Messina, questa è una tappa che non può mancare nel tuo itinerario delle spiagge più belle. Situata al di sotto del Colle Taorminese, quest'incatevole isola è un paradiso facilmente raggiungibile da un lembo sottile di sabbia che a tratti appare e scompare, lo scenario appare incorniciato dalla splendida macchia mediterranea che risiede sull'isola sede anche del museo naturalistico, mentre le sue acque appaiono limpide e color smeraldo.

Spiagge libere e attrezzate
Prezzo medio: Ombrellone +2 lettini 25€
Raggiungibile in Bus Catania-Taormina.
Da Taormina prendere la funivia che va a Mazzarò: Corsa Singola 3 €
Accesso al Museo: Intero 4€ -Ridotto 2€
Isola Bella - Taormina (CT)

12 Fare un tour dei Castelli





1°Tappa: il Castello di Aci - Acicastello (CT)
Il nostro tour parte dal borgo marinaro di Acicastello, dove proprio di fronte al mare su una rupe basaltica originatasi 500.000 anni fa si erge il Castello da cui prende nome la città. Il Castello eretto in epoca normanna nel 1076, fu la residenza di Ruggero di Lauria e di Federico II D'aragona. Un tempo la struttura era collegata da un ponte levatoio, oggi non più esistente, infatti oggi si sale da una scalinata laterale scavata nella roccia, al centro si trova invece una torre quadrangolare merlata usata in passato come vedetta.

Oggi ospita nelle sue stanze il Museo civico che comprende: reperti databili dalla preistoria al medioevo, una sezione minerologica, un orto botanico, mostre permanenti e itineranti.


Ingresso 3€
www.comunediacicastello.ct.it
Piazza Castello - Acicastello (CT)
Orari in aggiornamento

2°Tappa: il Castello della Motta - Motta Sant'Anastasia (CT)
La seconda tappa ci porta sulla scia dei castelli che seguono la Costellazione di Orione, il primo tra questi che la compone è proprio il Castello o Torre della Motta, il Dongione fu costruito nel 1074 per volere del Gran Conte Ruggero il Normanno, la torre è alta 21 metri ed è costituita da tre elevazioni, il primo piano era destinato all'alloggio militare, il secondo al comandante della guarnigione, il secondo presenta un arco a sesto acuto. Il Castello ebbe molte destinazioni fu sede della Diocesi fino a passare in mano al conte di Adernò Antonio Moncada nel 1526.

Oggi ospita il Museo storico medievale che presenta reperti che vanno dal XII al XVI, oltre che una sezione multimediale dove si illustra la storia di Motta.



Ingresso: da consultare sul sito al numero telefonico indicato.
www.comune.mottasantanastasia.ct.it
Via Castello, Motta Sant'Anastasia (CT)
Orari in aggiornamento

3°Tappa: il Castello di Paternò (CT)
La nostra terza tappa ci porta a Paternò dove sulla rupe più alta di origine vulcanica si staglia il dongione anch'esso voluto dal Gran Conte Ruggero il Normanno per proteggere la valle del Simeto dagli attacchi islamici, il castello fu poi affidato alla figlia Flandrina che ne ereditò il possesso. Edificio a pianta rettangolare, alto 34 m coronato da una merlatura ghibellina presenta un interessante bicromatismo tra lo scuro delle murature e il bianco delle aperture in calcare.

Al suo interno è stato allestito il Museo civico che ospita al piano terra la cappella affrescata del XV sec. dedicata a S.Giovanni, al primo piano il salone delle armi e al secondo piano le stanze del re che guardano verso l'Etna e il Simeto.



Ingresso: da consultare sul sito al numero telefonico indicato.

www.comune.paterno.ct.it
Via dei Normanni - Paternò(CT)
Orari in aggiornamento

4°Tappa: il Castello di Adrano (CT)
Giunti all'ultima tappa del tour dei Castelli, ci troviamo ad Adrano dove anche qui sorge uno dei Dongioni posti a controllo della Valle del Simeto da Ruggero nel XI secolo, qui regnarono diverse dinastie che vanno da i Moncada ai Ventimiglia fino al 1920. Si pensa che questa struttura di forma rettangolare, alta 34 m, sia sorta sopra i resti di una torre saracena oggiinglobata e visibile dal piano terra.

Dal 1959 è sede del Museo Archeologico regionale "Saro Franco" e nei 4 piani sono esposte le collezioni: primo piano sezione archeologica che mostra i reperti preistorici che vanno dal Neolitico fino al bronzo antico; il secondo piano è dedicato ai reperti rinvenuti nell'antico sito del Mendolito, segue la Cappella del Castello con la collezione numismatica e al terzo e quarto piano la pinacoteca "Sangiorgio Gualtieri", collezioni etnoantropologiche e archivi storici.


www.comune.adrano.ct.it
Via Garibaldi -Adrano (CT)
Orari in aggiornamento

13 Fare un tuffo nel divertimento con i parchi a tema



Etnaland
Etnaland è uno dei parchi a tema più grandi del Sud Italia, situato a pochi km da Catania, si trova ai piedi del magnifico paesaggio dell'Etna è qui che tra attrazioni mozzafiato potrete passare una giornata di divertimento unica nel suo genere.

Il parco offre diverse aree itineranti; durante la stagione estiva è possibile accedere all'Acquapark dove si trovano spettacolari scivoli, il famoso Kamikaze, attrazioni per i più grandi e più piccoli con gommoni e battelli, piscine, aree verdi per il relax e ancora una delle Piscine ad onde più grandi d'Europa.

Durante la sera tra la primavera e l'autunno si potrà godere delle attrazioni meccaniche del Theme Park, dalle più adrenaliniche come il Vortigo, The Storm, Etnaland Tower, fino alle più avventurose come Eldorado, The school e i battelli di Love Lagoon e tanto altro.
Il Parco dispone anche di un parco della preistoria, bazar, punti di ristoro e aree picnic.




www.etnaland.eu
Contrada Agnelleria, 95032 Belpasso CT
Etnaland: theme park e acquapark

Etna Avventura - Milo
All'interno del parco dell'Etna si trova un parco che richiama alla natura selvaggia gli amanti dell'adrenalina e dello sport di montagna, è il parco Avventura che con i suoi 7 ettari di spazi verdi, offre diverse attrazioni adatte sia ai più grandi che ai più piccoli.

Il parco offre 16 percorsi acrobatici sugli alberi dai 2 anni in su dal più semplice al più difficile, più di 25 comodi tavoli per il picnic e servizi igienici. Questo è il posto ideale per gli amanti della natura che vogliono godersi l'area fresca del bosco e la tranquillità che la montagna può offrirci in una location unica del suo genere.




www.parcoavventura.it
Via Acque del Vescovo n.41 - Milo (CT)
Parco avventura Milo

ETNA FLOW Action Sports - Relax - Playground
Se sei un amante degli action sports ma allo stesso tempo vuoi trascorrere una giornata in relax, questo è il parco che fa per te. Nei suoi circa 11.000 mq sono presenti all'interno della struttura: un Parkour Park, una Parete per l'arrampicata Outdoor; mentre per i più piccoli un 'area Playground creata su misura e ancora area Relax con Piscina e Snack Bar. La piscina gode di tutte le comodità come ombrelloni, sdraio, spogliatoi e docce.




Pagina Facebok
Via Giuseppe Garibaldi, 95030 Mascalucia CT
Etna Flow Trailer

14 Escursione ai crateri sommitali dell'Etna


TICKET FUNIVIA (ANDATA E RITORNO) DA QUOTA 1900 MT A 2500 MT +TICKET JEEP 4X4 (SOLO ANDATA) FINO A QUOTA 2900 MT + SERVIZIO DI GUIDA VULCANOLOGICA AUTORIZZATA 100 € PER PERSONA





Contatti guide da Piano Provenzana: Etna Nord
www.guidevulcanologicheetna.it
Piano Provenzana, Etna Nord - Linguaglossa (CT)
tel:+39 3455741330
Guide Etna Nord

Contatti guide da Rifugio Sapienza: Etna Sud
www.etnaguide.eu
Piazza Vittorio Emanuele, 43 - Nicolosi (CT)
tel:39 389 3496086
Guide Etna Sud

I Crateri sommitali: l'Etna
Salire sui crateri sommitali dell'Etna è un esperienza unica, grazie al supporto delle guide vulcanologiche e alpine del territorio avrete la possibilità di visitare con sicurezza uno dei vulcani più attivi d'Europa con i suoi 3350 m.

Da qui sù dove il Mito del Dio Efesto incontra l'elemento del fuoco è possibile godere della sua dominante vista che si estende fino all'altra parte della Sicilia sulle Madonie. Camminerete tra paesaggi lunari mozzafiato fino a giungere alla vista dei quattro crateri sommitali, quali : la Voragine e la Bocca Nuova formate dentro il Cratere Centrale, il Cratere di Nord-Est che è il più alto dell'Etna e per ultimo il Cratere di Sud-Est una delle bocche più attive dell'Etna.


❝ Tutto ciò che la natura ha di grande, tutto ciò che ha di piacevole, tutto ciò che ha di terribile, si può paragonare all’Etna e l’Etna non si può paragonare a nulla. ❞

Dominique Vivand Denon, “Voyage en Sicilie”, 1788

15 Esplorare il territorio dell'Etna in quad


TOUR IN QUAD PER 2 PAX A PARTIRE DA 49€





Servizio Quad per Etna Nord: Etna Quad
www.etnaquad.it
Rifugio Ragabo - Etna Nord Pineta Bosco Ragabo, Via Mareneve 95015 Linguaglossa (CT)
Messaggio Whatsapp Organizzatore
Messaggio Whatsapp per accompagnatore multilingue
Etna Quad adventure

Servizio Quad per Etna Sud: Tiowo - The Island of Wonder
www.tiowo.com
Rifugio Sapienza Nicolosi
Messaggio Whatsapp

Euro Etna Tourism
www.euroetnatourism.it
Punto di incontro Baita Euro Etna Tourism situata accanto al Bar Esagonal, Piazzale Funivia.
Messaggio Whatsapp Organizzatore
Etna Quad tour

L'Emozione delle 4 ruote sul terreno lavico
Guidare un quad è un'esperienza emozionante, specie se questo avviene in un territorio così particolare e unico come quello dell'Etna. Si percorreranno sentieri tra le colate laviche, passando per le tante grotte originatesi dallo scorrimento lavico, mentre le vostre guide vi illustreranno il territorio raccontandovi aneddoti e vicende legate all'attività incessante del vulcano più attivo d'Europa, ideale per chi è amante del brivido e dell'avventura.

16 Fare trekking e dormire tra i Rifugi della Pista Altomontana


0€




Inizio Percorso
Cancello della Milia, C.da Serra la Nave, Ragalna CT
Fine Percorso
Piano Provenzana Etna Nord, Linguaglossa CT

Il Tracciato della Pista Altomontana
La Pista Almontana presente all'interno del Parco dell'Etna, è il tracciato ideale per gli amanti del trekking che vogliono immergersi interamente nel territorio vivendolo come un abitante del parco o semplicemente come un semplice avventuriero per un giorno o massimo due.

Scheda Tecnica


Difficoltà facile: dal Cancello della Milia, attraverso il giardino botanico di Nuova Gussonea si giunge fino al Rifugio San Giovanni Gualberto (chiuso) ma che presenta un area picnic e una zona barbecue ideale per un pranzo in mezzo al bosco lontano dalla città.
Distanza: 1 km
Tempo: 30 min


Difficoltà Media: dal Rifugio San Giovanni Gualberto oltrepassare la statua del Santo e proseguire fino ad uscire dal bosco di Larici, cammindo sul sentiero ricavato tra le colate si giungerà al Rifugio Galvarina.
Distanza: 8 km
Tempo: 1:45 h


Difficoltà Alta: per chi volesse completare il percorso in più giorni dal Rifugio Galvarina in poi sarà possibile trovare altri rifugi distanti tra loro da 2 ai 4 km, una volta intrapreso il percorso si passerà tra gli antichissimi Boschi di Maletto fino al Bosco "La Nave" da cui prende il nome un altro rifugio. Da qui in poi suggestivi panorami ci accompagneranno durante il tracciato, dagli scorci sulla Valle dell'Alcantara, fino a Taormina e la Calabria, incontrando coni vulcanici secondari sia recenti che antichi fino a terminare il tracciato su Piano Provenzana.
Distanza: 32,4 km
Tempo: 3/4 giorni


Alcuni consigli
E' possibile percorrere il sentiero anche a ritroso da Piano Provenzana, è consigliabile essere bene attrezzati con scarpe da trekking, sacco a pelo, acqua, viveri e attrezzatura tecnica specifica nel caso si voglia sostare all'interno del parco per più di due giorni.

I rifugi lungo i percorsi presentano delle fontane di acqua (non potabile), al loro interno sono provvisti di camino o stufa a legna, alcuni ripiani improvvisati e una legnaia, sono sprovvisti di corrente e servizi igienici.

Si raccomanda di seguire sempre il sentiero e le indicazioni in bianco e rosso per evitare di perdersi, il sentiero è percorribile solo a piedi o in bici, le auto vanno lasciate nei parcheggi presenti all'inizio del tracciato.

17 Immergersi nel barocco di Acireale


0 €





Piazza Duomo - Acireale (CT)
La città di Acireale


I luoghi da non perdere
Nata nel 741 a.C.come colonia greca con il nome di Xiphonia su un altopiano di origine lavico, nominato la Timpa, la città di Acireale è nota per la sua architettura barocca disseminata per le vie del centro storico, per il carnevale e i suoi borghi marinari.
In seguito al terremoto del 1693 che distrusse la Sicilia Orientale, fu ricostruita in linea con lo stile del tempo in piena veste barocca, così gli edifici e i palazzi nobiliari vennero arricchiti con mascheroni scolpiti, portali lavici, sontuose chiese e monasteri.

Nella Piazza centrale si affacciano gli edifici più importanti:


●La Cattedrale dedicata a Santa Maria Santissima Annunziata e al culto di Santa Venera, quest'ultima patrona della città. La facciata realizzata in stile neo-gotico, presenta ai lati due campanili che la incorniciano realizzati in mattonelle policrome, l'interno custodisce la Cappella e le reliquie della Santa Patrona, oltre che la famosa meridiana con i segni zodiacali.


●La Basilica dei Santi Pietro e Paolo risalente al 1550, ma con prospetto barocco realizzato dal Vasta nel 1741, mentre il campanile risale all'800'. All'interno si trova la statua del Cristo alla Colonna, di autore ignoto, che ogni 70 anni viene portata in processione.


●Il Palazzo del Municipio, detto un tempo Loggio Giuratoria del 1640 e ripreso nel 700' presenta una particolare anteprima barocca. Dall'esterno si ammira la lunga balaustra d'ingresso che scandisce l'entrata, mentre al primo piano i "mascheroni" sorreggono il balconato cinto da ringhiere in ferro battuto.


●Il Palazzo Modò, non si affaccia per intero sulla piazza, ma ci da una vista parziale della sua struttura deteriorata nel tempo. Presenta dei balconi barocchi decorati da mascheroni, e la vecchia scritta "Teatro Eldorado" che ricorda la sua destinazione negli anni venti del 900'.


●La Basilica collegiata di San Sebastiano, si incontra a pochi passi dalla città e rappresenta la chiesa più importante di Acireale per il suo stile barocco eccelso, meritandosi il merito di monumento nazionale. La sua decorazione esterna interamente in pietra bianca attira la nostra attenzione per via dell'insieme delle statue che rendono la facciata molto scenografica, l'interno ancora più suggestivo presenta affreschi con scene di vita del Santo e di Cristo, oltre che numerose tele raffigurative e il simulacro del Co-Patrono portato in processione ogni anno il 20 di Gennaio.

18 Alla scoperta dei borghi marinari Acesi e delle specialità culinarie a base di pesce fresco


PRANZO/CENA A BASE DI PESCE A PARTIRE DA 50 €





Santa Maria La Scala
Questo Borgo di pescatori sorge attorno il porticciolo denominato "Scalo Grande", nella cui vicinanza è presente un antico mulino ad acqua ancora funzionante grazie allo scorrere dell'acqua dalla Timpa. Al borgo è legata l'antica chiesetta, ricostruita dopo il 1693 che custodisce al suo interno le tele di Michele Vecchio e Giacinto Platania, sul molo è invece possibile incontrare i vecchi pescatori intenti a svolgere il loro mestiere.

Dove Mangiare:
Ristorante Verde & Blu, Via Santa Maria La Scala 52, Santa Maria La Scala


Santa Tecla
Particolare borgata dal fascino senza tempo, tra agrumenti, ulivi e limoni è stato rinominata "Riviera dei Limoni", è qui presente una piccola torretta di avvistamento a picco su di un costone roccioso e un delizioso porticiolo sul mare che richiama i turisti durante il caldo estivo.

Dove Mangiare:
Ristorante Acquapazza, Via Costiglio Casino, 36 - Santa Tecla (CT)


CapoMulini
Questo borgo sul mare, che delimita a settentrione il Golfo di Catania un tempo era considerato il luogo dove sorgeva il primo sito di Acireale, poi abbandonato in favore dell'attuale collocazione più protetta. Caratteristica del borgo, il suo porto naturale su cui si affacciano diversi ristoranti, che hanno come specialità il pescato locale.

Dove Mangiare:
Ristorante Al Mulino, Lungomare Mario Martinez, 51 Capo Mulini - (CT)


Santa Caterina
Tra strette viuzze rese accoglienti da fiori e alberi di agrumi, sorge sui costoni più alti della Timpa il borgo di Santa Caterina. Caratterizzato dalla splendida Piazza Belvedere da cui è possibile ammirare il mare e la spiaggetta sottostante.
Le rocce presenti sulla spiaggia sono di un colore rossastro, secondo l'immaginario popolare il rosso farebbe riferimento al sangue del povero pastore Aci, assassinato per via dell'accecante gelosia del Ciclope Polifemo, per essersi invaghito anche lui della ninfa Galatea.

Dove Mangiare:
Ristorante I Cavaddari, Piazza Santa Caterina 5, Santa Caterina - (CT)

19 Perdersi tra i vicoli di Taormina e visitare il Teatro Antico sul mare


CAFFE' 1,50 €
GRANITA E BRIOCHE 5 €
APERITIVO 15 €
FUNIVIA 1 CORSA 3€ €





Taormina dall'alto

A poco più di 60 km da Catania, si stanzia sull'alto promontorio del Monte Tauro la cittadina di origini greche: Taormina eretta in un posizione dominante che grazie alle sue bellezze paesaggistiche, l'immenso patrimonio archeologico e il limpido mare la rendono la meta più ambita di sempre della Costa Orientale della Sicilia.

Da Porta Catania si percorre il Corso Umberto via principale del paese che accoglie bar, ristoranti, negozi di souvenir e marchi Esclusivi, questa via è l'ideale per gli amanti dello shopping di qualità.
Lungo il Corso troverete un alternarsi di pittoreschi vicoli nascosti e scorci sul mare, da non perdere Il Duomo di San Nicolò, l'Odeon, la Naumachia, il Palazzo Corvaja e il magnifico panorama dal Teatro Antico, uno dei teatri più grandi d'Europa.

Il magnifico Teatro Antico

La sua realizzazione si ebbe nel III secolo a.C. all'epoca di Gerone II, per realizzarlo venne impiegata un'ampia manodopera per ricavare dalla montagna più di 100000 m cubici di roccia. Sotto i Romani venne abbellito da statue, colonne e coperture. Sorto con lo scopo di rendere spettacolari le rappresentazioni greche, mentre durante il periodo Romano fu destinato ad ospitare battaglie navali e scontri tra gladiatori che resero necessario l'ampliamento dell'Orchestra.

Dagli anni 50 ospita manifestazioni culturali ed artistiche come la premiazione del David Di Donatello e il Taormina Film Festival, al suo interno sono presenti 4500 posti a sedere, mentre lo squarcio presente dove una volta sorgeva la scena principale incornicia alla perfezione la splendida vista del Golfo di Schisò e il profilo mozzafiato dell'Etna


BIGLIETTO INTERO 10€
BIGLIETTO RIDOTTO 5€

☞ Orari in Aggiornamento  
BIGLIETTI ONLINE
Via del Teatro Greco 1, Taormina (ME)

20 Vivere l'esperienza del trekking fluviale nelle acque dell'Alcantara


ATTIVITA' IN ACQUA + ATTREZZATURA A PARTIRE DA 30€





www.golealcantara.it
Via Nazionale 5, Motta Camastra (ME)
prenotazioni@golealcantara.com
Trekking fluviale all'Alcantara

Il Parco Fluviale dell'Alcantara
Il territorio del Fiume Alcantara rappresenta uno dei Parchi Fluviali più belli di Sicilia, situato a Nord dell'Etna presenta una morfologia caratterizzata da profonde gole a strapiombo di origine Basaltica segnata negli anni dal passaggio del fiume. Lungo il fiume si può notare un succedersi di laghetti e cascate di acqua freddissima, dove capita spesso di incontrare una fauna vastissima con circa 200 specie presenti, tra cui rapaci come il falco pellegrino e il gheppio, e ancora il martin pescatore, il corvo impieriale fino alla volpe e il gatto selvatico.

Il Parco è gestito dalla Regione Sicilia e presenta due accessi, il primo tramite una lunga scalinata che conduce fino alla spiaggetta del fiume, oppure tramite ascensori a pagamento. Le strette gole attirano gli amanti del rafting acquatico e del trekking fluviale, per cui è possibile effettuare delle escursioni con guida fluviale specializzata che vi fornirà tutto ciò di cui avete bisogno per praticare questo sport in sicurezza.
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Pantalica




   

Why visit: One of the largest necropolis in the Mediterranean, a very important testimony of the pre-Hellenic cultures in Sicily.

Extremely important archaeological site and UNESCO World Heritage since 2005.

The Nature Reserve, founded in July 1997, is located in the area of the "Iblei" highlands, characterizing much of south-eastern Sicily.

The territory of the reserve is a remarkable site of great interest in terms of geomorphology, nature, landscape, history, archaeology and ethno-anthropology.

Don't miss: Exploring the Caves and the Anaktoron; discovering the Anapo's Valley.



  





Visit April/September 7:00am - 7:00pm, October/March 8:00am - 5:00pm

Round trip walking itinerary: about 9 km.

Essential equipment: hiking or tennis shoes, hat.

Important warnings: steep slopes, no fishing, hunting, introduction or removal of animal or plant species is forbidden; no signal. There are no restaurants or bars.

BUS: The best entrance accessible by public transport is from Cassaro.
☞ linea bus  

Map

My MAPS: Pantalica and Anapo's Valley trail itinerary


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The Rupestrian Necropolis of Pantalica



The site of Pantalica in south-eastern Sicily is better known as Necropoli Rupestri di Pantalica for its vast cemeteries of chamber tombs excavated in the rocks dating back from the thirteenth to the seventh century B.C.

It is located on a limestone promontory surrounded by a deep gorge formed by the rivers Anapo and Calcinara between the cities of Ferla and Sortino in south-eastern Sicily.

There are an estimated 5,000 graves distributed around the sides of a large promontory located at the junction of the Anapo River with its tributary, the Calcinara, about 23 kilometers northwest of Syracuse.

In addition to its archaeological interest the site is also Nature Reserve Oriented, with a variety of local flora and fauna and natural caves (especially the Cave of Bats).

Various walking routes make it versatile to visit this immense site, among the caves, waterfalls, ponds in which to take a break, and trails, including a disused railway line (dismantled in 1956) along the bottom valley of the Anapo.

The Signs of Man’s presence




Ancient inhabiting of the area is testified by numerous Byzantine churches and necropolises, the best-known of which is the Pantalica one, the most imposing of the prehistoric, later paleo-Christian settlements (13th – 8th centuries BC), existing in Europe, with its remarkable “beehive” made up of over 5000 graves distributed along a steep wall of the Anapo.

Pantalica flourished for about 600 years, from 1250 to 650 B.C. The current name of the site probably dates back to the early Middle Ages when the Arabs called it "buntarigah" which means "caves".

The origin of the site is uncertain, but is associated by some archaeologists with Hybla, after a Sicilian king named Hyblon, who is mentioned by Thucydides in connection with the foundation of the Greek colony of Megara Hyblaea in 728 BC.

The Anaktoron and the fortification of Filiporto




On the top the remarkable “Prince’s Palace”, the Anaktoron: a megalithic building built on the rock ridge that separates the Valley of the Anapo from that of the Calcinara.

It is the only building that remain until today, since it seems that the rest of the houses and buildings were made of perishable material (wood, straw, mud).

It is located on top of the hill; it is a multi-room building of large blocks with various rectangular rooms excavated in the nineteenth century by the great archaeologist Paolo Orsi.

Its origins are obscure, some originally thought it was a late Bronze Age building inspired by Bronze Age buildings (Mycenaean Civilization). It was a building certainly used in the Byzantine period as attested by tiles and ceramics.

The remains of a large defensive ditch cut into the limestone are clearly visible along the saddle of Filiporto (on the western side of the promontory, closer to Ferla). The construction features and pottery found place it between the end of the fifth and the beginning of the fourth century BC, represents a defensive work of Greek military design, probably in line with the policy of Dionysius of Syracuse, designed to protect allied sites in the hinterland.

Rupestrian Churches


The caves themselves over the centuries have changed their intended use. So it was that in the Byzantine period some of these were transformed into real rock churches, with presbyterial rooms, apses and frescoes. Along the way you can meet three small medieval chapels carved into the rock.


The Crocifisso Church, near the cemetery of the North, perhaps the most damaged, but still retains remains of Byzantine frescoes on the walls and rooms for worship.


the Grotta di San Nicolicchio (here above) and the Grotta di San Micidario in Filiporto (below), which keep their internal structure much more clearly, and they have still both, weak traces of frescoes to attest the presence of small monastic communities, already devoted to the worship of Saints.

Site's Discovery and Findings



The site was mainly excavated between 1895 and 1910 by the illustrious Italian archaeologist Paolo Orsi, although most of the tombs had already been lined or emptied long before his time.

Pottery, furnishings, utensils, were the grave goods rediscovered thanks to excavations. They give us back the identity of a culture that shows more evolved than Thapsos (another culture of Syracuse) despite showing evident traits of derivation; in addition to it the Mycenaean inspiration is evident in metal objects and jewelry.

We can see a pottery from the forms obtained from the lathe, made in slender and elegant shapes, characterized by the red color and decorated with bands of grooves.


The finds excavated by Orsi are exhibited in the Archaeological Museum of Syracuse. They include characteristic burnished terracotta vessels and metal objects, including weapons (small knives and daggers) and clothing items, such as bronze fibulae (brooches) and rings that were placed with the deceased in the tombs.

The Iblei Plateaux and the “Gullies”




The vast Iblei tableland rose from the bottom of the sea through the superimposition of layers of calcareous sediments and volcanic effusions on Cenozoic seabed; thus from the geological point of view it represents an autonomous structure in relation to the rest of Sicily.

The central point of the region is Monte Lauro (986m above sea level), a very ancient extinguished submarine volcano, from which in a radial fashion there originated the Iblei orographic system, entirely lying in the south-eastern cusp of the island, between the Ionian sea and the Straits of Sicily.

It is a tabular structure – articulated in bevelled forms and in terraces sloping down on the coastal plane – hemmed in and interrupted by narrow, sudden and steep fractures: the deep, luxuriant calcareous fluvial valleys, known as “gullies”, among which there are the ones in the Reserve.

Thus these are unique environments, which have no rivals on the island, and ones in which the abundance of flowing waters, the big permanent ponds, the elevated humidity, the protection afforded by sheer rocks and slight or entirely absent human activity have allowed the survival of important – and sometimes exceptional – ecological niches, significant reference points for plant complexes and for animal life.

The Natural Environment of the Reserve




The territory of the reserve therefore constitutes a remarkable complex of major interest in terms of geomorphology, nature, landscape, history and archaeology, and also ethno-anthropology.

The River Anapo – which is the main one among the numerous perennial watercourses in the Iblei and one of the longest in Sicily – starts from Monte Lauro and, flowing eastward, flows into the big port of Syracuse.

Because of its geo-morphological characteristics and general orientation, the valley of the Anapo is usually divided into three stretches.

The first one, between Monte Lauro and Palazzolo Acreide, extends with a vast and arched plateau.

In the second one it begins to take on the characteristic canyon conformation (gully), becoming narrow and having very steep walls, then tortuous with big meanders, luxuriant with the vegetation that covers it on the bottom and sometimes on the sides.

In the third stretch, which heading towards the southeast flows from the slopes of Monte Climiti as far as the sea, the valley becomes big and arched.

Plants and Vegetation




On the tableland and in the various gullies (Anapo, Cava Grande, Calcinara and the gully of the Mills) the Reserve contains important Mediterranean and hygrophilous plant associations.

Especially where perennial water flow, particularly significant in the tangle of riparian vegetation are arboreal plants, with Platanus orientalis, Salix pedicellata, Populus nigra and Populus alba, Quercus pubescens, shrubby ones with Nerium oleander, Clematis vitalba, Mirtus communis, Equisetum ramosissimum, Solanum dulcamara, Sambucus nigra, Adiantum capillus veneris, etc., and herbaceous ones with hygrophilous Sparagnium erectum and Tipha latifolia.

Below the plateau to the rocks there cling Putoria calabrica, Elicrisum scandens, Dianthus carthusianorum, Capparis spinosa and yellow euphorbias, which general characterise the landscape of the gullies in Syracuse province; lastly, on the plateaux, the low bushes of Mediterranean maquis and some species of evergreen oaks are found.

Wildlife




The fauna comprises species whose existence is directly correlated to the different environments: a lot of birds (Bonelli’s eagle, buzzard, peregrine falcon, lanner, long-tailed tit, yellow wagtail, hoopoe, king fisher, dipper, moorhen, lesser sandpiper);

reptiles and amphibians (leopard rat snake, Riccioli’s snake, painted frog), mammals (marten, porcupine, fox, wild cat, weasel);

among the fish, bearing witness to the quality of the waters, we find the big spotted trout, the tench, the eel and, above all, the elusive and now rare Sicilian trout, a salmonid fish exclusive to southern Italy, Sicily, Sardinia and North Africa;

lastly, the very interesting environment of the karstic caves (of Bats, Trovato, Mortaio, Calcinara) hosts numerous chiropterans and nocturnal birds of prey.

Paths



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1-“Saramenzana”(0,97km): from the Fusco entrance goes down to the pebbly shore of the River Anapo and then back up again, as far as the archaeological area.

2-“Bisanti” (1,25km): it flanks the Anapo, affording beautiful view of the North necropolis of pantalica, and joins up with path 1.

3-“North Necropolis” (1,35km): you get to it form Path 1, or from regional highway 11 (from Sortino), and it goes down to the Calcinara stream, having crossed which it goes up again, on the opposite side, as far as the road for Ferla.

4-“Anaktoron” (1,35km): from the line of the former railway, going up from the valley bottom, it reaches the Byzantine village of San Nicolicchio and the remains of the “prince’s Palace”.

5- “Filipporto saddle” (1.1km): it starts near the former railway station of Pantalica and leads to the Byzantine village of San Micidiario and the Filipporto necropolis, ending on regional highway 11, where you can get onto Path 3 and 4.

6- “Giglio spring” (0,3km): from former railway as far as the Anapo and the giglio spring.

7- “Giarranauti” cycle-pedestrian path (4km): from the entrance in the Palombazza area as far as the Giarranauti plateau (mountain-bikes require booking).

The portion of the Valley of the Anapo between the two entrances to the Reserve is also crossed by the former railway, easy and pleasant to go along, from which you can get onto many of the previously indicated paths
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Vendicari




   

Why visit: Charming oasis in the south of Sicily that embraces an area of the coast of Syracuse with white sandy beaches and clear waters. An area full of riches on all fronts, from biodiversity to geological history to archaeology that reveals the ancient settlements.

Dont' miss: The beaches, the Tonnara and the island of Vendicari.



  





Visita 24/24 7/7

Orange Trail by walk: 4,38 km.
Green Trail by walk: 5 km.
Blue Trail by walk: 5,60 km.

Essential equipment: sandals, closed shoes or sneakers, water, hat and if summer swimsuit.

Important warnings: no fishing, hunting, introduction or removal of animal or plant species and there's no signal in many areas.

Map

My MAPS: Nature Reserve "Vendicari Wildlife Oasis"



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The Nature Reserve "Vendicari Wildlife Oasis"




The Nature Reserve “Vendicari Wildlife Oasis” was established in 1984 by the Sicilian Region. Located precisely between Noto and Marzamemi, it is home to one of the most amazing ecosystems in the world.

Crystal clear sea, long and golden beaches, incredible landscapes, mediterranean vegetation, bird watching observers that will allow you to admire flamingos, herons, storks and other splendid birds.

Both the terrestrial environments surrounding the marshes and the aquatic ones are characterized by an extraordinary variety of habitats and exceptional biodiversity: this is due, as concerns the former, to the presence of very different substratum, a particular hydro-geological characteristics and to the different physical-chemical characteristics of the waters.

Hence the terrestrial environments enumerate precious phyto-sociological associations, proper to these systems and big variety of species, some of which have almost disappeared in the rest of Sicily.

Flora and Environment




Its particularity is given by the different biotypes making it up: from the pools that form the marshes to the rocky and sandy coast or the typical Mediterranean scrub.

There is very dense Mediterranean scrub, which in general characterizes the territory with lentisk, myrtle, alatem, spartium, wild olive trees, etc., rich in psammo-halophilous and halophilous species.

The sandy environment coastal includes, distributed in strips parallel to the coast from the shore towards inland, sea rocket, saltwort, beach-grass, Eryngium creticum, maritime euphorbia, sea lily; beach restharrow, beach cornflower, maritime fennel, in the strips behind the dunes; an exclusive, dense and uninterrupted strip of Mediterranean scrub with juniper, together with ephedra, lentisk and phyllirea in the most inland and unmolested dunes.

This big variety of intact environments is the essential basis for variegated presence of ecological niches, elsewhere unimaginable, which afford a refuge for an elevated number of animal species, many of them on the way to extinction in Sicily.

Wildlife Oasis




Vendicari represents not only an important neuralgic area in the migratory and wintering routes of a lot species of birdlife (over 200 species, some resident and some nesting, among which the spoonbill, the grey heron, the stork, the flamingo, the glossy ibis, the wild goose, the pink gull, the black-winged stilt, the stone curlew, others) but also gives shelter to very numerous mammals (Sicilian shrew, garden dormouse, hedgehog, pyghmy shrew, vole, porcupine, fox, weasel,wild rabbit), amphibians and reptiles (coluber, grass snake, leopard rat snake, green lizard, marsh turtle) and insects.

Also important is the marsh environment , where there are numerous species of aquatic fauna (fishes, shellfishes, reptiles, amphibians and insects) and submerged vegetation (algae and different phanerogams, proper to these environments).

The marine environment in front of these marshes – characterized by low seabed constituted both by rock covered by algal associations and by sandy environments and grasslands of Poseidonia oceanica, and populated by appreciated fish fauna (sea-bass, sea bream, dassie) – is among the areas indentified by law for the institution of a marine reserve (AMP).

Eloro




Along the Blue Route you will find the ruins of the first Syracuse colony: Eloro.

It is a coastal city - along the "Elorina" Road - founded at the end of the seventh century BC, important because it represented the extension Syracuse's domain to the south.

The city was always faithful to the motherland until the fall in Roman hands that however allowed the continuity and productivity until dismantling and destruction during the Arab conquest (IX century AD).

Further traces of the exploitation of the place are represented by some "latomie" (stone quarries) of the V century BC., used in the ancient Greek city, for the construction of temples and monuments, which later became catacombs in the early Christian era.

Historical points of interest




Other finds in chronological order are the testimony of the continuity of these places always affected by the presence of man for the richness of the fauna and the strategic position.

The Trigona: a square Byzantine Cuba with three apses, an upper dome and an opening to the east so that, as tradition, the light of the full moon entered the building starting the Holy Easter.


Dating back to medieval times the Torre Sveva/Swabian Tower which was most likely built by Peter of Aragon, Count of Alburquerque and Duke of Noto (1406-1438) to signal and repel the attacks of pirates Saracens and Barbarians

Another wonder to visit, more recently, the eighteenth century, is the Tonnara/Tuna Fishery of Vendicari: also called "Bafutu"; the activity of the Tonnara, has always been facilitated by the presence of the salt panes.

Trails



☞ MAP OF TRAILS

Parallel to the entire coastal stretch of the reserve are a series of easy trails (accessible from the entrances "Eloro", "Calamosche", the main one and "Cittadella") that can be crossed almost without a break, either individually or in segments.

From the main entrance, where is the Information Point and a first hut for observing birds, once you can reach the beach (7min) you can proceed either in the north or in the south direction.

☞ ORANGE TRAIL MAP
In the former case, moving between the coastline and the Big and Small Marshes, in succession you will meet the Swabian Tower, the Tina Station and the Visitor Centre (7min), an observation point (14min) and the Calamosche beach (37min), from which with a detour (18min) you can reach the entrance of the same name.

☞ GREEN TRAIL MAP
The one that will lead you to the discover the Byzantine remains and a necropolis. Then you will meet the Trigona. Here, further inland, you find yourself immersed in the splendid vegetation with juniper bush, between the shore and the banks of the Roveto and the Sichili marshes. Continue and descend to finally meet the Tonnara on the sea.

☞ BLUE TRAIL MAP
From the north entrance, the Eloro one (near the archaeological area of the same name), proceeding southwards you reach the Stampace beach and the mouth of the river Tellaro (5min) as well as the Calamosche beach (20min), after which you can either head for the Calamosche entrance or go along the coast, to the south, thus getting onto the stretches of paths previously described.

The Beaches



☞ Interactive Map

Pizzuta Beach
The first of the 4 beautiful natural beaches of the Vendicari reserve area;this beach was the place of parties and manhood games of the ancient Greek settlers. The sea is blue, clear and crystalline , there are no equipped structures on the beach. The beaches are connected by trails. This delightful place is ideal for nature lovers, looking for peace and quiet near the sea, obviously not in high season (July/August).

Eloro Beach
South of the archaeological park Eloro is the second of the 4 beautiful natural beaches with soft golden sand bordered by dunes and Mediterranean vegetation.Eloro takes its name from the ancient colony whose remains lie on the headland, not far from the river Tellaro.Crossing the river you get to Marianelli beach. There are no structures, only nature.

Marianelli Beach
The third of the 4 beautiful natural beaches in the name of freedom is Marianelli, a beautiful destination for naturists who love nudism and gay-friendly beach. The sand is always gold and the sea has an impeccable clarity. Continuing south on the trails above the dunes you reach the beautiful Cala Mosche in about 1.5 Km.

Calamosche Beach
The fourth of the 4 beautiful natural beaches is the famous Calamosche, a ravine of extreme beauty destination for many of the tourists who visit this part of Sicily, mother nature’s masterpiece.

Vendicari Beach
Vendicari with its fauna, its sandy beaches, its archaeological sites is ideal for those who are looking for peace and quiet near the sea.

! Do not cross prohibited areas.
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Roman Theatre and Odeon




   

Why it's worth visiting: It occupies the southern side of Montevergine hill and it's the same Theatre where Alcibiadis held the legendary speech to the inhabitants of Katane, to persuade them to get allied with Athene against Syracuse.

The theatre was probably built in the area already occupied by a hellenistic theatre and then in the Augustan Age was first placed as Roman Theatre. It reached its final order in the second century a.C. and it was restored between the end of III and the first half of IV century a.C.

Don't miss: The collections: the regional Antiquarium in Pandolfo House (from '700); Liberti House and Androne House.



  





opening hours from Monday to Saturday 09.00-17.00 (9.00am - 5pm) ; on Sunday 9-13 (9am-1pm)

€6 Entrance fee. Reduced ticket €3.

Bus 2-5, 534, 632, 642, 927, D

☞ Updated schedules here  

Its origins




This structure was already identified in the years between 1884 and 1919 and attributed to a Greek theatre from V-IV century b.C.

Its oldest stages witness the presence of a theatrical building built with big sandy stone blocks with greek letters bringing the inscription KAT in a trapeziumshaped plant, interpreted as an abbreviation of Katane, ancient name of the Greek city.

It had in the Augustan Age its first monumental placement as Roman Thetare.

It reached its final order in the second century a.C. and it was restored between the end of III and the first half of IV century a.C.

According to some studies the theatre could gather up to 7000 spectators.

Theatre description




The typical circular shape partly suits to Montevergine hill slopes on calcareous stairs, the media and summa cavea instead are supported by powerful walls crossed by two ambulatories linked between them by stairs.

In front of the scene a large stage was displayed, whose facade was enlivened by small niches covered by marble and decorated with statues and crowned by a marble frame with stylized vegetable patterns.

On the sides three doors were opened, through which the actors reached the stage.

The orchestra keeps the marble floor whose drawing is made of big circles inscripted inside squares. It was restored already in old style with white marble slabs.

Discovery and recovery



[The Theatre in the 1930s, before the stripping works]

In the eighteenth century the prince of Biscari carried out excavations to free the ancient structures that with time had been covered by houses and recovered elements of the decoration of the scene he brought to his museum.

After a long period of neglect and disinterest began powerful operations of expropriation and demanding demolition works of modern structures and restoration of the ancient ones.

The most substantial part of this work was carried out between 1950 and 1970 and recovery of the cavea and most of the ambulatory.

In 1919, a powerful wall was discovered below the orchestra as an element the structure of an older Greek theatre with a trapezoidal structure.

The 3-D recreation.



Virtual reconstruction made through the research of the Institute for Archaeological and Monumental Heritage of the National Research Council (Ibam Cnr)


Through the interdisciplinary studies and techniques that combine archaeological research with the most advanced technologies, The IBAM has achieved as faithful a reconstruction of the theatre as possible, taking into account many aspects that are consistent and likely to the information that the remains of the theatre and the odeon can give us.

Above the video of the alleged reconstruction, which reports on site the valuable finds that can be admired in the Antiquarium: bases of columns, statues and precious marble inserts.

L'Odeon




To the west of the Roman Theatre area is located the small theater or Odeon.

The building, also of semicircular shape, had a capacity of about 1500 spectators.

In addition to dance and musical performances, it was probably also used for rehearsals of the shows that were then held at the theater.

The building, also called "the minor theatre" or "the minor brother of the theater", was intended for a smaller audience and also used for meetings and assemblies.

It was also suffocated by housing and unlike the theater was provided with coverage.
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Roman Forum




   

Why it's worth visiting: Completely plunged in the meanders of the oldest palaces, it should be the historical Forum characterizing the trading city pole not far from the historical market.

Don't miss: The nearby Catania fishmarket, every morning it fills with folklore and tradition the heart of the city.



  

The Roman Forum




The old remains of Roman Forum stay inside San Pantaleone Courtyard in Catania.

This alleged Forum appeared as a series of different buildings, probably warehouses and shops, surrounding a wide central area forming the proper "forum".

During prince Ignazio Paternò Castello's times (XVIII century) the ground floor resulted as buried, while the second floor (five meters higher), became a residence for many common people and the sides limited to two only (the southern and western ones) tied in a right corner.

In '500 this area showed eight rooms with a southward vaulted cover and four more northward, the latters lost during the creation of Via del Corso, nowadays via Vittorio Emanuele II.

Today, of the alleged forum only two attached rooms remain visible in the south, with an architraved entry with a superimposed archshaped opening that looks very similar to the Foro Traianeo warehouses, besides the simple arch openings.

Of the eastern structure remain the ruins of an opus reticulatum wall belonging to one of the warehouses.

The Balneum of Dante Square




   

Why it's worth visiting: Differently from the other baths in the city, here we are in front of a balneum, that is a private bath.

Don't miss: Beides being in front of the extraordinary monastic structure of the Benedettinis, nearby there are also the Rotonda Baths.



  

The Balneum of Dante Square




The balneum differntiates from the thermae for being considered a private bath, that is connected to a domus, even if the term "private" didn't forbid the access to the public under payment of a rate, a sort of income for the owner.

Furthermore, the balneum is characterized by not having a standard structure, more typical of the baths, just because rising inside an urban agglomerate, it should suit to the surroundings.

The walls nowadays remaining of this balneum belonged to a private domus, a "peristilium house", that is made up of rooms looking on a central courtyard through a colonnaded portico.

On the western side there are still the foundations of some square rooms to which other rooms had probably to be added, of which only few traces of wall remain.

In the middle stretched the balneum, that is the thermal complex, and there were four rooms heated by the hypocaust, that is a floor raised by small columns under which hot air used to pass.





Visit 24/24 7/7

Il Foro RomanoThe Roman Forum is located in the courtyard San Pantaleone. It is not accessible except behind booking by contacting the staff of the Roman Theatre.

The Balneum in Piazza Dante is accessible free of charge.

Bus to San Pantaleone courtyard 2-5, 534, 632, 642, 927, D

Bus Piazza Dante Square 431R, 448, 534, 726, 744, D

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Roman Amphitheatre



   

Why visit: It's one of the largest amphitheatres in Sicily and one of the biggest of the Italian peninsula.

Don't miss: Besides the churches and the surrounding valuable baroque structures, the nearby Fera o' Luni, historical market where one can find food and every kind of items..





  





From Tuesday to Sunday from 9.00 to 13.00 (9.00am - 1.00 pm) // from 14.30 to 18.00 (2.30pm - 6.00pm). Closed on Monday.

Free Entry.

Bus 2-5, 523, 534, BRT1, D.

☞ Updated schedules here  

Description




Elliptical shaped, with a 31 meters height and a series of 52 arcades, it showed two main access doors for the gladiators and other minor entries for the fierce beasts.

The stand was separated from the arena for the audience's safety by a 2 meters high wall covered by valuable marbles, still visible.

To get to it, one should cross many corridors provided with access stairways.The dating back, according to the construction technique analysis, goes to about half of the second century a.C. For its building they adopted the same technique used in the major buildings of the imperial age: a very resistent opus coementicium and the central wall included into the vestments in square lava stone blocks.

History and recovery




Catania amphitheatre, built in the first centuries of the empire, was the most majestic building in civil roman architecture, where the citizens assisted to the gladiator fights and to the venationes (performances between men and ferocious animals).

It could host 15000 sitting spectators and near the double considering the addition of a wooden scaffolding for the standing places.

Described from Biscari himself: "The biggest witness of the ancient Catania greatness", it was embellished by marble covers and porticos as some slabs still on site in the podium wall indicate, the basrelief representing a horse framed by a small ornament in flowery patterns and by many discovered columns fragments.

Its ruins, visible under Stesicoro Square, strech north-southwards and east-westwards, and run under San Biagio's church and the other side buildings.

The ruins were used as a blocks quarry for the construction of city buildings from the Byzantine age, then in Norman age and also under Calvo V. It was exploited and hidden till the creation of Stesicoro Square.

Nowadays only the lower part of the arena survives, which remained utterly underneath till the XVIII century, when the prince of Biscari promoted the first excavations for its liberation.



3D reconstruction and Virtual Tour




Applying an interdisciplinary approach that merges archaeological research with the most advanced technologies, it has been possible to create a relatively authentic reconstruction of the amphitheatre, one which considers many aspects of the remaining ruins.

Once inside the theatre it is also possible to immerse oneself in the “reconstruction” of the amphitheatre using special 3D glasses.

A real virtual tour that takes us where it is impossible to see of course what the modern city has dominated.

We can imagine ourselves in a Roman Catania, this monumental and ancient "stadium" where the public sat, the tunnels through which you went through the various sectors and the arena within which you fought for life.

The video above that contextualizes the reconstruction of the theater in a historical setting of the Etnean city in imperial times is made by Catania Living Lab.



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Santa Chiara's Church and Monastery




   

Why it's worth visiting: Here Verga set the scenes of "History of a Blackcap": between the church and the monastery, the cloister lived in the heart of the city in peace and seclusion, glancing at the crowded world one step away out there.

Don't miss: The arts and craft shops typical of the city and then going towards the centre, Verga's and Bellini's houses crossing Mazzini Square.





  





Open at 11.30am on Sundays and public holidays (during the religious services) Monday to Friday from 17.00 to 20.00 (5.00pm - 8.00pm)

Free Entry.

Bus 534, 632, 642, 744, 902, 927, D

☞ Updated schedules here  

The Church




This parish church of Santa Chiara built in the second half of 1700 on a design by Girolamo Palazzotto, on a small preexisting old church of San Lorenzo from the XII century, belongs to the Clarisse vulgarly called also "viscuttara" nuns for their specialty of biscuits they prepared for the poorest children in the shape of letters so that they could learn the alphabet.

All the exterior style is a moderate baroque with a big octagonal dome provided with jealousy windows, inner corridors and seats for the nuns's strolling and relaxation.

During war time 1940-1943 the military authorities placed between the dome and the roof the alarm siren warning the citizens to run towards the anti-raid shelters.

For that reason the Church was targeted by the enemy flying fortresses and a bomb hit the Rectory, the old Clarisse's parlor fortunately sparing the church, even if the prospectus and the nuns's choir were partly damaged and the organ was destroyed.

Forty years later, in 1973, the whole roof was made brand new by the monuments superintendency totally covered by chestnut lumber and big girders, a very valuable artisanal work made by Patanè Alfio from Riposto.

The interiors




The hall is separated from the body of the church by a big precious wooden compass vulgarly said "fishbread" with frosted glass. The hall vault is enriched with stuccoes of that time.

Once crossed the compass threshold, one can admire the artistic polichrome marble floor completed by GiovanBattista Marino in 1766.

On the visitor's right side there is the altar dedicated to the Immaculate with the artistic altar shovel by Olivio Sozzi; restored after the war, this picture preexisted in the small church of San Lorenzo demolished in the earthquake of 1693.

Soon after, one can notice the pipe organ built in 1971 by Giuseppe Ruffatti from Padova; this organ was offered to parish priest Pergolizzi on the occasion of his priest silver wedding and inaugurated on August 12, Santa Chiara's Feast of the same year.

Precious is the main altar rich in yellow marble decorated with columns in Alpin green marble pillasters and two statues representing on the right San Francesco from Assisi and on the left Santa Chiara.

The church vault is in the shape of barrel belly settled on the half moons of the six windows.

In the middle a majestic fresco by Francesco Sozzi jr showing Santa Chiara's triumph with the tree theological virtues: Faith, Hope and Charity overhanging on the sinner Eve holding in her hand the Forbidden Apple and the rebel angels while falling into the abysses. The work is from 1766.

Under the light windows there are the walls and other more windows provided with jealousies from where the nuns followed the liturgies that were celebrated in the church.

The Clarisse and the Monastery




"The virgins, wearing a rough and pungent bag with a rude rope belt and tortured by stinging punishments lived in such a high poverty accepting food for their maintenance giving the most to the poor ones and receiving besides under their special care the sick ones, the orphans and the suffering people."

So priest Pietro Novacco reminded the life the nuns of the second Franciscan Order under the strict rule of Santa Chiara lived at the time of their first appearance in the city of Catania dating back nothing less than about 7 centuries and a half ago.

The Clarisse in fact came to Catania called by the benedictine Gualtiero Palear, 31st Catania bishop. It was just him to give the first reclusory on the hill that took indeed the name of "Montevergine".

In 1562 a second monastery was founded at the behest of baron Oxina, son of Pietro Paternò Colonna, who, having had no children from his marriage, wanted his goods to found a virgin women monastery with, under Santa Chiara's title and rule.

Until the end of 1500 the pre-earthquake monastery of Santa Chiara didn't appear as such yet, but only the church of San Lorenzo entrusted indeed to the Clarisse.

The religious women still lived in houses adapted to cloister convent, they occupied a whole block, spread out around an inner courtyard adapted to cloister.

The Santa Chiara nuns were hosted in two houses or monastic places. One received womwn until their wedding day, orphan girls or exposed to danger because of poverty; the other sheltered women doing penance and looking for a spiritual shelter as well in this house.
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the Abbey of Sant'Agata




   

Why it's worth visiting: One of the baroque masterpieces revived first after the devastating earthquake of 1693, an unmissable Catania jewel part of Unesco heritage.

Don't miss: The amazing view of the dome, perhaps the best, on the whole city.





  





visiting hours:
Tuesday 9.30-12.30
from Wednesday to Saturday 9.30am-12.30pm / 15.30-17.30 (3.30pm - 5.30pm);
Sunday 9.30am-12.30pm / 19.00-20.30 (7.00pm - 8.30pm);
Monday CLOSED

€ 5.00 Entrance Fee for visiting the Great Choir, the Terraces and the Dome. Free admission to the Liturgical Hall.

Bus 2-5, 429, 523, 534, 632, 927

☞ Timetable update here  

The Church




From the Middle Age, the monastication to increase the entry and assure the perpetuity was for free.

Young Isabella Cicala decides out of devotion and spiritual life, to found a new Monastery in Catania.

Waiting for the handling of paperwork the young woman enters the Benedictine nun's Order and so then the Monastery with the bishop's consent will take the name of Sant'Agata under San Benedetto's rule.

The church and the Monastery were still under construction when everything was completely destroyed by the earthquake in 1693.

The building nowadays visible is a majestic and quick monumental reconstruction work of the Abbey by the architect Giovan Battista Vaccarini.

The facade is characterized by the majestic jealousies, the concave profile of the facade and the balaustrade overhanging on the whole.

The interiors




The church floor is decorated with drawings in Bardiglio marble from Genoa on white Carrara marble; its 5 altars are covered by yellow marble from Castronovo, the whole finished by candid stucco.

The altars, dedicated to Saint Agatha, the Immaculate, Saint Joseph, Saint Benedetto, are decorated by stucco statues; while the 9 busts placed on the crowning are in Syracuse stone.

The extraordinary central lamp indicates with its presence the middle of the architectural space restored on site.

On the altar sides the small windows for the nuns's Eucharist administration, while in the Crucifix chapel one can see the grille of the nuns's professions and the revolving wall tabernacle.

Vaccarini's work




From the ruins of the terrible earthquake of 1693 the survived nuns were able to recover only a few statues and the marble portal, work of the very gifted marble workers from Messina Giovanni Maria and his son Antonio Amato, already completed in 1683.

Vaccarini begins the church construction drawing inspiration also in its sizes from the roman Saint Agnes in Agone.

The donation of 4000 shields left by Giuseppe Moncada will provide the monastery with a large quadripartite garden decorated in the middle with a fountain.

This church was the one to have the first true dome in the "Revived Catania" and it's considered the most reknown and representative work by Vaccarini, who unfortunately because of his death wasn't able to finish the works.

It is said thet he left his salary to the monastery for the devotion he had to Saint Agatha.

The Dome




Open to the public since 2015, the access to the dome and to the balaustraded terrace forty meters high brings the visitor back to one of the nuns's cloister places.

In fact these ones could attend either from the jealousies or from the top of this terrace the Saint's celebrations and other events that tinted the city during the year.

The charm of the whole city, of the most important historical monuments and of the landscape colours are fully enjoyed on this point that fully embraces the Etna views on one side and the sea on the other.

The best moments to get on it are the evening and the sunset.
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Sant’Agata Fountain




   

Why visit: The Sant’Agata fountain tucked away in the walls of Via Dusmet, under the Archdiocese, is located right in front of the arches of the railway viaduct at the marina.

The Catanese simply call it 'a funtanella. According to popular tradition it was built to recall the point from which St. Agatha’s body departed when it was transported by the Byzantine general Giorgio Maniace to Constantinople around the 11th century.

Don’t miss:The nearby historic fish market, local trattorias, the Catanese rotisserie.
  





Visit 24/24 - 7/7

Public Monument.

Bus 2-5, 429, 523, 632, 927.

 

La storia della fontana




If you walk along Via Cardinale Dusmet, skirting the city ramparts built in the 16th cent. at the time of Charles V, you can see the Sant'Agata fountain, defended by a wrought iron gate not far from Porta Uzeda.

The monument is dated 1621 and it is not a coincidence that it’s located at this specific corner, at the foot of the walls of the former Archiepiscopal Seminary Palace.

In fact, it seems that one of the darkest events for the Saint and her devotees took place right here: in 1040 the venerated remains of Saint Agatha were stolen and transferred to Constantinople by Giorgio Maniace.

They finally returned more than a century later, in 1126, thanks to an initiative taken by two Byzantine imperial guards: Gisilberto and Goselmo.

The return of the remains kept in the St. George chapel - in what is now the cathedral - was greatly celebrated by the inhabitants.

During Saint Agatha’s procession which happens every year at the beginning of February, this location is a fundamental stop, recalling the venerated remains point of departure..

This monument is one of a few left undamaged by the earthquake in 1693.

The bust of the Saint is placed at the top, underneath, we have a celebratory inscription indicating the date of construction and patron’s name, below a pillar supports the shell-shaped basin.
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The Bellini Garden




   

Why visit: "The Villa" as it is called by the Catanese, has an elongated trapezoidal shape, and the perimeter is largely enclosed by railings, some made of cast iron and artistically decorated.

A wide triple-lane avenue bordered by rows of trees, runs almost entirely along the Villa and two small hills separated by a large central square animate the itinerary, enriched by paths and walkways.

The Villa is full of architectural elements such as basins, fountains, statues, and numerous busts of famous Catanese. Don’t miss: a refreshing cool drink served at a typical kiosk in Catania, some of the most characteristic : a variety of lemon-salt, lemon-mandarin or tamarind selzers.
  





Visita 06.00-22.00 (6.00am - 10.00pm) 7/7

Free Entry

Bus 2-5, 421, 429, 534, 744, ALIBUS

The Garden's history




In 1719 Ignazio Paternò Castello, the Prince of Biscari created a "verzura" citrus plant garden on a piece of land he obtained from the of S.Salvatore estate.

The old Biscari garden, both private and public, immediately became the most important meeting point of the city and exemplified the enlightened culture of the prince.

The garden was made up of underground tunnels and for this reason, was also called "the labyrinth".

Named after the great Catanese musician/composer, Vincenzo Bellini, the garden which is 72,000 square meters large was inaugurated and opened to the public on January 6, 1883.

During the post-war period it was used as a military camp.

Zoological Garden and Mundane "Villa"




Saverio Fiducia described the garden as a public villa that echoed the fashion of the time, in tune with the courtly models of the great European capitals: candelabra and decorative statues from Paris, the music stage with its ornamental arabesque, typical of the Moorish style of Seville and the Alhambra patios;

a ring-shaped boulevard, punctuated by two rows of oriental plane trees, divided into 3 avenues, one reserved for pedestrians, one for equestrians, and another for carriages. All three avenues were illuminated by the first arc streetlamps.

The Villa also had a zoological garden where peacocks were treated as domestic animals and free to roam among the other inhabitants of the garden, swans splashed in the large fountain, while other basins contained waders and pelicans and large aviaries housed birds of all species.

Particularly noteworthy was an elephant, donated to the city by a travelling circus. The animal was renamed Toni and adopted by the Catanese but unfortunately it died in the 80s.

History also tells us that in 1890 the Emperor of Ethiopia Menelik II, as a sign of friendship, sent a small elephant as a gift to the King of Italy Umberto I.

The sovereign then gave the pachyderm to the city of Catania because it is a symbol of Catania and the city’s coat of arms even bears an elephant.

In spring, during the 1920's, the garden hosted floral celebrations with a parade of carriages, cars and wagons entirely decorated with flowers.

A place loved by the Catanese




In the Catanese psyche, the villa represents a childhood oasis, a refuge from the summer heat, a garden in which to meditate or spend time reading.

The villa is also a place of first loves where couples embrace on secluded benches accompanied by the delightful sound of rustling water from the fountains, where you arrange a rendez-vous with a dear friend.

In the past, on Sundays, people would visit the villa to listen to Bellini's operas performed on the Music Stage: La Norma, La Sonnambula, I Capuleti e i Montecchi, refreshed by "acqua e zammù", a typical Catanese drink of aniseed flavoured water sold at the kiosks, or buy a sprig of dried grass with embedded jasmine flowers to perfume the air.
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The Four Corners




   

Why visit: they mark the intersection of two of Catania’s most important streets: Via Etnea and Via Antonino di Sangiuliano. At each “canto” of the intersection, sumptuous and baroque palaces, emblems of Catania’s rebirth frame the city’s polygonal square.

Don’t miss: the pedestrian zone of Via Etnea where one can visit amazing churches, spend time in traditional cafes or bars, browse local bookshops and perhaps indulge in some shopping.





A crossroad of nobility, history and religion




The palaces belong to Catanese noble families: to the south-east we find the San Giuliano Palace, of the Paternò-Castello Marquises, to the north-east the Palace which belonged to the Duke of Carcaci, to the north-west the Baron Eusebio Massa’s San Demetrio Palace and to the south-west the Santa Nicolella Convent, already present in medieval times.

Of particular interest: to the east there is the characteristic stretch of the Via Sangiuliano that steeply rises on the Montevergine hill, known by the Catanese as 'acchianata di Sangiuliano (the ascent of San Giuliano).

For the inhabitants of Catania, it is an important point in the city because it represents one of the most exciting and exhausting moments of the festival in honour of the Patroness: the faithful must be able to walk this uphill stretch, dragging Saint Agatha’s heavy reliquary chariot during the procession.

This laborious undertaking tests the faith, courage and strength of her feverish followers and its success spells a good omen for the general future and the prayers made to Saint Agatha by citizens and devotees.

A stone inscription engraved in one of the Quattro Canti’s palaces, recalls an important historical fact. This building formerly housed the headquarters of the Workers' Club and it was from its balcony that Giuseppe Garibaldi made his famous historical speech on August 18, 1862, culminating with "O Roma, o Morte", “Or Rome or Death”.

San Demetrio Palace




   

Why visit: also known as Palazzo Massa San Demetrio, it is one of the most beautiful palaces, if not the most beautiful, of the entire Via Etnea.

Don’t miss: experience this corner of the city and perhaps spend a night in the palace which is currently a B&B..





  

Reconstructions and details




It was first rebuilt at lightning speed for that time, right after the terrible earthquake that struck the entire Val di Noto on January 11, 1693.

Commissioned by the Baron of San Gregorio and San Demetrio, the reconstruction was completed in less than two years by the great Catanese architect Alonzo Di Benedetto (he was also the architect of the extraordinary Biscari Palace).

On April 16, 1943 during World War 11, the palace was destroyed by bombing. Today the large facade represents one of the best examples of the Baroque style of the time, with all its characteristic specificities:

balconies with rounded gratings; stone corbels decorated with "mascheroni", grotesque and hilarious caricatures of Baron Massa's friends; the bichromy grey-white – present in many of the city’s monuments - the elegant encounter of lava stone with limestone.





Visita 24/24 7/7

Free Entry

Bus 2-5, 523, 534, 538, 628N, BRT1

 
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Il Barocco catanese e Via Crociferi




   

Why visit: Via Crociferi embodies the extraordinarily suggestive force of the baroque style. Lined with churches, monasteries, and a few civil dwellings it is a true example of the harmonious and unifying nature of post-earthquake Baroque architecture on the oriental coast of Sicily. This pedestrian street is closed at one end by Villa Cerami’s entrance gate, home to the University of Catania’s Law Faculty.

Don’t miss: an evening walk among the local bars on the street to discover the flavours and colours of Catania’s warm hospitality.





  





Visit 24/24 - 7/7

Bus 2-5, 448, 534, 744, BRT1

The Baroque as a symbol of rebirth




Catania’s Baroque style is rich in exuberant contrasts, imaginative and teeming with imagery, winding and abundant forms carved in stone.

Fantastic consoles support stages, loggias, tribunes, allegories, symbols and emblems, masks, and grotesque forms; balconies bulging with grates and railings; domed churches, bell towers and pinnacles, stairways, church porches and terraces, creating dreamlike and surreal scenes.

It is not surprising that this sumptuous style characterizes not only Catania with its shapes and its lava stone, but all the resurrected Val di Noto, which in its rebirth felt the need to excel in the magnificence of its forms and in the precious nature of materials used.

At the time this was a way of manifesting opulence and pride, a way of rising above life’s difficulties and becoming stronger.

One of Catania’s 18th Cent. mottos was Melior de cinere surgo: "I rise even more beautiful from my ashes".

This phrase is still engraved on the Porta Ferdinandea built after the earthquake, welcoming all those who entered the city.

The Street of Churches




At the beginning of the street, the first building you’ll run into is the single-nave Church of Saint Benedict with a portal by Vaccarini and a vestibule endowed with an incredible marble staircase.

The church is connected to the Convent of Saint Benedict by an arch which bears the homonymous name and crosses over the street, connecting the Convent’s main abbey to the little one (the Badia grande to the Badia piccola).

It’s accessed by a flight of steps and surrounded by a wrought iron gate.

Further on you’ll see the Church of St. Francis Borgia, with two large staircases at its entrance.

The two churches are separated by a lane that leads to the Asmundo Francica Nava Palace, jutting out onto a small and delightful square.

Continue walking along the street until you encounter the Jesuit college, the former home of the Art Institute, which houses a beautiful porticoed cloister with columns and arcades. The artistic apex of via Crociferi is embodied in the Church of San Giuliano, considered one of the most beautiful examples of baroque architecture in Catania.

The building, attributed to the architect Giovan Battista Vaccarini, has a convex facade and clean elegant lines, an admirable masterpiece of 18th cent. religious architecture, with its curvilinear façade and elliptical Borromini type plan.

Further ahead, just after via Antonino di Sangiuliano, we can stop for a minute to admire the Crociferi convent and the Church of San Camillo.

The legend of the headless horse




It is said that in the eighteenth century Via Crociferi was frequented at night by nobles who did not want to be caught engaging in clandestine love affairs and scheming plans of various kinds.

To dissuade these persons from pursuing such activities, a rumour was spread about a headless horse that wandered the Via Crociferi in the middle of the night, from dusk to dawn.

The people, innocent and gullible, were easily frightened, so that no one dared venture out of their homes after sunset.

A young man, in defiance of this widely believed legend made a bet with some friends: he would enter the street at night and hammer a nail into the Arch of the Benedictine Convent as proof.

The young man indeed reached the arch and even managed to plant the nail, but not realizing his cloak was caught under it, he felt a tugging while attempting to get down and assumed the Headless Horse had grabbed him. The poor fellow died on the spot of a heart attack.

You can still see the sign of the nail under the arch and it took years before anyone ever set foot in Via Crociferi again at night. Some claim they can still hear a horse’s hooves on the stone pavement at night…

Set cinematografico




More than many other places, Via Crociferi has served numerous times as the set of well-known and valuable films mostly of Italian production, trampled by well-known actors. Although small, the fascinating street was versatile and photogenic for many directors in its Baroque condensation of art.

The street appears for the first time in 1954 with Luigi Zampa's L'arte di arrangiarsi , which sees Alberto Sordi as an "opportunist and turncoat" in a brilliant and satirical film, the latest subject by Vitaliano Brancati.

Still in black and white, Il Bell'Antonio from 1960 was shot, directed by Mauro Bolognini, for a scene in which the actress was also one of the imposing churches on the street.

Following are some scenes by Lina Wertmuller for Mimì metallurgico ferito nell'onore of 1972 and Paolo il Caldo of '73 by Marco Vicario, both with Giancarlo Giannini as the protagonist.

Finally Storia di una Capinera from 1994 by Franco Zeffirelli, and I Vicerè from 2007 by Roberto Faenza enhance the beauty of the Baroque places with costume settings adhering to the locations.

Quotes on via Crociferi


La sera, Antonio e Leonardo Lentini passeggiarono in su e giù per la corta, ma infinitamente bella, via Crociferi. Le tre chiese e i due conventi, fra i quali la strada scorre in declivio, erano deserti e silenziosi; le alte cancellate di ferro battuto, che stringono in seno le brevi e ripide gradinate dei sagrati, eran chiuse con catenacci.

In the evening, Antonio and Leonardo Lentini walked up and down the short, but infinitely beautiful, via Crociferi. The three churches and the two convents, between which the road runs in a slope, were deserted and silent; the high wrought iron gates, which embrace the short and steep steps of the parvises, were closed with bolts.


(Vitaliano Brancati 1907 - 1954 "Il Bell'Antonio")


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Vendicari




   

Perchè visitarla: Affascinante Oasi nel sud della Sicilia che abbraccia una zona della costa del Siracusano dalle spiagge chiare e le acque limpide. Una zona piena di ricchezze su tutti i fronti, dalla biodiversità alla storia geologica fino all'archeologia che ne svela gli insediamenti antichi.

Da non perdere: Le spiagge, la Tonnara e l'isola di Vendicari.



  





Visita 08:00/19:00 7/7

€
Biglietto intero 3,50 euro a persona
Biglietto ridotto (per le Forze dell’Ordine, associazioni ambientaliste, studenti e scout) 1,50 euro
Gratuito per i bambini sotto gli 8 anni, diversamente abili con accompagnatore previa autorizzazione del gestore, soggetti impegnati in attività di studio, ricerca e didattica e per iniziative istituzionali.
Previsto un biglietto famiglia dal costo di Euro 7,00 per tutti i componenti del nucleo familiare.

Il ticket si applica per tutti e 5 gli ingressi dell’area protetta da Cittadella dei Maccari, Torre vendicari, Marianelli, Calamosche ed Eloro.

Itinerario blu a piedi: 5,60 km.
Itinerario arancio a piedi: 4,38 km.
Itinerario verde a piedi: 5 km circa.

Sentiero 1 a piedi: 6,6 km c.ca A/R
Sentiero 2 a piedi: 10,5 km c.ca A/R
Sentiero 3 a piedi: 8,3 km c.ca A/R

Attrezzatura essenziale: scarpe da trekking o da ginnastica, acqua, cappello e costume in estate.

Avvertimenti importanti: pendii scoscesi, divieto di pesca, caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali; assenza di segnale di rete; assenza di punti di ristoro (bar/bagni ecc..).

Tali indicazioni sono fornite sulle basi di consultazioni e confronti su mappa riscontrati in diversi itinerari forniti da guide e amatori. La redazione non si assume alcuna responsabilità in caso di imprevisti, cambiamenti, chiusure o deviazioni non segnalate.

Presenza di zone di nudismo segnalate.

Assenza o quasi di punti di ristoro. Portare con sè cibo e acqua.

Mappa

My MAPS: Itinerario Riserva Naturale "Oasi faunistica di Vendicari"



☞ Ulteriori informazioni qui  

La Riserva Naturale "Oasi faunistica di Vendicari"




La riserva naturale orientata “Oasi Faunistica di Vendicari” è stata istituita nel 1984 dalla Regione Siciliana. Situata precisamente tra Noto e Marzamemi, al suo interno si trova uno degli ecosistemi più stupefacenti al mondo.

Mare cristallino, spiagge lunghissime e dorate, paesaggi incredibili, vegetazione mediterranea, osservatori per il bird watching che vi permetteranno di ammirare fenicotteri, aironi, cicogne e altri splendidi volatili.

Sia gli ambienti terrestri che circondano le paludi che quelli acquatici sono caratterizzati da una straordinaria varietà di habitat ed eccezionale biodiversità.

Ciò è dovuto, per quanto riguarda il primo, alla presenza di substrati molto diversi, a particolari caratteristiche idrogeologiche e alle diverse caratteristiche fisico-chimiche delle acque.

Quindi gli ambienti terrestri enumerano preziose associazioni fito-sociologiche, proprie di questi sistemi e di una grande varietà di specie, alcune delle quali sono quasi scomparse nel resto della Sicilia.

Ambiente e Flora




La sua particolarità è data dai diversi biotipi che la compongono: dalle piscine che formano le paludi alla costa rocciosa e sabbiosa o alla tipica macchia mediterranea.

C'è una macchia mediterranea molto densa, che in generale caratterizza il territorio con lentischi, mirti, alatem, spartium, olivastri selvatici, ecc. ricchi di specie psammo-alofile e alofile.

L'ambiente sabbioso costiero comprende, distribuiti in strisce parallele alla costa dalla riva verso l'entroterra, razzo marino, salicornia, spiaggia-erba, Eryngium creticum, euforbia marittima, giglio di mare; spiaggia in fiore, spiaggia di fiordaliso, finocchio marittimo, nelle strisce dietro le dune; una striscia esclusiva, densa e ininterrotta di macchia mediterranea con ginepro, insieme a efedra, lentischio e fillirea nelle dune più interne e indisturbate.

Questa grande varietà di ambienti intatti è la base essenziale per la presenza variegata di nicchie ecologiche, altrove inimmaginabili, che offrono rifugio a un numero elevato di specie animali, molte delle quali in via di estinzione in Sicilia.

Oasi Faunistica




Quindi Vendicari rappresenta non solo un'importante area nevralgica nelle rotte migratorie e svernanti di molte specie di avifauna (oltre 200 specie, alcuni residenti e alcuni nidificanti, tra cui la spatola, l'airone cenerino, la cicogna, il fenicottero, l'ibis lucido , l'oca selvatica, il gabbiano rosa, il palafitta dalle ali nere, il chiurlo di pietra, altri) ma dà anche rifugio a moltissimi mammiferi (toporagno siciliano, ghiro, riccio, toporagno pigmeo, arvicola, porcospino, volpe, donnola, coniglio selvatico), anfibi e rettili (colubro, serpente d'erba, serpente ratto leopardo, lucertola verde, tartaruga palustre) e insetti.

Importante è anche l'ambiente palustre, dove sono presenti numerose specie di fauna acquatica (pesci, crostacei, rettili, anfibi e insetti) e vegetazione sommersa (alghe e diverse fanerogame, propria di questi ambienti).

L'ambiente marino di fronte a queste paludi - caratterizzato da fondali bassi costituiti sia da rocce coperte da associazioni algali e da ambienti sabbiosi e praterie di Poseidonia oceanica, e popolato da apprezzata fauna ittica (spigola, orata, dassie) - è tra le aree identificate dalla legge per l'istituzione di una riserva marina (AMP).

Eloro




Lungo l'Itinerario Blu s'incontrano le rovine della prima colonia siracusana: Eloro.

Si tratta di una città costiera - lungo la via elorina - fondata sul finire del VII secolo a.C., importante perché rappresentava l'estensione del potere di Siracusa verso sud.

La città fu sempre fedele alla madrepatria fino alla caduta in mano romana che comunque ne permise la continuità e produttività fino allo smantellamento e alla distruzione in epoca araba.

Ulteriori tracce dello sfruttamento del luogo sono la presenza di alcune latomie (cave di pietra) del V sec a.C. utilizzate nell’antica città greca, per la costruzione di templi e monumenti, successivamente divenute catacombe in epoca paleocristiana.

Altri reperti e punti d'interesse storico




Altri reperti in ordine cronologico sono la testimonianza della continuità di questi luoghi sempre interessati dalla presenza dell'uomo per la ricchezza della fauna e la posizione strategica.

La Trigona: una Cuba bizantina a pianta quadra con tre absidi, una cupola superiore e un’apertura a oriente in modo tale che, come tradizione, la luce della luna piena entrasse nell’edificio dando inizio alla santa Pasqua.


Risalente all’epoca medievale, poi, la Torre Sveva che con molta probabilità fu costruita da Pietro d’Aragona, conte di Alburquerque e duca di Noto (1406-1438) per segnalare e respingere gli attacchi dei pirati Saraceni e Barbareschi.

Altra meraviglia da visitare, di epoca più recente, del XVIII secolo, è la Tonnara di Vendicari: detta anche Bafutu; l’attività della Tonnara, da sempre, è stata facilitata dalla presenza delle saline.

Itinerari



☞ MAPPA INTERATTIVA

Parallelamente all'intero tratto costiero della riserva si trovano una serie di facili sentieri (accessibili dagli ingressi Eloro, Calamosche, Principale e Cittadella) che si possono percorrere quasi senza sosta, o singolarmente o in segmenti.

Dall'ingresso principale, dove si trova il punto informazioni e una prima capanna per osservare gli uccelli, una volta raggiunta la spiaggia (7 minuti), è possibile procedere sia a nord che a sud.

☞ MAPPA Itinerario Arancio
Nel primo caso, spostandosi tra la costa e le Grandi e Piccole Paludi, in successione incontrerete la Torre Sveva, la stazione Tina e il centro visitatori (7min), un punto di osservazione (14min) e la spiaggia di Calamosche (37min), da cui con una deviazione (18min) è possibile raggiungere l'entrata dello stesso nome.

☞ MAPPA Itinerario Verde
Quello che ti porterà alla scoperta di resti bizantini, di una necropoli. Successivamente incontrerete la Trigona. Qui spostati più nell’entroterra ci si ritrova immersi nella splendida vegetazione con macchia di ginepro, tra la riva e le rive del Roveto e delle paludi del Sichili. Proseguire e scendere per incontrare infine la Tonnara sul mare.

☞ MAPPA Itinerario Blu
Dall'ingresso nord, quello di Eloro (vicino all'area archeologica omonima), procedendo verso sud si raggiunge la spiaggia di Stampace e la foce del fiume Tellaro (5min) e la spiaggia di Calamosche (20min), dopo di che è possibile o dirigetevi verso l'entrata di Calamosche o proseguite lungo la costa, verso sud, raggiungendo così i tratti di sentieri precedentemente descritti.

I nostri itinerari

Fuori Percorso:
La Colonna Pizzuta


Clicca qui per la Mappa Dettagliata



☞ Mappa generale

L' entrata verso un sentiero sulla SP59 ☞ (clicca qui per indicazioni) è una breve sosta per un breve sentiero che ci porta verso la Colonna Pizzuta, un percorso verso un reperto archeologico isolato in questa zona agricola di pre-riserva.

Si tratta di una colonna probabilmente risalente al III secolo a.C. che apparentemente sembrava esser parte di un monumento celebrativo. Solo nelle ispezioni eseguite da Paolo Orsi emerse che in realtà si tratta di un monumento funebre commemorativo, sotto al quale venne rinvenuto un vano ipogeo stuccato e ornato con due guerrieri di cui uno reggente uno scudo ornato con stilemi risalenti all'epoca di Ierone II. Da ciò se ne dedusse la presunta datazione.


Il termine Pizzuta lo si deve probabilmente al suo emergere isolata rispetto all'ambiente circostante, o probabilmente al tipo pregiato di mandorla che popola quella zona, detta appunto "pizzuta".

Danneggiata dal terribile terremoto del 1693 venne qualificata come reperto di pregio e restaurata nel 1793 per volere di Ferdinando I delle Due Sicilie, come riporta una lapide in marmo incastonata in essa.

I nostri itinerari

SENTIERO 1
Le Spiagge della Pizzuta, di Eloro e di Marianelli


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☞ Mappa generale

Alla fine della SP59 svoltiamo a destra per raggiungere la nostra area di parcheggio ☞ (clicca qui per indicazioni). A questo punto possiamo considerarci quasi insediati all'interno dell'Oasi Faunistica. Ci ritroveremo alla fine della via in uno sterrato da percorrere. il sentiero ci dirigerà verso il terreno sabbioso tra la vegetazione tipica di questa zona fino a raggiungere la nostra prima meta: la Spiaggia della Pizzuta che prende appunto il suo nome dalla Colonna.

La prima di molte altre che vedrete, la spiaggia della Pizzuta ha sabbie dorate, acque limpide e molte volte sulla spiaggia potrete notare delle zone interdette a cui far caso poichè sfruttate dalla fauna per la nidificazione. Conclusa la nostra tappa alla Spiaggia della Pizzuta ci dirigiamo a sud verso l'entroterra, seguendo un sentiero. Non dovremo far altro che seguire la strada superare uno spiazzo, e giungere all'incrocio per andare a sinistra per poi scendere nuovamente a sinistra verso il mare seguendo il corso del piccolo torrente San Nicola.



Giungiamo quindi alla spiaggia di Eloro, caratterizzata - come altre - dall'essere una baia mozzafiato chiusa ai lati da promontori rocciosi, caratteristica che rende l'alternanza di terreno sabbioso e costiero un ricco habitat marino e terrestre, con una biodiversità esaltata dalla presenza della foce del fiume.

Seguiamo la costa sabbiosa che ci porta fino alla foce del fiume Tellaro che nasce dai Monti Iblei nella zona di Palazzolo Acreide per sfociare su queste spiagge dopo aver percorso quasi cinquanta chilometri.

Sembra che il Tellaro sia stato importante testimone e campo di battaglia dei siracusani nel corso del V secolo. Prima sconfitti dai gelesi guidati dal grande tiranno Ippocrate di Gela nel 493 a.C., poi leggendariamente vittoriosi sugli ateniesi nel 413 a.C.

Corrisponde, secondo alcune testimonianze, al fiume Assinaro, citato dalle fonti tucididee; secondo interpretazioni meno ortodosse e più recenti (di Vincenzo Garofalo) potrebbe originarsi da "Flumen Abdullahrii" cioè "Fiume del figlio di Allah" (Maometto).

Superata la nostra visita alla zona di Eloro, seguiamo il percorso lungo il litorale, avendo solo qualche accortezza nell'ascesa e discesa dei promontori che separano una spiaggia dall'altra. Ci ritroviamo nella zona di Marianelli, la zona riservata al nudismo è segnalata. Seguendo il sentiero interno è possibile accedere alla Spiaggia di Marianelli accessibile a chiunque.

I nostri itinerari

SENTIERO 2
Dalla Tonnara a Eloro


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☞ Mappa generale

Dall'ingresso principale ☞ (clicca qui per indicazioni) andiamo a sinistra per raggiungere il sentiero che ci conduce verso il suggestivo rudere della Tonnara. Abbiamo al nostro fianco il Pantano Grande, un bacino d'acqua dolce importantissimo per la coesistenza e il ristoro di moltissime specie, che rendono ricco e vivace l'ecosistema.

Ci ritroveremo a un primo bivio dove abbiamo l'occasione di raggiungere la spiaggia di Vendicari, caratterizzata dalla splendida e suggestiva vista dellla Tonnara. Finita la nostra sosta in spiaggia, raggiungiamo i ruderi della Tonnara e della Torre Sveva . I colori della pietra con la luce del sole si fondono per rendere quasi onirici gli spazi di queste vecchie architetture.


Più avanti incontriamo le vasche ellenistiche , cavità scavate direttamente nelle rocce per diversi usi, tra i quali quello della preparazione del pesce e del "garum" condimento a base di pesce.

Possiamo solo vagamente immaginare le sembianze del luogo in età greco-romana. Possiamo senz'altro comprendere i motivi per cui questo luogo non ha mai smesso di essere enormemente affascinante per l'uomo.

Durante la nostra passeggiata costeggiamo da un lato ancora il ricco e largo Pantano Grande fino al Pantano Piccolo e dall'altro la costiera rocciosa del mare. che ci accompagna per tutto questo tratto, regalandoci un vasto e ricco panorama dove potremmo avere la fortuna di guardare uccelli o altri animali nel loro habitat.

Arriviamo alla Spiaggia di Calamosche , caratteristica per essere una conca sabbiosa chiusa dalla costa rocciosa. Mescolandosi, la costa e sabbia, il litorale si arricchisce di specie marine che possiamo ammirare immergendoci. Un luogo perfetto per lo snorkeling.


Continuiamo la nostra passeggiata per la volta di Marianelli risalendo la sponda rocciosa opposta a quella da cui siamo scesi per raggiungere la Spiaggia di Calamosche.

La Spiaggia di Marianelli e poco dopo quella di Eloro sono separate dalla foce del fiume Tellaro. La zona nudista di Marianelli sarà segnalata. Ancora una volta la presenza d'acqua dolce vicina, aumenta il pregio ambientale del luogo.

Infine dalla Spiaggia di Eloro sarà possibile mirare da lontano parti delle mura e delle achitetture dell'antica città greca, per adesso chiusa ai visitatori.

I nostri itinerari

SENTIERO 3
Dalla Spiaggia di Vendicari alla Cittadella


Clicca qui per la Mappa Dettagliata



☞ Mappa generale

Dall'ingresso principale ☞ (clicca qui per indicazioni) prendiamo il sentiero a destra per raggiungere la Cittadella.

Dopo pochi metri abbiamo subito l'occasione di andare alla Spiaggia di Vendicari per ammirare la splendida costa, il mare cristallino e i ruderi della tonnara dall'altro lato.

Finito di goderci questo mare ci dirigiamo a sud incontrando dopo poco il Pantano Roveto. Alcune deviazioni lungo il cammino ci porteranno ad avvicinarci ad alcuni punti panoramici per poter avere la possibilità di ammirare la vita dentro questo affascinante ecosistema, un luogo perfetto per il birdwatching.

continuando il nostro percorso abbiamo da un lato quindi la scogliera del mare e dall'altro il Pantano ricco di vegetazione tipica del luogo. Lungo il tratto costiero mireremo quindi a un pezzo di terra in mezzo al mare: l'Isola di Vendicari, molto vicina alla costa, anch'essa parte dell'Oasi.

Proseguendo superiamo una piccola foce del Pantano che si riversa sul mare e ci addentriamo verso la nostra destra per raggiungere la Trigona, con alle spalle il Pantano.

Ammiriamo la struttura bizantina che assieme alle altre hanno determinato un importante documentazione del periodo medievale in queste zone.


Proseguiamo sul nostro sentiero per ritrovarci sulla zona della Necropoli. Scendendo e continuando verso il mare ci ritroveremo infine al bivio, da un lato possiamo visitare la Cittadella: rappresenta la zona dell'insediamento bizantino di cui resta solo un recente ex Palmento usato per la produzione di vino, adesso è dopo il restauro ospita rassegne naturalistiche e culturali sul territorio.


Ci dirigiamo quindi verso la Spiaggia della Cittadella dove poterci godere il mare avendo la sensibilità di rispettare il luogo e le eventuali zone interdette alla nidificazione delle tartarughe.

Le spiagge di Vendicari



☞ MAPPA INTERATTIVA

Spiaggia la Pizzuta
La prima delle 4 splendide spiagge naturali della riserva di Vendicari , questa spiaggia era luogo di feste e giochi di virilità degli antichi coloni greci. Il mare è blu, limpido e cristallino, non ci sono strutture attrezzate. Le spiagge sono collegate da sentieri. Questo posto delizioso è l'ideale per gli amanti della natura, in cerca di pace e tranquillità vicino al mare.

Spiaggia di Eloro
A sud del parco archeologico Eloro la seconda delle 4 splendide spiagge naturali con soffice sabbia dorata bordata da dune e vegetazione mediterranea che si trovano a nord di Vendicari. Eloro prende il nome dalla'antica colona i cui resti giacciono sul promontorio.Poco distante il fiume Tellaro. Attraversando il fiume, oltre il promontorio si arriva alla spiaggia di Marianelli. Non ci sono strutture , soltanto natura.

Spiaggia di Marianelli
La terza delle 4 splendide spiagge naturali all'insegna della libertà è Marianelli splendido anfratto meta di naturisti amanti del nudismo. La sabbia è sempre color oro ed il mare ha una limpidezza impeccabile. Arrivando in macchina il posteggio dista circa 1.3 km dalla spiaggia. La spiaggia di Marianelli più facilmente raggiungibile è accessibile a chiunque, mentre più a nord si raggiunge la zona dedicata al nudismo.
Attenzione: in ragione di quanto appena descritto questa particolare meta si presta a un target ristretto di utenza e molto meno alle famiglie.
Continuando verso sud sui sentieri sopra le dune si raggiunge la splendida Calamosche a circa 1,5 km.

Spiaggia Calamosche
La quarta delle 4 splendide spiagge naturali è la famosa Calamosche , anfratto di estrema bellezza meta di molti dei turisti che visitano questa parte di Sicilia, capolavoro di madre natura.Arrivando in macchina la spiaggia si raggiunge in 1,2 km di camminata dal parcheggio.

Spiaggia di Vendicari
Vendicari con la sua fauna, le sue spiagge sabbiose, i suoi siti archeologici è l'ideale per chi è in cerca di pace e tranquillità vicino al mare.

! Evitate accuratamente le zone interdette, sono appositamente segnalate per proteggere il fragile ecosistema e le zone di nidificazione.
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Piazza Università




   

Why visit: Piazza Università (University Square) is the heart of Catania's movida, especially in the summer when animated with cultural shows and nearby clubs fill the square with outdoor tables.

Don’t miss: you are in the heart of Catania, a few steps from the Duomo, in the city centre bursting with local restaurants and bars.



  





Visit 24/24 - 7/7

Bus 2-5, 429, 448, 534, 632, 927, BRT1

The Square




Designed by the engineer Giuseppe Lanza, Duke of Camastra, its existence dates to at least 1696.

The square is entirely paved with lava stone and if you walk to its centre, you’ll notice the city’s coat of arms appears in relief. The University Square is named after the Siculorum Gymnasium Palace better known as the University Palace.

Four bronze lamps placed at the corners of the square characterize this beautiful baroque space in the historic centre of Catania.

The four legends represented by the decorative bronze lamps are emblematic of the history of Catania’s identity: they represent four characters from popular Catanese stories: the young Gammazita, the Pii brothers (Anfinomo and Anapia), Uzeta the legendary Catanese paladin and Colapesce a sailor gifted with subaquatic skills.

Gammazita and The Pious Brothers






Gammazita was a young girl, beautiful, virtuous, and betrothed.

A French soldier, known as Droetto, fell madly in love with her, losing his head, never taking his eyes off her.

One day, out of necessity, she went to the well near the Ursino Castle in Catania and was chased by the French soldier.

Refusing to give in to the soldier’s passionate requests, Gammazita threw herself into the well deciding to end her life rather than dishonour her commitment.

That event led to a manhunt for Droetto.

In fact, the inhabitants of Catania made several passers-by pronounce the word "ciciri" (chickpeas in dialect), a shibboleth meaning a difficult word to pronounce for speakers of another language or dialect, attempting to identify the soldier.

It is said that the popular indignation created by this misdeed led to the historical revolt of the Vespers.

The pious brothers Anapia and Anfinomo, were peasants who lived near Mount Etna. One day, just as they were preparing to plough the fields they were surprised by a strong eruption.

They could have immediately fled but to save their parents, they decided to carry them on their shoulders. This decision drastically slowed them down and the lava soon reached them.

Legend has it that just as the lava was about to engulf the brothers it miraculously divided in two and then re-joined, leaving everyone unscathed.

The episode was well known in antiquity as an example of pietas.

Uzeta e Colapesce






A young man of humble origins, Uzeta won the heart and goodwill of the Swabian King Frederick II thanks to his courage and valour.

The legend narrates that Uzeta’s tenacious spirit enabled him to defeat the Ursini giants, who at that time inhabited the current Ursino Castle (named after the giants), chasing them away from the mighty construction. Such an enterprise also earned him the hand of King Frederick’s daughter.



The Colapesce legend is probably the most well-known legend of Sicily. Exported beyond the strait, it has developed many variants.

A young skilled swimmer, enamoured of the sea and its abysses, just like a fish was able to live for months on end under water.

Intrigued by this young man’s stories, King Frederick II of Swabia threw his ring into the sea and Colapesce quickly recovered it.

But this time he did not bring good news to the king: during his dive he discovered that one of the columns supporting Sicily was cracked.

The alarmed king asked him to verify more closely. Given the depth and strain involved, Colapesce asked for a handful of lentils to carry to the bottom: if the lentils returned to the surface this would signal his death.

Colapesce dove in but after some time had passed, the lentils resurfaced.

According to the legend, Colapesce did not die but, seeing the cracked column was giving way, replaced it and is still there supporting Messina and all of Sicily.

In fact, when there is an earthquake, it is said that Colapesce, changes shoulders when he tires of supporting the column, causing the earth to tremor.

The University Palace




The palace was built based on a project created by several architects including Francesco and Antonino Battaglia and Giovanni Battista Vaccarini. Like all the palaces of Catania, it was rebuilt after the disastrous earthquake of 1693 and restored in 1818 by the architect Antonino Battaglia.

The building occupies an entire block, with an inner courtyard shaped like a cloister, its doors originally opening onto all four sides of the palace. The palace has a splendid, frescoed Aula magna with a hanging tapestry bearing the coat of arms of the Aragonese dynasty.

The University Library possesses precious codes, incunabula (books/documents printed prior to 1501), manuscripts, and autographed letters in addition to 200,000 volumes.

The University of Catania was founded by Alfonso the Magnanimous on October 19, 1434.

The University of Catania, also known as Siciliae Studium Generale, Siculorum Gymnasium, Studij Publici or Almo Studio is the oldest university in Sicily and has one of the largest student bodies in Italy.

San Giuliano Palace




Designed by the architect Giovan Battista Vaccarini, it was built in 1738 for the Paternò family, marquises of San Giuliano.

At the entrance, inscriptions recall illustrious guests who have sojourned there, such as the King of Italy, Vittorio Emanuele III and Queen Elena.

The palace has been remodelled several times, but the external facades remain almost intact.

Of particular interest is the central part with its majestic main door and podium of honour, likely designed by Vaccarini in 1747.

Built with various polychrome marble, the main door is flanked by two marble columns, recovered from a Roman building, perhaps the theatre.

At the apex of the arch there is a double coat of arms., To the left that of the Paternò Castello family, commissioners/patrons of the palace, to the right that of the Asmundo another important patrician family of Catania. This younger branch of the Paternò family gave rise to the marquisate of San Giuliano in 1702.

Of relevance: In 1784 the 27-year-old Orazio Paternò Castello, eldest son of the third Marquis of San Giuliano, probably out of jealously, killed his young wife Rosana Petroso Grimaldi.

To escape viceroy Domenico Caracciolo’s justice, he fled, leaving no tracks, and was never heard of again.

Gioeni Palace




The palace was built in 1743, most likely based on a project conceived by the architect Gian Battista Vaccarini, in Sicilian Baroque style.

It was commissioned by the Duke Gioeni of Anjou as a family residence.

The main entrance opens onto the University square and is surrounded by a rich portal in white stone.

The palace was renovated around the 1960’s and transformed into a large warehouse.

The German writer Johann Wolfgang von Goethe sojourned in the palace during his stay in Catania while he was on his Italian journey.

The construction began in 1743 and was perhaps based on a design by Vaccarini.

Policastro states that "the prospect on Via Fragalà was freed of superimposed structures, revealing a much older facade, rich in decorations, perhaps built prior to 1693, ".

The facade bears an inscribed bronze monument reminding us that Giuseppe Gioeni, Duke of Anjou was born and died in the palace (1747-1822)
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Fish Market




   

Why visit: one of the most characteristic and traditional places of both Catania and Sicily, absolutely worth seeing, behind the Duomo.

Not only fish: a market where you can also buy fruit, vegetables, local dairy specialties, and cold cuts.

Don’t miss: a break at the kiosk, or a stop at a rotisserie to eat a "coppo" of fried fish or lunch in one of the historic trattorias around the market where you’ll find the best fresh fish!



  





Visit from Monday to Saturday from 7am to 2pm

Bus 2-5, 429, 538, 632, 744, D

Piazza Alonzo di Benedetto and the Charles V Gate





Behind the Amenano fountain, the air resonating with the sound of roaring water and the cries of vendors, you’ll find the Pescheria, one of the largest outdoor food market in the Mediterranean.

The stalls fill the lowered Alonzo di Benedetto square and the market, active since the early 19th cent. occupies the tunnel under the Seminary of the Clerics Palace and the Charles V 16th cent. city walls. Right in front of the Marina Arches, this area was once immersed by the waters of the underlying fishing port. Today, the filled in land has been transformed into a public green space.

It was in fact a historic port area bathed by the sea which still retains some of its functions today.

The fishermen’s smiling faces, their hands dripping with water as they freshen the fish, the pyramids of green and black olives, the clusters of grapes, endless expanses of tomatoes, zucchini, eggplant, counters overflowing with cheese, meat, and cold cuts of all kinds, leave an indelible impression on the memory of tourists passing through Catania.

The original city walls had seven gates; this is the only one still standing.

The Viceroy Vega initiated the construction of the walls in 1541, as recalled by the commemorative plaque of 1553, to improve the defensive capacity of the city against pirates who frequently attacked the coasts of Catania.

Named after the Spanish sovereign, the gate is inserted in the folkloristic Pescheria (fish market). Its Renaissance style façade is rather unusual for Catania.

The fountain of the seven canals




The Charles V Gate is also called the "Gate of the Canals" as in the past, the Marina’s thirty-six canals, were located right in front, where the Amenano river flowed into the sea.

The lava flow of 1669 covered the canals, and the Charles V Gate was temporarily walled up to divert the lava’s path preventing it from invading the city.

The lava flow of 1669 not only destroyed many towns around Mount Etna, damaging much of Catania, it irreversibly diverted the course of the Amenano river, whose riverbed now runs underground, broken up into several small streams which are visible in a few places, including in the basement of a restaurant!

Behind the Amenano fountain, the Alonzo di Benedetto square is known for its fish market but also for its ancient Sette Canali fountain. The name recalls above-mentioned Gate.

The classical styled fountain is probably much older than the 1693 earthquake.

Above the fountain, a large, barely legible Latin text inscribed in marble most likely indicates the date and Patron’s name.
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The Valdese Church




 

Why visit: it is a Catanese symbol of the evangelical faith introduced into Sicily in the second half of the 19th century.

Don’t miss: lthe nearby Piazza Federico II di Svevia with its imposing Ursino Castle.



  





Visit on Sundays at 10:30 am

Bus2-5, 431N, 439, 534, 632, 902

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The Church




The Waldensian Evangelical Church is in Via Naumachia. The street’s name reminds us of the city’s Roman past.

This was most likely an ancient theatre called "Naumachia" whose arena would be flooded to host naval battles with gladiators fighting on flat-bottomed boats.

None of the monument has been found as the lava flow of 1669 covered the entire area. The church dates 1890.

Above the robust portal of the temple entrance, you’ll find a lunette bearing the name "Chiesa Evangelica Valdese".

The interior is illuminated to the east by three large ogival windows.

It is built in Romanesque style and the walls are decorated with false pillars, fringes, and stucco roses.

Two large, inscribed stones flank each side of the pulpit, one bearing the 10 commandments, the other the Apostolic Creed. The stuccoed coffered ceiling is very elegant. On the entablature, four biblical passages cite the gospels.

Below the entablature, a roundel bears the Evangelical Waldensian Church’s coat of arms: a lighted candlestick placed on the Bible with the motto "Lux Lucet in Tenebris" referring to the Gospel of John, where Jesus is referred to as the "light that shines in the darkness", while seven stars crowning the flame represent the seven persecuted churches of the Apocalypse.

A stone plaque enclosed in the chancel commemorates the inaugural ceremony, there is also a scroll enclosed in the apsidal wall.

Many pastors from around the world have admired its artistic value, its dignified concept, and wonderful acoustics. The Temple can hold up to 150 - 200 persons.

The rooms below the temple are used as a library and a small theatre. A lay association manages the library and organizes a surprising number of cultural events.

The Waldensian faith




The heretic ideas of Pietro Valdo (1140-1206) gave birth to the Waldensian Church in Italy. The French nobleman and merchant from Lyon, a forerunner of Francis of Assisi, chose to live the Christian experience following the example set by the Apostles. After stripping himself of his possessions to donate them to the poor, he lived on alms.

Although loyal to the Pope, Pietro Valdo founded a movement called the "Poor of Lyon", but was accused of heresy, excommunicated and expelled from the city at the end of 1184.

With the emergence of the Protestant Reformation in Europe, the Waldensian Church felt it had a lot in common with this new interpretation of the Gospel.

After the unification of Italy in 1861, the Waldensians expanded their presence throughout the nation, eventually arriving in Sicily and Catania in the wake of Garibaldi’s expedition.
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The Agatine Churches and the cult of Saint Agatha




The medieval cult of Saint Agatha of Catania is intricately connected to the ceremonious feast and the incredible apparatus of lights, fittings and fires, which begins with the Aurora mass at dawn on the anniversary of her martyrdom (February 5, 251) and proceeds with the allegorical cannelore (gigantic candles), the procession of ferculum (palanquin containing the saint’s relics), invocations, and many other colourful events that involve – if one were to count the devotees, spectators and curious tourists - about a million persons a year.

The celebrations testify to a thousand-year-old cult dedicated to the Saint, linking numerous places in the city to the memory of her martyrdom.

The three churches, in order, Sant’Agata La Vetere, Sant’Agata al Carcere, Sant’Agata alla Fornace (Chiesa di San Biagio), historically represent the itinerary of Saint Agatha’s martyrdom: incarceration, torture and death.

These places are not just important for the memory of the Saint, they also house religious antiquities and works of art of great value.

Sant'Agata La Vetere




   

Why visit:it was Catania’s first Cathedral and one can still see visible traces of its foundations; the presumed sarcophagus of the Saint used as an altar.

Don’t miss: the underground rooms you can access from inside this Church, historical place of refuge from persecution and subsequent crypt.



  





Visit
Monday and Wednesday 15:30 - 18:30
Tuesday, Thursday, Friday 9:30 - 12:00
Closed Saturday and Sunday

Bus 523, 534, 538, 632, 726, 744, 927, D

☞ Timetable update here  

The Church




The church dating the year 313 was Catania’s first Cathedral and served as such for 770 years. S. Everio, Catania’s first bishop built a crypt or aedicule to house the patron saint’s relics.

Around 776, S. Leone the thaumaturge and bishop of Catania, enlarged the ancient church. It was from this church that Georgio Maniace removed the sacred relics transporting them around 1040 to Santa Sofia in Constantinople.

For centuries, the relics were housed in this church, and believers, pilgrims, and illustrious persons such as Belisarius and Richard the Lion Heart all paid homage to the venerated sepulchre of the saint. This tomb is still visible today inside the church.

Between the fourteenth and seventeenth century the church passed from one monastic order to the other: the Benedictine, the Capuchin, and with the construction of the adjoining convent it was given to the Order of Friars Minor.

The simple facade in Norman style, has a door bearing an undecipherable coat of arms on the pediment (it was at one point damaged by lightning).

The vestibule houses six candles, called "candelore", which are carried throughout the city during the procession celebrating St. Agatha’s feast.

The mausoleum and crypt




On January 11, 1693, the terrible earthquake destroyed the foundations of the convent and church, which were later rebuilt in a different form.

The current church, whose single nave is almost 5 m long and about 14 m wide, stands on a square bearing the same name.

Of particular interest: the mausoleum and stone bas-reliefs with various inscriptions narrating in part the Catanese saint’s history and martyrdom.

It is said that somewhere on this location, the young Agatha suffered her first martyrdom: her breasts were removed with pincers.

The new 1722 structure preserves traces of the previous medieval building inside.

The area under the current presbytery which was never seriously damaged was reused as a crypt. Originally it served as a refuge for persecuted Christians and later as a burial place for the friars.

Sant’Agata al Carcere




   

Why visit: The church was built on the ruins of the Holy Prison bastion inserted in the 16th cent. Charles V walls. The bastion defended the northern gate of the city, also called the Porta del Re (King's Gate).

Don’t miss: the underground quarters of the prison accessed from inside the Church, the cell where the Saint was allegedly imprisoned.



  





Visit every day from 5pm to 7pm

Bus 523, 534, 538, 632, 726, 744, 927, D

☞ Timetable update here  

The Church




The church is a composite of elements from different centuries.

The present façade dates back to the 18th century as the original was destroyed by the 1693 earthquake.

Based on a design by the great architect Giovan Battista Vaccarini the Sicilian Baroque façade incorporates an older Romanesque style portal recovered from the Cathedral.

This unique portal, made of white marble with a round arch, supported by six columns decorated with three different motifs: checkerboard, herringbone and lozenges is one of a kind in Sicily.

Biblical figures and symbols, real and imaginary animals, intertwined with floral motifs animate the two small pillars that serve as doorposts.

The portal was built in 1194 at the request of Frederick II who is depicted above one of the six capitals.

The interiors and the prison




Inside you’ll see structures from two different historical periods: the front part, rebuilt after the earthquake is baroque in stye, while the transept dates back to the 11th century.

To the right of the altar, you’ll find two slabs of lava stone with footprints. Saint Agatha is said to have left them while imprisoned in 251 before her martyrdom.

Right next to the mysterious footprints, a narrow passage leads to a room dating to the Roman period and thought to be the Saint’s prison. This legend gave rise to the name of the church.

The church also houses a painting by Bernardino Niger (1588) "Sant'Agata condotta al marttirio", where the artist immortalizes the moment just before the young girl’s torture.

Church of San Biagio or Church of Sant'Agata alla Fornace




   

Why visit: the church was built on the site where Saint Agatha is said to have been martyred.

Don’t miss:the area containing the oven/stove used to martyr the saint.

Once outside the church you’ll see Piazza Stesicoro right in front of you, this square is also, occupied in part by the fascinating Roman amphitheatre, buried in the heart of the city.





  





Visit
Tuesday, Wednesday, Friday 9:00am - 12:00pm
Thursday, Saturday 16:30 - 18:30 (4.30pm - 6.30pm)
Sunday 9:00 - 13:00 (9.00am - 1.00pm)

Bus 523, 534, 538, 632, 726, 744, 927, D

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The Church




The Church of San Biagio, also known by the Catanese as Sant'Agata alla Fornace, stands on the west side of Piazza Stesicoro.

Bishop Andrea Riggio commissioned its reconstruction after the earthquake of 1693. According to tradition, it stands on the exact site where Saint Agatha was martyred, she was placed into a furnace after being imprisoned and tortured.

The facade of the church, by the architect Antonino Battaglia, is in neoclassical style with twin columns supporting a triangular pediment.

The single nave interior, is linear and very sober, enriched by volutes, columns, statues, and eighteenth-century paintings.

The interiors and the oven




The chapel on the right side of the transept is dedicated to the Saint and above the altar with its magnificent polychrome marble frontal, a shrine protects ashes and coal (the remains of the furnace) hence the name given to the church.

A plaque testifies to the martyrdom: "Here she roasted among the burning coals".

The official story passed down over the centuries tells us that Saint Agatha did not actually burn to death, she was miraculously saved when the embers mysteriously went out by themselves.

According to one of many legends, the above-mentioned miracle was one of the reasons why the young martyr became the patron saint of the city and her cult is linked the belief that she protects Catania from the fire that often tries to destroy it.

In fact, Saint Agatha’s veil has on various occasions been physically used in an attempt to stop the lava flows.

Citazioni su Sant'Agata




È ccu razia e ccu cori, pi sant'Aituzza bedda, ca stà niscennu,
cittadini! semu tutti divoti, tutti?
cettu, cettu, (tutti in coro )
cittadini!
viva sant'Aita, (tutti in coro)
cittadini!
viva sant'Aita!(tutti in coro)


(Invocation of the devotees in Sicilian dialect)


Non valser spine e triboli,
non valsero catene;
né il minacciar d'un Preside
a trarla dal suo Bene,
a cui dall'età eterna
fu sacro il vergin fior.

Thorns and thistles were not worth,
chains were not worth;
nor the threat of a Headmaster
to draw her from her Good,
to whom from the eternal age
the virgin flower was sacred.


(Mario Rapisardi, Ode, for February the 5th 1859)


Tu che splendi in Paradiso,
coronata di vittoria,
Oh Sant'Agata la gloria,
per noi prega, prega di lassù

You who shine in Paradise,
crowned with victory,
Oh Sant'Agata the glory,
pray for us, pray up there


("Canto" to Sant'Agata)
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Palazzo Vescovile Schininà




   

Perchè visitarlo: Edificato alla fine del XVIII secolo, è sede del Vescovado e della Curia. Si presenta con un magnifico prospetto di sette balconi scolpiti con motivi vegetali. Di particolare interesse lo scalone all'interno, che dal cortile conduce al piano nobile. il giardino circostante fu creato nell'800 dal barone Schininà che era anche un esperto botanico.

Da non perdere: Il prospetto e il cortile interno; inoltre è proprio lì in zona la Cattedrale di San Giovani Battista.



  





Palazzo Vescovile Schininà

Visita
tutti i giorni tranne la domenica dalle ore 8:30 alle 13:00.

Bus 35, 16 (clicca per l'itinerario)

☞ Ulteriori informazioni qui  


Palazzo Vescovile Schininà



Il palazzo fu edificato alla fine del XVIII su commissione di don Mario Schininà Cosentini dei marchesi di Sant'Elia, il cui stemma è posto sul portone d'ingresso.

Ereditato dai figli Giuseppe e Giambattista, nel XIX secolo fu diviso in due parti: nell'ala sud, tutt'ora di proprietà della famiglia Schininà, nel 1841 nacque la Beata Maria Schininà del S.Cuore; l'ala nord, invece, con il grande giardino, nel 1949 fu ceduto dalla marchesa Carlotta Schininà al parroco della chiesa di San Giovanni Battista diventando sede del Seminario; oggi ospita anche il Vescovato e gli uffici della Curia Diocesana.

Sul prospetto si aprono sette grandi balconi, quello centrale, posto sopra il portone d'ingresso ha l'apertura delineata da un'elegante cornice in pietra calcarea scolpita, con ornati di gusto rococò.

Dal cortile del palazzo vescovile parte un sontuoso scalone, delimitato da eleganti balaustre in pietra che, dividendosi in due rampe, conduce al piano nobile del palazzo. In questi spazi in cui il Barone Schininà costituì il suo giardino botanico nel XIX secolo, oggi restano ancora alcuni esemplari come le due grandi araucarie che si elevano per circa 50 metri ai lati dell'ingresso.

Fonte: "I Monumenti del Tardo Barocco di Ragusa" di Giuseppe Antoci, Francesco e Stefano Blancato, Ragusa 2003, Editrice Nonsolografica.


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Palazzo Zacco




   

Perchè visitarlo: un magnifico esempio di dimora padronale della fine del '700, con due prospetti e sei balconi. Acquistato dall'amministrazione comunale, ospita il museo e rassegne artistiche temporanee. Riconosciuto Patrimonio dell'Umanità da parte dell'Unesco

Da non perdere: il museo delle arti e delle tradizioni contadine e le opere dell'artista ragusano Carmelo Cappello all'interno del Palazzo.



  





Visita martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato:
dalle ore 8.30 alle ore 14.00 - dalle ore 15.00 alle ore 18.00
Chiusura: Lunedì - Domenica e Festivi

Ingresso gratuito

Bus 35, 16, 11 (clicca per l'itinerario)

☞ Ulteriori informazioni qui  

Gli Esterni e i Balconi




Nacque come casina di campagna dei baroni di Melfi di Sant’Elia in quello che una volta si chiamava “u cianu do carminu”, distaccata ed isolata, a dominare la vallata che abbracciava tutta Ibla.

Sicuramente insieme a questa sontuosa residenza doveva far parte del complesso anche la Chiesa di San Vito ed è da questa zona che comincia la pianta a scacchiera della Nuova Ragusa.

Palazzo Zacco è posto sapientemente ad angolo per sfruttare al massimo la possibilità di esposizione. Si caratterizza per avere una pianta quadrangolare e grandi aperture ovali dai bassi che ricevono luce. La facciata culmina con il grande stemma nobiliare della famiglia Melfi, fra i più grandi della città, e da un portale di ingresso fiancheggiato da alte colonne su plinti che sostengono il balcone centrale a linea spezzata, protetto da una decorata inferriata panciuta con motivi floreali.

Sono molto interessanti anche gli altri balconi sostenuti da mensoloni costituiti da personaggi grotteschi e mascheroni, ognuno dei quali rappresenta un tema particolare della vita. Proprio di fronte alla chiesa di San Vito si fa beffa dei passanti, da alcuni secoli, il mascherone ghignante e linguacciuto posto sotto uno dei balconi assieme ad altri personaggi rappresentati in atteggiamenti quasi vivi.

Molto bello il balcone della sirena che dà su Corso Vittorio Veneto, chiamato così perché il mensolone centrale rappresenta la favolosa creatura mitologica circondata da musici e altre decorazioni. Sorprendente il fatto che dopo il recente restauro questo balcone e quello a fianco hanno mostrato che i mensoloni sono stati realizzati in pietra pece.

Non meno interessanti sono gli altri balconi che rappresentano sempre musici, suonatori di flauto, tromba e maracas, e personaggi ispirati alla vita quotidiana.

All’interno le stanze hanno pavimenti in pietra pece, volte a botte e a vela, stucchi e decorazioni purtroppo in parte deteriorate.

Il Museo e la Collezione Civica




Palazzo Zacco conserva al suo interno i tesori della storia e della cultura contadina. Vi sono gli attrezzi e gli utensili che raccontano come si svolgeva la vita nelle masserie ragusane nei vari mesi dell’anno.

Le fondamentali attrezzature e tecniche delle antiche tradizioni contadine, utilizzati per tutti i mestieri di un tempo, davano sostentamento all’intero paese: l’aratura e la semina, la preparazione del pane, della ricotta e dei formaggi, per cui ancora oggi Ragusa eccelle.

Ma anche l'artigianato più fine e accurato non manca nell'esposizione della lenta vita di una volta: i lavori affidati alle sapienti mani delle donne che confezionavano preziosi merletti per arredare le case di campagna.

L'allestimento, curato nei dettagli, ci riporta indietro di secoli, riproducendo fedelmente gli ambienti quotidiani e gli spazi di lavoro con gli strumenti originali dell'epoca.

La “Raccolta Civica Carmelo Cappello”, espone permanentemente in mostra le opere visionarie ed eccentriche dell'importante scultore ragusano ma anche esposizioni temporanee di importanti artisti contemporanei.
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Palazzo Bertini




   

Perchè visitarlo: riconosciuto "Patrimonio dell'Umanità" da parte dell'Unesco, riporta come altri Palazzi qui attorno un esempio dei mascheroni allegorici posti sui mensoloni dei balconi che sogghignano ai passanti.

Da non perdere: il passeggio sulla bella strada di Corso Italia, con i suoi palazzi e le botteghe.



  





Visita (solo esterno) 24/24 - 7/7

Bus 35, 16, 11, 31 SX (clicca per l'itinerario)

☞ Ulteriori informazioni qui  

Gli Esterni e i Balconi




Ubicato lungo il Corso Italia, è un altro palazzo celebre per via dei suoi tre mascheroni che ornano uno dei balconi e che rappresenterebbero le tre classi sociali: il nobile, il mendicante e il commerciante. Un tempo i mascheroni erano posti all'ingresso, al piano terra, diventato oggi ammezzato dopo l'abbassamento della sede stradale.

Edificato alla fine del Settecento per iniziativa di don Salvatore Floridia, si trova lungo la cosiddetta via "Maestra" o "Cassero", oggi Corso Italia, uno degli assi dell'impianto urbanistico ortogonale del nuovo abitato di Ragusa.

Gli antichi ingressi del pianterreno nelle loro chiavi d’arco recano scolpiti, quindi, questi tre mascheroni caratteristici tutti e tre riconoscibili dai loro tratti caricaturali accentuati.

Il portone d'ingresso laterale ha due paraste allungate e culminanti con volute che sostengono il grande balcone centrale. I balconi hanno le tipiche inferriate decorate e panciute. Dal portone si accede a un atrio da cui parte lo scalone in pietra pece che porta agli ambienti interni decorati in pitture e stucchi.

Fonte: "I Monumenti del Tardo Barocco di Ragusa" di Giuseppe Antoci, Francesco e Stefano Blancato, Ragusa 2003, Editrice Nonsolografica.


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Palazzo della Cancelleria




   

Perchè visitarlo: riconosciuto "Patrimonio dell'Umanità da parte dell'Unesco" presenta interessanti mensoloni, la decorazione del portale e il suo affascinante inserimento nell'agglomerato urbano circostante.

Da non perdere: smarrirsi nei vicoli attorno, attraverso le suggestioni del paesaggio e dei colori caldi della pietra calcarea di Ibla.



  





Visita (solo esterno) 24/24 - 7/7

Bus 35, 16, 11, 31 SX (clicca per l'itinerario)

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Gli Esterni e i Mensoloni




Palazzo Nicastro o della Cancelleria salta subito all’occhio per la decorazione del portale e per la ricca ornamentazione dei mensoloni che reggono balconi fortemente aggettanti.

Fino al secolo scorso fu sede della vecchia Cancelleria di Ibla prima della divisione di Ragusa in due comuni. È un magnifico esempio barocco di raffinata fattura, a completare la pittoresca piazzetta antistante, rendendola altamente suggestiva.

Il portale riempie la piccola facciata delimitata da semplici paraste su alti plinti, ma terminanti con fastosi capitelli compositi e con un semplice frontone triangolare sul quale si legge la data del 1760, anno in cui il palazzo fu completato.

Sulla facciata troviamo una decorazione ricchissima: una soluzione architettonica degna di un architetto innovativo come dimostra l’inserimento del palazzo perfettamente in armonia con le costruzioni circostanti, anche mediante il ponte ad arco che supera Vico Evangelista, che lo lega alle case vicine.

I cinque mensoloni scolpiti a tre volute e ricamati ai lati con quadretti a rombi possono essere considerati un piccolo capolavoro. Anche le cornici dei balconi con archi spezzati, festoni, teste d’angeli fra foglie d’acanto, conchiglie e decorazioni a rosette, nelle rigonfiature delle cornici, sono opere del più splendido barocco.
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Palazzo Cosentini




   

Perchè visitarlo: anch'esso riconosciuto "Patrimonio dell'Umanità" da parte dell'Unesco, si tratta di uno dei migliori esempi palaziali dell'epoca, in cui gli scultori e gli architetti hanno evoluto l'arte del mascherone barocco nei mensoloni a un livello eccelso.

Da non perdere: notare la statua di San Francesco di Paola sullo spigolo del Palazzo, posto lì a protezione dei viandanti e dei viaggiatori.



  





Visita (solo esterno) 24/24 - 7/7
Visita all'interno solo in occasione di eventi/mostre.

Bus 35, 16, 11, 31 SX (clicca per l'itinerario)

☞ Ulteriori informazioni qui  


Gli Esterni




Uno dei palazzi barocchi più eleganti del '700 siciliano, il Palazzo Cosentini è posto ad angolo tra le scale di salita Commendatore e Corso Mazzini. L'angolo del palazzo è arricchito dalla statua di San Francesco di Paola che naviga sulle acque, una vera e propria edicola votiva sui generis, ben visibile anche da Piazza della Repubblica.

Sui lati principali emergono eleganti balconi dalle inferriate panciute, sorretti da ornatissimi mensoloni con una serie di personaggi: un repertorio di animali, mostri, facce orribili e fantastiche a volte anche sublimi, tipiche del barocco. Tutte queste decorazioni conferiscono un senso di magnifica opulenza e fanno di questo Palazzo uno degli esempi più interessanti, eclettici e di rilievo artistico della città.

È anche uno degli edifici barocchi più antichi di Ibla, la sua posizione angolare è esaltata dai cantonali culminanti con capitelli compositi con le conchiglie al posto delle foglie di acanto e con festoni.

All'ingresso un atrio conduce alle piccole stanze affrescate e a una scalinata che porta al piano nobile, dove tra alte volte affrescate e pavimenti sapientemente decorati in pietra pece, si dominano i tetti circostanti. L'interno del palazzo è spoglio, appartenente al Comune di Ragusa viene spesso utilizzato per mostre e conferenze.

Il Mensoloni: simbologia




Il portale è sovrastato da un elegante balcone e sorretto da maschere di esseri ghignanti e burloni, caricaturati al massimo, tanto da creare un enorme contrasto con le leggiadre figure femminili, quasi ad alleggerire la bruttezza di quelle caricature umane. Per risultare ancora più grotteschi questi mascheroni sono stati scolpiti con animali immondi in bocca, allegoria della gente che sputa sentenze e maldicenze.

Andando su Corso Mazzini e cominciando dal primo balcone sulla sinistra, troviamo rappresentato un gruppo di girovaghi cantastorie. I mensoloni del balcone centrale rappresentano forse il benessere di cui godeva la famiglia, simboleggiato da figure femminili cariche di frutti e cornucopie, simboli di abbondanza e ricchezza.

L'ultima statua sulla destra è un curioso giovane con occhiali e giornale sotto braccio a indicare forse l'origine della ricchezza di questa famiglia: la cultura. Divenendo dei professionisti poterono accedere all'acquisizione dei loro ranghi nobiliari, e da lì l'omaggio alla cultura.

Il motivo realizzato nell’ultimo balcone, il terzo sulla destra, è forse più reale e umano: un nobile dalle fattezze normali, forse il ritratto di un personaggio della famiglia.

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Cosa e dove mangiare (bene) a Catania

Tra i 574 locali ne abbiamo selezionati una trentina, a nostro parere, tra i migliori per gusto, location, giusto prezzo o raffinatezza.


Contenuti



  • La colazione siciliana e la pasticceria
  • I Chioschi di Catania
  • Locali informali e street food
  • L'aperitivo panoramico con vista sul mare e sull'Etna
  • Le pizze migliori
  • Osterie e Trattorie
  • Ristoranti Gourmet
  • Ristoranti location incantevole
  • Carnivori
  • Gastronomia catanese
  • Prodotti d'eccellenza a km 0
  • Mangiare il pesce a Catania
  • Piatti tipici
  • Granite Gelati e dolci

    Sei in un isola di dolcezza.

    1 Colazione siciliana:

  • Granita di mandorla con brioche (3,50€)
  • Raviola o cornetto dolce con ricotta /crema/cioccolato/pistacchio(1-1,50€)
  • Cipollina con pomodoro prosciutto formaggio/cipolle(1-1,50€)


  • 2 Al ritorno dal mare o dopo cena:

  • Cassata siciliana
  • Il gelato e l'imperdibile brioche farcita al gelato
  • L' Iris alla crema o cioccolato
  • L' immancabile Cannolo


  • 3 Dove gustare le più buone




    • Bar Pasticceria Ficarra Luigi
      4,6
      Via Umberto, 69/71
    • Bar Pasticceria Savia
      4,4
      Via Etnea, 302/303/304
    • Comis Ice Cafe
      4,5
      Piazza Vincenzo Bellini, 8
    • Insigne Cafe
      4,2
      Via Etnea, 97
    • Bar Cafe Europa
      4,3
      Corso Italia, 302
    • Gran Cafè Solaire - Se vi trovate ad Acitrezza
      4,5
      Via Provinciale, 81

    I Chioschi di Catania

    Bevande artigianali e dissetanti specie nelle calde estati catanesi.

    Tipici dell'interland catanese i tradizionali Chioschi, punti di ritrovo notturni dove si è soliti concludere la serata con il classico seltz, limone e sale, bevanda particolarmente apprezzata, dissetante e naturale. Gli artigiani bibitari offrono molte altre bevande, tutte preparate a base di frutta fresca locale come: il mandarino al limone, l'amarena, l'orzata, la menta, lo sciampagnino e decine di varianti alla frutta una più gustosa dell'altra.



    Dove trovare i Chioschi migliori:

    • Chiosco Giammona -  il seltz al limone (e sale) e il mandarino, in doppia variante “rossa” o “verde”.(1,50€)
      Via Umberto I, 120
    • Chiosco Tropicana - Il frappè alla nutella e tamarindo con granita(1,50€)
      Piazza Trento

    Locali informali e street food

    Tutto il sapore della tradizione siciliana.

    1 Il pesce :

  • Pesce fritto (merluzzi,triglie, gamberi e calamari)
  • Insalata di polipo
  • Pesce marinato (Alici, sardine)
  • Panino di pesce (tonno spada sgombro)
  • I posti migliori dove gustarlo:


    • Scirocco -  Dalla pescheria alla vostra tavola, questa bottega garantisce pesce fresco di qualità tutti i giorni.
      4,5
      Piazza Alonzo di Benedetto, 7
    • Fishiaria Quality food -  Da gustare il fritto misto, le sarde a beccafico e l'hamburger di pesce spada.
      4,3
      Via Riccioli, 4/6
    • Fritto Siciliano - Cibo gustoso, panini e insalate da leccarsi i baffi. Ottimo rapporto qualità prezzo.
      4,1
      Via Pacini, 53


    2 Il Panino con la carne a base di Cavallo, lo street food preferito dai locali :

  • La fiorentina alla brace, le classiche polpette di cavallo, l'imperdibile cipollata con contorno di caponata e verdure grigliate.
  • I posti migliori dove gustarlo:

    • Re Carlo V - Panini eccellenti, carne e condimenti freschissimi.
      4,3
      Via Plebiscito, 728
    • Achille - Ottimi panini e fantastici i condimenti. Prezzi modici e operatori molto cortesi.
      4,2
      Via Plebiscito, 728
    • Braceria Bellini - Vasta scelta di carne, da non perdere gli involtini al pistacchio.
      4,7
      Piazza Vincenzo Bellini, 12


    3 Sua maestà l'arancino :

    4 La pizza a taglio e la tavola calda:



    I posti migliori dove degustare la tavola calda catanese e l'arancino :

    • Friggitoria Stella - Antica friggitoria catanese che mantiene le tradizioni della gastronomia tipica locale.
      4,5
      Via Monsignor Ventimiglia, 66
    • Panificio San Placido - Pizza e tavola calda, buone anche le fritture crispelle e zeppole, Fantastica la schiacciata con tuma, infornata all’antica.
      4,8
      Via Vittorio Emanuele II, 144-146

    L'Aperitivo panoramico con vista sul mare e l'Etna

    Magia pura

    I posti migliori dove gustare il tuo aperitivo o apericena:

    • Ostello degli Elefanti - In una location che domina la vista dell'Etna e della costa troverete aperitivi che esaltano i sapori siciliani, vini pregiati e birre artigianali.
      4,4
      Via Etnea, 28
    • Andrew's Faro - Specialità di pesce, pizza e happy hour in un locale dagli arredi informali e terrazza con vista sul mare.
      4,1
      Via San Giovanni Li cuti, 36-38

    Le pizzerie migliori

    Pizza mon amour.


    I posti migliori dove gustare la pizza:

    • Al Vicolo Pizza&Vino - Pizza gustosa e, soprattutto, XXXL, da provare assolutamente la speciale pizza con il bordo ripieno.
      4,3
      Via del Colosseo, 5/7
    • '' Le tre farine''  -  L'impasto ottimo, ben lievitato, digeribile, saporito e ben cotto. Da provare la burrata al pistacchio di Bronte.
      4,6
      Via Giuseppe Terranova, 21/23
    • Il Sale Art Cafe' -  Dalla pizza ottima a raffinati piatti mediterranei serviti tra le volte di botteghe restaurate con opere d'arte alle pareti.
      4,3
      Via Santa Filomena, 10

    Osterie e Trattorie

    Cucina casalinga e prezzi competitivi.

    La nostra selezione:

    • Il Borgo di Federico - Pietanze siciliane servite in un ristorante raffinato dai toni chiari, con soffitti a volta e sedie colorate.
      4,6
      Piazza Federico di Svevia, 100
    • Osteria da Antonio  - Piatti siciliani a base di pesce in un locale familiare con arredi rétro, mensole di vini e area esterna.
      4,5
      Via Castello Ursino, 59
    • Giglio Rosso - Specialità siciliane in un'osteria casalinga con ceramiche decorative, tovaglie dalle stampe vivaci e dehors.
      4,5
      Via Sant'Anna, 19

    Ristoranti Gourmet

    All'insegna del gusto.


    Dove trovarli:


    • Novantacinquecento - Pesce di prima qualità cucinato sapientemente e ambiente confortevolissimo. Situato non molto lontano dal Duomo di Catania.
      4,6
      Piazza S. Francesco d'Assisi, 8
    • Il Bell'Antonio - Piatti a base di pesce cucinati in un locale dagli arredi rustico-chic sui toni del bianco, con area esterna.
      4,5
      Piazzetta Sebastiano Addamo, 3-5
    • Due Pistacchi Restaurant  - Ottima Cucina tipica siciliana, gentilezza e cortesia ne fanno da contorno.
      4,5
      Via Salvatore Tomaselli, 9

    Ristoranti location incantevole

    In riva al mare o tra il barocco Catanese.

    Quali sono:


    • A Putia dell'Ostello -  La cucina e un sublime incontro tra tradizione e innovazione. Questo locale ha una particolarità è possibile mangiare in prossimità di un fiume sotterraneo (su prenotazione).
      4,2
      Piazza Currò, 1

    • Etnea Roof Bar & Restaurant - Vista panoramica mozzafiato dell'Etna e del barocco, ma soprattutto piatti ben cucinati e presentati, con fantasia e sobrietà.
      4,5
      Via Etnea, 218

    • Cutì - Posizione ideale per chi è amante del mare e vuole passare una serata dall'atmosfera suggestiva. Personale molto gentile. Ottima qualità del pesce.
      4,1
      Piazza del Tricolore

    • Cutulisci - Il locale si trova in un posto unico, un borgo in riva al mare.
      4,1
      Via S. Giovanni Li Cuti, 69

    • Marè  - Si gode la vista del golfo di Catania fino alla costa siracusana. Il servizio veloce e gentili.
      4,5
      Via Antonello da Messina, 46, Aci Castello

    • Il Moro di Trezza - Stupenda la veduta e gradevole la brezza marina mangiando in terrazza.
      4,2
      Via Lungomare dei CIclopi, 153, Acitrezza

    • Masseria Carminello  - Specialità siciliane nel salone dalla nota rustica di una struttura immersa nel verde, con giardino d'inverno.
      4,3
      Via Carminello, 21, Valverde

    Carnivori

    Piatti a base di carne


    Quali sono:

    • FUD Bottega Sicula- Qui troverete una vasta qualità di Hamburger di carne.
      4,5
      Via Santa Filomena, 35

    • Eusebio Restaurant- Carne di tutti i tipi e cibo all'avanguardia.
      4,4
      Via Fulci, 4
    • BIF - Grill House Hamburgheria- Locale accogliente, carne tenera e variegate scelte di carne.
      4,5
      Via Spadaccini, 4
    • Steak House- Bistecche di carne argentina e chianina in un ristorante rustico con bancone di mattoni e arredi in legno.
      4,4
      Via Porta di Ferro, 8
    GASTRONOMIA CATANESE

    La cucina catanese rappresenta il culmine della cultura culinaria popolare, frutto di semplicità e allo stesso tempo di creatività dei prodotti della terra. E' nel cuore della città che si trovano i prodotti locali, dove lo street food da il meglio di se, con le sue cartocciate, arancini, scacciate e crispelle che emanano odori tra le vie barocche, e poi alle spalle della fontana detta "acqua o' linzolu "(fontana dell'Amenano), si trova " a piscaria", mercato dal pesce sempre fresco circondato da un atmosfera folkoristica. Fu in questa città che secondo la leggenda, durante una festa a casa dell'attore comico Angelo Musco la moglie cucinò la pasta alla norma, e fu proprio Nino Martoglio famoso regista e poeta siciliano che complimentandosi con la signora esclamò "Signora chista è 'na vera Norma!" (Questa è la vera norma!), paragonandola all'opera di Vincenzo Bellini, coniando per la prima volta il nome di un primo che resterà nella storia.

    E' probabilmente l'influenzata dalla presenza del Vulcano Etna, dove il suo ecosistema rendono i suoi prodotti unici a al mondo con marchio di qualità
    Enogastronomia Siracusa
    DOC: Denominazione di Origine Controllata.

    DOP: Denominazione di Origine Protetta  
    IGP: Indicazione Geografica Protetta  
    PAT: Prodotto Agroalimentare Tradizionale Italiano

    -PRODOTTI D'ECCELLENZA A KM 0 -



    LE ARANCE ROSSE DI SICILIA (TAROCCO, MORO, SANGUINELLO) IGP

    IL PISTACCHIO VERDE DI BRONTE DOP

    L'OLIO MONTE ETNA DOP

    IL FICODINDIA DEL MONTE ETNA DOP

    VINO DI SICILIA IGP

    IL FICONDIDIA DI SAN CONO DOP



    L'UVA DI MAZZARRONE DOP



    L'OLIO DA TAVOLA "NOCELLARE ETNEA" ( Riconoscimento in corso DOP)



    IL VINO ETNA ROSSO E BIANCO DOC


    MANGIARE IL PESCE A CATANIA #1

    Da città marinara, Catania ha una lunga lista di piatti e pietanze a base di pesce, la cosa importante è spesso la freschezza del prodotto utilizzato, PER UN CATANESE IL PESCE E' BUONO QUANDO HA IL GUSTO DI ACQUA DI MARE, soprattutto il pesce alla griglia viene consumato con un filo di Olio extravergine e NIENT'ALTRO. Per ottenere una esperienza di gusto è quindi da preferire una pietanza con pesce locale anche meno "nobile" a pesce più "pregiato" importato e congelato .

    Nella lista dei NO abbiamo: ORATE , SPIGOLE , BRANZINI d' allevamento , GAMBERI, CALAMARI , PESCE SPADA, TONNO congelato.

    Nella lista dei SI abbiamo:


    I MITILI o COZZE: anche se di allevamento le pietanze preparate con le COZZE hanno un gusto intenso e prelibato. La regina è la pepata di cozze preparata con pepe e vino bianco. LE COZZE VANNO SEMPRE COTTE essendo filtri potrebbero contenere batteri nocivi. Le cozze già aperte prima della cotture e quelle rimaste chiuse dopo cottura sono COZZE MORTE e non vanno mangiate.

    MANGIARE IL PESCE A CATANIA#2

    IL PESCE FRESCO A CATANIA POTRETE TROVARLO CERTAMENTE ALLE SPALLE DEL DUOMO, Lì DOVE SORGE ALL'INIZIO DEL CINQUECENTO SOTTO IL PALAZZO DEL SEMINARIO DEI CHIERICI E LE MURA DI CARLO V I BANCHI DEI PESCIVENDOLI, CHE ATTIRANO I PASSANTI GRAZIE AL LORO INCESSANTE VOCIO CHE RICORDA I SUQ ARABI.



    TRA I LORO BANCHI TROVATE:

    I CROSTACEI LOCALI , tra cui GAMBERO, GAMBERONE ROSSO & VIOLA, SCAMPI, ASTICI, CANOCCHIE sono una vera delizia , il prezzo puo' essere elevato in base al periodo ma ne vale veramente la pena;



    I RICCI DI MARE: raccolti da pescatori locali , per i quali la loro vendita è divenuta forma di sostentamento, sono una vera prelibatezza ed hanno tuttavia un costo moderato. (un antipasto ai ricci 10-15€). A Maggio e Giugno è vietato pescare e consumare i ricci, pena multe salate. Si possono acquistare direttamente dai venditori ambulanti al costo di (10-15 euro a bicchiere) e consumarli a casa semplicemente sopra una bruschetta.

    Pescato Siracusa
    IL PESCE AZZURRO PIU' BUONO, dal dorso azzurro scuro e ventre argentato, è ricco di Omega 3, ha un sapore più intenso e selvaggio del pesce "bianco" e costa meno; escludendo lo spada ed il tonno che possono essere d'importazione, è sempre FRESCO.

    PESCE SPADA

    Pescato Siracusa

    TONNO

    Pescato Siracusa

    SPATOLA

    Pescato Siracusa

    LAMPUGA

    Pescato Siracusa

    Pescato Siracusa


    SGOMBRO, SAURO, AGUGLIA E ALTRO

    Il PESCE A CARNE BIANCA PIU' PREGIATO dal gusto delicato, poco grasso e molto digeribile: ottimo arrosto o al sale , lo scorfano è squisito in zuppa , le triglie ed i merluzzi piccoli fritti. E' più caro del pesce azzurro.
    CERNIA

    Pescato Siracusa

    DENTICE

    Pescato Siracusa

    SARAGO

    Pescato Siracusa

    RANA PESCATRICE

    Pescato Siracusa

    SCORFANO ROSSO

    Pescato Siracusa

    TRIGLIA

    Pescato Siracusa

    MERLUZZO, ROMBO, SOGLIOLA, NASELLO.
    LE 10 REGOLE PER RICONOSCERE IL PESCE FRESCO#1

    1)Al ristorante chiedete di vedere il pesce disponibile.

    2)Il pesce fresco e' sodo , teso , se freschissimo può essere addirittura curvo;

    3)La pelle deve essere soda, liscia, brillante non rugosa e non flaccida.

    4)Il ventre deve essere aderente e non pendente.

    5)L’occhio è bombato verso l'esterno(convesso), la cornea trasparente e la pupilla nera e brillante;

    6)Le branchie sono di colore rosso vivace e senza muco. L'odore delle branchie (e della cavità addominale) è di alghe marine;

    7)La fetta di tonno non deve essere flaccida (premendo NON deve rimanere l'impronta del dito), l'odore gradevole , di colore rosso intenso in caso di tonno rosso (il tonno rosso decongelato ha un colore rosso spento , il tonno pinna gialla anche se meno pregiato e meno rosso va bene ugualmente).

    TONNO ROSSO FRESCO
    Pescato Siracusa
    LE 10 REGOLE PER RICONOSCERE IL PESCE FRESCO#2

    8) La fetta di pesce spada non deve essere flaccida (Vale la prova dell'impronta), deve avere un colore tra bianco e rosa lucido e non opaco (+ rosa = + pregiato)

    PESCE SPADA FRESCO
    Pescato Siracusa

    9) I calamari importati sono perfetti, pelle compatta. stessa dimensione, no difetti. I calamari locali sono spellati, di diverse dimensioni e ovviamente più cari.

    10) Il gambero fresco ha la testa più scura del corpo. Il gambero importato e' tutto rosso a causa dei solfiti utilizzati per conservarli.

    IL PESCE CRUDO DEVE ESSERE ABBATTUTO PRIMA DI ESSERE CONSUMATO.

    PIATTI TIPICI #1 LA PASTA PIU' GUSTOSA!

    RISOTTO ALLA SICILIANA realizzato sapori della nostra terra partendo da pomodori soffritti , acciughe salate, capperi, olive sminuzzate e prezzemolo tritato.


    PASTA ALLA NORMA il famoso piatto che prende il nome dall'opera di Bellini preparata con pomodoro, basilico, melanzane e ricotta salata.


    PASTA CON IL NERO DI SEPPIA tipico piatto di mare.


    PASTA CON I MASCULINI E MUDDICA ATTURRATA: pescetti simili alle alici e tipici del mare catanese contornate da mollica abbrustolita.


    PASTA CON I BROCCOLI CATANESI: salsiccia, ricotta, aglio e pangrattato.


    I SECONDI PIATTI PIU' BUONI


    SARDE A BECCAFICO piatto povero della tradizione ma celebre, farcito con pangrattato, arricchito di formaggio, aceto prezzemmolo e aglio.


    PARMIGIANA DI MELANZANE un preparato multistrato scandito da melanzane, passata di pomodoro, prosciutto cotto e spolverata con il parmigiano.


    CARNE DI CAVALLO cotta alla brace e unta con il classico salmariglio una salsa ideale per condire carni e pesci, preparato con olio, succo di limoni, origano e aglio.


    CIPOLLATA: involtino di pancetta e cipollotto cotto alla brace.

    PIATTI TIPICI #2 SECONDI PIATTI

    LESSO ALLA CATANESE secondo piatto di recupero, realizzato con manzo, pancetta, sedano e salsa di pomodoro.


    BACCALA' FRITTO panato con farina e condito con il limone.


    STOCCO ALLA GHIOTTA con patate, cipolla soffritta, olive, capperi e uva passa (ricetta messinese ma ormai intrisa nella cultura catanese)


    CARNE GRASSATA spezzatino catanese con cipolla soffritta, patate e vino bianco.


    SCACCIATA CON CAVOLFIORE AFFOGATO una pizza a doppio strato con cavolfiore, cipolla e tuma.

    PIATTI TIPICI #3 DOLCI

    DOLCI Siracusa

    Tra le cose buone della Sicilia la sua pasticceria è sicuramente occupa le prime posizioni , grande varietà di scelta tra cannoli torte gelati , tutto buonissimo una classifica sarebbe soggettiva ci limitiamo ad elencare i dolci che sicuramente meritano di essere provati: CANNOLI DI RICOTTA O CIOCCOLATO,  BIGNE' RICOTTA CIOCCOLATO O CREMA,  PASTE DI MANDORLE,  TORTA CASSATA SICILIANA,  TORTA DI PISTACCHIO E CIOCCOLATO,  TORTA SAVOIA  CRISPELLE ALLA RICOTTA, IRIS ALLA CREMA O CIOCCOLATO, GRANITA DI PISTACCHIO , GELSI, MANDORLE , LIMONE, CAFFE', CIOCCOLATO.

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    Palazzo Sortino-Trono




       

    Perchè visitarlo: fa parte dei 18 monumenti riconosciuti "Patrimonio dell'Umanità" da parte dell'Unesco, si trova in un punto affascinante e molto panoramico, da dove si incrociano le strette salite per Ibla.

    Da non perdere: siete nel quartiere degli Archi, indugiate e perdetevi nelle sue viuzze.



      





    Visita solo in occasione di eventi/mostre.

    Bus Bus 35, 16, 11, 31 SX (clicca per l'itinerario)

    ☞ Ulteriori informazioni qui  

    La Facciata



    Sorge su una posizione panoramica, sul dosso roccioso sul quale sorge anche la Chiesa del Purgatorio, separata appena da una delle più strette salite di Ibla, quella dell’Orologio.

    La facciata è resa ancora più scenografica dall’ampio spazio antistante chiamato “Piano dei Signori. È questo il quartiere degli Archi, dove le stradine quasi assalgono il dosso per condurre alle case addossate le une alle altre, fra archi e viuzze strette e panorami pittoreschi e mozzafiato.

    Per raggiungere il palazzo bisogna risalire una stretta scala che si apre su via Mercato e quindi arrivare a un ampio spazio che dà respiro a l'imponente prospetto principale.

    La facciata è scandita soprattutto da cinque lesene su plinti culminanti con capitelli di ispirazione corinzia e ha volute unite da festoni di fiori, da mensoloni e alla sommità da una fascia marcapiano spezzata in corrispondenza delle paraste ai lati del portone.

    Sono fini i pilastri a bugnato culminanti con fiori di capitelli compositi e anche il balcone del piano nobile con le panciute inferriate decorate con fioroni e con ricche sculture.

    Seguono a sinistra tre semplici balconi con una scultura sommitale e al piano nobile altri tre balconi più ricchi con i mensoloni scolpiti a volute e foglie d'acanto.
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    Trasporti


    1. Arrivare a Catania in auto
    2. Arrivando in Bus / Treno
    3. Bus Turistici per visitare Catania
    4. Raggiungere le spiagge fuori Catania in treno/bus
    5. Le 9 regole per muoversi a CT
    6. Bus Extraurbani a Catania
    7. Servizio Noleggio e Transfer
    8. Trasporti da/per gli Aeroporti
    9. Viaggiare in Treno
    10. TAXI

    A CAUSA DEL DECRETO SULLE NORME COVID 19 ALCUNI BUS QUALI QUELLI TURISTICI POTREBBERO ESSERE SOPPRESSI IN BASE AL COLORE DELLE REGIONI.

    SI RACCOMANDA DI VERIFICARE SUL SITO O NEGLI INFO POINT L'ESISTENZA DELLE CORSE PREVISTE DI NORMA.

    ARRIVARE A CATANIA IN AUTO 🚗


    Per chi arriva in macchina a Catania si può accedere all'interno della zona ZTL - Bellini delimitata da zone percorribili in auto che comprendono: Via di A. Sangiuliano, Via M.Ventimiglia, Via Vittorio Emanuele II, Via Raddusa, Via S.M. del Rosario, Via della Loggetta e Via Mancini.

    Catania Auto ZTL


    In teoria è costituita dalle seguenti vie e piazze a cui non si può accedere e parcheggiare: Via Euplio Reina, Piazza Ogninella, Via Sant'Orsola, Via G. Perrotta, Piazza Scammacca, Via Pulvirenti, Via S.Maria del Rosario, Via Sant'Agata, Via Mazza, Via Leonardi, Via Valle, Via Birreria, Via Landolina, Vicolo della Sfera.
    Nella pratica la ZTL non è mai entrata in vigore e il centro storico soffre di un abuso di transito da parte delle macchine continuo, se volete evitare traffico eccessivo è consigliabile parcheggiare sulle vie principali onde evitare ingorghi.

    Nei pressi del centro storico e del resto della città sono presenti strisce gialle (residenti e NON vi si può parcheggiare), strisce bianche (gratuite) e strisce blu a pagamento.

    La sosta tariffata nel Comune di Catania è in vigore dalle ore 08.30 alle 13.30 e dalle ore 15.00 alle 20.00: la tariffa può essere applicata per frazioni orarie a partire da €0.40 , poi scatta € 0.85/h , per la sosta prolungata il costo è di €2.90 (mezza giornata).

    Nel centro storico è in vigore, tutti i giorni, il Movida Park (sosta notturna a tempo e a pagamento dalle 21:00 alle 02:00 sia nei giorni feriali che festivi) che prevede una tariffa unica di € 1,00.
    ☞ Acquista il ticket con l'app SOstare

    Sono presenti parcheggi scambiatori nei pressi del centro storico, in cui è possibile lasciare la macchina evitando di addentrarsi in mezzo al traffico e prendere un autobus che ti porta al centro, o eventualmente usufruire del servizio gratuito di noleggio bici (Servizio presente solo nel Parcheggio R1-Via Plebiscito)
    ☞ Info Parcheggi AMT.

    🚍 ARRIVANDO IN BUS/TRENO


    Dall'aeroporto Fontanarossa si arriva nel centro di Catania prendendo l'ALIBUS AMT al costo di €4.00.

    Per chi arriva in bus urbani/extraurbani o treno le fermate principali sono:
    -Piazza P. Borsellino (fermata bus AST, INTERBUS, ETNATRASPORTI, SAIS ), a 250 mt dal Duomo.
    -Via d'Amico (Terminal Interbus, Etnatrasporti,SAIS) nei pressi della Piazza Papa Giovanni XXIII (Terminal Ast, stazione dei treni) si può prendere la Metro FCE direzione Stesicoro e si scende all'ultima fermata che porta nel cuore della città.

    PER ANDARE AL MARE utilizzare: linea D lidi Playa e 534 Acicastello/Acitrezza, €1.00.
    Il terminal bus piu' centrale è Piazza Alcala. PERCORSI E ORARI
    Alla Stazione Centrale di Catania e Piazza Alcalà ci sono comunque sempre taxi disponibili.

    🚍 BUS AST URBANI-EXTRAURBANI

    I bus urbani AST collegano la città con i paesi Etnei, gli EXTRAURBANI portano in province secondarie.

    Ogni giorno parte un solo Bus per l'Etna alle 8:15, andata e ritorno €6.60.
    I biglietti si acquistano in Via Luigi Sturzo, 247.

    🚍 BUS AMT URBANI

    La linea Amt serve il territorio metropolitano di Catania, collegando il centro con le periferie limitrofe. Gli autobus spesso non sono puntali, ma è possibile controllare gli orari scaricando l'App Moovit ; selezionando la fermata preferita compariranno le linee che vi passano, le scritte in blu indicano che l'autobus è servito da geolocalizzazione, in nero invece no, quindi l'orario d'arrivo descritto potrebbe essere in dubbio.
    Esistono due linee veloci che passano ogni 7/10 minuti quali BRT Due Obelischi - Centro e Librino Express quest'ultima collega al parcheggio scambiatore in periferia.
    Il terminal principale degli autobus si trova a 200 mt dal Duomo in piazza P.Borsellino.

    L'azienda Amt offre un servizio Car sharing (AMIGO) e Bike sharing: per info e utilizzo consultare il sito alla voce SERVIZI.

    🚍 METROPOLITANA URBANA

    Il servizio è gestito dalla ferrovia circumetnea di Catania, conta poche fermate e parecchi cantieri aperti, la metro passa ogni 15 minuti e la fermata piu' centrale è STESICORO, per raggiungere il lungomare si consiglia di scendere alla fermata GALATEA o ITALIA.

    Il servizio è attivo dal lunedì alla domenica, escluse le festività, con i seguenti orari:
    -dal lunedì al sabato dalle ore 6.40 alle ore 22.00;
    -la domenica dalle ore 8.30 alle ore 22.00;
    Il biglietto per 90 min è €1, il giornaliero 2€, l'integrato FCE-AMT €1.20 (120 min).


    🚍 BUS ETNA TRASPORTI E INTERBUS EXTRAURBANI

    I bus per i paesi e località turistiche come Taormina, Caltagirone e Siracusa partono Via D'Amico e alcuni fanno fermate intermedie in Piazza Alcalà.
    I biglietti si acquistano in Via D'Amico, 187.

    🚍 BUS SAIS

    La Compagnia che serve le città di Enna, Agrigento e Palermo è la Sais. I bus partono da Via D'Amico con fermate intermedie in Piazza Alcalà.
    I biglietti si acquistano in Via D'Amico, 179.

    🚍 BUS TURISTICI


    Siracusa Trasporti
    Sulla mappa è indicato il punto di partenza del bus turistico Off Top e Katane Live, per info e prenotazione rivolgersi al Tourist Service di Via Vittorio Emanuele II, 188.

    🚍 BUS TURISTICI CATANIA

    IL CAPOLINEA DEI BUS TURISTICI E' PIAZZA DUOMO, ANGOLO VIA VITTORIO EMANUELE.

    Mappa interattiva percorso bus turistici in città Siracusa Trasporti



    KATANE' LIVE
    Itinerario Siracusa

    Servizio Bus turistico:
    → LINEA GIALLA, CITY TOUR - €5.00

    🕐 Stagione invernale dalle 9 alle 19 stagione estiva dalle 9 alle 20. Frequenza ogni ora. Formula sali e scendi, valido tutto il giorno.
    →LINEA BLU, -SEA TOUR - €15.00

    🕐 Frequenza: h.11, h.14, h.16, h.18

    →LINEA ROSSA, ETNA TOUR - €30.00

    🕐 Partenza: h.10

    BUS HOP ON HOP OFF
    Itinerario Siracusa


    I Tour di BUS HOP ON- HOP HOP vengono effettuati con la modalità trenino turistico o con i bus panoramici:

    → TRENINO TURISTICO DEL CENTRO STORICO DI CATANIA
    IL SERVIZIO SI EFFETTUA TUTTI I GIORNI.
    PARTENZA: piazza Duomo ore 9:30
    Biglietto 5,00€
    - DURATA 35 MINUTI
    → TRENINO TURISTICO – LUNGOMARE DI OGNINA (CATANIA) PARTENZA: da Piazza Nettuno (Catania), prima domenica di ogni mese dalle 10:00 alle 18:00
    Biglietto 2,00€
    → Percorso Turistico hop on - hop off da Catania ad Acitrezza PARTENZA: H.10 Dal Duomo
    Biglietto giornaliero: € 15,00
    DURATA DEL TOUR 80 MINUTI
    Frequenza: ogni 60 minuti (Formula sali e scendi).

    🚍 RAGGIUNGERE LE SPIAGGE FUORI CATANIA IN TRENO/BUS


    Spiagge Sicilia

    BUS INTERBUS/ETNA TRASPORTI CATANIA - GIARDINI NAXOS
    🕐 Da Catania (7/7) : 7:00 - 7:20 - 9:00 - 14:30 - 17:30 - 18:00
    Da Giardini (dom) : 9:00 - 10:00 - 18:00
    Da Giardini (sab): 9:00 - 11:45 - 14:45 - 18:00
    Da Giardini (da Lun a Ven): 6:30 - 9:00 - 11:45 - 14:45 -18:00


    BUS INTERBUS/ETNA TRASPORTI CATANIA - TAORMINA
    🕐 Da Catania (6/7): 7:00 - 7:20 - 9:00 - 14:30 - 17:30 - 18:00
    Da Catania (Dom): 9:00 -17:30 - 18:00
    Da Taormina (da Lun a Ven): 6:15 - 8:45 - 11:30 - 14:30 - 17:45
    Da Taormina (sab): 8:45 - 11:30 -14:30 - 17:45
    Da Taormina (dom):8:45 - 9:45 -17:45

    E' POSSIBILE RAGGIUNGERE IN TRENO LE SPIAGGE DI LETOJANNI, SANT'ALESSIO, MASCALI E IN ALTERNATIVA ANCHE GIARDINI
    🕐 Gli orari dei treni sono soggetti a variazioni e possono essere consultati qui ☞ www.trenitalia.it

    9 REGOLE PER MUOVERSI A CATANIA E PROVINCIA #1



    1)Chiedete e vi verrà detto
    : i siciliani sono ospitali per natura, pensate che i nostri antenati greci consideravano l'ospitalità un rito sacro, non abbiate quindi paura di chiedere aiuto nel caso ve ne avreste bisogno.
    2)I bus non hanno corsie preferenziali quindi nelle ore di punta saranno probabilmente in ritardo!
    3)Aspettare il Bus: spesso le fermate di attesa non sono all'ombra e quindi aspettare può essere più faticoso che andare a piedi, valutare il da farsi.E' consigliato scaricare e usare l'app Moovit per tenere sotto controllo gli orari dei bus urbani.
    4)Muoversi a Catania: all'interno della città è consigliabile muoversi a piedi poichè i punti d'interesse sono facilmente raggiungibili, tutta via se si vogliono utilizzare i mezzi, si consiglia di usufruire del servizio Metro (molto efficiente), per raggiungere la zona alta della città (fermata BORGO) o il litorale costiero di Ognina (fermata GALATEA).
    5)Bus Catania spiagge (raggio di 20km da Catania): E' possibile raggiungere le spiagge della costa prendendo la linea D lidi Playa o la linea 538 per Vaccarizzo o per arrivare alla Foce del fiume simeto scendere al centro polifunzionale di Torre Allegra e prendere poi i vari sentieri che portano al mare.
    6)Bus per i paesi della provincia e Sicilia tutta: Le compagnie AST, INTERBUS E ETNATRASPORTi servono la provincia di Catania e permettono facilmente di raggiungere i paesi etnei o le città d'interesse.
    7)Noleggiare una bici: E' possibile usufruire del servizio di Bike Sharing di AMT gratuitamente, sostando presso il Parcheggio in Piazza Borsellino o al Parcheggio R1 di Via Plebiscito 747. Tenere presente che non esistono piste ciclabili e che Luglio/Agosto le temperature sono sopra i 30°.
    8)Guidare in Sicilia: non è difficile, basta essere pratici, non arrabbiarsi con gli eventuali indisciplinati e per le strade un pò rotte. La maggior parte delle persone è attenta alla guida , il problema comune purtroppo è l'uso dei telefoni alla guida e dei parcheggi in doppia fila.
    9)Usare il treno: Sicuramente un'esperienza romantica, OK per spostamenti a corto-medio raggio, impegnativa per spostamenti più lunghi viste le molteplici fermate dei treni regionali. Esiste tutta via un'esperienza in treno da non perdere, viaggiando sulla "Littorina", una ferrovia a scartamento ridotto che compie il periplo dell'Etna passando per diversi centri pedemontani etnei.

    🚍 BUS EXTRAURBANI CATANIA #1

    • Interbus collega Catania a Siracusa e provincia.
    • Etna Trasporti collega Catania a Ragusa, Giardini Naxos, Caltagirone e Taormina.
    • Le linee Ast servono invece le provincie interne a Catania come: Belpasso, Zafferana, Acireale, Nicolosi, Misterbianco, Motta Sant'Anastasia, Gravina, Lentini e Carlentini.
    • Mentre la Sais copre a lungo raggio le città di Palermo, Agrigento, Messina, Enna e Enna.


    Itinerario Siracusa

    ORARI INTERBUS Itinerario Siracusa

    ORARI AST Itinerario Siracusa

    ORARI ETNA TRASPORTI Itinerario Siracusa

    ORARI SAIS Itinerario Siracusa

    Biglietto Hop on Hop off Catania Acicastello Acitrezza Partenza da Catania
    🕐 Prima partenza ore 10:00am (Piazza Duomo)
    Frequenza: ogni 60 min.
    Durata: 80 min.
    Biglietto formula sali e scendi: €15.00
    INFO E ORARI

    🚌 SERVIZIO NOLEGGIO E TRANSFERT#2

    BUS OFF TOP GIARDINI NAXOS - LETOJANNI- TAORMINA- CASTELMOLA
    Partenza da Giardini Naxos (Terminal Bus Recanati)
    Orario: dalle ore 9 alle ore 18 (tutti i giorni dal 1 aprile al 31 ottobre)
    Frequenza: ogni 70 min
    Durata: 140 min
    Per info: +39 3485517136

    ALIBRANDO TRANSFERT DA CATANIA A MILAZZO ( TRAGHETTO PER ISOLE EOLIE), CAPO D'ORLANDO, GIOIOSA MAREA, PATTI, BARCELLONA POZZO DI GOTTO
    Possibilità di condivisione con altri prenotanti.
    ☞ Info & Booking qui

    VALASTRO BUS TRANSFERT DA CATANIA PER ORTIGIA, AGRIGENTO, TAORMINA E OUTLET VILLAGE. L'azienda di mezzi Valastro opera nel settore del noleggio autobus, pullman e minibus, offrendo servizi adatti a itinerari turistici, escursioni o trasferimenti di gruppo.
    ☞ Info & Booking qui

    TRASPORTO DA/PER GLI AEROPORTI DI SICILIA


    Da/per Aeroporto di Catania
    ALIBUS AMT: Corse ogni 25 minuti, causa traffico il bus può ritardare ma arriverà chiunque.

    1° corsa da Aeroporto Fontanarossa 4:40 (0.20 min). Ultima corsa da Catania 24:30 (0.20 min) .

    1° corsa da Catania 5:00 (0.20 min). Ultima corsa da Catania (0.20 min).

    Biglietto €4.00
    ☞ Orari Alibus
    ☞ FERMATE ALIBUS

    Treno da/per Aeroporto di Catania
    Il treno per l'Aeroporto Fontana serve i treni provienienti da/per Caltagirone, Caltanissetta Xirbi, Enna, Messina Centrale, Palermo Centrale e Siracusa.
    Il passante ferroviario collega la stazione di Aeroporto Fontanarossa con un servizio navetta in 2 minuti.
    1° corsa da Catania Centrale a Catania Fontanarossa 4:44 (6 min). Ultima 20:59.

    1° corsa da Aeroporto Fontanarossa a Catania Centrale 6:00 (6 min). Ultima 22:42.

    Biglietto €1.90
    ☞ Orari Treni Italia


    Da /Per Aeroporto di Comiso
    Da Catania si può partire da Piazza Giovanni XXIII o Piazza Alcalà L'Autolinea GIAMPORCARO.
    1° corsa da Catania Piazza Giovanni XIII 9:00 (Feriali), 11:30 (Festivi) (1.40 h). Ultima corsa da Catania 20:30 (Feriali e festivi) (1.40) .

    1° corsa da Aeroporto di Comiso 7:15 (Feriali), 8:00 (Festivi) (1.40 h). Ultima corsa da Aeroporto di Comiso 18:30 (Feriali e festivi) (1.40) .

    Biglietto: €7.00 - €10.00
    ☞ Orari Autolinee Giamporcaro

    Da/per Aeroporto di Palermo
    L'aeroporto di Palermo dispone di una stazione ferroviaria che collega il terminal con la stazione centrale di Palermo (56/71 min), da lì è possibile proseguire in treno fino a Catania o prendere l'autolinea Sais.

    1° corsa da Aeroporto di Palermo 5.15 (1.40 h). Ultima corsa 00.25 (Feriali e festivi) (1.40) .

    Biglietto: €5.90

    Da /Per Aeroporto di Trapani
    BUS : Autolinee Salemi per stazione centrale bus Palermo (2h/€11). Poi come sopra.

    🚆 VIAGGIARE IN TRENO DA/PER CATANIA

    Raggiungere Catania in treno è un esperienza molto fattibile, ma solo se si viene dalle stazioni centrali di Palermo, Messina e Siracusa, la difficoltà dei collegamenti dei piccoli comuni sta nel fatto che prevedono piu' cambi e essere servita da un solo binario non aiuta a smorzare i tempi morti. Nonostante ciò i paesaggi che si attraversano, sia d'inverno che d'estate offrono una vista unica nel suo genere e se siete disposti a praticare "il turismo lento" viaggiando a circa 70-90 km/h e con carozze dal gusto retrò, quest'esperienza è l'ideale per coloro che si vogliono godere il viaggio e non la meta.

    A differenza dei Bus il treno è più puntuale ,l'aria condizionata è prerogativa della 1° classe, essendo un treno regionale effettua tutte le fermate intermedie.

    La Sicilia è servita solo da treni REGIONALI, per tutti gli orari consultare il sito ☞ www.treniItalia.com

    La ferrovia Circumetnea: il giro dell'Etna in treno
    Provare l'esperienza della Ferrovia Circumetnea è l'ideale per chi vuole raggiungere i comuni della zona Etnea collegati da Catania fino a Riposto: passando per Paternò, Adrano, Bronte, Valcorrente, Misterbianco, Pianotavola, Biancavilla, Maletto, Bronte e Randazzo.
    Attraverso i paesaggi lavici dell'Etna d'estate brulli, d'inverno innevati, si avrà l'impressione di tornare indietro nel tempo in un lento viaggio alla scoperta delle meraviglie intorno all'Etna.

    In diversi periodi dell'anno partono dei treni turistici con visitate guidate quali: il treno dei vini dell'Etna, il treno delle due ruote, il treno dei castelli e il treno delle terre dell'Etna e dell'Alcantara.
    ☞ Info e orari

    MAPPA STAZIONE TAXI Catania

    -----------------------------

    TAXI UFFICIALE It_Eng
    Messaggio Whatsapp
    -----------------------------

    TARIFFE (Minimo €5):

    1° scatto €3;

    + €1/Km = per ogni km successivo;

    +€18 = per ogni ora di sosta; + €4 = per servizio notturno e festivo (dalle 22:00 al 7:00);

    + €3 = per servizio notturno;

    + €2 = per diritto fisso nei giorni festivi e domenicali;

    + €1 = per ogni bagaglio; + €1 = per chiamata colonnina; + €6 = per diritto Aeroporto e Zona Industriale.

    Le tariffe sopra indicate sono applicate all'interno del territorio di Catania, i pedaggi autostradali e i traghetti sono a carico dell'utente. Oltre il confine comunale le tariffe per il trasporto vengono concordate tra le parti. + €2 Ritorno da fuori città


    Tariffe Taxi  Siracusa Tariffe Taxi  Siracusa Tariffe Taxi  Siracusa

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    11 beaches you can't miss:


    1. Vaccarizzo

    2. Playa

    3. San Giovanni Li Cuti

    4. Aci Castello

    5. Acitrezza

    6. Capo Mulini

    7. Santa Maria La Scala

    8. Santa Tecla

    9. Pozzillo

    10. Riposto

    11. Lungomare Cottone
    Static Map



    Google Maps

    My MAPS: Catania beaches

    Itinerari Sicilia


       

    Vaccarizzo: Lido "Vacarizos" CT-18,6 km
    4,2 Google

    A very active lido along the coast in Vaccarizzo's municipality. Equipped with all possible services and at very affordable prices. Excellent meals, fixed menu of meat or fish. Open for dinner with occasional events (tribute band and foam party).

    A welcoming and perfect place for couples and families with children.

    Info & Booking
    +39 346 285 0572
    095 291625

    €
    Entrance fee 3 €
    An umbrellas and two deck chairs 10/15 € (or by specific deals).

    🕐 8-20 7/7 ☞ Lido Vacarizos

    🚍 Bus 538 ( 1,6 km) Timetables and Routes here . 


       

    La Playa: Lido "Le Capannine" CT-11km
    4,1 Google

    Along the wide sandy coast of Playa Catania, "Le Capannine" is both a lido and a tourist village, where in addition to enjoying all the comforts of a beach with cabin and services, you can also stay in this small oasis of beach houses in the shade of palm trees and tropical plants. A place that lends itself to social events, with a disco that often hosts artists and DJs.

    Perfect for young people and families. Convenient for the elderly.

    Info & booking
    +39 095 7357235
    info@lecapannine.com

    🕐 7/7 h24 ☞ Lido Le Capannine

    €
    Entrance fee € 5.00
    12-entry card € 50.00
    Single bed € 4.00
    Umbrella + 2 deck chairs € 15.00
    Cabin with air conditioning € 40.00 (Sofa and Safe included)


    🚍 Bus D ( 1,1km) Timetables and Routes here



       

    San Giovanni Li Cuti CT-0km
    4,1 Google

    The beach of San Giovanni Li Cuti is just behind an old small harbor of boats, under the Catania seafront. The place where every Catanese goes to take a break from the chaos of the city, where the "event" of swimming lasts until December. A beach one step away from the city. The perfect place if you want to mix with locals.

    For young and loners. Even for the elderly when there's a wooden solarium that makes it easy to enter into the water.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Bus 421, 534,935 ( 800mt) Timetables and Routes here


       

    Lungomare Aci Castello CT-11km
    4,4 Google

    A place of great environmental, historical and geological value and one of the pearls of the Catania area, Acicastello takes its name from the fascinating Norman Castle close to the sea. The successive lava flows in these places testify the most ancient volcanic activities of Etna.

    Spending a day in the refreshing waters of the rocky coast and having access to the ☞ Castle, exploring the history of this small village is priceless.

    Perfect for young people and for those who love snorkeling. Less suitable for the elderly and small children due to the sharp rocks.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Bus 534 or ACIREALE - CATANIA Line ( 300mt) Timetables and Routes here


       

    Riviera dei Ciclopi CT-11km
    4,5 Google

    Aci Trezza, a hamlet of Aci Castello, is a historic fishing bay and a place known for the "Malavoglia" (historical novel by the famous Catania writer Giovanni Verga, 1881). Today the Riviera is not only a protected marine reserve but also one of the Sicilian ecomuseums.

    In addition to being able to enjoy the magical view of the bay with its waters, you can find the opportunity for a dive from one of the mythical stacks, the opportunity to snorkel in a rich and protected ecosystem and spend a social evening in one of the clubs of the Riviera.

    Don't miss visiting the little ☞ Lachea Island and the ancient ☞ "Casa del Nespolo" - (House of the Medlar), famous for the aforementioned novel by Verga.

    Perfect for young people and families. Less suitable for very young children and the elderly because of the sharp rocks.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Bus 534 or ACIREALE - CATANIA Line ( 300mt) Timetables and Routes here


       

    Capo Mulini: Lido "Holiday" CT-14km
    4,3 Google

    Within the Municipality of Acireale, another small village linked to the old mills takes shape on the lava cliff of the Ionian Sea: Capo Mulini.

    To enjoy the sea at its best, Lido Holiday has equipped its structure to the fullest, also offering diving courses and equipping itself with a swimming pool as a convenient alternative, in addition to the classic cmfort and meal services.

    Perfect for families and seniors, the swimming pool and solarium are an easy access for everyone.

    Info & booking
    +39 380 581 3810
    lidoholidaycapomulini@gmail.com

    €
    Entrance fee € 5.00 from Monday to Friday
    Entrance fee € 6.00 Saturday and Sunday
    Deckchair and umbrella € 4.00.

    🕐 7/7 h 8.30-19:30

    🚍 Bus line Acireale-Catania from Catania
    Bus line 3 from Acireale ( 500mt) Timetables and Routes here


       

    Santa Maria la Scala: "Spiaggia del Mulino" (Mill Beach) CT-20km
    4,2 Google

    Another seaside village of Acireale. It's characterized by being the bottom coast of the overhang of the "Timpa", another volcanic phenomenon that characterizes this side of the Ionian coast for the fascinating basalts which today are part of the ☞ "La Timpa" Nature Reserve that you should visit.

    Sometimes you can see a little torrent creating a waterfall on the edge of the basalt wall of "La Timpa".

    For the more sporty, it is possible to go along a quite demanding path that goes up the Timpa to reach the center of Acireale.

    Perfect for young people (especially the most sporty) and families. Less for the elderly and small children because of the rocks. 🕐 7/7 h24

    🚍 to Santa Maria La Scala the only reachable bus lines are in Acireale.
    BUS Acireale - Catania Line: departure from Piazza Papa Giovanni XXIII and terminus in Piazza Livatino in Acireale
    🕐 active from Monday to Saturday from 06:30am to 08:30pm
    Sunday NOT ACTIVE
    BUS from Acireale to S.M. La Scala "Zappala&Torrisi"
    🕐 From ACIREALE to S. M. LA SCALA
    7.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10 - 13.20 - 17.30 - 19.45
    From S. M. LA SCALA to ACIREALE
    8.00^ - 10.35 - 11.35 - 13.35 - 15.05 - 19.15

    ° transits from via Provinciale
    ^ goes through Acireale Piazza Dante
    S = scholastic


       

    Santa Tecla: "La Torretta" Solarium e Lounge Bar CT-22km
    4,1 Google

    Along the Ionian coast, Santa Tecla is another village of ancient origins, overlooking the sea and characterized like the others by the presence of the "sentry box", turrets built in the 16th century to counter the Turkish invasions. Here in Santa Tecla it is clearly visible on the Apa rock.

    Although many of the places in Sicily refer to Saints, "Santa Tecla" seems to be the result of a dialectal distortion: "Sciant Tagla" which in Arabic would mean "landing place".

    The Solarium takes its name from the garritta, the "turret", still standing today. A comfortable accommodation for everyone to dive into the water comfortably from the platforms of the solarium with a common and free area and a reserved area where you can use the services.

    Perfect for everyone.

    Info & booking
    +39 346 306 4487

    €
    Free entry
    Umbrella + 2 deck chairs € 15.00

    🕐 7/7 h 9:00am - 00:30

    🚍 To Santa Tecla the only reachable bus lines are in Acireale.
    BUS Acireale - Catania Line: departure from Piazza Papa Giovanni XXIII and terminus in Piazza Livatino in Acireale
    🕐 active from Monday to Saturday from 06:30am to 08:30pm
    Sunday NOT ACTIVE
    BUS Acireale - Santa Tecla "Zappala&Torrisi"
    🕐 Da ACIREALE per Santa Tecla
    6.15^ - 6.45^ S - 6.50 - 7.00^ S - 7.55 - 8.30^ - 9.55 - 12.10 - 12.45^ S - 13.20 - 13.30^ - 14.25 - 17.30^ - 19.45
    Da Santa Tecla per ACIREALE
    7.30^ - 7.35° - 8.20°S - 8.25°S - 8.35 - 10.05° - 10.35 - 12.50 - 14.05 - 14.20°S - 15.00 - 15.10° - 19.10 - 20.30

    ° transits from via Provinciale
    ^ goes through Acireale Piazza Dante
    S = scholastic


       

    Pozzillo CT-25km
    4,9 Google

    The etymology of Pozzillo derives from "Pizziddu" which can be defined as "a small piece of coast". A seaside village built in the 16th century, it is known for its freshwater springs exploited up to twenty years ago and for having been the protagonist of some scenes in Mauro Bolognini's 1969 "A Beautiful November".

    If you want to discover this small harbor on the rocks in July, consider going the last two weekends of the month: for the octopus festival, or for the pescespada festival.

    Perfect for young people and families who like to dive.

    🕐 7/7 h24

    🚍 To Pozzillo the only reachable bus lines are in Acireale.
    BUS Acireale - Catania Line: departure from Piazza Papa Giovanni XXIII and terminus in Piazza Livatino in Acireale
    🕐 active from Monday to Saturday from 06:30am to 08:30pm
    Sunday NOT ACTIVE
    BUS Acireale - Pozzillo "Zappala&Torrisi"
    🕐 From ACIREALE to POZZILLO
    6.15 - 6.45^ S - 6.50^ - 7.00 S - 7.55^ - 8.30 - 9.55^ - 12.10^ - 12.45^ S - 13.20^ - 13.30 - 14.25^ - 17.30^ - 19.45^
    From POZZILLO to ACIREALE
    7.20°^ - 7.25 - 8.00°S - 8.15S - 8.25° - 9.50° - 10.25° - 12.40° -13.55° - 14.05°S - 14.50 - 14.55° - 18.50° - 20.20°

    ° transits from via Provinciale
    ^ goes through Acireale Piazza Dante
    S = scholastic


       

    Riposto CT-32km
    4,1 Google

    Called "The Port of Etna" the city of Riposto enjoys a magnificent view towards the majestic volcano. It was part of the County of Mascali and was intended to be the "storeroom" ("Ripostu") of the goods that were traded by sea.

    The rich seabed lends itself to snorkeling. From this beach it is possible to glimpse the coasts of Calabria and looking north towards Taormina and the village of Castelmola. Riposto is famous for being the birthplace of the great singer-songwriter Franco Battiato.

    Beyond the beach, you can enjoy the stroll along the seafront to Torre Archirafi - a small equally charming hamlet - or the bars and the market in the port near the beach and without a doubt taste the granita, one of the local specialties.

    A place suitable for everyone.

    🕐 7/7 h24



       

    Lungomare Cottone: Lido "Sole" CT-41km
    4,2 Google

    The Cottone promenade develops between the towns of Fiumefreddo and Calatabiano, a beach of fine pebbles among the eucalyptus fronds.

    Lido Sole offers services and comforts to fully enjoy such a place, with the beauty of being a stone's throw from the mouth of the Fiumefreddo river, the sea and the steaming mountain behind.

    For those who want to explore the surroundings it is important to point out the ancient ☞ Calatabiano Castle which deserves a separate visit, and the nearby ☞ Fiumefreddo River Nature Reserve, almost behind the beach.

    The place is suitable for all types of users.

    🕐 8-20 ☞ Lido Sole
    Info & Booking +39 3297624717

    €
    Entrance fee € 3,00
    Cabin € 10.00
    Umbrella € 5.00 (1st row)
    Umbrella € 4.00
    Deckchair € 4.00 (1st row)
    Deckchair € 3.00
    🚍 BUS LINES AND TIMETABLES

    Syracuse Transport

    Some beaches are not reached by buses or need line changes



    🚍 To reach Vaccarizzo from Catania the best line is 538
    🕐 Timetables and Routes here


    🚍 To reach the Playa and any beach, the best route from Catania is by taking Line D
    🕐 Timetables and Routes here
    .


    🚍 To reach San Giovanni Li Cuti the best route from Catania is by taking the lines 534 - 530 - 421.
    🕐 Timetables and Routes here
    .


    🚍 To reach Aci Castello the best route from Catania is by taking the 534 lines or the ACIREALE - CATANIA line.
    🕐 Timetables and Routes here
    .


    🚍 To reach the Riviera dei Ciclopi the best route from Catania is taking the 534 lines or the ACIREALE - CATANIA line.
    🕐 Timetables and Routes here
    .


    🚍 to Santa Maria La Scala the only reachable bus lines are in Acireale.
    BUS Acireale - Catania Line: departure from Piazza Papa Giovanni XXIII and terminus in Piazza Livatino in Acireale
    🕐 active from Monday to Saturday from 06:30am to 08:30pm
    Sunday NOT ACTIVE
    BUS from Acireale to S.M. La Scala "Zappala&Torrisi"
    🕐 From ACIREALE to S. M. LA SCALA
    7.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10 - 13.20 - 17.30 - 19.45
    From S. M. LA SCALA to ACIREALE
    8.00^ - 10.35 - 11.35 - 13.35 - 15.05 - 19.15

    ° transits from via Provinciale
    ^ goes through Acireale Piazza Dante
    S = scholastic

    🚍 To Santa Tecla the only reachable bus lines are in Acireale.
    BUS Acireale - Catania Line: departure from Piazza Papa Giovanni XXIII and terminus in Piazza Livatino in Acireale
    🕐 active from Monday to Saturday from 06:30am to 08:30pm
    Sunday NOT ACTIVE
    BUS Acireale - Santa Tecla "Zappala&Torrisi"
    🕐 Da ACIREALE per Santa Tecla
    6.15^ - 6.45^ S - 6.50 - 7.00^ S - 7.55 - 8.30^ - 9.55 - 12.10 - 12.45^ S - 13.20 - 13.30^ - 14.25 - 17.30^ - 19.45
    Da Santa Tecla per ACIREALE
    7.30^ - 7.35° - 8.20°S - 8.25°S - 8.35 - 10.05° - 10.35 - 12.50 - 14.05 - 14.20°S - 15.00 - 15.10° - 19.10 - 20.30

    ° transits from via Provinciale
    ^ goes through Acireale Piazza Dante
    S = scholastic

    🚍 To Pozzillo the only reachable bus lines are in Acireale.
    BUS Acireale - Catania Line: departure from Piazza Papa Giovanni XXIII and terminus in Piazza Livatino in Acireale
    🕐 active from Monday to Saturday from 06:30am to 08:30pm
    Sunday NOT ACTIVE
    BUS Acireale - Pozzillo "Zappala&Torrisi"
    🕐 From ACIREALE to POZZILLO
    6.15 - 6.45^ S - 6.50^ - 7.00 S - 7.55^ - 8.30 - 9.55^ - 12.10^ - 12.45^ S - 13.20^ - 13.30 - 14.25^ - 17.30^ - 19.45^
    From POZZILLO to ACIREALE
    7.20°^ - 7.25 - 8.00°S - 8.15S - 8.25° - 9.50° - 10.25° - 12.40° -13.55° - 14.05°S - 14.50 - 14.55° - 18.50° - 20.20°

    ° transits from via Provinciale
    ^ goes through Acireale Piazza Dante
    S = scholastic

    To Riposto and Calatabiano there are no bus routes that are active up to the coast. However, you can reach the cities by train from Catania or Acireale
    🕐 Timetables and Routes here

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    Pantalica




       

    Perchè visitarla: Una della più grandi necropoli del Mediterraneo, un importantissima testimonianza delle culture preelleniche in Sicilia.

    Sito archeologico estremamente importante e patrimonio mondiale Unesco dal 2005.

    La Riserva Naturale, fondata nel luglio del 1997, si trova nella zona degli "altipiani Iblei", caratterizza gran parte della Sicilia sud-orientale.

    Il territorio della riserva costituisce un notevole complesso di grande interesse in termini di geomorfologia, natura, paesaggio, storia, archeologia ed etnoantropologia.

    Da non perdere: La scoperta delle grotte e dell'Anaktoron; la valle dell'Anapo.



      





    Visita aprile/settembre 7:00 - 19:00, ottobre/marzo 8:00 - 17:00

    Attrezzatura essenziale: scarpe da trekking o da ginnastica + acqua + cappello in estate.

    Avvertimenti importanti: pendii scoscesi, divieto di pesca, caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete.

    Assenza di punti di ristoro. Portare con sè cibo e acqua.

    BUS: Il miglior ingresso raggiungibile con i mezzi è da Cassaro.
    ☞ linea bus  

    Mappa

    My MAPS: Itinerario sentiero di Pantalica e Valle dell'Anapo



    ☞ Ulteriori informazioni qui  

    Le Necropoli Rupestri di Pantalica



    Il sito di Pantalica nella Sicilia sud-orientale è meglio conosciuto come Necropoli Rupestri di Pantalica per i suoi vasti cimiteri di tombe a camera scavate nella roccia risalenti al XIII ed al VII secolo a.C.

    Si trova su un promontorio calcareo circondato da una profonda gola formata dai fiumi Anapo e Calcinara tra le città di Ferla e Sortino nella Sicilia sud-orientale.

    Si stimano circa 5000 tombe distribuite intorno ai fianchi di un grande promontorio situato alla congiunzione del fiume Anapo con il suo affluente, la Calcinara, a circa 23 chilometri a nord-ovest da Siracusa.

    Oltre al suo interesse archeologico il sito è anche Riserva Naturale Orientata, con una varietà di flora e fauna locali e grotte naturali (in particolare la Grotta dei Pipistrelli).

    Vari percorsi a piedi rendono versatile la visita dentro questo immenso sito, tra le grotte, le cascatelle e i laghetti in cui prendersi una pausa, e vie, tra cui una linea ferroviaria dismessa (smantellata nel 1956) lungo il fondovalle dell'Anapo.

    Antropizzazione del Sito




    Nel XIII secolo a.C. alcuni insediamenti costieri furono abbandonati probabilmente a causa dell'arrivo dei Siculi nell'isola e l'inizio di condizioni più instabili. Nuovi grandi siti come Pantalica apparivano nell'entroterra costiero collinare, probabilmente scelto per ragioni difensive.

    Pantalica evidentemente fiorì per circa 600 anni, dal 1250 al 650 a.C. circa. L'attuale nome del sito risale probabilmente al primo medioevo o al periodo arabo "buntarigah" cioè "grotte". L' origine del sito è incerta, ma è associata da alcuni archeologi con Hybla, dopo un re siculo di nome Hyblon, che è menzionato da Tucidide in connessione con la fondazione della colonia greca di Megara Hyblaea nel 728 a.C.

    Per molti secoli prima della colonizzazione greca Pantalica fu indubbiamente uno dei principali siti della Sicilia orientale dominando il territorio circostante compresi gli insediamenti sussidiari.

    Verso il 650 a.C., tuttavia, sembra essere stata una vittima dell'espansione della città di Siracusa, che in quel periodo costituì un avamposto ad Akrai (Palazzolo Acreide).

    Tuttavia, era ancora occupata durante l'antichità classica, dal momento che reperti del IV-III secolo a.C. (periodo ellenistico) sono attestati, così come durante i periodi tardo antichi o bizantini. Dopo il 12 ° secolo era probabilmente in gran parte deserta e oscurata da Sortino.

    I Resti e le strutture delle camere tombali




    I resti visibili oggi consistono principalmente di numerose camere funerarie preistoriche scavate nella roccia calcarea, a volte dotate di un portico o di un breve corridoio d'ingresso di fronte alla camera funeraria, originariamente sigillata con pietre o una lastra.

    Ci sono anche alcune grandi case scavate nella roccia con date incerte (spesso dette bizantine, ma forse di origini precedenti).

    La maggior parte delle tombe conteneva tra 1 e 7 individui di tutte le età e di entrambi i sessi. Molte tombe sono state evidentemente riaperte periodicamente per ammettere altre sepolture.

    La durata media della vita umana in quel momento era probabilmente intorno ai 30 anni.

    La dimensione della popolazione preistorica è difficile da stimare dai dati disponibili, ma potrebbe facilmente essere stata di 1000 o più persone.

    I tipi di celle


    I tipi di celle scoperte, in base alla forma e alla loro struttura appartengono a momenti storici diversi. le più antiche costituiscono alveoli e gruppi di tombe circolari ellittiche a volta curva:



    Altre sono costituite da un camerone rettangolare con corridoio centrale:



    Le più recenti sono celle quadrangolari con capezzale e soffitto piano:



    La scoperta del sito e i reperti



    Il sito fu principalmente scavato tra il 1895 e il 1910 dall'illustre archeologo italiano Paolo Orsi, sebbene la maggior parte delle tombe fosse stata già rigata o svuotata molto prima del suo tempo.

    Ceramiche, suppellettili, utensili, erano i corredi funebri riscoperti grazie agli scavi. Ci restituiscono l'identità di una cultura che si mostra più evoluta rispetto a Thapsos (altra cultura del siracusano) pur mostrando evidenti tratti di derivazione, oltre all'ispirazione micenea evidente in oggetti in metallo e gioielli.

    Possiamo notare un vasellame dalle forme ottenute dal tornio, reso in forme snellite ed eleganti, caratterizzato dal colore rosso e decorato a bande di solchi accostati.


    I reperti scavati da Orsi sono esposti nel Museo Archeologico di Siracusa. Includono i caratteristici vasi di terracotta brunita e oggetti metallici, tra cui armi (piccoli coltelli e pugnali) e oggetti di abbigliamento, come fibule di bronzo (spille) e anelli che sono stati collocati con il defunto nelle tombe.

    Le necropoli




    La necropoli di Filiporto consiste di quasi 1000 tombe, situate sul lato sud-occidentale del promontorio (accessibile dalla strada da Ferla). Nella stessa area si trovano i resti del fosso roccioso difensivo di epoca successiva (probabilmente IV secolo a.C.) che attraversa il promontorio nel punto più stretto.

    La necropoli nord occidentale è una delle più antiche (XII-XI secolo a.C.) ed è attraversata dalla strada asfaltata proveniente da Ferla.

    La necropoli di Cavetta ha tombe e case scavate nella roccia della preistoria e periodi successivi e può essere vista dalla strada e le piattaforme di osservazione designate.

    La necropoli nord è uno spettacolare cimitero di circa 1000 tombe che ricoprono i pendii molto ripidi che dominano il fiume Calcinara meglio visti dalla pista proveniente da Sortino e dalle piattaforme di osservazione vicino al sentiero. Resti di grandi dimore scavate nella roccia si trovano sui pendii più dolci verso est.

    La necropoli meridionale si estende lungo il fiume Anapo per oltre 1 chilometro ed è facilmente visibile dalla carreggiata sul fondo della valle (un sentiero vi porta giù dall'Anaktoron). La vecchia stazione ferroviaria, restaurata, ha informazioni sulla fauna e la flora locali.





    L'itinerario di Pantalica


    1. Pantalica ingresso principale - lato Sortino




    Visita aprile/settembre 7:00 - 19:00, ottobre/marzo 8:00 - 17:00

    Parcheggio gratuito

    Attrezzatura essenziale: scarpe da trekking o da ginnastica + acqua + cappello in estate.

    Avvertimenti importanti: pendii scoscesi, divieto di pesca, caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali; assenza di segnale di rete;

    Assenza di punti di ristoro e bagni. Portare con sè cibo e acqua.

    Tali indicazioni sono fornite sulle basi di consultazioni e confronti su mappa riscontrati in diversi itinerari forniti da guide e amatori. La redazione non si assume alcuna responsabilità in caso di imprevisti, cambiamenti, chiusure o deviazioni non segnalate.

    Itinerario a piedi a/r: 10 km circa.

    ***
    Clicca qui per Ingresso Pantalica lato Sortino


    Mappa (clicca qui)

    Considerando la partenza dal Parcheggio sul lato di Sortino, troverete all'ingresso un casotto sulla sinistra come Punto Informativo che potrebbe fornirvi una mappa. Cominciate la vostra avventura incamminandovi in questo splendido sito.⤏

    L'itinerario di Pantalica


    2. Grotta dei Pipistrelli




    Mappa (clicca qui)

    Proseguendo e seguendo l'itinerario d'entrata ci si ritrova nei pressi della Necropoli Nord di Pantalica. Iniziando la discesa verso la valle del Calcinara, la prima tappa è la Grotta dei Pipistrelli .

    Si tratta senza ombra di dubbio della cavità rocciosa più grande del comprensorio. Non si trova lungo il percorso, ma è indicato e bisogna prendere per un breve tratto un piccolo sentiero scosceso che finisce di fronte l'enorme grotta.

    Si dislocano diversi enormi ambienti all'interno di questa cavità. Vi consigliamo di non addentrarvi eccessivamente nei profondi meandri della grotta poiché potreste disturbare l'habitat della colonia di pipistrelli che vi abita e che dà nome a questo luogo.

    Riprendiamo il sentiero principale per proseguire il nostro cammino.⤏

    L'itinerario di Pantalica


    3. Guado del Calcinara




    Mappa (clicca qui)

    Scendendo cominciamo a sentire sempre più scroscianti i flutti del torrente Calcinara che presto raggiungiamo. Ci troviamo di fronte al principale elemento che ha forgiato questo luogo: l'acqua.

    Un'occasione per fare un prima pausa ed esplorare i dintorni di questa piccola vallata, osservando la bellezza del luogo, ascoltando i rumori della natura e osservando le cavità che il carsismo ha generato.

    Sarà possibile eslorare le rive a destra e a sinistra del nostro percorso e rintracciare scorci fluviali e rocciosi straordinari.⤏

    L'itinerario di Pantalica


    4. Chiesa del Crocifisso




    Mappa (clicca qui)

    Guadiamo il fiume - difficilmente senza bagnarci - e si inizia la prima ascesa. Incontrerete nuovamente la presenza dell'uomo in una delle tre chiese rupestri: La Chiesa del Crocifisso.

    Le grotte nel corso dei secoli hanno cambiato la loro destinazione d'uso. Fu così che nel periodo bizantino alcune di queste si trasformarono in vere e proprie chiese rupestri, con vani presbiteriali, absidi e affreschi. Lungo il percorso è possibile incontrare tre piccole cappelle medievali scavate nella roccia.

    La Chiesa del Crocifisso, vicino alla Necropoli Nord è forse la più danneggiata, ma conserva ancora resti di affreschi bizantini sulle pareti e vani preposti al culto.

    Proseguendo ancora ci ritroviamo all'uscita del sentiero sulla Strada Regionale (SR11), non è altro che uno degli ingressi, quello di Pantalica Ovest.⤏

    L'itinerario di Pantalica


    5. Anaktoron




    Mappa (clicca qui)

    Questo tratto nonostante ci porti a camminare per un pezzo sull'asfalto non ci nasconde sorprese e le cavità della Necropoli della Cavetta.

    Sull'angolo del secondo tornante sarà quindi possibile riprendere il sentiero che seppur un po' tortuoso ci porterà sull'altopiano dove si trova l'Anaktoron.

    ll cosiddetto Anaktoron o palazzo principesco, situato vicino alla cima della collina, è l'unico edificio, costruito in tecnica megalitica peraltro, che giunge a noi oggi, poiché sembra che il resto delle abitazioni e costruzioni fosse costituito essernzialmente di materiale deperibile (legno, paglia, fango).

    Si trova in cima alla collina ed è un edificio a più stanze di grandi blocchi con varie sale rettangolari scavate nel XIX secolo da Paolo Orsi. Le sue origini sono oscure, Il pensiero di alcuni archeologi originariamente era un edificio della tarda età del bronzo ispirato agli edifici dell'età del bronzo (micenea). Fu un edificio certamente utilizzato nel periodo bizantino come attestano le tegole e le ceramiche.

    Poiché non sono state trovate altre case preistoriche sulla collina, piuttosto erosa, la posizione dei quartieri preistorici originali rimane incerta.

    Potrebbero esserci stati vari gruppi di abitazioni associate a ciascuna delle principali zone di sepoltura. I resti di un grande fossato difensivo tagliato nel calcare sono chiaramente visibili lungo la sella di Filiporto (sul lato occidentale del promontorio, più vicino a Ferla e raggiungibile anche in auto).

    Le caratteristiche costruttive e le ceramiche rinvenute lo collocano tra la fine del V e l'inizio del IV secolo a.C., rappresenta un'opera difensiva di progettazione militare greca, probabilmente in linea con la politica di Dionisio di Siracusa, progettata per proteggere i siti alleati nell'entroterra. ⤏

    L'itinerario di Pantalica


    6. Chiesa di San Nicolicchio




    Mappa (clicca qui)

    Scendiamo sulla stessa via percorsa per raggiungere l'Anaktoron ma non perdiamo l'occasione di una breve deviazione per osservare la Chiesa di San Nicolicchio e la sua vista mozzafiato.

    la Chiesa di San Nicolicchio (qui sopra) e la Chiesa di San Micidario a Filiporto, conservano molto più chiaramente la loro struttura interna, e anch'esse hanno ancora, seppur deboli le tracce di affreschi importantissimi che attestano la presenza di piccole comunità monastiche, già votate al culto di Santi in epoca bizantina.

    Sono ancora visibili in questa Chiesa le rappresentazioni di Sant'Elena e Santo Stefano.

    Tornando sulla nostra via principale abbiamo la possibilità di dirigerci direttamente verso la Valle dell'Anapo, oppure allungare il nostro percorso verso la Sella di Filiporto per visitare la Chiesa di San Micidiario. ⤏

    L'itinerario di Pantalica


    7. Chiesa di San Micidiario e Sella di Filiporto




    Mappa (clicca qui)

    Si può proseguire verso la zona della Necropoli e il fossato di Filiporto mantendo la destra.

    Ci ritroveremo in un'altra zona alveolare di cavità tombali, riassegnate ad abitazioni in epoca bizantina per concludere l'esplorazione di questa zona con la visita al fossato e alla ben strutturata Chiesa di San Micidiario.

    Torniamo indietro sullo stesso sentiero e quindi imbocchiamo il sentiero a destra per raggiungere l'Anapo. ⤏

    L'itinerario di Pantalica


    Valle dell'Anapo e la vecchia ferrovia




    Mappa (clicca qui)

    Continua questa nostra seconda discesa verso il fiume Anapo.

    Il fiume Anapo, il principale tra i numerosi corsi d'acqua perenni negli Iblei, è uno dei più lunghi in Sicilia. Parte dal Monte Lauro e, scorrendo verso est, sfocia nel grande porto di Siracusa.

    A causa delle sue caratteristiche geo-morfologiche e dell'orientamento generale la valle dell'Anapo cambia parecchio la sua conformazione lungo il tratto del suo intero sviluppo.

    Lungo il percorso si rimane incantati dalla bellezza di questo posto. La roccia, la natura, l'uomo e l'acqua, hanno generato un connubio di splendore immenso e quasi ultraterreno. Non resta che immergersi con tutti i sensi in questo paradiso.

    Ci ritroviamo su un sentiero di terra battuta che ha sostituito la vecchia via ferroviaria. Ascoltiamo il fiume che vi scorre accanto e proseguendo alla nostra sinistra incontreremo il casolare di una vecchia fermata se siamo scesi da Filiporto.

    Proseguendo su questa via della ex ferrovia possiamo decidere di andare sempre dritti, o sulla destra, verso il bosco, dove presto incontreremo un ponte che attraversa il fiume per ricollegarci al nostro viale "ferroviario".



    Il nostro percorso da qui si snoda verso il ritorno: incontreremo un altro guado da attraversare e, proseguendo, attraversiamo una galleria, dopo la quale deviamo a destra per ammirare un tratto dell'antico acquedotto greco "Galermi" che ancora oggi porta l'acqua a Siracusa.

    Più avanti, prima della seconda galleria, deviamo per riprendere il sentiero naturalistico sulla sinistra lasciandoci alle spalle la vecchia via ferroviaria. Man mano risaliremo il colle per ritrovarci alle spalle del nostro punto di partenza, il Parcheggio del lato Sortino.

    La nostra avventura si conclude così, vi abbiamo proposto uno dei sentieri più completi e affascinanti, che abbraccia il più possibile tutte le emergenze che ci regala questo angolo ancestrale, ma i sentieri alternativi sono tanti e percorribili in base agli interesse e alle esigenze di ognuno.

    Citazioni su Pantalica e la Valle dell'Anapo


    Arrivammo a Pantalica, l'antichissima Hybla, ci arrampicammo su per sentieri di capre, entrammo nelle tombe della necropoli, nelle grotte-abitazioni, nei santuari scavati nelle ripide pareti della roccia a picco sulle acque dell'Anapo. Il vecchio parlava sempre, mi raccontava la sua vita, la fanciullezza e la giovinezza passate in quel luogo. Mi diceva di erbe e di animali, dei serpenti dell'Anapo, e di un enorme serpente, la biddina, fantastico drago, che pochi hanno visto, che fàscina e ingoia uomini, asini, pecore, capre.
    (Vincenzo Consolo, Le pietre di Pantalica, 1988)


    Da te un ombra si scioglie
    che par morta la mia
    se pure al moto oscilla
    o rompe fresca acqua azzurrina
    in riva all'Anapo, a cui torno stasera
    che mi spinse marzo lunare
    già d'erbe ricco e d'ali.
    Non solo ombra vivo,
    chè terra e sole e dolce dono d'acqua
    t'ha fatto nuova ogni fronda,
    mentr'io mi piego e secco
    e sul mio viso tocco la tua scorza. Da te un ombra si scioglie che par morta la mia...

    (Salvatore Quasimodo - Albero)


    C'è sempre un' ombra che appare dietro una pietra di rovina tra un carrubo e una colonna sterrata. C'è sempre una voce che parla e che vuole raccontare, dire ecco il mondo è stato tutto questo, fermati ascoltalo non durerà per molto anzi, vedi, è già scomparso.
    ( V.Consolo, Le Pietre di Pantalica)
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    Palazzo Arezzo di Donnafugata




       

    Perchè visitarlo: bel palazzo in stile neoclassico che occupa una buona parte della via e conserva importanti opere d'arte.

    Da non perdere: il piccolo teatro, ancora oggi in attività con rassegne musicali e teatrali.



      





    Visita in occasione di eventi, tour e rassegne.

    Bus 35, 16, 11 (clicca per l'itinerario)

    Il Palazzo




    Sullo stesso lato del Circolo di Conversazione e ad occupare l'intera via che conduce da piazza Duomo alla piazzetta successiva, Piazza Pola, è l'imponente Palazzo Arezzo di Donnafugata, una massiccia costruzione dal color verde pistacchio, scandita in basso da portoni in legno e in altro da balconi. Nove balconi per l'esattezza con timpano triangolare e fascia marcapiano.

    Gli esterni della facciata sono in stile neoclassico, interrotti da una “gelosia” in legno, un balconcino coperto che ricorda l’architettura di quelli di Malta e che dava l'occasione alle dame o agli invitati di "spiare" la strada e chi passeggiava nel corso senza farsi vedere. Il palazzo è famoso per il magnifico androne con doppio colonnato e la bella scala in marmo che conduce al festoso salone. Questo si allaccia alle innumerevoli stanze ancora arricchite da oggetti d'arte e mobili antichi; altresì un luogo rilevante per la collezione di quadri raccolta per volere di Corrado Arezzo de Spucches, deputato al Parlamento Siciliano nel 1848.

    La maggior parte dei quadri hanno tematiche sacre, famosissimo e prezioso è il quadro che rappresenta la "Madonna con Bambino" attribuito a Salvo d’Antonio o, secondo altri, ad Antonello Da Messina. Seguono poi tele di Hans Memling e Guerci, maioliche giapponesi, una collezione di ceramiche di Caltagirone e molti altri oggetti di grande valore artistico.

    Fonte: http://www.terraiblea.it/arezzo-donnafugata.html

    Il Teatro




    Inserito nel prestigioso contesto del Palazzo Donnafugata si trova il Teatro di Donnafugata. Con i suoi 100 posti è uno tra i più piccoli teatri europei insignito del premio Eurispes tra "Le cento eccellenze italiane" nel 2006, rappresentando l'unico teatro di Ragusa.

    I lavori dei restauro di questo piccolo teatro iniziarono nel 1997 e finirono nel 2004 su iniziativa dell'Avvocato Scucces proprietario e membro della famiglia.

    Caratteristica principale del teatro è la perfetta acustica. L'avv. Scucces ama dire con un sorriso pieno di soddisfazione ed emozione che “nel suo teatro i microfoni sono assolutamente vietati!”. Le sale adiacenti sono state tutte restaurate e allestite in modo che possano essere utilizzate per ospitare convegni e conferenze.

    Dalla data di ultimazione del restauro il Donnafugata funziona regolarmente come teatro aperto al pubblico pur mantenendo la sua gestione privata affidata da sempre alla proprietà del teatro stesso.

    Fonti: rivista "Ragusa Sottosopra" (del Comune di Ragusa) n.5 del 10/10/2011(autori: Giuseppe Arezzo e Don Giuseppe Antoci).

    https://www.teatrodonnafugata.it/it/storia
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    Fontana Aretusa




       

    Perchè visitarla: Da qui in poi Aretusa, con la sua fonte, è uno dei personaggi mitologici più conosciuti al mondo , nonchè il simbolo della città di Siracusa.

    Aretusa è stata cantata da poeti come Pindaro, Mosco, Ovidio, Virgilio, D’Annunzio; raccontata dagli storici Timeo, Pausania, Diodoro Siculo, Strabone, Cicerone; raffigurata nelle monete dagli incisori siracusani Cimone ed Eveneto.

    Da non perdere: Il papiro di Siracusa unico posto in europa dove nasce spontanea
      





    Visita 00.00-0000 7/7

    €2 Ingresso . Ridotto €X.

    Bus XXXXXX

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    Gli Esterni




    Elementi di spicco della facciata: la grandiosa facciata barocca costruita dall’architetto siracusano Andrea Palma (1728), al posto di quella antica normanna distrutta durante il terremoto del 1693.

    Al palermitano Ignazio Marabitti appartengono le due statue marmoree in basso di S.Pietro e S.Paolo e quelle calcaree della Madonna nella nicchia centrale , Santa Lucia e San Marciano rispettivamente ai lati destra e sinistra.

    Spledide le Colonne tortili in stile Rococò.

    Gli interni




    ..la ninfa Aretusa, il cui nome, dal greco, significa “la virtuosa”. Aretusa era sacra ad Artemide, la dea della caccia e a lei aveva fatto voto di castità.

    Racconta il mito che in un giorno molto caldo, la ninfa si trovava in un bosco di Grecia.

    Stanca e accaldata decide di fare il bagno in un fiume dalle acque fresche e invitanti.

    Aretusa si spoglia dei suoi veli e comincia a nuotare nelle acque del fiume.

    Un giovane cacciatore di nome Alfeo, semidio figlio di Oceano, si trova a passare nelle vicinanze e, incuriosito dai rumori, si avvicina e … rimane incantato dalla bellezza della ninfa. ⤏

    Citazioni sulla Fontana Aretusa


    Una fonte incredibilmente grande, brulicante di pesci, e così situata che le onde del mare la sommergerebbero se non fosse protetta da un massiccio muro di pietra
    (CICERONE 106 a.C.–43a.C. (nelle Verrine))


    Ogni volta che a Olimpia si celebrava un sacrificio – si diceva –, le acque della fonte Aretusa si macchiavano di rosso; e se a Olimpia si gettava una coppa nel fiume Alfeo, questa riemergeva nelle acque del mare di Siracusa.
    (Strabone 60a.C.-24d.C.)


    Orazio Nelson rimase incantato dalla fonte, e quando sostò a Siracusa nel giugno del 1798, prima di affrontare Napoleone ad Abukir scrisse:
    Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riforniti di viveri ed acqua, e sicuramente avendo attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare

    (Orazio Nelson 1758-1805)
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    Fontana Aretusa




       

    Perchè visitarla: Da qui in poi Aretusa, con la sua fonte, è uno dei personaggi mitologici più conosciuti al mondo , nonchè il simbolo della città di Siracusa.

    Aretusa è stata cantata da poeti come Pindaro, Mosco, Ovidio, Virgilio, D’Annunzio; raccontata dagli storici Timeo, Pausania, Diodoro Siculo, Strabone, Cicerone; raffigurata nelle monete dagli incisori siracusani Cimone ed Eveneto.

    Da non perdere: Il papiro di Siracusa unico posto in europa dove nasce spontanea
      





    Visita 00.00-0000 7/7

    €2 Ingresso . Ridotto €X.

    Bus XXXXXX

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    Gli Esterni




    Elementi di spicco della facciata: la grandiosa facciata barocca costruita dall’architetto siracusano Andrea Palma (1728), al posto di quella antica normanna distrutta durante il terremoto del 1693.

    Al palermitano Ignazio Marabitti appartengono le due statue marmoree in basso di S.Pietro e S.Paolo e quelle calcaree della Madonna nella nicchia centrale , Santa Lucia e San Marciano rispettivamente ai lati destra e sinistra.

    Spledide le Colonne tortili in stile Rococò.

    Gli interni




    ..la ninfa Aretusa, il cui nome, dal greco, significa “la virtuosa”. Aretusa era sacra ad Artemide, la dea della caccia e a lei aveva fatto voto di castità.

    Racconta il mito che in un giorno molto caldo, la ninfa si trovava in un bosco di Grecia.

    Stanca e accaldata decide di fare il bagno in un fiume dalle acque fresche e invitanti.

    Aretusa si spoglia dei suoi veli e comincia a nuotare nelle acque del fiume.

    Un giovane cacciatore di nome Alfeo, semidio figlio di Oceano, si trova a passare nelle vicinanze e, incuriosito dai rumori, si avvicina e … rimane incantato dalla bellezza della ninfa. ⤏

    Citazioni sulla Fontana Aretusa


    Una fonte incredibilmente grande, brulicante di pesci, e così situata che le onde del mare la sommergerebbero se non fosse protetta da un massiccio muro di pietra
    (CICERONE 106 a.C.–43a.C. (nelle Verrine))


    Ogni volta che a Olimpia si celebrava un sacrificio – si diceva –, le acque della fonte Aretusa si macchiavano di rosso; e se a Olimpia si gettava una coppa nel fiume Alfeo, questa riemergeva nelle acque del mare di Siracusa.
    (Strabone 60a.C.-24d.C.)


    Orazio Nelson rimase incantato dalla fonte, e quando sostò a Siracusa nel giugno del 1798, prima di affrontare Napoleone ad Abukir scrisse:
    Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riforniti di viveri ed acqua, e sicuramente avendo attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare

    (Orazio Nelson 1758-1805)
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    Chiesa di S.Nicolò l'Arena




       

    Perchè visitarla: Le dimensioni maestose della chiesa e la sua facciata incompiuta, suscitano un immenso stupore a chiunque si stagli di fronte ad osservarla.

    Situata sul punto più alto della città di Catania, si trova al centro di Piazza Dante, dove detiene il primato di edificio di culto più grande e alto di Sicilia, con i suoi 66 metri d'altezza e 105 di larghezza.

    Da qui, sarà possibile salire i 141 gradini della scala a chiocciola su fino alla cupola, da dove si ammira a nord l'Etna e a sud fino a Siracusa.

    Da non perdere: L'antico organo a canne di Donato Del Piano e la meridiana astronomica.
      





    Visita 09:00-18:30 7/7

    Ingresso alla chiesa: Gratuito .

    Accesso al camminamento della cupola: 2€

    Bus : 504M - Fermata più vicina in Via Vittorio Emanuele:830-902-

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    La Storia della Chiesa



    Il primo tempio eretto nel 1578 dai Benedettini a Catania venne titolato "Sancti Nicolai de Arenis", letteralmente San Nicola dell'Arena, poi traslitterato nell'attuale denominazione, e prende spunto dalla devozione dei monaci a San Nicola di Bari e dalla terra chiamata rena rossa, ovvero sabbia rossa che caratterizzò il primo complesso monastico eretto a Nicolosi da cui provenivano i monaci, risultato dell'ustione ad elevate temperature della terra.

    Nel 1669 la struttura soffrì dell'eruzione etnea che colpì il versante occidentale della città, penetrando dalle porte civiche e colpendone i bastioni.

    La chiesa venne costruita a breve distanza dal limite della colata a partire dal 1687 dall'architetto romano Giovanni Battista Contini, il progetto rivela gli intenti funzionali e celebrativi dell'ordine.

    Da un lato, infatti, l'enorme superficie occupata dall'edificio religioso doveva servire ad accogliere quanti più fedeli possibili durante le feste religiose; dall'altro, la grandezza e la monumentalità del tempio dovevano evidenziare la potenza e la ricchezza raggiunte dal cenobio catanese.

    L'esempio a cui ispirarsi per concretizzare tutte queste premesse era la Basilica di San Pietro a  Roma anche perché il suo architetto aveva studiato proprio lì.

    Nel 1693 la fabbrica venne interrotta dal violento sisma che colpì la Sicilia sud-orientale e per quasi trent’anni il cenobio rimase senza chiesa principale; gli argenti e gli ori della chiesa vanno dispersi, ma una parte delle reliquie, dei codici, dei diplomi e dei libri è tratta in salvo e con essa la tradizione.

    Dal 1730 in poi, collaborarono alla ripresa del cantiere: Andrea e Antonio Amato, Francesco Battaglia, Carmelo Battaglia, Santangelo e Stefano Ittar a cui si deve l'innalzamento della grande cupola nel 1780.

    Nel 1767 è inaugurato il monumentale e solenne organo a canne di Donato Del Piano, molti viaggiatori ebbero la possibilità di sentirlo suonare tra cui Goethe.

    Nel 1776 nel mese di settembre, cadendo la festa del Santo Chiodo, la chiesa è inaugurata con eccezionale fasto.

    Le dimensioni del tempio erano enormi: il tronco maggiore lungo 105 metri e largo 39, i tronchi minori lunghi 48 metri e larghi 15.

    Nel 1841 nel pavimento davanti l’altare maggiore viene incassata la maestosa meridiana di Cristiano Peters e Wolfgang Sartorius.

    Gli Esterni




    La facciata su piazza Dante fu cominciata su progetto di Carmelo Battaglia Santangelo nel 1775. Il progetto, un ibrido tra il tardo barocco siciliano e il più lineare neoclassicismo che trova sempre più largo consenso anche nell’élite isolana, appare piuttosto freddo.

    Le sue le otto poderose colonne libere scandiscono la facciata, i tre grandi portali con le finestre balaustrate soprastanti e il timpano centrale, tutto elaborato in una scala grandiosa che non ha eguali in città e che si adegua alle dimensioni altrettanto grandiose della stessa chiesa.

    Confiscata dal governo unitario nel 1866, la facciata rimase incompiuta.

    I riferimenti alla basilica vaticana sono ben riconoscibili sia nei pilastri che reggono le navate con le paraste corinzie e i cornicioni plasticamente rilevati che nelle finestre, riecheggiano motivi prettamente romani.

    I maestosi interni




    Fabbricato con pianta a croce latina a tre navate con transetto e cupola all’incrocio dei bracci, con cappelle laterali sulle absidi del transetto, ed un coro sopraelevato molto profondo accoglie gli stalli dei monaci.

    Le navate divise da grandi arcate, con tutte le volte poste alla stessa altezza, con la luce forte e diffusa, proveniente dalle alte finestre, sui lati e in facciata, e ulteriormente accentuata dall’alta cupola, che permette di abbracciare con uno sguardo l’intera superficie della chiesa fino all’altare maggiore, con le sole cappelle laterali poco più in ombra, a suggerire una spazialità e monumentalità maggiori.

    A dare maggior luce alla zona dell’altare è poi la grandiosa cupola dell’Ittar, imponente struttura che domina la città ed è alta all’interno 62 metri.

    Le cappelle laterali sono tutte rivestite di marmi pregiati e di esse, infatti, si occuparono con particolare attenzione i monaci e gli abati del convento, che non solo fecero arrivare marmi da tutta Italia, ma anche per le pale d’altare si rivolsero a pittori non siciliani, o comunque attivi a Roma.

    La realizzazione dei manufatti delle cappelle rivela una profusione di materiali nobili che spaziano dal libeccio di Trapani, alabastro cotognino, alabastro di Fiumicino, alabastro di Roma, calcare alabastrino di Malta, calcare alabastrino di Palermo, giallo di Siena, verde di Calabria, marmo tessalico, bianco di Carrara, marmo di Taormina, marmo di Billiemi, verde antico, diaspro nero paragone, bardiglio di Genova, rosso di Francia, fondata di brullia di Francia, morgatello di Spagna, giallo di Castronuovo di Sicilia, pietre di varie tinte di Taormina, marmo portasanta, saravezza di Genova, pinsevera di Genova, marmo nero di Portovenere.

    Oltre i celebri architetti e argentieri, sono chiamati ad abbellire il tempio i più famosi pittori del barocco romano e delle correnti affini.

    Le opere più belle della navata sinistra






    -Prima Campata: Cappella di Sant'Andrea. Il Martirio di Sant'Andrea, tela di Ferdinando Boudard.

    Sant'Andrea uno dei dodici apostoli, viene rappresentato in questa tela mentre subisce la tribolazione legato ad una corda su di una croce posizionata ad X, proprio come Cristo, colpevole di aver predicato la fede ed esaltato il mistero della Croce. Il tutto è incorniciato da pilastri in marmo di Portosanta, la base è in giallo di Castronovo di Sicilia e la cornice del dipinto in morgatello di Spagna.



    -Seconda Campata: Cappella di Sant'Euplio. Calviasiano giudica il diacono Euplio, dipinto di Bernardino Nocchi del 1802.

    Sant'Euplio, co-patrono della città di Catania, è qui raffigurato durante il processo che lo accusava di onorare i Vangeli Cristiani, banditi dal Console romano Calvisiano nel 304 a.C. Sulla sinistra, il santo indossa una tunica rossa e si volge al Governatore mostrandogli una pagina del vangelo con la mano destra, mentre con la sinistra è legato al soldato in basso a destra.



    -Terza Campata: Cappella di S.Agata. Il Martirio di S. Agata , tela settecentesca di Mariano Rossi.

    Il monumentale incorniciato è interamente decorato con marmi bianchi e rossi di Verona, maestose colonne in verde di Calabria esaltano la tela raffigurante Sant'Agata, patrona di Catania mentre subisce il taglio dei seni, una scena drammatica enfatizzata dalla figura della madre con la fanciulla sulla destra che tenta di coprisi il volto. La cappella è famosa anche per avere ospitato la regia del film "I vicerè", di Federico De Roberto nel 2007.



    -La Cappella dedicata a San Benedetto da Norcia: al centro San Benedetto, tela di Antonio Cavallucci, a sinistra San Benedetto nel deserto del stesso Cavallucci, e a destra San Germano e San Benedetto di Niccolò La Piccola.

    L'ambiente è decorato da preziosi marmi che spaziano dal libeccio trapanese agli altorilievi del bianco di Carrara con cui sono scolpiti in altorilievo i simboli della Regola di San Benedetto, rispettivamente la mitra, il bastone abbaziale, le verghe fiorite e due coppie di palme incrociate, simbolo di immortalità dell'anima.

    Il dipinto centrale rappresenta l'incontro di S. Benedetto con i due patrizi romani che diffonderanno l'ordine monastico in Sicilia.



    -La Cappella della Natività: La Natività di Stefano Tofanelli.

    Una gradinata in marmo nero di Taormina conduce alla Cappella decorata in stile corinzio, ad ornare il tutto il dipinto che raffigura la Natività di Gesù nell'ambientazione di una grotta , con al centro la Madonna e il bambino, San Giuseppe, due animali e dei pastori che rendono omaggio alla venuta di Cristo, il cane in basso a destra rappresenta la fedeltà dell'uomo verso Dio.



    -La Cappella del SS. Sacramento: a sinistra La liberazione di un giovane schiavo da parte di S. Nicola di Stefano Tofanelli, a destra S. Nicola rifiuta la nomina a vescovo di Myra di Giuseppe Cades.

    La cappella presenta all'interno di un baldacchino, la statua del Cristo benedicente, il tutto adorno di marmi antichi, tra cui il giallo di Siena e marmo di Taormina. Il primo dipinto a sinistra presenta in alto il Santo sospeso a mezz'aria che tiene per la chioma un servo, con lo scopo di restituirgli la libertà. Il secondo a destra, raffigura il vescovo di Myra che porge a S. Nicola la mitra, dall'alto un angelo disceso ne impedisce la nomina, indicando il cielo a significato che lui è già stato nominato da Dio.

    La opere più belle della navata destra






    -Prima Campata: Cappella di San Gregorio. S. Gregorio invia Sant'Agostino in Inghilterra per convertire il popolo, tela di Vincenzo Camuccini.

    La tela qui presente, è contornata da una struttura monumentale di stile corinzio, la cui cornice è realizzata in marmo giallo di Castronovo, proveniente dalle Cave della Sicilia Occidentale. La pala rappresenta sulla destra, San Gregorio Magno vestito in abiti papali e ai suoi piedi, tre monaci benedettini in ginocchio che ricevono la lettera che li farà promotori dell'Evangelizzazione nel resto del Nord-Europa.



    -Seconda Campata: Cappella di San Giovanni. Decollazione del Battista, dipinto di Stefano Tofanelli.

    L'intera cornice del dipinto in morgatello di Spagna, accentua il carattere drammatico e divino della condanna di S. Giovanni, colui che battezzò il figlio di Dio. Egli viene raffigurato con i polsi legati dietro la schiena e vestito di rosso, simbolo del martirio imminente, da dietro il boia si prepara alla decapitazione, mentre una luce divina permane dall'alto per accogliere la sua anima nel Regno dei Cieli.



    -Terza Campata: Cappella di San Giuseppe. San Giuseppe che contempla il Bambin Gesù, tela di Mariano Rossi.

    Questa Cappella dedicata a San Giuseppe, presenta sul paliotto dell'altare uno splendido bassorilievo in marmo che rappresenta il momento della Fuga In Egitto scolpito da Gian Battista Marino, del 1776. Il tema della fuga e poi ripreso nella tela posta sopra, raffigurante S. Giuseppe che contempla Gesù appena nato, sulla sinistra un angelo tiene un giglio e altri puttini osservano curiosi la scena.



    -Cappella di San Nicola di Bari: L'Istituzione dell'Ordine dei Benedettini tela settecentesca di Mariano Rossi.

    La suddetta cappella è dedicata al Santo titolare dei Benedettini, qui in orgine risiedeva il trittico di S. Nicola, opera di Niccolò La Piccola che fu distrutto dai bombardamenti del secondo dopo guerra e che venne sostituito con l'attuale tela dedicata al momento storico dell'Istituzione dei Benedettini.

    Al centro della Cappella si può notare la statua emersa dalle macerie del terremoto del 1693 che raffigura San Benedetto, scolpita da Giovanni Lombardelli nel 1646.



    -Cappella di S. Placido: Il Martirio di San Placido, tela settecentesca di Placido Campolo.

    Il monumento appare dall'aspetto fragile per via infiltrazioni che negli anni ne hanno staccato i bellissimi marmi, in bianco di Carrara e bardiglio di Genova. La tela posta tra le due colonne, raffigura l'episodio dell'invasione dei vandali che durante il 571 giunsero a Messina e trucidarono San Placido insieme a 30 monaci presenti nel monastero, scena drammatica esaltata dalla luce tenue e cupa.



    -Cappella del SS. Crocifisso: Crocifisso in legno del 700' di Giuseppe Orlando.

    Volgendosi alla Cappella si può notare come sia i gradini d'accesso che le colonne binate siano realizzate con un antico marmo siriano, mentre le lastre del frontone sono in giallo di Siena. Al centro spicca il magnifico crocifisso in verde scuro, mentre per la figura del Cristo sono stati usati colori più cupi, lo sfondo serve infatti a far emergere il soggetto.

    La sacrestia ed il Sacrato




    Dal lato sinistro del transetto si accede alla sacrestia, opera di Francesco Battaglia, e al Sacrario dei Caduti, ricavato in alcuni locali dietro l’abside maggiore e sotto alcune aule del monastero.

    Il sacrario ospita le lapidi a ricordo dei caduti della Prima guerra mondiale ed è ornato dagli affreschi di Alessandro Abate, fortemente degradati a causa dell’umidità, mentre la sacrestia, con gli stalli lignei settecenteschi e gli affreschi di Giovan Battista Piparo comunica col chiostro orientale da cui prende luce.

    L'area del presbiterio e il prezioso organo a canne




    Il basamento del grandioso altare versus Deum forma con la figura dell’organo, della cantoria e dell’articolato baldacchino ligneo, una quinta scenica spettacolare. Il manufatto rivestito di pietre dure presenta numerosi inserti metallici patinati in oro o argento, realizzazioni dell’orafo romano Vincenzo Belli.

    Imponente troneggia il grande altare maggiore, che con la sua cantoria, l'articolato baldacchino ligneo e il coro in noce destinato ai presbiteri, incornicia il grande Organo di Donato del Piano del 1767.

    Lo strumento presenta 2.378 canne in legno e lega di stagno, sei mantici, cinque tastiere e settantadue registri che permette di venir suonato contemporaneamente da tre organisti.

    Tesori da scoprire: la meridiana




    Avvicinandosi all'altare, il turista potrà notare la famosa meridiana realizzata per volere dei monaci benedettini nel 1841 dai costruttori Wolfagang Sartorius e Christian Peters.

    La sua realizzazione fu il risultato degli studi di astronomia che vennero condotti durante il periodo illuminista e oltre, che portò alla creazione di altri orologi solari in Sicilia.

    La meridiana misura 40 metri, ed è situata tra i bracci del transetto attraversando le navate da parte a parte.

    Sulla lastra marmorea sono segnate le ore, i giorni e i mesi, nonché i segni zodiacali e varie iscrizioni che forniscono notizie sull'opera, sui suoi ideatori, sull'interpretazione corretta di tutti i dati, sui rapporti tra le varie unità di misura in uso al tempo.

    Il suo funzionamento è legato al foro gnomonico praticato sulla cupola, che genera un raggio circolare luminoso in grado di scorrere sulla retta nera presente ad indicare il mezzogiorno, man mano spostandosi segna poi il giorno e il mese indicato dal segno zodiacale.

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    Teatro Romano e Odeon




       

    Perchè visitarlo: Occupa il fianco meridionale della collina di Montevergine e si identifica con il Teatro in cui Alcibiade tenne il leggendario discorso agli abitanti di Katane per convincerli ad allearsi con Atene contro Siracusa.

    Il teatro fu costruito probabilmente nell'area già occupata da un teatro ellenistico e poi ebbe in età Augustea la sua prima sistemazione come Teatro Romano. Raggiunse il suo assetto definitivo nel secondo secolo dopo Cristo e tra la fine del III e la prima metà del IV secolo dopo Cristo fu restaurato.

    Da non perdere: Le collezioni: l’Antiquarium regionale in Casa Pandolfo (del '700); casa Liberti e casa dell’Androne.



      





    Visita 09.00-17.00 da lunedì a sabato; 9-13 domenica

    €6 Ingresso . Ridotto €3.

    Bus 2-5, 534, 632, 642, 927, D

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    Le origini




    Tale struttura fu già identificata negli anni tra il 1884 e il 1919 e attribuita a un teatro greco di V-IV secolo a.C.

    Le fasi più antiche testimoniano la presenza di un edificio teatrale costruito con grossi blocchi di pietra arenaria con lettere in greco in cui era incisa la sigla KAT in pianta trapezoidale, interpretata come abbreviazione di Katane, antico nome della città greca.

    Ebbe in età augustea la sua prima sistemazione monumentale come Teatro Romano. Raggiunse il suo assetto definitivo nel II secolo d. C. e tra la fine del III e la prima metà del IV secolo d. C. fu restaurato.

    Il teatro poteva contenere secondo degli studi fino a 7000 spettatori.

    Descrizione del Teatro




    La caratteristica forma circolare del teatro si adatta in parte alle pendici del colle Montevergine su gradoni in calcare, la media e la summa cavea invece sono sostenute da poderose mura attraversate da due ambulacri collegati tra loro da scale.

    Di fronte alla scena si estendeva un largo palcoscenico la cui facciata movimentata da piccole nicchie rivestite in marmo erano decorate da statue e coronate da una cornice in marmo con motivi vegetali stilizzati.

    Lateralmente si aprivano tre porte attraverso cui gli attori giungevano sul palcoscenico.

    L'orchestra conserva il pavimento marmoreo il cui disegno è dato da grandi cerchi inscritti dentro quadrati. Fu restaurato già in antico con lastre di marmo bianco.

    Scoperta e recupero del teatro



    [Sopra il Teatro negli anni '30, prima dei lavori di sbancamento]

    Nel XVIII secolo il principe di Biscari eseguì scavi per liberare le strutture antiche che col trascorrere del tempo erano state coperte da case e recuperò elementi della decorazione della scena che portò nel suo museo.

    Dopo un lungo periodo di abbandono e disinteresse iniziarono poderose operazioni di espropriazione e impegnativi lavori di demolizione delle strutture moderne e di restauro di quelle antiche.

    La parte più consistente di tali lavori è stata eseguita tra il 1950 ed il 1970 ed ha portato al recupero della cavea e di gran parte degli ambulacri.

    Nel 1919 fu scoperto al di sotto dell'orchestra un poderoso muro inteso come elemento strutturale di un più antico teatro greco a struttura trapezoidale.

    La ricostruzione in 3D



    Ricostruzione virtuale operata attraverso le ricerche dell’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibam Cnr)


    Attraverso gli studi e le tecniche interdisciplinari che fondono la ricerca archeologica alle tecnologie più avanzate, l'IBAM ha ottenuto una ricostruzione del teatro il più possibile fedele tenendo conto di molti aspetti che risultano conformi e verosimili alle informazioni che i resti del teatro e dell'odeon possono darci.

    Sopra il video della presunta ricostruzione, che riporta in loco i reperti di pregio che si possono ammirare nell'Antiquarium: basi di colonne, statue e preziosi inserti marmorei.

    L'Odeon




    Ad ovest del Teatro Romano all'interno dell'area demaniale si trova il piccolo teatro o Odeon.

    La costruzione, anche questa di forma semicircolare, aveva una capienza di circa 1500 spettatori.

    Oltre che per spettacoli di danza e musicali, probabilmente era utilizzato anche per le prove degli spettacoli che si tenevano poi a teatro.

    L’edificio, chiamato anche teatro minore o fratello minore del teatro, era destinato a un pubblico più ristretto e sfruttato anche per riunioni e assemblee.

    Fu anch’esso soffocato dalle abitazioni e a differenza del teatro era fornito di copertura.



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    Foro Romano




       

    Perchè visitarlo: Completamente inabissato nei meandri dei palazzi più antichi, doveva trattarsi dello storico Forum che caratterizzava il polo commerciale cittadino non lontano dallo storico mercato.



    Da non perdere: Nelle vicinanze la pescheria di Catania, tutte le mattine riempie di folclore e tradizione il cuore della città.



      

    Il Foro Romano




    Gli antichi resti del Foro romano si trovano all’interno del Cortile di San Pantaleone a Catania.

    Questo presunto Forum si presentava come una serie di diversi edifici probabilmente magazzini e negozi, circondanti un'ampia area centrale che costituiva il "foro" vero e proprio.

    Ai tempi del principe Ignazio Paternò Castello (XVIII secolo) il pianterreno risultava essere sepolto, mentre il secondo piano (cinque metri più in alto) era diventato residenza per molti popolani e i lati ridotti a due soltanto (quelli a sud e ad est) uniti ad angolo retto.

    Nel 500 quest’area presentava otto ambienti con copertura a volta a sud e altri quattro a nord, questi ultimi perduti con la creazione di Via del Corso, attuale via Vittorio Emanuele II.

    Oggi del presunto foro rimangono soltanto un paio di ambienti attigui visibili a sud, con ingresso architravato sormontato da una apertura ad arco molto simile nell'aspetto ai magazzini del Foro Traianeo, oltre alle aperture ad arco semplice.

    Della struttura a est rimangono i resti di una parete in opus reticulatum appartenenti ad uno dei magazzini.

    Balneum di Piazza Dante




       

    Perchè visitarlo: Rispetto agli altri impianti termali della città qui ci troviamo di fronte a un balneum cioè una struttura termale privata.



    Da non perdere: Oltre ad essere di fronte allo straordinario complesso monastico del Benedettini, nelle vicinanze si trovano anche le Terme della Rotonda.



      

    Il balneum di Piazza Dante




    Il balneum si contraddistingue dalla thermae per essere considerato un impianto termale privato, cioè legato a una domus, anche se il termine di "privato" non impediva l'accesso al pubblico sotto il pagamento di una tariffa, una sorta di rendita per il proprietario.

    Il balneum, inoltre, si caratterizza per non avere un impianto canonico, più tipico delle terme, proprio perché sorgendo all'interno di un agglomerato urbano, doveva adattarsi agli spazi circostanti.

    Le mura che ancora oggi rimangono di questo balneum appartenevano a una domus privata, una “casa a peristilio” cioè costituita da stanze che affacciano su un cortile centrale per mezzo di un portico colonnato.

    Sul lato occidentale rimangono ancora le basi di alcune stanze quadrate alle quali si andavano probabilmente ad aggiungere altre stanze delle quali rimangono solo poche tracce di muro.

    Al centro si estendeva il balneum, cioè il complesso termale, e vi erano quattro ambienti riscaldati attraverso l’ipocausto cioè un pavimento rialzato per mezzo delle colonnine sotto il quale c’era il passaggio per l’aria calda.








    Visita 24/24 7/7

    Il Foro Romano si trova nel cortile San Pantaleone. Non è accessibile se non dietro prenotazione contattando il personale del Teatro Romano.

    Il Balneum di Piazza Dante è accessibile gratuitamente

    Bus per Cortile San Pantaleone 2-5, 534, 632, 642, 927, D

    Bus per Piazza Dante 431R, 448, 534, 726, 744, D

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    Anfiteatro Romano



       

    Perchè visitarlo: Si tratta di uno dei più grandi anfiteatri di Sicilia e uno dei maggiori della penisola italiana.



    Da non perdere: Oltre le Chiese e le strutture attorno di prestigio barocco, la vicina Fera o' Luni, mercato storico dove trovare cibo e articoli di ogni genere.





      





    Dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 13.00 // dalle 14.30 alle 18.00. Chiuso lunedì.

    Ingresso gratuito.

    Bus 2-5, 523, 534, BRT1, D.

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    Descrizione




    Di forma ellittica con un altezza di circa 31 metri e una serie di 52 grandi arcate, presentava due porte di accesso principali per i gladiatori e altre entrate minori per le belve feroci.

    La tribuna era separata dall’arena per la sicurezza del pubblico da un muro alto 2 metri rivestito in marmi pregiati ancora visibili.

    Per raggiungerla si attraversavano numerosi corridoi dotati di scale d’accesso. La datazione, secondo l’analisi della tecnica costruttiva, risale a circa metà del II secolo d.C.

    Per la sua costruzione fu adottata la stessa tecnica impiegata nei maggiori edifici di età imperiale: un resistentissimo opus coementicium e il muro centrale della muratura contenuto nei paramenti in blocchi squadrati di pietra lavica.



    La storia e il recupero




    L’ anfiteatro catanese, costruito nei primi secoli dell’impero, era l’edificio più grandioso dell'architettura civica romana dove i cittadini assistevano alle lotte gladiatorie e alle venationes (spettacoli fra uomini e animali feroci).

    Poteva contenere 15000 spettatori seduti e quasi il doppio considerando l’aggiunta di impalcature lignee per i posti in piedi.

    Definito dallo stesso Biscari: “il testimonio più grande dell’antica catanese grandezza”, fu abbellito da rivestimenti in marmo e da colonnati, come indicano alcune lastre ancora in loco nel muro del podio, e il bassorilievo raffigurante un cavallo incorniciato da un piccolo fregio a motivi floreali e dai numerosi frammenti di colonne rinvenuti.

    I suoi ruderi, visibili sotto Piazza Stesicoro, si estendono in senso nord/sud ed est/ovest, e corrono sotto la chiesa di san Biagio e gli altri edifici laterali.

    Le rovine furono utilizzate come cava di blocchi per la costruzione di edifici cittadini fin dall’età bizantina, poi in epoca normanna e anche sotto Calvo V. Fu sfruttata e occultata fino alla realizzazione di Piazza Stesicoro.

    Oggi sopravvive solo la parte inferiore dell’arena che rimase del tutto interrata fino al XVIII secolo, quando il principe di Biscari promosse i primi scavi per la sua liberazione.



    La ricostruzione in 3D e il virtual tour




    Attraverso gli studi e le tecniche interdisciplinari che fondono la ricerca archeologica alle tecnologie più avanzate, l'IBAM ha ottenuto una ricostruzione dell’anfiteatro il più possibile fedele tenendo conto di molti aspetti che risultano conformi e verosimili alle informazioni che i resti dell'anfiteatro possono darci.

    All’interno del teatro è altresì possibile esplorare - attraverso l’utilizzo di speciali occhiali 3D - la ricostruzione dell’anfiteatro attorno a noi mentre ci troviamo nell’arena.

    Un vero e proprio virtual tour che ci porta dov'è impossibile vedere naturalmente ciò che la città moderna ha sovrastato.

    Possiamo quindi immaginarci in una Catania romana, questo monumentale e antico "stadio" dove sedeva il pubblico, le gallerie attraverso le quali ci si dirigeva per i vari settori e l'arena dentro la quale si lottava per la vita.

    Il video di sopra che contestualizza la ricostruzione del teatro in un’ambientazione storica della città etnea in epoca imperiale è realizzato da Catania Living Lab.



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    Chiesa e Monastero di Santa Chiara




       

    Perchè visitarla: Fu qui che il Verga ambientò le vicende di "Storia di una Capinera": tra la chiesa e il monastero, la clausura viveva nel cuore della città tra quiete e solitudine, sbirciando l'affollato mondo a un passo là fuori.



    Da non perdere: I negozi d'artigianato tipico della città e poi andando verso il centro la casa di Verga e quella del Bellini attraversando Piazza Mazzini.
      





    Visita 11.30 domenica e festivi (nel corso delle funzioni) dal lunedì al venerdì dalle 17.00 alle 20.00

    Ingresso gratuito.

    Bus 534, 632, 642, 744, 902, 927, D

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    La Chiesa




    Questa chiesa parrocchiale di Santa Chiara costruita nella seconda metà del 1700 su progetto di Girolamo Palazzotto, sulla preesistente antica chiesetta di San Lorenzo del XII secolo, appartiene alle Clarisse volgarmente chiamate anche delle monache “viscuttara” per la specialità dei biscotti che confezionavano per i bambini più poveri a forma di lettere affinché potessero imparare l’alfabeto.

    Tutto lo stile esterno è di un barocco moderato con una grande cupola ottagonale munita di finestre con gelosie, passerelle interne e sedili per il passeggio e la ricreazione delle suore.

    Durante il periodo bellico 1940-1943 tra la cupola ed il tetto dalle autorità militari venne sistemata la sirena d'allarme che avvertiva i cittadini di correre nei rifugi antiaerei.

    Per tale motivo la Chiesa fu presa di mira dalle fortezze volanti nemiche ed una bomba colpì la Canonica, il vecchio parlatoio delle Clarisse risparmiando per fortuna la chiesa, anche se in parte rimasero danneggiati il prospetto, il coro delle suore e distrutto l'organo.

    40 anni dopo nel 1973 per opera della soprintendenza ai monumenti fu rifatto a nuovo tutto il tetto con copertura per intero di legname di castagno e grossi travi opera artigianale di grande valore eseguita da Patanè Alfio da Riposto.

    Gli interni




    Il vestibolo è separato dal corpo della chiesa da una grande bussola in legno prezioso detto volgarmente pescepane e con vetrate smerigliate. La volta del vestibolo è arricchita di Stucchi dell'epoca.

    Varcata la soglia della bussola si ammira l'artistico pavimento in marmo policromo di Giovan Battista Marino ultimato nell'anno 1766.

    A destra del visitatore si trova l'altare dedicato all'Immacolata con l'artistica pala di Olivio Sozzi restaurata nel dopoguerra questo quadro preesisteva nella chiesetta di San Lorenzo demolita dal terremoto del 1693.

    Subito dopo si nota l'organo a canne costruito nel 1971 da Giuseppe Ruffatti da Padova tale organo offerto al parroco Pergolizzi in occasione delle sue nozze d'argento sacerdotali ed inaugurato il 12 agosto Festa di Santa Chiara dello stesso anno.

    Prezioso è l'altare maggiore ricco di marmo giallo decorato con colonne a pilastrini di marmo verde Alpino e due statue raffiguranti a destra San Francesco d'Assisi e a sinistra Santa Chiara.

    La volta della chiesa è a pancia di botte poggiate sulle mezze lune delle sei finestre.

    Al centro un grandioso affresco di Francesco Sozzi figlio che illustra il trionfo di Santa Chiara con le 3 virtù teologali: fede speranza carità che sovrastano sulla peccatrice Eva che tiene in mano la Mela Proibita e gli angeli ribelli in atto di precipitare negli abissi. L'opera è del 1766.

    Sotto le finestre luce stanno le pareti e ancora altre finestre munite di gelosie da dove le suore seguivano le funzioni liturgiche che si celebravano in chiesa.

    Le Clarisse e il Monastero




    "Le vergini indossando ruvido e pungente sacco cinte di rude corda e martoriate da aspre penitenze vivevano in altissima povertà accattando il vitto per il loro sostentamento dispensando il più ai poverelli e ricevendo altresì sotto la loro speciale cura gli infermi gli orfani e sofferenti."

    Così il sacerdote Pietro Novacco rievocava la vita che le suore del II° Ordine Francescano sotto la rigida regola di Santa Chiara conducevano al tempo della loro prima apparizione nella città di Catania che risale niente meno a circa 7 secoli e mezzo fa.

    Le Clarisse infatti vennero a Catania chiamate dal benedettino Gualtiero Palear, 31esimo vescovo di Catania.

    Fu proprio lui che concesse il primo reclusorio sulla collina che poi appunto prese il nome "Montevergine".

    Nel 1562 fu fondato un secondo monastero per volere del barone Oxina figlio di Pietro Paternò Colonna, che non essendo nati i figli dal suo matrimonio, volle che con i suoi beni si fondasse un monastero di donne vergini col titolo e sotto la regola di Santa Chiara.

    Fino alla fine del 1500 ancora non compariva il monastero di Santa Chiara pre terremoto come tale ma solo la chiesa di San Lorenzo affidata appunto alle Clarisse.

    Le religiose vivevano ancora in case adattate a convento di clausura, occupavano un intero isolato, si distribuivano attorno ad una corte interna adibita a chiostro.

    Le Monache di Santa Chiara venivano accolte in due case o luoghi monastici. Una accoglieva donne fino alla data del matrimonio, ragazze orfane o esposte al pericolo a causa della povertà; l'altra ricoverava donne che facevano penitenza e cercavano rifugio anche spirituale in questa casa.

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    Badia di Sant'Agata




       

    Perchè visitarla: Uno dei capolavori barocchi risorto per primo dopo il devastante terremoto del 1693, imperdibile gioiello catanese parte del patrimonio Unesco.

    Da non perdere: La spettacolare vista dalla cupola, forse la migliore, su tutta la città.





      





    Visita: martedi 9.30-12.30 da mercoledi a sabato 9.30-12.30 / 15.30-17.30 domenica 9.30-12.30 / 19.00-20.30 lunedi CHIUSO

    € 5.00 Visita al Coro Grande, Terrazze e Cupola.
    Ingresso gratuito all'Aula Liturgica.

    Bus 2-5, 429, 523, 534, 632, 927

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    La Chiesa




    Fin dal Medioevo, la monacazione per incentivare l’ingresso e garantirsi la continuità era gratuita.

    La giovane Isabella Cicala decide per devozione e vita spirituale, di fondare un nuovo Monastero a Catania.

    Nell'attesa del disbrigo delle varie pratiche la giovane entra nell'ordine delle monache Benedettine e quindi poi il monastero con il consenso del Vescovo prenderà il nome di Sant'Agata sotto la regola di San Benedetto.

    La chiesa e il Monastero erano ancora in costruzione quando tutto fu completamente distrutto dal terremoto del 1693.

    L'edificio a noi oggi visibile è un maestoso e repentino lavoro monumentale di ricostruzione della Badia a opera dell'architetto Giovan Battista Vaccarini.

    La facciata si caratterizza per le grandiose gelosie, il profilo concavo della facciata e la balaustra che sovrasta il tutto.

    Gli interni




    Il pavimento della chiesa è decorato con disegni in marmo bardiglio di Genova su marmo bianco di Carrara; i 5 altari sono rivestiti dal marmo giallo di Castronovo, il tutto rifinito da candido stucco.

    Gli altari, dedicati a Sant'Agata, l'Immacolata, San Giuseppe, San Benedetto, sono decorati da statue in stucco; mentre i 9 busti posti sul coronamento sono in pietra di Siracusa.

    Lo straordinario lampadario centrale segna con la sua presenza il centro dello spazio architettonico restaurato in situ.

    Ai lati dell'altare le finestrelle per la somministrazione della eucaristia per le monache mentre nella cappella del Crocifisso si vede la grata delle professioni delle monache e il tabernacolo a muro girevole.

    Il lavoro di Vaccarini




    Dalle rovine del terribile terremoto del 1693 le monache sopravvissute riuscirono a far recuperare solo qualche statua e il portale marmoreo opera degli abilissimi marmorari messinesi Giovanni Maria e il figlio Antonio Amato, completato già nel 1683.

    Il Vaccarini intraprende la costruzione della chiesa ispirandosi anche nelle dimensioni alla romana Sant'Agnese in Agone.

    La donazione di 4000 scudi lasciati da Giuseppe Moncada doterà il monastero di un arioso chiostro con ampio giardino quadripartito ornato al centro da una fontana.

    Questa chiesa fu quella ad avere la prima vera cupola della "Catania Risorta" ed è considerata l’opera più conosciuta e più rappresentativa del Vaccarini, che purtroppo però a causa della morte non riuscì a portare a termine i lavori.

    Si dice che lasciò il salario del suo lavoro al monastero per la devozione che aveva per Sant'Agata.

    La cupola




    Aperta al pubblico dal 2015, l'accesso alla cupola e alla terrazza balaustrata a quaranta metri d'altezza riporta il visitatore a uno dei luoghi di clausura delle monache.

    Infatti queste potevano assistere o dalle gelosie o dall'alto di questa terrazza alle celebrazioni della Santa e ad altri eventi che colorivano la città nel corso dell'anno.

    Il fascino dell'intera città, dei monumenti storici più importanti e dei colori del paesaggio si godono a pieno su questo punto che abbraccia a tutto tondo i panorami dell'Etna da un lato e del mare dall'altro.

    I momenti migliori per salirvi sono la sera e durante il tramonto.
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    Fontana di Sant'Agata




       

    Perchè visitarla: La fontana di Sant’Agata, quasi nascosta nelle mura di via Dusmet, sotto l’Arcivescovado, si trova di fronte agli archi della marina del viadotto ferroviario.

    I catanesi la chiamano semplicemente ‘a funtanella. Secondo la tradizione popolare venne costruita a ricordo del punto da cui era partito il corpo di Sant’Agata quando, intorno all’ XI secolo, fu trasportato dal generale bizantino Giorgio Maniace a Costantinopoli. Venne realizzata nel 1621.



    Da non perdere: Il vicino mercato storico del pesce, le trattorie tipiche attorno, la rosticceria catanese.
      





    Visita 24/24 - 7/7

    Ingresso libero.

    Bus 2-5, 429, 523, 632, 927.

     

    La storia della fontana




    Passeggiando per via Cardinale Dusmet, costeggiando i bastioni della città edificati all’epoca di Carlo V, si scorge la fontana di Sant’Agata, difesa da una cancellata in ferro battuto poco distante da Porta Uzeda.

    Si tratta - seppur piccola e in un punto di transito - di uno dei monumenti più datati e tradizionalmente importanti per il “devoto” catanese.

    Il monumento è datato al 1621 e non è un caso che il punto scelto sia proprio questo angolo ai piedi delle mura dell’ex palazzo del seminario arcivescovile.

    Sembra infatti trattarsi del luogo in cui accadde uno degli avvenimenti più bui per la Santa e i suoi devoti: nel 1040 vennero infatti trafugate e trasferite a Costantinopoli le venerate spoglie di Sant’Agata per mano di Giorgio Maniace.

    Tornarono finalmente più di un secolo dopo, nel 1126, grazie all’impresa di due guardie imperiali bizantine: Gisilberto e Goselmo.

    Il ritorno delle spoglie custodite nella cappella S. Giorgio - in quello che oggi è il duomo - fu celebrato con la massima gioia da parte degli abitanti.

    Durante la processione nei primi giorni di febbraio per celebrazione della Santa, questo luogo costituisce una sosta fondamentale, che ricorda il luogo della dipartita delle venerate spoglie.

    Il monumento che tutt’oggi possiamo ammirare, fu uno dei pochi a non dannneggiarsi a causa del terremoto del 1693.

    Presenta il busto della Santa in alto, sotto al quale un’iscrizione ne celebra la costruzione, la datazione e la committenza. In basso un pilastro regge la vasca a forma di conchiglia.
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    Piazza Stesicoro




       

    Perchè visitarla: Piazza Stesicoro è una delle più frequentate piazze del centro storico di Catania, essa e’ al centro tra l’ Anfiteatro romano la Chiesa di Sant’Agata alla Fornace e diversi palazzi di pregio. Ogni anno, proprio da Piazza Stesicoro, e precisamente dalla Chiesa di Sant’Agata alla Fornace, il 3 febbraio hanno inizio i festeggiamenti religiosi per la Patrona della città Sant'Agata.

    Da non perdere: il tipico mercato della “Fera o’ Luni” (la Fiera del lunedì , secondo l'interpretazione popolare), storico mercato cittadino aperto tutte le mattine durante la settimana.
      





    Visita 00.00-0000 7/7

    Bus AMT 433-429-2-5 , Alibus

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    L'origine storica del nome




    Dedicata al poeta greco Stesicoro, considerato dagli antichi come l’Omero della lirica corale, il primo grande poeta della Magna Grecia.

    Stesicoro, il poeta dei miti, era un citaredo ( citara è il nome greco della cetra), declamava, cioè, le sue opere accompagnandosi con la cetra.

    La particolarità della sua poesia è data dall'interesse per la psicologia dei personaggi: egli si sofferma spesso sui pensieri dei protagonisti, rallentando l'azione ma accentuando la drammaticità degli eventi.

    Questo metodo particolare gli attirò una stima incondizionata da parte dei poeti a lui contemporanei e non solo.

    Era ritenuto il primo poeta della Magna Grecia che allora, insieme alla Sicilia, dopo un lungo periodo di colonizzazione, stava raggiungendo una grande prosperità economica e un grande splendore di civiltà, e che era destinata a dare un notevole contributo alla poesia e al pensiero ellenico.

    E' certa la sua presenza in Sicilia e la tradizione riferisce che prese parte alla lotta politica opponendosi a Falaride, tiranno di Agrigento.

    Lotta durante la qule fu sconfitto e costretto dal tiranno a fuggire.

    Trovò asilo politico a Catania, dove morì per mano del brigante Nicànore.

    La tradizione vuole che in questa città fosse stato eretto in suo onore un grande sepolcro a pianta ottagonale, in quanto otto erano le opere a lui attribuite

    La struttura della piazza




    Situata su via Etnea, la piazza presenta una forma di tipo rettangolare. È delimitata a nord dal palazzo Tezzano  e dal palazzo del Toscano, ad est dal palazzo Beneventano e da un palazzo di fine anni cinquanta che ospita il Banco di Sicilia. Ad ovest si trova la chiesa di San Biagio ( meglio conosciuta coeme Sant’Agata alla Fornace) e dal Palazzo della Borsa, costruzione di epoca fascista.

    L'anfiteatro romano




    Nell'ala ovest della piazza si conserva, a circa dieci metri al di sotto del livello stradale, una porzione dell’anfiteatro romano, riportato alla luce nei primi anni del Novecento.

    Si presuppone che il grandioso monumento romano, secondo per grandezza solo al Colosseo, avrebbe dovuto avere una circonferenza esterna di circa 300 metri, oggi quasi totalmente coperto dalle moderne costruzioni.

    Nel 1943, durante il bombardamento degli Alleati che ridusse parte della città in cumuli di macerie, la struttura venne adoperata a mo' di rifugio.

    La statua di Vincenzo Bellini




    Nell'ala est, è collocata la statua commemorativa dedicata a Vincenzo Bellini.

    Il monumento, realizzato dallo scultore Giulio Monteverde, su commissione del comune di Catania, fu inaugurato il 21 settembre del 1882.

    L'opera è stata voluta in posizione “strategica”, in quanto durante i giorni di festa dedicati alla patrona della città di Catania (Sant’Agata) proprio quando il fercolo si trova in questa Piazza, lo stesso Vincenzo Bellini sembra volgere lo sguardo verso la Santa, quasi ad omaggiarla.

    Si narra infatti che lo stesso compositore catanese, durante la sua giovinezza, fosse molto devoto a Sant'Agata.

    Il monumento, completamente in marmo bianco, ha base quadrata ed è alto quindici metri.

    Sul basamento a forma di  parallelepipedo poggiano sette gradini, ad indicare le note musicali, che salgono a tronco di piramide. Alla sommità della scala sopra la colonna a forma quadrata è posta una statua di Vincenzo Bellini seduto su di una sedia.

    Ai quattro lati della colonna sono poste quattro statue come allegoria delle sue 4 opere più celebri: Norma, I puritani, La sonnambula e Il pirata.
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    Il Giardino Bellini




       

    Perchè visitarlo: la "Villa" così chiamata dai catanesi, si estende in forma allungata del tipo trapezoidale, ed il perimetro è chiuso in gran parte da ringhiere, alcune in ghisa artisticamente decorate.

    Un ampio viale a tripla corsia delimitato da filari di alberi, costeggia quasi per intero La Villa e due collinette separate da un grande piazzale centrale movimentano il percorso, arricchito da sentieri e vialetti.

    All'interno La villa è provvista di numerosi elementi architettonici quali vasche, fontane, statue e numerosi busti di insigni personalità catanesi.

    Da non perdere: una delle fresche bibite al tipico chiosco catanese, tra le più tipiche: seltz limone e sale, mandarino al limone o tamarindo.
      





    Visita 06.00-22.00 7/7

    Ingresso libero

    Bus 2-5, 421, 429, 534, 744, ALIBUS

    La Storia




    Nel 1719 Ignazio Paternò Castello, Principe di Biscari ottenne un terreno sulla tenuta del S. Salvatore e creò un giardino di "verzura" con piante di agrumi.

    L'antico giardino dei Biscari, privato e pubblico al tempo stesso, divenne subito il più importante punto di incontro della città in quanto espressione della cultura illuminata del principe.

    Il giardino fu costituito da gallerie sotterranee per questo fu definito anche "il labirinto".

    L'adattamento a Giardino Pubblico non fu rapido soprattutto per ostacoli e problemi relativi alle restrizioni economiche imposte dal governo Borbonico.

    Fu solo nel 1858 che le spese per la trasformazione vennero autorizzate. I lavori furono completati nel 1883 e l'intero giardino fu consegnato nelle mani della cittadinanza la quale lo identificò come un luogo di ritrovo abituale e di lunghe e sane passeggiate.

    Nel totale di una superficie di circa 72.000 mq il Giardino fu inaugurato e aperto al pubblico il 6 gennaio del 1883, intitolandolo al grande musicista catanese Vincenzo Bellini.

    Durante il periodo post bellico è stato utilizzato come accampamento militare.

    Giardino zoologico e Villa mondana




    Saverio Fiducia descriveva il giardino come una villa pubblica che riecheggiava la moda del tempo in sintonia con gli aulici modelli delle grandi capitali europee: candelabri e statue decorative provenienti da Parigi, il palco della musica con merletti tipici dello stile moresco di Siviglia e dei patios dell'Alhambra; boulevard ad anello, punteggiato da due filari di platini, articolato in 3 viali riservati uno ai pedoni, l'altro per le amazzoni e i cavalieri e infine uno per le carrozze illuminato dalle prime lampade ad arco.

    Dentro nacque anche un giardino zoologico dove i pavoni erano animali domestici, liberi di girare tra gli altri abitanti del giardino, i cigni sguazzavano nella grande fontana, mentre nelle altre vasche c’erano trampolieri e pellicani e grandi voliere ospitavano pennuti di ogni specie.

    Nel 1873 vennero acquistate 5 scimmie la cui progenie è stata una delle attrazioni più popolari del giardino per quasi tutto il 900.

    Ma di particolare rilievo e ricchezza fu la donazione alla città da parte di un circo di passaggio di un elefante ribattezzato Toni è adottato dalla cittadinanza che poi però purtroppo morì negli anni 80.

    La storia racconta anche nel nel 1890 l'imperatore d'Etiopia Menelik II in segno di amicizia inviò in dono al re d'Italia Umberto I un piccolo elefante.

    Il sovrano a sua volta regalò il pachiderma alla città di Catania perché nel suo stemma teneva appunto un elefante.

    L'elefante giunse in treno a Catania nella prima metà di giugno, sfilò seguito dalla folla per le vie della città fino al giardino Bellini dove fu per pochi mesi motivo di curiosità. Morì prima dello scadere dell'anno purtroppo a causa del non adeguato habitat e fu imbalsamato e sistemato nel salone dell'Istituto di zoologia dell'università di Catania dove si trova ancora oggi.

    Negli anni 20 in primavera avevano luogo festeggiamenti floreali con la sfilata di carrozze, automobili e carri interamente decorati da fiori.

    Un luogo amato dai cittadini




    La villa nella mente del catanese e il luogo della fanciullezza dell'oasi in cui rifugiarsi durante la calura estiva, il luogo dove meditare o passare il tempo a leggere.

    Ma non solo, La villa è anche il luogo dei primi amori delle coppiette abbracciate su panchine appartate e accompagnati dal delizioso fruscio dell’acqua delle fontane, il luogo dove andare quando si marina la scuola o si dà un appuntamento a un caro amico.

    La villa come racconta la memoria di un catanese, negli anni sessanta era un luogo da cui emanava una magia esotica, patria per il divertimento dei bambini che potevano correre in lungo e in largo.

    La domenica si andava alla villa per ascoltare nel Palco della Musica, brani dell’opera di Bellini: La Norma, La Sonnambula, I Capuleti e i Montecchi, rinfrescati da “acqua e zammù” tipica bibita catanese di acqua con anice, venduta dai chioschi o comprare un rametto di erba secca con incastonati dei fiori di gelsomino per sentire il profumo mentre si passeggia o affittare una bicicletta o la macchinetta a pedali, o far sedere i bambini dentro un piccolo calesse e un pony che lo tira per far fare un giro del piazzale.
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    Via Umberto e lo stile liberty a Catania




       

    Perchè visitarlo: Nei primi anni del ‘900 Catania fu un punto di incontro per architetti ed artisti provenienti da ogni dove, che qui, in un periodo di grande espansione urbanistica, crearono alcune delle vie e dei palazzi liberty più belli d’Italia con sinuosi motivi decorativi floreali, venature delicate, linee curve e morbide e intrecci di viticci tratti distintivi dello stile Liberty.

    Da non perdere: Gli sciroppi artigianali brevettati dalle famiglie di “bibitari” degustabili nei chioschi in stile Liberty disseminati per la citta’.





    Bus AMT 2-5-421-534-628N-927, Alibus

    Il liberty catanese




    Anche Catania, come molte altre città in quegli anni, ebbe nel 1907 ebbe la sua esposizione in stile Liberty con decorazioni artistiche riconducibili ai moduli estetici dell’Art Nouveau.

    Il liberty a Catania racchiude diverse sensibilità artistiche del periodo che va tra fine 800 e inizi 900, tra eclettismo, stilo floreale e decó, ma anche antiaccademico. Gli artisti dell'Art Nouveau selezionarono e modernizzarono alcuni tra gli elementi del Rococò come le decorazioni a fiamma e a conchiglia, al posto dei classici ornamenti naturalistici vittoriani.

    Prediligevano invece la Natura per fonte di ispirazione ma ne stilizzarono evidentemente gli elementi e ampliarono tale repertorio con l'aggiunta di alghe, fili d'erba, insetti

    Gli architetti del liberty a Catania




    Il Liberty catanese risente dell’influenza del famoso architetto palermitano Ernesto Basile che realizzò Villa Manganelli, un esempio architettonico di notevole pregio dall’aspetto di castello regale. La villa, infatti, si presenta come un misto fra un castello severo e una villa nobiliare.

    Il prospetto principale, a cui si accede attraverso una scalinata monumentale, è costituito da un corpo centrale aggettante e dalle torrette angolari.

    Il cornicione di coronamento è ornato da merli, il piano terra è decorato da bugne in pietra arenaria bianca.

    L’edificio è stato uno dei set del celebre film “ Il Gattopoardo” di Luchino Visconti.

    Tra i massimi rappresentanti dello stile Liberty a Catania ricordiamo: Francesco Fichera, architetto basiliano ma indipendente nel gusto e nelle soluzioni creative.

    Paolo Lanzerotti si distacca dagli altri architetti liberty perché non ama lo stile floreale.

    Tommaso Malerba ha realizzato i palazzi più eleganti di via Umberto e viale Regina Margherita.

    Tra gli altri poi Giovanni Severino, Luciano Nicolosi e Salvatore Giuffrida.

    Infine il milanese Carlo Sada che fu anche il progettista del Teatro Massimo Bellini, che diede un notevole contributo al patrimonio artistico e architettonico di Catania.

    Palazzo Pancari Ferreri




    Progettato da Carlo Sada tra il 1881 e il 1900 in Via Etnea, 363 angolo via Umberto I.

    L' autore adotta soluzioni in uso nelle case d’affitto milanesi come la corte interna, aperta solo su di un lato, e le anticamere di disimpegno delle stanze, raggruppate intorno alle scale principali e di servizio.

    Agli inizi del Novecento il Barone Pancari acquista l’edificio ed affida allo stesso Sada il compito di apportare delle modifiche sulla scala principale, sul salone dell’appartamento del primo piano, sui soffitti a volta e sull’ arredamento dell’appartamento del piano nobile.

    Per quanto riguarda l'esterno, sulla facciata possiamo ammirare archi intrecciati, bassorilievi e varie decorazioni ricercate ma non particolarmente sfarzose.

    Una delle pecche del recente restauro è tuttavia il taglio di due balaustre in pietra, che forse hanno scelto di togliere per far spazio alle vetrine

    Il cinema Diana




    Sito in Via Umberto 13, fu Progettato dall’architetto Paolo Lanzerotti tra il 1924 e il 1925.

    L’edificio si sviluppa su due livelli ed è impostato su un basamento lavico.

    La facciata presenta un primo ordine architravato caratterizzato da pilastri compositi, mentre il secondo ordine è scandito da colonne ioniche ed è caratterizzato dal motivo della finestra tripartita sormontata da un timpano triangolare.

    Alla fine del Novecento l’edificio perde la sua originaria destinazione d’uso divenendo un esercizio commerciale.

    I chioschi




    Dell’architettura liberty catanese fanno parte “i chioschi”, luoghi unici della capitale etnea.

    Sia di giorno che di notte, il “ciosco”, oggi è un “must” della vita dei catanesi, che trova origine nei venditori di bevande, che dissetavano gli abitanti della città nell’Ottocento con fresca acqua e anice.

    Nel tempo l’attività ambulante si è trasformata. Sono sorte, dunque, diverse postazioni fisse, come dei piccoli gazebi con una tipica forma esagonale, dislocate in molte piazze della Catania antica e moderna.

    Le famiglie di “bibitari”o“cioscari”( da “ciosco”), hanno “brevettato” ognuna i loro sapori, con sciroppi di preparazione artigianale.

    Correva l’anno 1949 quando nacque la prima bevanda firmata Giammona: acqua e zammù. Una bevanda di poche lire, a base di anice.

    Ci si incontrava al “chiosco” un luogo di ritrovo per gli uomini di tutte le età e per poche, pochissime donne.

    Hanno sfidato le mode dei tempi, mantenendo la forma architettonica cilindrica con un layout stile liberty, intramontabile.

    Fermarsi al chiosco di giorno o di notte, dove poter bere una bibita fresca e frizzantina, scambiando quattro chiacchiere, è ormai un rito irrinunciabile per i siciliani ed un modo autentico di vivere la sicilianità per i turisti

    I chioschi non sono solo luoghi dove fermarsi per dissetarsi, ma sono parte integrante della città di Catania una vera e propria filosofia di vita.

    Caratterizzati da piani di marmo perennemente umidi, i rumori di tazzine e bicchieri che tintinnano e lo sfiato del tipico sifone da seltz, o l’apri e chiudi della “tenaglia” per spremere i limoni.

    Una scenografia unica fatta di limoni, arance, barattoli colmi di frutta fresca e bottiglie di sciroppi colorati con piccole finestre su più lati sia d’estate che d’inverno, per dissetare catanesi e turisti, soprattutto nelle giornate più calde, quelle dell’estate catanese in cui le temperature non perdonano.
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    Il Monastero dei Benedettini




       

    Perchè visitarlo: al rigore neoclassico dei corpi architettonici settecenteschi si contrappone lo sfarzoso e carnevalesco tardo barocco dei prospetti principali. Dall’eclettismo del coffe house si può scendere nei sotterranei cinquecenteschi, in passato utilizzati dai monaci come magazzini delle derrate alimentari, per scoprire i mosaici delle abitazioni romane. Un magnifico esempio di integrazione architettonica tra epoche diverse e gioiello siciliano dichiarato dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità.

    Il monastero diventa sede dell’universita’ dal 1977

    Da non perdere: Il Chiostro di Levante e di Ponente, il Giardino sul tetto e la Biblioteca Civica Ursino-Recupero che conserva la preziosa Bibbia miniata del Cavallini.
      





    Visita 08.00-20:00 6/7

    Ingresso al monastero Gratuito .

    Visita guidata a cura dell'AssociazioneOfficine Culturali:
    -8,00 € Intero
    -5,00 € min. 20 persone, Over 65, Tesserati FAI, Tesserati Touring Club Italiano, Tesserati Italia Nostra; Soci ICOM (International Council of Museums), Tesserati Società Dante Alighieri.*
    -3,00 € Studenti
    -2,00 € 2,00 € Scuole dell’obbligo, Studenti dell’Università degli Studi di Catania, Minori di 18 anni, Personale Università di Catania*

    Gratuito Possessori MonasteroCard, Minori di 12 anni (accompagnati da adulti), accompagnatori scolaresche (max 2 per 25 alunni)


    Ingresso alle Biblioteche Riunite "Civica e Ursino-Recupero": 3,00€

    Bus 503-902

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    La storia del monastero



    L'intrigante storia del monastero benedettino di San Nicolò L' Arena a Catania inizia nel 1558 anno in cui il Vicerè in persona, in rappresentanza del regno di Spagna di Filippo II d'Asburgo, presenziò alla posa della prima pietra nel luogo detto della Cipriana all'interno della Cinta delle antiche mura. Solo 20 anni dopo, il 9 febbraio del 1578 viene realizzato il complesso monastico più grandioso della città.

    In città il ruolo dei monaci divenne sempre più importante, possedevano infatti dignità e onori pari a quelli del vescovo con il diritto per l’abate di sedere nel parlamento siciliano, così intorno alla metà del Seicento il monastero si presenta abbellito da un giardino d'aranci e cedri, il tutto adorno da una magnificenza di marmi e statue degni del palazzo di un Imperatore.

    Ma l’edificio attuale non è quello che era possibile ammirare tra il 500 e il 600; il monastero sarà infatti destinato ad essere quasi cancellato da una doppia calamità naturale la terribile eruzione del 1669 il cui fiume di lava investirà per primo il monastero distruggendo gli alti finestroni, i Giardini esterni, le stalle, le cantine e infine la chiesa facendo crollare il tetto; soltanto 24 anni dopo ci sarà il funesto terremoto del 1693, che provocò più di 60 mila vittime distruggendo numerosi centri; si salvarono, oltre all'abate, soltanto 13 monaci; gli altri 34 fratelli perirono sotto le volte della chiesa lì dove si erano riuniti a pregare per scongiurare la calamità.

    La ricostruzione si protrasse per oltre un secolo e mezzo, ad Antonio Amato chiamato dai monaci per progettare il nuovo monastero, succedettero altri architetti: Giovan Battista Vaccarini realizzò l'antirefettorio e i due refettori, la cucina, la biblioteca, il museo e il capitolo. Francesco Battaglia progettò la armoniosa Sacrestia, il coro di notte e il ponte verso il giardino ricavato sul torrente di lava pietrificato. Alla fine del 700 Stefano Ittar realizzò la cupola e progettò il sagrato della chiesa con le esedre e i nuovi Palazzi della piazza. Carmelo Battaglia Sant' Angelo firmò il progetto della facciata e realizzò il monumentale scalone principale; l’ultimo architetto fu il catanese Mario Musumeci che nel 1841 completò I due Chiostri meridionali collocando nel primo il pittoresco coffe House.

    Il monastero dei Benedettini si presentava così come uno dei luoghi più importanti della città meta obbligata per i viaggiatori del Grand Tour e fra sette e Ottocento anche sede di rappresentanza per gli ospiti coronati o illustri che visitavano la città:lo stesso Patrick Brydone nel 1770 lo definì la Versailles Siciliana; il monastero Infatti si presentava come una vera e propria città nella città.

    Il cortile d'Ingresso



    Il monastero si presenta circondato da una sorta di cortina muraria in pietra nera, la cui sommità è cinta da una graziosa balaustrina in marmo bianco che circonda l'intero perimetro. Si accede da Piazza Dante, attraverso il grande portone monumentale centrale decorato, al grande cortile principale, dove addossate alle mura interne un tempo risiedevano le scuderie e i magazzini per le derrate alimentari, oggi sede di aule Universitarie.

    Prima di accedere all'interno del monastero, si passa su di un ponte dove al di sotto è possibile notare dei grandi lastroni in pietra lavica riconducibili al Decumanus Maximus romano emerso durante gli ultimi scavi (1990-2000). Alzando lo sguardo all'edificio non si può non notare la magnificienza delle finestre balconate in marmo bianco, interamente decorate con putti e mascheroni, il tutto scandito da paraste bugnate in contrasto con la pietra nera; alla fine del ponte l'ingresso principale incorniciato da colonne semplici ci conduce al grande Scalone Monumentale.

    Lo scalone monumentale



    Dal cortile principale ci si inoltra attraverso lo scalone monumentale diviso in due rampe, 95 Gradoni in fine marmo di Carrara, con il quale è realizzata anche la balaustra, il tutto all'interno di un ambiente impreziosito dagli Stucchi del catanese Gioacchino Gianforma con bassorilievi raffiguranti i quattro evangelisti: San Nicolò di Bari, San Benedetto, Sant'Euplio, Sant'Agata e anche il battesimo del Redentore e il martirio di San Placido.

    Lo Scalone immette negli ampi corridoi che portano le celle dei monaci, stanze con camerini e soppalchi contornate da un ingresso fregiato in pietra calcarea intagliata e con imposte spesso abbellite da pittura, proseguendo si giunge ai due Chiostri.

    Il Chiostro di Ponente



    Il Chiostro di Ponente detto anche dei "marmi, è il più antico del monastero, presenta un portico quadrato il cui perimetro è adorno da un primo ordine di colonne marmoree a tutto sesto, mentre al secondo ordine corrispondente al secondo piano, un ampia balconata con finestre e porte permette di affacciarsi dall'alto.

    Al centro spicca la grande fontana del Seicento in marmo di Carrara, la cui storia controversa la vede perduta nei secoli e ritrovata per caso nelle fogne durante lavori di manutenzione, dove fu poi recuperata, restaurata e riassemblata all'interno del Chiostro per darne degna collocazione.

    Il Chiostro di Levante



    Il Chiostro di Levante denominato "Caffè house", fu realizzato dall'architetto Musumeci in stile eclettico, la struttura al centro era proprio il luogo dove i monaci si dedicavano alla pausa caffè e alla lettura.

    La struttura è rialzata di circa 1 metro e mezzo da terra, presenta due piccole rampe d'ingresso al monumento, delle sottili colonne tortili si trovano agli angoli a contorno delle quattro aperture ogivali che caratterizzano questo gioiello, lo stile rimanda ad un misto tra il gotico fiorito e l'arabeggiante.

    Il Giardino che lo circonda presenta diverse specie naturali, tra questi un grande cipresso secolare di inizio 900'.

    Il Giardino dei Novizi



    Il Giardino dei Novizi sorge al secondo piano del Monastero dei Benedettini, detto anche "il Giardino sul tetto", questo luogo verde nasce in seguito alla volontà dei benedettini durante la colata del 1669 che distrusse parte del monastero, di alzare un muro a protezione dello stesso.

    Qui la lingua di fuoco si accumulò per 12 metri fino a giungere al secondo piano dell'edificio, ma grazie a questo intervento una piccola parte del monastero si salvò a discapito invece della Chiesa, sulla lava accumulatasi si decise in seguito di realizzarvi un giardino dove accogliere i novizi.

    Qui oggi è possibile trovare un'antica esedra per la preghiera, le cui maioiliche sono ancora visibili in terra, il tutto contornato da una ricca varietà di alberi da frutto come limoni e agrumi, insieme a piante aromatiche che ne fanno un luogo di pace e meditazione.

    Le Biblioteche Riunite "Civica A. Ursino-Recupero"



    Situate sull'Ala nord del Monastero, "Le Biblioteche Riunite "Civica A. Ursino-Recupero" nascono dalla fusione nel 1931 tra la Biblioteca Civica di Catania la Biblioteca del barone Antonio Ursino Recupero, delle Librerie di Congregazioni religiose soppresse nel 1866 e della Biblioteca -Museo Mario Rapisardi.

    I locali originali comprendono: la libreria benedettina, i locali dell'ex Museo benedettino, la "Sala Guttadauro", Il Refettorio piccolo chiamato anche "sala rotonda" e il "Corridoio dell'Elefante". Una delle più importanti aule è quella della "Sala del Vaccarini" , in nome dell'architetto che la realizzò nel 1773, riccamente affrescata nel suo soffitto e circondata da preziose librerie in mogano.

    Oggi qui vengono raccolti più di 270.000 preziosi volumi quali: incunamboli, manoscritti, pergamene, erbari, disegni, giornali, libri di storia naturale-scientifica e la famosa Bibbia miniata del 30'' dipinta a mano dal pittore e mosaicista italiano Pietro Cavallini, dichiarata una delle cinque Bibbie più belle al mondo.
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    I Quattro Canti




       

    Perchè visitarli: la loro presenza celebra l’incrocio di due delle vie più importanti di Catania: Via Etnea e Via Antonino di Sangiuliano. Tale incrocio a ogni “canto” ha sfarzosi e barocchi palazzi, emblemi della rinascita catanese e cornici dello spiazzo poligonale della città.

    Da non perdere: la zona pedonale di passeggio su via Etnea per godere di luoghi tradizionali e magari concedersi qualche acquisto tra i negozi.





    Incrocio tra Nobiltà, Storia e Religione




    I palazzi appartengono a nobili famiglie catanesi: a sud-est troviamo il palazzo di San Giuliano, dei marchesi Paternò-Castello, a nord-est il Palazzo appartenuto al Duca di Carcaci, a nord-ovest il Palazzo San Demetrio del barone Eusebio Massa e a sud-ovest il Convento di Santa Nicolella, quest'ultimo esistente già in epoca medievale.

    Inoltre, ad Est troviamo il tratto caratteristico della via Sangiuliano che si innalza ripidamente sulla collina di Montevergine, conosciuta dai catanesi come ‘acchianata di Sangiuliano (la salita di San Giuliano).

    È un punto importante per gli abitanti di Catania, poiché rappresenta uno dei momenti più coinvolgenti e sfiancanti della Festa in onore della Patrona, in quanto i fedeli devono saper percorrere questo tratto in salita, trascinando il pesante fercolo di sant'Agata.

    Si tratta di una prova di coraggio e di forza, tutto per la febbricitante fede dei devoti per la Patrona. La buona riuscita di questa faticosa impresa è di buon auspicio per il futuro e per le preghiere che cittadini e i devoti le rivolgono.

    L’iscrizione in pietra impressa in uno dei palazzi dei Quattro Canti, ci riporta invece a un fatto storico importante, si trova infatti nell’allora sede del Circolo degli operai: dal balcone di questo palazzo infatti si tenne il famoso discorso storico di Giuseppe Garibaldi, il 18 agosto 1862, culminante con “O Roma, o Morte”.

    Dal 1915 al 1935 l'area fu attraversata dai binari della tranvia che da Catania portava ad Acireale.

    Palazzo San Demetrio




       

    Perchè visitarlo: denominato anche Palazzo Massa San Demetrio è uno dei palazzi, se non forse il più bello, di tutta via Etnea.

    Da non perdere: vivere questo angolo della città e magari pernottando in una delle camere del palazzo che oggi è un b&b.





      

    Le ricostruzioni e i dettagli




    Fu ricostruito per la prima volta a una velocità strabiliante per l’epoca, subito dopo il terribile terremoto che colpì tutto il Val di Noto l’11 gennaio 1693. La committenza infatti non era comune: Eusebio Massa, barone di San Gregorio e San Demetrio era anche banchiere e uomo di spicco a Catania.

    Cominciati a meno di un mese dalla catastrofe che fece 16 mila vittime su 25 mila abitanti, i lavori si protrassero e si conclusero in meno di due anni nelle mani magistrali dell’architetto catanese Alonzo Di Benedetto, creatore anche dello straordinario Palazzo Biscari.

    Il palazzo venne distrutto il 16 aprile del 1943 a causa dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale, nel corso dell’ennesima distruzione della città, colpita duramente e più di tutte nel sud Italia.

    Non prevedendo sostanziali modifiche all’originario progetto, il proprietario di allora, il ragioniere Sebastiano Pavia di Francesco, ricevette ben presto il nulla osta dall’allora soprintendente dott. Armando Dillon per la riedificazione del palazzo che ebbe inizio nel gennaio del 1944. Al 1949 risale l’aggiunta di un ulteriore terzo piano che rende monumentale il prospetto.

    Oggi l’ampia facciata presenta uno dei migliori esempi di barocco dell’epoca, con tutte le tipicità che ne caratterizzano lo stile: i balconi dalle inferriate panciute; i mensoloni in pietra con i “mascheroni”, grottesche e ilare caricature degli amici del barone Massa; la bicromia - riscontrabile in molti altri monumenti del catanese - nell’elegante incontro tra pietra lavica e la pietra bianca calcarea.






    Visita 24/24 7/7

    Ingresso libero

    Bus 2-5, 523, 534, 538, 628N, BRT1

     
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    Le 11 spiagge imperdibili:


    1. Vaccarizzo

    2. Playa

    3. San Giovanni Li Cuti

    4. Aci Castello

    5. Acitrezza

    6. Capo Mulini

    7. Santa Maria La Scala

    8. Santa Tecla

    9. Pozzillo

    10. Riposto

    11. Lungomare Cottone
    Mappa statica



    Google Maps

    My MAPS: spiagge nel catanese

    Itinerari Sicilia


       

    Vaccarizzo: Lido Vacarizos CT-18,6 km
    4,2 Google

    Lido molto attivo lungo il litorale nel Comune di Vaccarizzo con tutti i comfort possibili e a prezzi davvero convenienti. Ottimi pasti, menù fisso di carne e di pesce, aperto anche a cena con occasionali eventi (tribute band e schiuma party).

    Un posto accogliente e perfetto per le coppie e le famiglie con bambini.

    Info & Booking
    +39 346 285 0572
    095 291625

    €
    Ingresso 3 €
    10/15 € per lettini e ombrellone o in base alle offerte.

    🕐 8-20 7/7 ☞ Lido Vacarizos

    🚍 Bus 538 ( 1,6 km) Guarda orari e percorsi . 


       

    La Playa: Lido Le Capannine CT-11km
    4,1 Google

    All'interno del vasto e lungo litorale sabbioso della Playa di Catania, Le Capannine è sia lido che villaggio turistico, dove oltre a poter usufruire di tutte le comodità di un lido con cabina e servizi è anche possibile soggiornare in questa piccola oasi di casette sulla spiaggia all'ombra di palme e piante tropicali. Un posto che si presta ad eventi mondani, dotato di una sala da discoteca che spesso ospita artisti e dj.

    Perfetto per i giovani e le famiglie. Comodo per anziani.

    Info & booking
    +39 095 7357235
    info@lecapannine.com

    🕐 7/7 h24 ☞ Lido Le Capannine

    €
    Ingresso € 5,00
    tesserino 12 ingressi € 50,00
    lettino singolo € 4,00
    ombrellone + 2 sdraio € 15,00
    cabina con aria condizionata € 40,00 (Divano e Cassaforte inclusi)


    🚍 Bus D ( 1,1km) Guarda orari e percorsi



       

    San Giovanni Li Cuti CT-0km
    4,1 Google

    La spiaggia di San Giovanni Li Cuti è appena dietro un vecchio porticciolo di barchette, sotto il lungomare di Catania. Il luogo dove ogni catanese va per prendersi una pausa dal caos cittadino, dove l'"avvenimento" del bagno a mare qui dura fino a dicembre. Una spiaggia a un passo dalla città. Se vuoi mescolarti tra la gente del luogo è il posto perfetto.

    Per giovani e solitari. Anche per gli anziani quando c'è il solarium in legno che agevola l'entrata in acqua.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Bus 421, 534,935 ( 800mt) Guarda orari e percorsi


       

    Lungomare Aci Castello CT-11km
    4,4 Google

    Luogo di grande pregio ambientale, storico e geologico e una delle perle del catanese, Acicastello prende nome dall'affascinante Castello normanno a ridosso del mare. Le lave succedutesi in questi luoghi testimoniano le attività vulcaniche più antiche dell'Etna.

    La possibilità di trascorrere una giornata nelle acque rinfrescanti della costa rocciosa e poter accedere al ☞ Castello esplorando la storia di questo piccolo borgo non ha prezzo.

    Perfetto per i giovani e per chi ama lo snorkeling. Meno per gli anziani e i bambini piccoli a causa degli scogli.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Bus 534 o Linea ACIREALE - CATANIA ( 300mt) Guarda orari e percorsi


       

    Riviera dei Ciclopi CT-11km
    4,5 Google

    Aci Trezza, frazione di Aci Castello è una baia storica di pescatori e nota ambientazione dei "Malavoglia". La Riviera, oggi, è non solo riserva marina protetta ma anche uno degli ecomusei siciliani.

    Oltre a poter godere della magica vista della baia con le sue acque, si può trovare l'occasione per un tuffo da uno dei mitici faraglioni, l'opportunità di fare snorkeling in un ecosistema ricco e protetto e trascorrere una serata mondana in uno dei locali della riviera.

    Da non perdere la visita alla piccola ☞ Isola Lachea e l'antica ☞ Casa del Nespolo, famosa per il sopracitato romanzo di Verga.

    Perfetto per i giovani e le famiglie. Meno per i bambini molto piccoli a causa degli scogli.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Bus 534 o linea ACIREALE - CATANIA ( 300mt) Guarda orari e percorsi


       

    Capo Mulini: Lido Holiday CT-14km
    4,3 Google

    All'interno del Comune di Acireale, un altro piccolo borgo legato ai vecchi Mulini prende forma sulla scogliera lavica del Mar Jonio: Capo Mulini.

    Per godere al meglio del mare il Lido Holiday ha attrezzato la sua struttura al meglio, proponendo anche corsi di diving e dotandosi di una piscina come comoda alternativa, oltre ai classici servizi di igiene e ristorazione.

    Perfetto per le famiglie e gli anziani, comoda la piscina e il solarium.

    Info & booking
    +39 380 581 3810
    lidoholidaycapomulini@gmail.com

    €
    Ingresso € 5,00 dal lunedì al venerdì
    Ingresso € 6,00 sabato e domenica
    Sdraio e ombrellone € 4,00.

    🕐 7/7 h 8.30-19:30

    🚍 Bus Linea Acireale-Catania da Catania
    Bus Linea 3 da Acireale ( 500mt) Guarda orari e percorsi


       

    Santa Maria la Scala: Spiaggia del Mulino CT-20km
    4,2 Google

    Anche questo è un borgo marinaro di Acireale. Si caratterizza per essere il litorale di fondo dello strapiombo della "Timpa" di Acireale, un altro fenomeno vulcanico che caratterizza questo versante della costa jonica per gli affascinanti basalti e che oggi costituisce la ☞ Riserva Naturale Orientata La Timpa da visitare.

    La spiaggia fatta di grossi ciottoli regala la rinfrescante corrente d'acqua dolce che si riversa in certi periodi come una cascatella sul muragliore lavico alle spalle del mare.

    Per i più sportivi è possibile dirigersi per un sentiero non poco impegnativo che risale la Timpa per raggiungere il centro di Acireale.

    Perfetto per i giovani (specialmente i più sportivi) e le famiglie. Meno per gli anziani e i bambini piccoli a causa degli scogli.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Per Santa Maria La Scala i percorsi migliori in autobus si prendono raggiungendo prima Acireale.
    BUS Linea Acireale - Catania: partenza da Piazza Papa Giovanni XXIII e capolinea in Piazza Livatino ad Acireale
    🕐 attiva dal lunedì al sabato dalle 06:30 - 20:30
    domenica NON ATTIVA
    BUS Acireale - S.M. La Scala "Zappala&Torrisi"
    🕐 Da ACIREALE per S. M. LA SCALA
    7.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10 - 13.20 - 17.30 - 19.45
    Da S. M. LA SCALA per ACIREALE
    8.00^ - 10.35 - 11.35 - 13.35 - 15.05 - 19.15

    ° transita da via Provinciale
    ^ transita per Acireale Piazza Dante
    S = scolastica


       

    Santa Tecla: La Torretta Solarium e Lounge Bar CT-22km
    4,1 Google

    Lungo il litorale jonico Santa Tecla è un'altro borgo di antiche origini, prospiciente sul mare e caratterizzato come gli altri dalla presenza della "garritta di guardia" torrette costruite nel XVI secolo per contrastare le invasioni turche. Qui a Santa Tecla è ben visibile sullo scoglio dell'Apa.

    Per quanto abbiate sentito nominare innumerevoli Santi che battezzano i nomi dei luoghi, qui "Santa Tecla" sembra essere il risultato non di una Santa, ma di una storpiatura dialettale: "Sciant Tagla" che in arabo significherebbe "luogo di approdo".

    Il Solarium prende il nome dalla garritta, la "torretta", ancora oggi oggi in piedi. Una sistemazione comoda per tutti per poter immergersi in acqua comodamente dalle pedane del solarium dotato di uno spazio comune e gratuito e uno riservato dove poter usufruire dei servizi.

    Perfetto per tutti.

    Info & booking
    +39 346 306 4487

    €
    Ingresso gratuito
    ombrellone + 2 sdraio € 15,00

    🕐 7/7 h 9:00-00:30

    🚍 Per Santa Tecla i percorsi migliori in autobus si prendono raggiungendo prima Acireale.
    BUS Linea Acireale - Catania: partenza da Piazza Papa Giovanni XXIII e capolinea in Piazza Livatino ad Acireale
    🕐 attiva dal lunedì al sabato dalle 06:30 - 20:30
    domenica NON ATTIVA
    BUS Acireale - Santa Tecla "Zappala&Torrisi"
    🕐 Da ACIREALE per Santa Tecla
    6.15^ - 6.45^ S - 6.50 - 7.00^ S - 7.55 - 8.30^ - 9.55 - 12.10 - 12.45^ S - 13.20 - 13.30^ - 14.25 - 17.30^ - 19.45
    Da Santa Tecla per ACIREALE
    7.30^ - 7.35° - 8.20°S - 8.25°S - 8.35 - 10.05° - 10.35 - 12.50 - 14.05 - 14.20°S - 15.00 - 15.10° - 19.10 - 20.30

    ° transita da via Provinciale
    ^ transita per Acireale Piazza Dante
    S = scolastica


       

    Pozzillo CT-25km
    4,9 Google

    L'etimolgia di Pozzillo deriva da "Pizziddu" definibile come "piccolo pezzo di costa". Borgata marinara sorta nel XVI secolo è nota per le sorgenti d'acqua dolce sfruttate fino a venti anni fa e per essere stato protagonista di alcune scene in "Un bellissimo novembre" di Mauro Bolognini del 1969.

    Se andate a scoprire questo piccolo porticciolo sugli scogli a luglio, ricordatevi che negli ultimi due weekend del mese si tengono rispettivamente la sagra del polpo e quella del pescesada.

    Perfetto per i giovani che amano tuffarsi e le famiglie.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Per Pozzillo i percorsi migliori in autobus si prendono raggiungendo prima Acireale.
    BUS Linea Acireale - Catania: partenza da Piazza Papa Giovanni XXIII e capolinea in Piazza Livatino ad Acireale
    🕐 attiva dal lunedì al sabato dalle 06:30 - 20:30
    domenica NON ATTIVA
    BUS Acireale - Pozzillo "Zappala&Torrisi"
    🕐 Da ACIREALE per POZZILLO
    6.15 - 6.45^ S - 6.50^ - 7.00 S - 7.55^ - 8.30 - 9.55^ - 12.10^ - 12.45^ S - 13.20^ - 13.30 - 14.25^ - 17.30^ - 19.45^
    Da POZZILLO per ACIREALE
    7.20°^ - 7.25 - 8.00°S - 8.15S - 8.25° - 9.50° - 10.25° - 12.40° -13.55° - 14.05°S - 14.50 - 14.55° - 18.50° - 20.20°

    ° transita da via Provinciale
    ^ transita per Acireale Piazza Dante
    S = scolastica


       

    Riposto CT-32km
    4,1 Google

    Definita "Il Porto dell'Etna" la città di Riposto gode di una magnifica veduta verso il maestoso vulcano. Faceva parte della Contea di Mascali ed era preposta ad essere il "Ripostiglio" ("Ripostu") dei beni che venivano smerciati via mare.

    Il fondale ricco si presta allo snorkeling. Da questa spiaggia è possibile intravedere le coste della Calabria e guardando verso nord Taormina e il borgo di Castelmola. Riposto è famosa per avere dato i natali al grande cantautore Franco Battiato.

    Oltre la spiaggetta, potrete godervi il passeggio sul lungomare fino a Torre Archirafi - piccola frazione altrettanto affascinante - o i locali e il mercato del porto vicino la spiaggia e assaggiare senza ombra di dubbio la granita, una delle specialità del luogo.

    Un luogo adatto a tutti.

    🕐 7/7 h24



       

    Lungomare Cottone: Lido Sole CT-41km
    4,2 Google

    Tra il comune di Fiumefreddo e quello di Calatabiano si sviluppa il lungomare Cottone, una spiaggia di ciottoli fini tra le fronde degli eucalipti.

    Il lido Sole, offre servizi e comodità per godere a pieno di un luogo simile, con la bellezza di stare a due passi tra la foce del fiume Fiumefreddo, il mare e la montagna fumante alle spalle.

    Per chi ha voglia di esplorare i dintorni è importante segnalare l'antico ☞ Castello di Calatabiano che merita una visita a parte, e la vicinissima ☞ Riserva Naturale del Fiume Fiumefreddo, quasi alle spalle del lido.

    Il luogo si presta a utenza di ogni tipo.

    🕐 8-20 ☞ Lido Sole
    Info & Booking +39 3297624717

    €
    cabina€ 10,00
    ombrellone € 5,00 ( 1° fila)
    ombrellone € 4,00
    sdraio € 4,00 (1° fila)
    sdraio € 3,00
    ingresso € 3,00
    🚍 BUS SPIAGGE

    Syracuse Transport

    Alcune spiagge non sono raggiunte dagli autobus o necessitano di cambi



    🚍 Per Raggiungere Vaccarizzo da Catania la linea migliore è la 538
    🕐 Guarda orari e percorsi


    🚍 Per raggiungere la Playa e qualsiasi lido il percorso migliore da Catania è prendendo la Linea D
    🕐 Guarda orari e percorsi
    .


    🚍 Per raggiungere la San Giovanni Li Cuti il percorso migliore da Catania è prendendo le linee 534 - 530 - 421.
    🕐 Guarda orari e percorsi
    .


    🚍 Per raggiungere la Aci Castello il percorso migliore da Catania è prendendo le linee 534 o con la Linea ACIREALE - CATANIA.
    🕐 Guarda orari e percorsi
    .


    🚍 Per raggiungere la Riviera dei Ciclopi il percorso migliore da Catania è prendendo le linee 534 o con la Linea ACIREALE - CATANIA.
    🕐 Guarda orari e percorsi
    .


    🚍 Per Santa Maria La Scala i percorsi migliori in autobus si prendono raggiungendo prima Acireale.
    BUS Linea Acireale - Catania: partenza da Piazza Papa Giovanni XXIII e capolinea in Piazza Livatino ad Acireale
    🕐 attiva dal lunedì al sabato dalle 06:30 - 20:30
    domenica NON ATTIVA
    BUS Acireale - S.M. La Scala "Zappala&Torrisi"
    🕐 Da ACIREALE per S. M. LA SCALA
    7.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10 - 13.20 - 17.30 - 19.45
    Da S. M. LA SCALA per ACIREALE
    8.00^ - 10.35 - 11.35 - 13.35 - 15.05 - 19.15

    ° transita da via Provinciale
    ^ transita per Acireale Piazza Dante
    S = scolastica

    🚍 Per Santa Tecla i percorsi migliori in autobus si prendono raggiungendo prima Acireale.
    BUS Linea Acireale - Catania: partenza da Piazza Papa Giovanni XXIII e capolinea in Piazza Livatino ad Acireale
    🕐 attiva dal lunedì al sabato dalle 06:30 - 20:30
    domenica NON ATTIVA
    BUS Acireale - Santa Tecla "Zappala&Torrisi"
    🕐 Da ACIREALE per Santa Tecla
    6.15^ - 6.45^ S - 6.50 - 7.00^ S - 7.55 - 8.30^ - 9.55 - 12.10 - 12.45^ S - 13.20 - 13.30^ - 14.25 - 17.30^ - 19.45
    Da Santa Tecla per ACIREALE
    7.30^ - 7.35° - 8.20°S - 8.25°S - 8.35 - 10.05° - 10.35 - 12.50 - 14.05 - 14.20°S - 15.00 - 15.10° - 19.10 - 20.30

    ° transita da via Provinciale
    ^ transita per Acireale Piazza Dante
    S = scolastica

    🚍 Per Pozzillo i percorsi migliori in autobus si prendono raggiungendo prima Acireale.
    BUS Linea Acireale - Catania: partenza da Piazza Papa Giovanni XXIII e capolinea in Piazza Livatino ad Acireale
    🕐 attiva dal lunedì al sabato dalle 06:30 - 20:30
    domenica NON ATTIVA
    BUS Acireale - Pozzillo "Zappala&Torrisi"
    🕐 Da ACIREALE per POZZILLO
    6.15 - 6.45^ S - 6.50^ - 7.00 S - 7.55^ - 8.30 - 9.55^ - 12.10^ - 12.45^ S - 13.20^ - 13.30 - 14.25^ - 17.30^ - 19.45^
    Da POZZILLO per ACIREALE
    7.20°^ - 7.25 - 8.00°S - 8.15S - 8.25° - 9.50° - 10.25° - 12.40° -13.55° - 14.05°S - 14.50 - 14.55° - 18.50° - 20.20°

    ° transita da via Provinciale
    ^ transita per Acireale Piazza Dante
    S = scolastica

    Per Riposto e Calatabiano non ci sono percorsi in autobus che risultano attivi fino alla costa. Si possono raggiungere comunque le città in treno da Catania o Acireale
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    Palazzo Manganelli




       

    Perchè visitarlo: un palazzo talmente bello e ben tenuto da attirare chiunque, turisti e cittadini. Luogo che ospita eventi, congressi e celebrazioni private.

    Da non perdere:alle spalle del palazzo tra le viuzze minori si sviluppa San Berillo: un quartiere di artisti e locali completamente rivalorizzato, un angolo di luce e colore.



      

    Dettagli e storia di un palazzo nobiliare




    Il palazzo Manganelli, non aveva fregi e apparteneva alla famiglia Tornambene. Venne costruito sulla Lava Larmisi nel 1400 e aveva un solo piano, quello nobile in perfetto stile catalano. Nel 1505 Bernardo Tornambene vendette il palazzo ai baroni di Sigona la cui ultima erede, Isabella, andò sposa nel 1655 ad Alvaro Paternò.

    L’ingresso è decorato nel più puro stile barocco ed è sormontato dallo stemma della casata, costituito a destra dallo stemma dei Paternò e a sinistra da quello dei Borghese, costituito da un’aquila che sormonta un drago.

    Il nome del palazzo coincide con quello del predicato nobiliare della famiglia e si riferisce al principale apparecchio che si usava nei secolo passati per la filatura della seta.

    La famiglia Paternò gestiva una ricca attività in questo settore, con un centinaio di operai, e possedeva molti manganelli, che ispirarono il re Filippo IV, venuto in visita a Catania, ad abbinare ad essi il titolo di barone, con cui gratificare la famiglia.

    Tutti i mobili dei ‘700 andarono perduti, del secolo precedente non rimase nulla anche perché i soldati garibaldini, avevano saccheggiato il palazzo.

    Nell’androne, opera di Sebastiano lttar, fu posta una statua, che rappresenta la storia della famiglia.

    Il giardino pensile




    Il terremoto del 1693 lo distrusse quasi interamente ma i muri perimetrali resistettero al sisma. L’ attuale Palazzo Manganelli, che conserva le mura perimetrali del ‘400, fu costruito a partire dal 1694, su commissione di Antonio Paternò, dagli architetti Alonzo Di Benedetto e dal suo discepolo Felice Palazzotto.

    Le due facciate principali presentano sostanziali differenze. Sulla Via di Sangiuliano si aprono sette ampie luci per botteghe, realizzate dopo l’abbassamento del livello stradale, su cui insistono altrettanti piccoli balconi di un piano ammezzato.

    Il robusto muraglione, che contiene il terreno sfrutta un segmento di quella che fu la cinta muraria cinquecentesca della città.

    Il Palazzo Manganelli, infatti, oltre ad avere il prestigio di interni raffinati, eleganti arredi, decori e pitture, ha il privilegio di essere l’unico palazzo della città a godere di un giardino pensile sopraelevato rispetto al piano stradale, un luogo di pace e raffinato rifugio dal caos cittadino.

    Gli splendidi balconi con ferro battuto, sono sorretti da bellissime mensole con caratteristiche facce d’angelo, tipica del barocco catanese, tutte diverse tra loro. L’ultimo piano fu aggiunto solo negli Settanta dell'800.

    Teatro Sangiorgi




       

    Perchè visitarlo: un teatro storico che ha portato modernità e sperimentazione artistica e architettonica grazie al suo creatore Mario Sangiorgi, mente grandiosa che illuminò la città.

    Da non perdere: la vicina Piazza Vincenzo Bellini con il suo maestoso Teatro Massimo.

      

    La storia di un teatro moderno




    Le sollecitazioni del nuovo secolo fanno crescere anche la voglia di divertimento. È in una temperie storico-culturale vivace e piena di fermenti che Mario Sangiorgi - uomo poliedrico che lanciò la sedia thonet, costruendola in patria sul modello austriaco – pensa di creare una struttura, avveniristica nella sua concezione, di quelle che oggi saremmo portati a chiamare multimediali.

    L’intraprendente cavalier Sangiorgi, vuole ripetere questa esperienza vista a Parigi, anche a Catania. Il Teatro Sangiorgi viene inaugurato il 7 luglio del 1900, con la Bohème di Puccini.

    La grande novità proposta da Mario Sangiorgi sta nel fatto che la struttura offre, con il teatro estivo dove si rappresentano opere, operette e spettacoli di prosa, un salone interno di caffè concerto, un ristorante, una sala da pattinaggio, vari spazi di ritrovo e di ristorazione (fra gli anni Quaranta e Cinquanta si doterà di altri servizi, tra cui un kursaal e un “diurno”, l’unico mai realizzato a Catania, per accogliere quanti arrivano dalle province vicine per acquisti e affari) e un albergo.

    Le architetture moderne, in uno stile Liberty al passo coi tempi attraverso il progetto dell’ingegnere Salvatore Giuffrida e gli stucchi e le decorazioni del pittore napoletano Salvatore Di Gregorio furono attrazione e meta di tanti anche perché non erano escluse le sorprese: capitava di assistere a un avvenimento sportivo oppure a una proiezione cinematografica.

    Decadenza e rinascita



    Sopra Guglielmo Sangiorgi, erede e gestore del Teatro


    La successione del teatro passò presto al figlio minore di Mario, Guglielmo Sangiorgi, al quale si devono le innovazioni successive.

    Per un cinquantennio abbondante il Sangiorgi vivrà un’intensa e meravigliosa stagione. Dai suoi palcoscenici passeranno i miti dello spettacolo leggero, i grandi del teatro, i divi della canzone e ognuno lascerà una traccia, una foto o una dedica autografa.

    Con la crisi del varietà, sul finire degli anni Cinquanta, il Sangiorgi subisce un destino comune a molti teatri in tutt’Italia: si trasforma in cinema di quartiere, quindi, nei Settanta, a luci rosse, mentre le sue altre strutture subiscono un progressivo deterioramento, anche di natura fisica.

    Il 16 novembre del 2002 uno dei luoghi della memoria più importanti di Catania, gli “Esercizi Sangiorgi”, in via Antonino di Sangiuliano, è stato restituito alla città con una semplice ma significativa cerimonia cui ha partecipato l'ex proprietario, quel commendatore Guglielmo Sangiorgi che all’epoca aveva 105 anni e la cui vita è sempre stata strettamente legata a quella del Teatro.





    Palazzo Manganelli: visita solo su prenotazione, durante eventi pubblici o per itinerari turistici organizzati

    € Biglietto 7 euro - Ridotto 5

    Bus 2-5, 429, 632, 744, 927, BRT1

    ☞ Aggiornamento Orari qui  


    Teatro Sangiorgi: visita negli orari della biglietteria e degli spettacoli

    Bus 2-5, 429, 632, 744, 927, BRT1

    € Gratuito nel foier // Ingresso con biglietto dello spettacolo in programma

    ☞ Aggiornamento Orari qui  
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    Il Barocco catanese e Via Crociferi




       

    Perchè visitarla: tra le vie e viuzze è proprio nella Via Crociferi che appare questa straordinaria forza suggestiva del barocco, contornata da chiese, monasteri e poche abitazioni civili. Un vero esempio di unità dell’architettura barocca chiusa in fondo dal portale d’ingresso di villa Cerami, sede della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania.

    Da non perdere: una passeggiata serale tra i locali della via per scoprire sapori e colori del calore catanese.
      





    Visita 24/24 - 7/7

    Bus 2-5, 448, 534, 744, BRT1

    Il Barocco come simbolo di rinascita




    Il barocco di Catania è uno stile di forme ricche di contrasti esuberanti, fantasioso e affollato, tortuoso e abbondante nella pietra intagliata. Fantastiche mensole sorreggono palchi, loggiati, tribune, allegorie, simboli ed emblemi, mascheroni e grottesche; balconi rigonfi di grate e inferriate; chiese con cupole, campanili e pinnacoli, scalinate, sagrati e terrazze, creando scenografie oniriche e surreali.

    Non sorprende che questo sontuoso stile caratterizza non solo Catania con le sue forme e con la sua pietra lavica, ma tutto il Val di Noto risorto, che nella sua rinascita ha sentito il bisogno di primeggiare nello sfarzo delle forme e nella preziosità dei materiali.

    All'epoca ciò manifestava l'opulenza e l'orgoglio di rialzarsi più forti di prima.

    Uno dei motti settecenteschi catanesi fu Melior de cinere surgo: "risorgo ancora più bella dalle mie ceneri". Tale frase la si trova tutt'oggi impressa sulla Porta Ferdinandea, che, costruita dopo il sisma, accolse tutti coloro che varcavano la soglia della città.

    La via delle Chiese




    La via ci accoglie con la Chiesa a una sola navata di S. Benedetto con portale vaccariniano e un vestibolo con scalinata marmorea.

    Questa, è collegata al convento delle suore benedettine dall'arco omonimo che sovrappassa la via e collega la Badia grande alla Badia piccola. Ad essa si accede a mezzo di una scalinata ed è contornata da una cancellata in ferro battuto.

    Proseguendo si incontra la chiesa di San Francesco Borgia, alla quale si accede tramite due scaloni. Le due chiese sono separate da una viuzza che porta al palazzo Asmundo Francica Nava aggettante su una piccola e deliziosa piazzetta.

    A seguire si incontra il collegio dei Gesuiti, vecchia sede dell'Istituto d'Arte, con all'interno un bel chiostro con portici su colonne e arcate.

    Il culmine artistico di via Crociferi è raggiunto dalla chiesa di San Giuliano considerata uno degli esempi più belli del barocco catanese. L'edificio, attribuito all'architetto Giovan Battista Vaccarini, ha un prospetto convesso e delle linee pulite ed eleganti, mirabile capolavoro di architettura settecentesca religiosa, con la sua facciata curvilinea, a pianta ellittica di tipo borrominiano.

    Oltrepassando la via Antonino di Sangiuliano, si può ammirare il convento dei Crociferi e quindi la chiesa di San Camillo.

    La leggenda del cavallo senza testa




    Si narra che nel Settecento la via Crociferi fosse frequentata in orari notturni da nobili che non volevano essere scoperti mentre intrecciavano storie d’amore clandestine e intavolavano cospirazioni di varia natura.

    Per evitare che questi perseverassero in tali attività venne diffusa una voce su un cavallo senza testa che vagava lungo la via Crociferi nel cuore della notte, dal tramonto all’alba.

    Il popolo, innocente e credulone si intimorì facilmente, tanto che nessuno osava avventurarsi fuori casa dopo il calar del sole.

    Un giovane, in barba a tale credenza che si era ormai diffusa, fece una scommessa con degli amici e disse che sarebbe andato nella via di notte, e che per provarlo avrebbe piantato un chiodo sull’Arco delle Monache Benedettine.

    Il ragazzo, in effetti, raggiunse l’arco e riuscì anche a salire e a piantare il chiodo, ma non si accorse che parte del suo mantello era rimasta attaccata sotto di esso, e quando venne il momento di scendere, sentendosi strattonare, pensò di essere stato in qualche modo afferrato dal Cavallo senza testa e morì sul colpo d’infarto.

    Il segno del chiodo è ancora visibile sotto l'arco e da allora ci vollero anni prima che qualcuno rimettesse piede in via Crociferi di notte. Si dice che ancora oggi, a notte fonda, qualcuno riesca a sentire il rumore degli zoccoli di un cavallo sul basolato.

    Set cinematografico




    Più di molti altri luoghi, Via Crociferi si prestò numerose volte come set di noti e pregevoli film per lo più di produzione italiana, calpestata da ben noti attori. Seppur piccola, l'affascinante via risultò versatile e fotogenica per molti registi nella sua condensazione barocca di arte.

    Per la prima volta la via appare nel 1954 con L'arte di arrangiarsi di Luigi Zampa, che vede un "opportunista e voltagabbana" Alberto Sordi in un film brillante e satirico, ultimo soggetto di Vitaliano Brancati.

    Ancora in bianco e nero vi fu girato Il Bell'Antonio del 1960 ,diretto da Mauro Bolognini, per una scena in cui attrice fu pure una delle imponenti chiese della via.

    A seguire alcune scene di Lina Wertmuller per Mimì metallurgico ferito nell'onore del 1972 e Paolo il Caldo del '73 di Marco Vicario, entrambi con Giancarlo Giannini come protagonista.

    Infine Storia di una Capinera del 1994 di Franco Zeffirelli, e I Vicerè del 2007 di Roberto Faenza esaltano la bellezza dei luoghi barocchi con le ambientazioni in costume aderenti alle location.

    Citazioni su via Crociferi


    La sera, Antonio e Leonardo Lentini passeggiarono in su e giù per la corta, ma infinitamente bella, via Crociferi. Le tre chiese e i due conventi, fra i quali la strada scorre in declivio, erano deserti e silenziosi; le alte cancellate di ferro battuto, che stringono in seno le brevi e ripide gradinate dei sagrati, eran chiuse con catenacci.
    (Vitaliano Brancati 1907 - 1954 "Il Bell'Antonio")


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    Piazza Università




       

    Perchè visitarla: Piazza Università è teatro della movida catanese, soprattutto nella stagione estiva quando vengono organizzati spettacoli e la piazza si riempie dei tavoli all’aperto dei locali vicini.

    Da non perdere: sei nel cuore di Catania, a pochi passi dal Duomo, in pieno centro tra locali e tipici ristoranti.



      





    Visita 24/24 - 7/7

    Bus 2-5, 429, 448, 534, 632, 927, BRT1

    La Piazza




    La sua esistenza, progettata dall’ingegnere Giuseppe Lanza, duca di Camastra , risale almeno al 1696 quando sul lato ovest, venne edificato il palazzo dell'Università dopo le distruzioni causate dall'evento sismico del 1693.

    Il pavimento è interamente lastricato in pietra lavica e al centro è posto in rilievo lo stemma della città. La piazza Università prende il nome dal palazzo del Siculorum Gymnasium meglio conosciuto come Palazzo Università.

    La caratteristica di questo bellissimo salotto barocco del centro storico di Catania sono i quattro lampioni in bronzo che abitano la piazza e precisamente ai suoi angoli.

    Realizzati nel 1957 dal maestro Mimì Maria Lazzaro, al quale fu poi dedicato il celebre Istituto d’Arte e dallo scultore Domenico Tudisco, i basamenti dei quattro candelabri sono posti ai 4 lati della piazza.

    Le quattro leggende che i bronzi decorativi dei lampioni rappresentano sono emblematiche della storia dell’identità di Catania: raffigurano quattro personaggi delle storie popolari catanesi, in ordine: la giovane Gammazita e i fratelli Pii (Anfinomo e Anapia); il leggendario paladino catanese Uzeta e il marinaio Colapesce dalle doti subacquee.

    Gammazita e i Fratelli Pii






    Gammazita era una giovane ragazza, bella, virtuosa e promessa sposa. Di lei s’innamorò follemente un soldato francese, conosciuto col nome di Droetto, che perdendo la testa non le tolse mai gli occhi di dosso. Un giorno per necessità decise di andare al pozzo nei pressi del Castello Ursino di Catania e fu inseguita dal soldato d’oltralpe. Pur di non cedere alle vibranti pretese, Gammazita decise di gettarsi nel pozzo e dare la sua vita piuttosto che disonorare il proprio impegno.

    Per l’occasione partì una vera e propria caccia all’uomo nei confronti di Droetto. Infatti, gli abitanti catanesi fecero pronunciare la parola “ciciri“ (ceci in dialetto) a diversi passanti e grazie a questo shibbolet, parola molto difficile da pronunciare per chi parla un’altra lingua o dialetto, cercarono di individuare il soldato.

    Si dice che anche da tale misfatto l’indignazione popolare generò la storica rivolta dei Vespri.

    I fratelli pii Anapia e Anfinomo, contadini delle terre etnee, vennero sorpresi da una forte eruzione mentre si apprestavano ad arare i campi.

    L’unica soluzione era quella di fuggire velocemente ma pur di salvare i genitori se li misero sulle spalle. Questa decisione ne rallentò drasticamente la fuga e vennero ben presto raggiunti dalla lava.

    Leggenda vuole che quest’ultima, una volta arrivata nei pressi dei fratelli, si divise miracolosamente in due per poi ricongiungersi, lasciando i fratelli e i genitori incolumi. L’episodio era ben noto nell’antichità come esempio di pietas.

    Uzeta e Colapesce






    Il paladino Uzeta, giovanotto di umili origini e figlio di gente povera, conquistò il cuore e la benevolenza del re Federico II di Svevia grazie al suo coraggio e al suo valore.

    La leggenda narra che con la sua tenacia sconfisse i giganti Ursini, che all’epoca abitavano l’attuale Castello Ursino (da cui prende nome), sconfiggendoli e cacciandoli dalla poderosa costruzione. Tale impresa gli valse anche la mano della figlia del re Federico.

    Quella di Colapesce probabilmente è la leggenda più nota delle terre siciliane, esportata oltre lo stretto e presente in tantissime varianti. Abile nuotatore, tale da poter abitare anche settimane e mesi sott’acqua proprio come un pesce, era un giovane amante del mare e degli abissi.

    Così incuriosito dalle storie raccontate dal giovane, il re Federico II di Svevia lanciò il suo anello e Colapesce prontamente, lo recuperò. Ma stavolta non portò al re belle notizie, in quanto nella sua immersione scoprì che una delle colonne che sorreggono la Sicilia era incrinata.

    Il re, allarmato, gli chiese di andare a controllare meglio, ma data la profondità e la stanchezza, Colapesce domandò un pugno di lenticchie da portare nei fondali: se le lenticchie fossero tornate a galla ciò sarebbe stato segno della sua morte. Colapesce si immerse e dopo qualche tempo riemersero le lenticchie.

    Secondo la leggenda, Colapesce non è morto ma, avendo visto che la colonna incrinata stava cedendo, si è sostituito ad essa ed è ancora li a sostenere Messina e la Sicilia intera.

    Infatti, quando vi è un terremoto, si dice che Cola, stanco di sostenere la colonna, cambia spalla generando il tremore della terra.

    Palazzo dell'Università




    Il palazzo venne edificato su progetto di diversi architetti fra i quali Francesco e Antonino Battaglia e Giovanni Battista Vaccarini. Il palazzo, come tutti i palazzi di Catania, fu ricostruito dopo il disastroso terremoto del 1693.

    Successivamente, a seguito del terremoto del 1818 si rese necessario un ulteriore restauro che fu affidato all'architetto Antonino Battaglia. Questi modificò i prospetti laterali apponendo alle murature esistenti una controfacciata, adottando la stessa strategia adoperata dal padre, Francesco Battaglia, che foderò con un contromuro la facciata principale, lesionata dopo il sisma del 1785.

    L'edificio è costituito da un intero isolato, con un cortile interno a forma di chiostro con porte originariamente aperte su tutti i quattro lati del palazzo. Il palazzo possiede una splendida Aula magna affrescata dove è appeso un arazzo con lo stemma della dinastia di Aragona.

    La Biblioteca dell'Università conserva dei preziosi codici, incunaboli, manoscritti e lettere autografe oltre a 200.000 volumi. L'Università di Catania, fu fondata il 19 ottobre del 1434 da Alfonso il Magnanimo. L'Università degli Studi di Catania o Siciliae Studium Generale, Siculorum Gymnasium, Studij Publici o Almo Studio è la più antica università della Sicilia e tra le maggiori in Italia per numero d'iscritti.

    Palazzo San Giuliano




    Nel 1784 il ventisettenne Orazio Paternò Castello, primogenito del terzo marchese di San Giuliano, uccise a Catania, nel palazzo di famiglia, la giovanissima moglie Rosana Petroso E Grimaldi; costretto a sfuggire alla giustizia del viceré Domenico Caracciolo, fece perdere le sue tracce e di lui non si ebbero più notizie.

    Progettato dall'architetto Giovan Battista Vaccarini, fu costruito nel 1738 per i Paternò, marchesi di San Giuliano. All'ingresso alcune lapidi ricordano gli ospiti illustri che vi hanno soggiornato. Fra questi il re d'Italia Vittorio Emanuele III con la regina Elena. Il palazzo è stato più volte rimaneggiato ma i prospetti esterni sono rimasti pressoché integri. Nei primi anni del XX secolo ospitava il teatro Machiavelli e in quegli stessi anni una parte dell'edificio era occupato dall'hotel Bristol.

    Di particolare interesse è il partito centrale con il maestoso portone e la tribuna d'onore soprastante, di sicura ideazione vaccariniana (il progetto è del 1747).

    Costruito con vari marmi policromi, il portone è fiancheggiato da due colonne di marmo, recuperate a qualche edificio d'epoca romana, forse il teatro.

    Al culmine dell'arco è posto un doppio stemma, a sinistra dei Paternò Castello, committenti del palazzo, a destra quello degli Asmundo, altra importante famiglia patrizia catanese, da cui era derivato a questo ramo cadetto dei Paternò il marchesato di San Giuliano nel 1702.

    Palazzo Gioeni




    Il palazzo venne costruito nel 1743, molto probabilmente su progetto dell'architetto Gian Battista Vaccarini, in stile barocco siciliano. Venne commissionato dal duca Gioeni d'Angiò quale palazzo di famiglia.

    L'ingresso principale si apre sulla piazza dell'Università ed è contornato da un ricco portale in pietra bianca. Il palazzo venne ristrutturato intorno agli anni sessanta del XX secolo divenendo sede di un grande magazzino. Nel palazzo venne ospitato lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe nel corso del suo soggiorno a Catania durante il suo viaggio in Italia.

    La costruzione fu avviata nel 1743, forse su disegno del Vaccarini. Policastro afferma che "il prospetto su via Fragalà fu liberato da antiche sovrastrutture manifestando un'altra facciata ben più antica, forse anteriore del 1693, ricca di decorazioni". In occasione della trasformazione in magazzino negli anni ‘60, fu rimosso dall'androne un pregiato bassorilievo di marmo dedicato ad Annibale Gioeni, dal fratello Ottavio nel 1590, bassorilievo probabilmente tolto da un sepolcro.

    Sul prospetto è rimasto invece il monumento di bronzo che ricorda che nel palazzo nacque e morì Giuseppe Gioeni dei duchi d'Angiò (1747-1822).

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    La Pescheria




       

    Perchè visitarla: uno dei luoghi più caratteristici e tradizionali di Catania e di Sicilia, immancabile tappa, alle spalle del Duomo. Non solo pesce: anche mercato dove trovare frutta, verdura, specialità tipiche casearie e salumi.

    Da non perdere: una pausa al chiosco, in una delle rosticcerie per un "coppo" di fritto di pesce o in una delle trattorie storiche che circondano il mercato dove mangiare pesce.... mai più fresco di così!



      





    Visita da lunedì al sabato dalle 7 alle 14

    Bus 2-5, 429, 538, 632, 744, D

    Piazza Alonzo di Benedetto e la Porta di Carlo V





    Proprio alle spalle della splendida fontana dell’Amenano, circondato dallo scroscio dell'acqua e reso vivo dalle grida dei venditori, si apre il più grande mercato alimentare all'aperto del Mediterraneo, la Pescheria. I banchi si trovano sulla ribassata piazza Alonzo di Benedetto, ed è attiva dall'inizio dell'Ottocento nel tunnel scavato sotto il Palazzo del Seminario dei Chierici e le mura di Carlo V, di fronte agli Archi della Marina, un tempo immersi nelle acque del sottostante porticciolo di pescatori oggi riempito e trasformato in verde pubblico.

    Si trattava infatti di una storica zona portuale ancora bagnata dal mare all'epoca, che ancora oggi ha mantenuto le proprie funzioni.

    I volti sorridenti dei pescatori, le mani grondanti di acqua per ravvivare il pesce, le piramidi di olive bianche e nere, i grappoli d'uva, le distese infinite di pomodori, zucchine, melanzane, i banconi stracolmi di formaggi, carni e salumi di ogni genere, rimangono nella memoria dei turisti che passando per Catania ne conserveranno un indelebile ricordo.

    La Porta è l’unica, delle sette che costituivano l’antica cinta muraria, ancora esistente. La costruzione delle mura iniziò nel 1541 per volere del Vicerè Vega, come ricorda la lapide celebrativa del 1553, con lo scopo di migliorare la capacità difensiva della città contro i pirati che frequentemente attaccavano le coste catanesi.

    Dedicata al sovrano spagnolo, la porta è collocata all’interno della folcloristica Pescheria, mostrando un prospetto rinascimentale inconsueto a Catania.

    La fontana dei sette canali




    La Porta di Carlo V viene anche chiamata “Porta dei Canali” perché un tempo aveva di fronte i trentasei canali della Marina, in cui scorrevano le acque del fiume Amenano che si riversavano in mare. I canali furono ricoperti dalla colata del 1669, e la porta di Carlo V fu temporaneamente murata, per deviare il percorso della lava ed evitare che invadesse la città.

    La colata lavica del 1669 oltre ad aver provocato la distruzione di numerosi paesi pedemontani e il danneggiamento di una parte consistente di Catania, ha deviato in maniera irreversibile il corso del fiume Amenano, il cui corso oggi è in parte misterioso, visibile in pochi angoli, in quanto il letto del fiume scorre ormai sottoterra, disgregato in diversi piccoli torrenti.

    Alle spalle della fontana dell'Amenano si apre piazza Alonzo di Benedetto, conosciuta non solo perché ospita l'antica pescheria, ma anche perché vi è ubicata l'antica fontana dei Sette Canali, che riporta e ricorda il nome della sopracitata Porta.

    La fontana fu costruita nel 1912 incastonata all’interno di un arco alle spalle della Fontana dell’Amenano sul muro laterale del Palazzo del Seminario dei Chierici.

    L’architettura e la struttura della fontana in realtà sono molto più antiche antecedenti il terremoto del 1693, e ricorda molto lo stile greco. Dal marmo pregiato si compone di sette canali dai quali sgorgano le acque dell’Amenano riversandosi sulla antistante vasca rettangolare. Al di sopra una grande iscrizione su marmo ormai poco leggibile ricorda sicuramente l’epoca e la committenza in scrittura latina.

    La grata in ferro fu costruita per impedire l’attingimento: queste infatti si contaminano attraversando la città. Resta comunque un pregevole esempio di manufatto marmoreo di grande importanza storica.
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    La Chiesa Evangelica Valdese




     

    Perchè visitarla: simbolo catanese dell'antico culto evangelico introdotto nell'isola solo a partire dalla seconda metà del XIX secolo.

    Da non perdere: la vicina Piazza Federico II di Svevia con l'imponente Castello Ursino.



      





    Visita la domenica all'orario del culto delle 10:30

    Bus2-5, 431N, 439, 534, 632, 902

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    La Chiesa




    Il locale di culto della chiesa Valdese di Catania si trova in via Naumachia, il cui nome ci ricollega con la antica città romana. Qui probabilmente si trovava l’antico teatro detto della Naumachiacon l’arena adibita ad essere inondata per permettere le battaglie navali con gladiatori in combattimento posti su barche dal fondo piatto. Nessun resto di tale monumento è visibile poiché la colata lavica del 1669 ha coperto tutta questa zona.

    L’anno di edificazione del tempio di Catania risulta essere il 1890 in cui un certo Vincenzo Trobia, capomastro originario di Caltanissetta, convertitosi al protestantesimo, maestro e evangelista della Chiesa Valdese, si trasferisce a Catania nel 1889, dedicandosi alla supervisione dei lavori di costruzione del tempio, che pare si siano conclusi alla fine di quello stesso anno.

    Si entra nel Tempio attraverso un robusto portale sulla cui lunetta sta scritto “Chiesa Evangelica Valdese”. L’interno è illuminato ad oriente da tre grandi finestre ad ogiva.

    Lo stile è romanico con finti pilastri al muro, frangi e rose a stucco.

    Ai lati del pulpito sono murate due grandi lapidi contenenti una i 10 comandamenti e una il Credo apostolico. Molto grazioso il soffitto, stuccato a cassettoni. In alto, sulla trabeazione, corrono i quattro passi biblici tratti dai vangeli.

    Sotto la trabeazione vi è un tondo con lo stemma della Chiesa Evangelica Valdese, un candeliere acceso poggiato sulla Bibbia con il motto "Lux Lucet in Tenebris" in riferimento al Vangelo di Giovanni, dove Gesù è detto "luce che risplende nelle tenebre", mentre le sette stelle che coronano la fiamma sono le sette chiese dell’Apocalisse che hanno sofferto la persecuzione. In sintesi, il simbolo rappresenta la volontà dei Valdesi ad affidarsi al Vangelo e di essere in comunione con Cristo.

    Una lapide murata in cantoria, ricorda la cerimonia inaugurale e il nome dei due pastori di Catania a quell’epoca: Alfio Bellecci e Benedetto Lissolo. Una pergamena è inoltre rinchiusa nel muro absidale.

    La costruzione sobria e distinta ispira il credente alla meditazione ed al raccoglimento. Molti pastori di grandi città lo hanno apprezzato per l’arte, la dignità di concetto e per l’acustica. Il Tempio può contenere da 150 a 200 persone.

    I locali sottostanti il tempio sono stati adibiti a biblioteca e a teatrino. La biblioteca è gestita da una associazione laica che offre alla città un ricco calendario di eventi culturali.

    Il culto valdese




    La Chiesa Valdese italiana nasce dall’eresia di Pietro Valdo (1140-1206), un nobile mercante francese di Lione , antesignano di Francesco d’Assisi, il quale scelse di vivere l’esperienza cristiana sull’esempio della comunità degli Apostoli.

    Spogliatosi dei suoi beni per darli ai poveri, viveva di elemosina. Senza abbandonare la fedeltà al papa, Pietro Valdo fondò il movimento “Poveri di Lione”, ma fu scomunicato ed espulso dalla città come eretico alla fine del 1184.

    Con l'affermarsi in Europa della Riforma Protestante le chiese valdesi si sentirono vicine a tale nuova lettura dell’evangelo. Dopo l'unificazione d'Italia nel 1861, i Valdesi iniziarono ad espandersi in tutta la nazione, arrivando anche in Sicilia ed a Catania al seguito di Garibaldi.

    Altre chiese riformate sono tuttavia venute in essere sul territorio, quali la Confessione Evangelica Battista con sede in Via Luigi Capuana, che si rifà invece alla tradizione del Nuovo Mondo, avendo origini più recenti.
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    Le Chiese Agatine




    Il culto di Sant'Agata a Catania è strettamente legato alla cerimoniosa festa e all'apparato effimero di luci, allestimenti e fuochi, che inizia con la messa dell'Aurora all'alba dell'anniversario del suo martirio (il 5 febbraio del 251) e continua con le allegoriche cannelore (i grossi ceri), la processione con il fercolo, le invocazioni, e tante altre manifestazioni che colorano e coinvolgono - tra devoti, spettatori e turisti curiosi - circa un milione di persone l'anno.

    Tutto questo richiama un culto millenario per la Santa a cui si legano anche numerosi luoghi della memoria del suo martirio.

    Le tre Chiese, in ordine, Sant’Agata La Vetere, Sant’Agata al Carcere, Sant’Agata alla Fornace (Chiesa di San Biagio), rappresentano storicamente il percorso martirizzante di Sant'Agata che ha subito la carcerazione, la tortura e la morte. In esse sono custodite le memorie di luoghi, antichità religiose e opere d'arte di grande valore.

    Sant'Agata La Vetere




       

    Perchè visitarla: fu la prima Cattedrale di Catania e al di sotto di essa sono ancora visibili tracce delle prime fondamenta; funge da altare il presunto sarcofago della Santa.

    Da non perdere: gli ambienti sotterranei a cui si accede da questa Chiesa, luogo storico di rifugio dalle persecuzioni e successiva cripta.



      





    Visita
    lunedì e mercoledì 15:30 - 18:30
    martedì, giovedì, vederdì 9:30 - 12:00
    Chiuso sabato e domenica

    Bus 523, 534, 538, 632, 726, 744, 927, D

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    La Chiesa




    Risale all’anno 313, fu la prima Cattedrale di Catania e servì come tale per 770 anni. Qui il primo vescovo catanese S. Everio aveva costruito occultamente una cripta o edicola dove furono conservate le reliquie della santa patrona catanese.

    Verso il 776, S. Leone il taumaturgo e vescovo di Catania, ampliava l’antica chiesa, dalla quale Giorgio Maniace tolse le sacre reliquie trasportandole intorno all’anno 1040 nella chiesa di S.Sofia in Costantinopoli.

    Durante tutti i secoli che le reliquie riposarono in questa chiesa, fedeli, pellegrini, personaggi illustri o santità tra cui Belisario e Riccardo Cuor di Leone, si inchinarono al venerato sepolcro della santa. Tale sepolcro è visibile ancora oggi all’interno della chiesa.

    Tra il XIV ed il XVII secolo la chiesa passò ai diversi ordini monastici dai PP. Benedettini e PP. Cappuccini, veniva poi ceduta ai Frati Minori Osservanti con la costruzione dell’annesso convento.

    Il semplice prospetto in muratura con una facciata in stile normanno, reca una porta con uno stemma sul frontone, danneggiato da un fulmine e per questo irriconoscibile. Nel vestibolo sei ceri, dette "candelore", che si portano in processione in città per la festa di Sant’Agata.

    Il Mausoleo e la Cripta




    Ma l’ 11 gennaio del 1693 il terribile terremoto distrusse fin dalle fondamenta convento e chiesa, che vennero ricostruiti in diversa forma. Il tempio, ad unica navata lunga quasi 5 m e larga circa 14 sorge sull’omonima piazza.

    Tra gli elementi particolari di rilevante interesse sono il mausoleo, bassorilievi in pietra con diverse iscrizioni che raccontano parte della storia e del martirio della santa catanese.

    La tradizione vuole che in un angolo di questo luogo, la giovane subì il primo martirio, cioè la recisione delle mammelle praticato con delle tenaglie. La nuova struttura del 1722 continua a custodire al suo interno tracce dell’edificio medievale precedente.

    L’ambiente sotto l’attuale presbiterio non subì gravi danni e venne riutilizzato come cripta, anticamente usata dai cristiani per sfuggire alle persecuzioni e poi per la sepoltura dei frati.

    Sant’Agata al Carcere




       

    Perchè visitarla: fu costruita su ciò che resta del bastione del Santo Carcere delle mura di Carlo V del XVI secolo, che difendeva la porta nord della città, chiamata anche Porta del Re.

    Da non perdere: gli ambienti sotterranei del carcere a cui si accede da questa Chiesa, la presunta cella dove venne imprigionata la Santa.



      





    Visita tutti i giorni dalle 17:00 alle 19:00

    Bus 523, 534, 538, 632, 726, 744, 927, D

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    La Chiesa




    La chiesa presenta elementi relativi a secoli diversi. Il prospetto attuale risale al XVIII secolo perché il primo fu distrutto dal terremoto del 1693; la facciata su originale disegno del grande architetto Giovan Battista Vaccarini, è in stile barocco siciliano, mentre l’antico portale strombato è in stile romanico e fu recuperato dalla Cattedrale.

    Quest’ultimo rappresenta l’unico esemplare in Sicilia di questo stile e fu realizzato in marmo bianco con arco a tutto sesto, retto da sei colonnine decorate con tre motivi diversi: a scacchiera, a spina di pesce e a losanghe.

    Nei due pilastrini che fungono da stipiti vi sono figure e simbologie bibliche, animali reali e immaginari, intrecciati tra di loro con motivi floreali.

    Il portale fu costruito nel 1194 su richiesta di Federico II che è raffigurato sopra uno dei sei capitelli.

    Gli interni e il Carcere




    L’interno ha due parti diverse: quella anteriore barocca, ricostruita dopo il sisma; mentre il transetto risale al XI secolo.

    Recenti teorie affermano che la campata gotica apparteneva ad un sistema di collegamento alla sovrastante chiesa di Sant’Agata la Vetere, un tempo connessa alla Chiesa al Carcere.

    A destra dell’altare si trovano due lastre di pietra lavica con le orme dei piedi della santa catanese, che secondo la tradizione impresse qui quando venne imprigionata nel 251 prima del martirio.

    Accanto si trova un angusto passaggio che conduce in un locale del periodo romano, considerato il carcere della Santa, da cui deriva la denominazione della chiesa secondo la leggenda. Dentro la chiesa è custodita la tela del Bernardino Niger (1588) “Sant’Agata condotta al martirio”, dove l’artista scelse d'immortalare il momento antecedente al supplizio della giovane.

    Chiesa San Biagio in Sant’Agata alla Fornace




       

    Perchè visitarla: la chiesa venne edificata sul luogo in cui sembra essere avvenuto il martirio del fuoco di Sant'Agata.

    Da non perdere: gli ambienti interni che ospitano la fornace del martirio. Usciti dalla chiesa, di fronte a voi, Piazza Stesicoro, occupata in parte dall'affascinante anfiteatro romano, interrato nel cuore della città.



      





    Visita
    martedì, mercoledì, venerdì 9:00 - 12:00
    giovedì, sabato 16:30 - 18:30
    domenica 9:00 - 13:00

    Bus 523, 534, 538, 632, 726, 744, 927, D

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    La Chiesa




    La Chiesa di San Biagio, conosciuta dai catanesi anche come Sant’Agata alla Fornace, sorge sull’area ovest di piazza Stesicoro. La sua ricostruzione all’indomani del terremoto del 1693 si deve al vescovo Andrea Riggio, e sorge sul luogo dove secondo la tradizione, era situata la fornace in cui Sant’Agata subì il martirio dopo essere stata rinchiusa in carcere e torturata.

    La facciata della chiesa, dell’architetto Antonino Battaglia, è in stile neoclassico con colonne binate che sostengono un timpano triangolare.

    L’interno, ad una sola navata, è molto sobrio e lineare, arricchito da volute, colonne, statue e tele settecentesche.

    Gli Interni e la Fornace




    La cappella di destra del transetto è dedicata alla Santa e sopra l’altare dal magnifico paliotto in marmi policromi, si conservano protetti da una teca, i resti della fornace, da qui il nome attribuito alla chiesa.

    Ed ancora una lapide a testimonianza del martirio, cita: “Qui fu voltata tra i carboni ardenti”. La storia, tramandata nel corso dei secoli, racconta il miracolo dei tizzoni che si spensero per evitare che la giovane Agata morisse bruciata.

    Secondo una delle tante leggende, fu questo uno dei motivi per i quali la giovane martire divenne patrona della città e che al suo culto è legata la convinzione che la Santa protegga Catania dal fuoco che più volte ha tentato di distruggerla.

    Il velo della patrona catanese, infatti è stato portato diverse volte fino alle colate partite dall’Etna affinché si fermassero.

    Citazioni su Sant'Agata




    È ccu razia e ccu cori, pi sant'Aituzza bedda, ca stà niscennu,
    cittadini! semu tutti divoti, tutti?
    cettu, cettu, (tutti in coro )
    cittadini!
    viva sant'Aita, (tutti in coro)
    cittadini!
    viva sant'Aita!(tutti in coro)

    (Invocazione dei devoti)


    Non valser spine e triboli,
    non valsero catene;
    né il minacciar d'un Preside
    a trarla dal suo Bene,
    a cui dall'età eterna
    fu sacro il vergin fior.

    (Mario Rapisardi, Ode, per il 5 febbraio 1859)


    Tu che splendi in Paradiso,
    coronata di vittoria,
    Oh Sant'Agata la gloria,
    per noi prega, prega di lassù

    (Canto a Sant'Agata)
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    Lungomare e Porto Ulisse




       

    Perchè visitarla: il Lungomare di Catania è una grande strada, con pista ciclabile e marciapiede molto largo, un luogo di ritrovo per i catanesi e non solo, adatto anche a fare jogging o passeggiate romantiche a due passi dal mare

    Da non perdere: il quartiere marinaro e turistico vicino al mare di San Giovanni Li Cuti, dove fare un bagno d'estate o fare un aperitivo sul mare in uno dei tanti locali.



      





    Visita 24/24 - 7/7

    Pedonale ogni domenica:
    orario invernale 10:00 - 18:00
    orario estivo dalle 10:00 alle 13:00 - dalle 16:00 alle 20:00

    Bus 448, 534, 935

    Il percorso, San Giovanni Li Cuti e il “lungomare liberato”




    Congiunge Piazza Europa, dove svetta ancora oggi visibile una Garitta spagnola d'avvistamento del XVI secolo, detta "Torre Saracena", al porticciolo di Ognina e, lungo il suo percorso, vi sono diversi ristoranti, pizzerie, alcune piazze con chioschetti, paninari e anche un lunapark per non farsi mancare assolutamente nulla.

    Qui, ogni anno in estate vengono allestite dei “ solaria”pubblici, delle vere e proprie terrazze sul mare, con accesso libero, dotate di docce, spogliatoi, bagni, passerelle e scalette, insomma tutto il necessario predisposto alla balneazione.

    Un esempio è la spiaggia di San Giovanni Li Cuti, suggestiva e frequentata sia d’estate che d’inverno. Nel dialetto catanese si utilizza il termine “Li Cuti” per indicare delle formazioni di origine lavica o degli scogli e ciottoli propri di questa spiaggia, sottoposti all’azione erosiva del mare, che i catanesi chiamano anche “Li Cutulisci” ( “scogli lisci, levigati”).

    Questa area fu coperta da diverse colate laviche in varie epoche storiche nel 1169, 1329 e 1381 anno in cui venne coperta anche parte dell'antico Porto Ulisse; tale tratto di costa è chiamata appunto la Scogliera anche per la presenza di diversi affioramenti magmatici.

    Proprio al Lungomare, spesso, si organizzano eventi e manifestazioni. Un’iniziativa molto carina e tanto amata, dai catanesi e non solo, è il “Lungomare liberato”: per un giorno intero, le macchine non possono circolare e la strada diventa un unicum con i marciapiedi e si può pattinare, andare con le bici, skateboard e quant’altro senza preoccuparsi della confusione o del traffico.

    Ognina: Porto Ulisse




    Catania è ricca di luoghi storici, sempre affascinanti. Proseguendo per il lungomare , lungo i km di costa naturale si giunge allo storico Porto Ulisse, conosciuto dai catanesi anche come il porto di Ognina.

    Porto Ulisse è il porticciolo di Ognina, quartiere periferico della città di Catania, ricavato da un'insenatura nella scogliera rocciosa; era un approdo portuale di Catania sin dall'antichità.

    Nell'area ove sorge il porto attuale sfociava un fiume il Lognina (antico Longane) che venne seppellito da una colata lavica dell’Etna in epoca medievale. Nel 1381, il borgo di Ognina venne interamente sepolto da una colata di lava e dell'approdo rimase solo una piccola insenatura, quella attuale.

    Nel porto era presente anche una fiorente attività cantieristica i cui i “mastri d'ascia”, maestri per la costruzione di barche, erano conosciuti ed apprezzati.

    La storia




    Da porto da pesca nel dopoguerra si è lentamente attrezzato come porto turistico e anche privato. In questo mare si intrecciano da sempre storie e leggende, e dove la movida catanese trova i suoi punti di appoggio, tra granite, pesce e borghi marinari.

    Dalla primavera sul mare luccicano le lampare, e le piccole barche, dotate di luci, per la pesca notturna di polipi e calamari, lasciano il molo insieme ai pescherecci più grandi che escono a caccia di pesce azzurro e pescespada.

    Sin nei tempi antichi l’insenatura nella scogliera rocciosa fu utilizzato come approdo naturale. Utilizzato dai Calcidesi nel VIII sec a.C. rappresentò un importante scalo marittimo ed uno dei centri dei commerci via mare tra la provincia catanese e luoghi dove erano destinati i prodotti.

    Grazie alla sua posizione geografica strategica, divenne punto d’incontro delle vie marittime mediterranee, tanto da poter contenere fino a 250 navi.

    Luogo di leggende e folklore




    Oggi rimane poco del grande Porto Ulisse, sepolto da una delle eruzioni storiche ma ancora oggi esiste un filo invisibile che lega il mondo ellenico con questo luogo affascinante pieno di miti e leggende.

    Questo posto infatti è legato indissolubilmente all’Odissea di Omero, precisamente al mito di Ulisse,che scelse di approdare insieme ai suoi uomini, proprio lungo questa parte di costa catanese frastagliata.

    Il valoroso eroe di Itaca, spinto dalle correnti, una volta sbarcato, decise di scalare il vulcano Etna mosso dalla curiosità di scoprire i mostruosi Ciclopi, giganti da un occhio solo!

    Oltre alla leggenda di Ulisse, si narra che un tempo, sulla spiaggetta di Ognina sorgeva un tempio dorico dedicato alla dea Athena Longatis, dea della sapienza e protettrice delle battaglie in mare.

    Secondo la mitologia fu la dea ad insegnare agli uomini a navigare e per questo motivo è stata sempre venerata dai marinai prima di addentrarvisi in mare.

    Oggi l’antico tempietto non esiste più, scomparve sepolto dagli innumerevoli terremoti.

    Con l’avvento del cattolicesimo, gli abitanti del luogo vollero che si costruisse un luogo dedito al culto religioso, una chiesetta dedicata a Santa Maria di Ognina, e ogni anno, l’8 settembre, in onore alla santa si festeggia la festa della Bambina, dove il fercolo della Madonna viene portato in processione tra le vie del borgo marinaro di Ognina.

    Tra le 7 manifestazioni religiose e folkloristiche più tipiche e significative della festa, la processione in mare è decisamente quella più singolare ed emozionante:

    la folla aggrappata alle rive e agli scogli del golfo, le barche e i pescherecci addobbati a festa, i canti e le preghiere, i lumini colorati accesi galleggianti sulle acque sembrano rievocare il culto propiziatorio della dea, a protezione delle barche e di una abbondante pesca.

    Citazioni su Ognina e sulla Madonna


    Canta Ognina bedda 'nzemi a mia tutti li pisciteddi di lu to mari, ca sutta di 'sta luna spicchiulia 'nzemi a lu cantu di li marinari, ca pìscunu cantannu canzuneddi di' pisci ca tu teni li cchiu beddi. Ppi opi e munaceddi, màuru e curaddina, ppi mìnnuli e pateddi di tutti si' riggina. Puri ppi saddi frischi e masculini, c'a tutti ni pò dari senza fini.
    (Cantastorie catanesi)


    O Vergine Santa Regina e Signora di Ognina volgi a noi il tuo dolcissimo volto di Madre e ascolta la nostra preghiera: aiuta chi soffre, consola chi piange, assisti chi è solo nell'ora della prova. Proteggi i tuoi figli da ogni pericolo di terra, di cielo e di mare. Dona luce a chi è privo di fede, dona gioia a chi è senza conforto, dona vita a chi è senza speranza, dona forza e coraggio a chi lotta per la giustizia, il progresso e la pace. Insegnaci ad essere Chiesa in servizio del mondo per annunciare il Vangelo e testimoniare l'Amore, in solidarietà con chi è povero, ammalato, disoccupato, bisognoso di aiuto. O soave Madonna di Ognina sii sempre con noi sui sentieri del tempo tra le case, le piazze, le strade, in famiglia; nel cuore, nella mente, nella vita di ogni uomo nostro fratello. Sii sempre con noi o Maria: Madre, sorella, amica e compagna di cammino. Amen.

    (Preghiera alla Madonna di Ognina)


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    Castello Ursino




       

    Perchè visitarlo: uno dei maestosi e noti castelli di epoca federiciana, la cui architettura è assimilabile ai coevi castelli sparsi in quello che era il regno di Federico II nel corso del XIII secolo.

    Da non perdere: la visita delle collezioni del Museo Civico all'interno del castello, che raccolgono reperti dell'archeologia, importanti ritrovamenti e manufatti preziosi, fino alla pinacoteca, con una raccolta di tele fino al XIX secolo.
      





    Visita 09:00-19:00 tutti i giorni

    € Ingresso € 6,00; ridotto € 3,00; scuole € 2,00.

    Bus 2-5, 429, 534, 632, 744, 927, BRT1

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    La struttura




    Nella lettera l’imperatore raccomanda al tecnico la scelta del luogo dove costruire in Catania una “rocca”, da identificare con il Castello Ursino, scegliendo un promontorio che si affacciava sul mare ma che dominava altresì il centro urbano, e anche l’individuazione della cava di pietra idonea a quella costruzione. Insomma una roccaforte non più isolata ma vera struttura urbana a presidio della città.

    Il suo nome, nelle più note credenze si vuol far riferire alla sua posizione originaria:“Ursino” deriverebbe infatti da Catrum Sinus, cioè il castello del golfo.

    Destinato a ospitare gli uffici funzionari del regno, il Castello fu affidato all'ufficiale castellano appartenente alla famiglia degli Ursini in quanto nei diplomi già dal 1255 era nominato Castrum Ursinus. Questa testimonianza è senz'altro molto più attendibile.

    La struttura del castello esprime gli aspetti essenziali dell’architettura federiciana: una pianta simmetrica quadrata definita da un doppio perimetro, al centro un’ampia corte interna (con scala esterna in stile gotico-catalano), segnata da 4 torrioni angolari alti 30 metri e 4 torri mediane a base semicircolare, due delle quali ancora esistenti ai lati nord ed ovest.

    Simbologie emblematiche



    Austero, dominante ed emblematico, queste sono le caratteristiche che accomunano praticamente tutti i castelli di Federico II, personalità eclettica e molto legata alle questioni esoteriche. Lo mostrano alcuni simboli visibili attorno al Castello.

    Il lato est non presenta più la semi torre, ma si trova una meravigliosa finestra di età rinascimentale con un pentalfa in pietra lavica nera.

    Questa sembra essere un occulto simbolo che decifra molto delle teorie ingegneristiche e architettoniche che abbracciano il rapporto della sezione aurea, la "proporzione divina" con cui vennero costruiti i castelli federiciani. Il quadrato, in questo caso, è la forma che si ripete quasi come un frattale all'interno della struttura del Castello.

    Sopra l’ingresso del semplice portale, una nicchia con una scultura raffigurante un’aquila che afferra una lepre, come simbolo degli Hohenstaufen a testimoniare la supremazia dell’imperatore sui popoli sottomessi.

    Il castello doveva unire alla funzione militare una valenza simbolica: l’emblema del ridimensionamento del potere vescovile ad opera dell’autorità imperiale. Ma piuttosto che pensarla come una prevaricazione imperiale sul popolo è bene considerarlo più correttamente come il dominio delle nuove istituzioni sul regno.


    Sulla parete della torre nord-ovest è possibile vedere la menorah, candelabro ebraico a 7 braccia e la croce cristiana mosaicata, testimonianza della presenza di un’importante comunità ebraica proprio sulla stessa piazza Federico II di Svevia, ove ancora oggi sorge la fortezza, comunità che probabilmente partecipò ai lavori di costruzione del Castello.

    Dimora e Carcere



    Graffiti nel cortile incisi dai detenuti quando il Castello era adibito a prigione tra il XVI e il XIX secolo.


    Alla fine del 1200 il castello divenne dimora degli aragonesi, dove si vissero alcuni momenti più importanti della guerra del Vespro, e dove Pietro d’Aragona vi convocò il primo Parlamento Siciliano.

    I reali aragonesi adibirono la semitorre meridionale a cappella, dedicandola a San Giorgio. Tra il XV e XVI secolo divenne residenza dei Viceré spagnoli con grandi trasformazioni strutturali.

    Dalla fine del 500, il castello entrò in una fase di declino, fu utilizzato come carcere, così mostrano i graffiti incisi dai prigionieri sulla parete meridionale della corte interna adibita ad “ora d’aria” per i detenuti.

    Nel 1860 passò al demanio Regio e fu utilizzato come caserma fino agli inizi del 900. Le catastrofi naturali del XVII secolo, tra cui il terremoto del 1693 e l’eruzione del 1669, hanno determinato l’aspetto attuale del castello insieme ai vari interventi di restauro eseguiti tra il 1988 e 2004.

    Nel 1932 il Comune di Catania restaura il castello, recuperando la costruzione duecentesca originaria e le nobili forme cinquecentesche, aprendolo al pubblico dopo 2 anni.

    L'eruzione del 1669



    L'enorme colata lavica in un disegno dell'epoca che mostra il percorso e la distruzione del flusso lavico che raggiunge il mare e "abbraccia" il Castello.

    In origine il Castello doveva sicuramente avere un'imponenza determinante per il controllo della città e della costa, trovarsi di fronte al mare e a ridosso delle mura urbiche.

    Un aspetto che oggi in parte risulta completamente stravolto a causa della maestosa colata lavica del 1669 che distrusse numerosi paesi pedemontani lungo il suo percorso e danneggiò parte della città di Catania raggiungendo la costa.


    Il fossato da cui è possibile notare lo spessore del fronte lavico della colata.

    Conclusa l'eruzione quella che oggi calpestiamo è la nuova città ricostruita sul fronte lavico roccioso. Il Castello, nonostante l'enorme pericolo nè usci relativamente intatto, ma di gran lunga ribassato dall'innalzamento del suolo circostante creato dalla colata.

    È interessante notare ciò dal fossato che mostra ancora le tracce del basamento delle mura e lo spessore del fronte lavico. Ed è anche curioso pensare a quanto il Castello oggi sia distante dal mare.

    Il Museo Civico e la collezione Biscari



    Alla fine del 1200 il castello divenne dimora degli aragonesi, dove si vissero alcuni momenti più importanti della guerra del Vespro, e dove Pietro d’Aragona vi convocò il primo Parlamento Siciliano.

    I reali aragonesi adibirono la semitorre meridionale a cappella, dedicandola a San Giorgio. Tra il XV e XVI secolo divenne residenza dei Viceré spagnoli con grandi trasformazioni strutturali.

    Dalla fine del 500, il castello entrò in una fase di declino, fu utilizzato come carcere, così mostrano i graffiti incisi dai prigionieri sulla parete meridionale della corte interna adibita ad “ora d’aria” per i detenuti.

    Nel 1860 passò al demanio Regio e fu utilizzato come caserma fino agli inizi del 900. Le catastrofi naturali del XVII secolo, tra cui il terremoto del 1693 e l’eruzione del 1669, hanno determinato l’aspetto attuale del castello insieme ai vari interventi di restauro eseguiti tra il 1988 e 2004.

    Nel 1932 il Comune di Catania restaura il castello, recuperando la costruzione duecentesca originaria e le nobili forme cinquecentesche, aprendolo al pubblico dopo 2 anni.

    Le torri angolari



    La volta ogivale di una delle torri, restaurata e sorretta da imponenti costoloni. Così dovevano risultare originariamente i soffitti delle torri.

    Dall’esterno le imponenti torri alte trenta metri e dal diametro di 5,55 metri sono perfettamente cilindriche. Anche qui possiamo tornare ad osservare l’uso del quadrato, ma dove?

    Ebbene all’interno di queste è possibile notare che il perimetro non è più circolare bensì ottagonale. Inoltre mirando il soffitto gli otto angoli del vano poligonale corrispondono sul soffitto agli otto costoloni che formano la cosiddetta “volta a ombrello”.

    L’ottagono non è altro che l’intersezione di due quadrati e questo è inscritto a sua volta all’interno di un cerchio. Il cerchio, forma perfetta e simbolica della sfera celeste e del potere divino racchiude il quadrato, cioè la terra e il potere temporale.

    Fonti:
    https://heritage-sicily.com/
    https://www.ilviaggioinsicilia.it/
    https://tourincoppola.blogspot.com/

    Le Poesie incise dai prigionieri


    Chistu è un locu miseru e infelici
    locu di crudeltà di vita amara
    cha si cuntempla cha si parra e dici
    e cha di scuntintizza si va a gara.
    Cha si fanu cuntenti li nimici
    cha pari a cui furtuna no ripara,
    a stu locu si provanu l’amici
    e a stu locu si imprindi e s’impara

    (detenuto firmato F.co S.,1668)




    Ora chi privu su di libertati
    Omnes amici mei dereliquerunt
    Tanti affanni e martiri mi anu dati
    Et omnia membra mea laxa fuerunt
    Tutti l’amici mei comu li frati
    Sicut iudas mihi tradiderun
    Ora pacentia si stu cori pati
    Non sine causa peccata fuerunt

    (detenuto firmato D. Ioseph Privitera, 1733)


    Tratto da Francesco Giuffrida, La rivista del Galilei, Settembre 2011
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    Piazza Del Duomo




       

    Perchè visitarlo: Il luogo in cui ci troviamo è il più rappresentativo della città, anche detto salotto buono. Lo spazio occupato dalla settecentesca piazza Duomo costituiva anche nel passato, il cuore della vita religiosa e politica di Catania. Oggi le testimonianze archeologiche giacciono sotto gli edifici barocchi e sono stati inghiottiti dai palazzi nobiliari e dalle chiese. Malgrado ciò alcuni importanti frammenti del passato riaffiorano proprio in questa Piazza.

    Da non perdere: il famoso "fercolo" argenteo di S. Agata, detto anche "tesoro della Cattedrale" custodito all'interno del Museo Diocesano, compreso nel biglietto d'ingresso anche le antiche terme romane.
      





    Visita : 00.00-00:00 7/7

    Bus 2-5 - 429 - 448 - 523 -534 - 538 - 632 - 744

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    Dalle origini ad oggi



    Catania ‘Città del Mare e del Vulcano’ fu fondata secondo Tucidide, dai greci su un preesistente villaggio Siculo, nel 729 a.C. Il sito di Katanè (così l’antico nome siculo) presentava condizioni ottime per uno stanziamento: una posizione protetta all'interno del golfo e la fertilità del retroterra bagnato dai fiumi Amenano e Simeto.

    Il primo periodo di cui oggi testimoniano ancora è l'età romana: in città esistevano numerosi edifici termali di età repubblicana ed Imperiale, segno della ricchezza idrica catanese e delle importanti dimensioni della città romana. E infatti il duomo si trova su parte di un Antico Edificio termale Romano posto ad un livello più basso del piano di calpestio, e nascosto alla vista, conosciuto con il nome di Terme Achilliane. Esso si estende fino alla parte sud della piazza.

    Nel 12° secolo con l’arrivo dei Normanni le caratteristiche urbane della città si fecero più chiare, il duomo divenne il cuore della piazza principale localizzata strategicamente vicino al porto per facilitare le attività commerciali. Con il terremoto del 1693 la città mutò l'immagine e lo stile di vita. Lo stile architettonico imposto della ricostruzione è il barocco oramai obsoleto e vecchio di 100 e più anni in tutta Europa, che qui viene applicato e reinterpretato dal bisogno e desiderio di vivere dei Siciliani. Oggi la Città e l’intera Val di Noto è Patrimonio Unesco grazie al Barocco siciliano della ricostruzione settecentesca.

    Sorsero Il Duomo sulla stessa collocazione di quello Normanno seguendo l’originario impianto basilicale e tutto ciò nel caratteristico stile in bianco e nero che si ispirava a modelli medievali. Fu l'architetto Palazzotto nel 1709 che inizio ad elevare la struttura della chiesa madre sfruttando le preesistenze architettoniche. Il problema di armonizzare le enormi strutture portanti alla facciata fu brillantemente risolto da un altro architetto, Vaccarini, Abate di origine palermitana, uno dei più geniali e scrupolosi artefici della Ricostruzione barocca settecentesca di Catania. Egli utilizzò molti materiali di pregio che provenivano dai monumenti antichi distrutti dal terremoto, quasi a voler ribadire il concetto di continuità tra presente e passato.

    Il Palazzo Vescovile



    Nello stesso stile accanto al Duomo il Palazzo Vescovile costruito insieme alla Cattedrale nell'XI secolo, estese le sue dimensioni nel XVI secolo con la realizzazione dei bastioni a difesa dal lato della marina.

    Un tempo il palazzo comprendeva anche il campanile fatto costruire dal vescovo Simone del Pozzo nel XIV secolo, il più alto del suo tempo con i suoi quasi 100 metri, che crollò durante il sisma del 1693, cadendo l'enorme campana si staccò sfondando le navate del Duomo portandole con sé. Giacché sotto le sue macerie morirono più di 1000 persone non fu più ricostruito.

    Porta Uzeda è l’arco che unisce il Palazzo Vescovile con il Seminario dei Chierici. La porta fu realizzata durante la ricostruzione post-terremoto per aprire un nuovo sbocco nelle mura della città da piazza Duomo verso la marina, e fu intitolata al vicerè spagnolo Giovanni Francesco Paceco, duca di Uzeda.

    Il Seminario dei Chierici



    Continuando verso destra, si affaccia sulla piazza Il Seminario dei Chierici costruito a metà del 16° sec e ricostruito dopo il terremoto nello stile barocco. I balconi di questo edificio hanno le maschere fra le più belle e caratteristiche. Esse si trovano sopra il portale di ingresso e sotto i balconi con la funzione di allontanare gli spiriti cattivi.

    Secoli dopo, in seguito ai danni causati dall'incendio del 1944 al Palazzo degli Elefanti, il seminario dei chierici fu acquisito dal Comune, di cui è stato sede dal 1945 al 1953 ospitando gli uffici del sindaco, del Consiglio, degli assessori e del corpo dei vigili urbani. Dal balcone centrale si sono affacciati nel tempo molti personaggi storici illustri. Oggi è sede del Museo diocesano e degli uffici finanziari comunali.

    Il Palazzo degli Elefanti



    Di fronte al Palazzo dei Chierici troviamo il Municipio anche chiamato palazzo degli elefanti. Sorto sulle macerie del Palazzo Senatorio andato completamente distrutto dal terremoto del 1693, il Palazzo degli Elefanti per come lo vediamo ora è opera del genio barocco di Giovanni Battista Vaccarini, di orientamento artistico berniniano, che rivoluzionò il prospetto del palazzo facendolo diventare il centro strategico di Piazza Duomo in cui confluiscono tutte le strade principali della città: via Etnea, via Vittorio Emanuele e via Garibaldi.

    L’imponente portone che affaccia su Piazza Duomo, opera del Vaccarini, è incorniciato da due coppie di colonne di granito che sorreggono la stupenda tribuna, il balcone dal quale si affacciano le autorità cittadine, incorniciata da due statue rappresentanti la Giustizia e la Fede. Egli adornò i balconi con la lettera A in onore di Sant’Agata, patrona della città, e con tanti elefanti, dai quali è poi derivato il nome del Palazzo.



    Avvicinandoci all'esterno del palazzo, a sinistra dell'entrata, è possibile notare due incisioni sul muro in pietra lavica, che rappresentano rispettivamente le unità di misura adoperate nel Settecento, la tegola usata per le pelli e la tomaia per le stoffe.

    Sulla soglia d'ingresso, si possono ammirare le antiche carrozze del Senato risalenti al Settecento che sfilano in occasione dell'apertura dei festeggiamenti agatini, il 3 febbraio. All’interno del palazzo esiste un cortile quadrangolare con portici su due lati.

    La leggenda del mago Eliodoro



    L'appellativo "Liottru" è legato alla storpiatura del nome di Eliodoro, un uomo inizialmente semplice, di buona famiglia che nel VIII a.C. abbracciò la religione cristiana aspirando a diventare vescovo e addirittura prefetto della Città, ma per sua sfortuna non riuscì mai nel suo sogno, divenendo oppositore del Vescovo Leone il Taumaturgo.

    Solo successivamente da racconti legati a credenze popolari che si perdono nella notte dei tempi, si narra del mito del Mago Eliodoro, il cui si dice avesse acquisito poteri magici stipulando un accordo col Diavolo, a patto che lui rinunciasse al suo credo cristiano.

    Grazie ai poteri acquisiti che utilizzò in modo malvagio, fu in grado di scolpire proprio all'interno delle viscere dell'Etna, un elefante di Pietra con cui potesse volare e lanciare incantesimi rendendo impossibile la vita agli abitanti della città che non lo avevano accettato nella comunità cristiana. Si racconta inoltre che era in grado di tramutare i sassi in monete d'oro con cui acquistava le merci, e al concludersi dell'affare ritornassero pietre, truffando tutti i commercianti.

    Le sue magie disseminavano così panico tra i catanesi che ad opporsi fu proprio il vescovo di Catania Leone II Il Taumaturgo, che di fronte all'ennesima delle sue malafatte organizzò un rogo, dove Eliodoro prese fuoco e divenne cenere, mentre l'Elefante plasmato dalla sua magia divenne l'Eterno simbolo della Città.

    La Fontana degli Elefanti



    Sempre il Vaccarini ebbe l’incarico di realizzare nel centro della piazza una fontana utilizzando alcuni cimeli storici, primo fra tutti l’antichissimo elefante di pietra lavica divenuto poi il simbolo della città.

    In groppa al docile animale l’obelisco di origine egizia dedicato alla Dea della fertilità Iside, sulla cui punta troviamo i simboli della patrona della città, Agata. I suoi simboli sono La Palma, Il Giglio della purezza, la corona della regalità e la croce. La fontana dell’Elefante catanese che ricorda quella della Minerva (a Roma, Piazza Minerca) del Bernini, fu inaugurata nel 1737, così come ricorda un'iscrizione sulla gualdrappa dell'animale in pietra lavica.

    Secondo alcune leggende il nome con cui è appellato l'elefante, detto appunto "Liottru" è riconducibile ad un personaggio misterioso vissuto nel 700', il mago Eliodoro che si dice abbia vissuto ai piedi del Vulcano e con i suoi incantesimi e malefatti, aveva trasformato una pietra vulcanica in un elefante alato con cui volava e disseminava terrore all'intera città esercitando l'arte oscura.

    La fontana dell'Amenano



    La seconda fontana di questa piazza si trova all’angolo tra il Seminario Vescovile e Via Garibaldi. La Fontana dell’Amenano in marmo di Carrara opera dello scultore napoletano Tito Angelini venne inaugurata nel 1867. Alla fontana di pietra bianca fanno da sfondo gli edifici di lava scura con le alte finestre che si aprono come occhi. La sua realizzazione venne inserita in un preciso programma di bonifica dell'area di Piazza Duomo a seguito dei continui allagamenti del fiume Amenano che rendevano invivibile la zona.

    Le acque del fiume vennero imbrigliate e convogliate in un argine in muratura per essere inviate verso il mare. La fontana rappresenta il fiume Amenano come un giovane che tiene una cornucopia dalla quale fuoriesce dell'acqua che si versa in una vasca dal bordo bombato.

    L'acqua, tracimando da questa vasca, produce un effetto cascata che dà la sensazione di un lenzuolo. Da qui il modo di dire in siciliano "acqua a linzolu" per indicare la fontana. L'acqua che cade dalla vasca si riversa nel fiume sottostante, che scorre ad un livello di circa due metri sotto la piazza.

    Alle spalle della fontana, una scalinata in pietra lavica conduce alla Pescheria, antico mercato cittadino che, assieme alla Vucciria di Palermo, è fra le maggiori attrazioni folcloristiche delle due città siciliane.
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    La Cattedrale di Sant'Agata




       

    Perchè visitarla: immersa nel cuore pulsante del Centro cittadino la Cattedrale domina la piazza del Duomo di Catania, ricca di storia e cimeli preziosi, è qui che sono sepolti personaggi importanti che vanno da i regnanti aragonesi, vescovi, cardinali fino al grande compositore catanese Vincenzo Bellini. Suggestiva e meravigliosa si presenta " A camarredda" la stanza dove ogni anno il 4 di Febbraio esce il busto reliquiario della Santa Patrona di Catania S.Agata, inaugurando i festeggiamenti cittadini.

    Da non perdere: il salone Bonadies che conserva ancora oggi tracce delle mura medievali e il camminamento di ronda sul tetto da cui poter ammirare la vista del porto e del centro cittadino dall'alto.
      





    Orario apertura giorni festivi:
    mattina 9.00-12:00 - pomeriggio 16.30-19.00 7/7

    Bus 2-5 - 429 - 448 - 523 -534 - 538 - 632 - 744

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    Storia della Cattedrale



    La cattedrale di Catania, situata nel lato sud-est di Piazza Duomo, è il risultato di numerose trasformazioni subite nell'arco dei secoli in seguito alle disastrose calamità naturali che si sono abbattute sul capoluogo Etneo.

    L'impianto originario della Basilica edificata da Ruggero I d'Altavilla risale al 1094 quando i normanni, strappata la Sicilia al dominio arabo, si impiantarono in città dando nuovo vigore al cristianesimo. Per il re era necessario edificare una nuova chiesa sul mare con muri spessi e nelle forme di una “Ecclesia Munita” cioè Chiesa Fortezza; non solo per difendere la città e il litorale dagli attacchi esterni provenienti dal mare, ma soprattutto perché con le sue forme era chiara espressione dell’ accentramento dei poteri politici e religiosi nelle mani del Vescovo Angerio concessi da Papa Urbano II all'atto della Rifondazione della Diocesi. A testimonianza di ciò, il canonico storico e archeologo Tommaso Fazello, tramanda la memoria di una iscrizione su tavola di marmo collocato sulla porta rivolta a settentrione.

    La cattedrale, dedicata a Sant’Agata, la “santuzza” Patrona di Catania, fu realizzata sulle rovine delle Terme Achilliane di epoca romana, oggi visitabili accedendo esternamente ai sotterranei. Una storia racconta che per rendere più rapida la costruzione lo stesso re ordinò che la pietra lavica fosse estratta direttamente dal teatro e anfiteatro romano. L’interno, infatti presentava superbe colonne di granito e i capitelli, i fregi e gli ornamenti indicavano la diversa provenienza e il riutilizzo di parti di templi e rovine pagane.

    Il sisma del 1169 prima, noto come terremoto di Sant’Agata, e quello del 1693 dopo, noto come il terremoto della val di Noto hanno distrutto quasi completamente la chiesa e la torre campanaria. Dell'antico impianto Normanno rimangono solo i muri perimetrali del transetto e le tre absidi semicircolari, visibili dal cortile del Palazzo Arcivescovile, caratterizzati dalle feritoie e da camminamenti di ronda delimitati dai merli, composte da grossi blocchi di pietra lavica.

    Il muro d’ambito e del prospetto sono stati inglobati nella ricostruzione settecentesca. Per volontà del vescovo Andrea Riggio furono sostituite le colonne con poderosi doppi pilastri mentre il vescovo Pietro Galletti fece rimuovere il primitivo portale che fu collocato nel prospetto della chiesa di Sant’Agata al Carcere, ancora oggi visibile. L’edificio attuale è opera dell’architetto Girolamo Palazzotto, il quale si occupò principalmente dell’interno. Mentre Giovan Battista Vaccarini disegnò e seguì i lavori della facciata fino al 1761. Solo nel 1857 fu completato il campanile e nel corso del XIX secolo l’attuale sagrato.

    Gli eleganti esterni



    Attraverso una breve scalinata in marmo che culmina in una cancellata in ferro battuto si accede al sagrato diviso dalla piazza da una balaustra in pietra bianca ornata con 10 grandi statue di santi in marmo di Carrara.

    Dalla struttura possente, presenta il caratteristico contrasto bicromico tra marmi bianchi utilizzati per le decorazioni e quelle di varie tonalità di grigio della pietra lavica, anche l’intonaco grigio scuro contrasta con il calcare bianco utilizzato per le cornici della chiesa. il prospetto è a tre ordini con colonne in stile corinzio composito, con colonne di granito provenienti forse dal teatro romano, e reca lo stemma della nobile famiglia del vescovo Galletti.

    Al centro in una nicchia la statua di Sant’Agata e ai lati San Birillo a sx e Sant’Euplio a dx, compatrono della città. Le due grandi finestre ovali ai lati sono accompagnate da due acronimi riferiti alle frasi legate al culto della Santa. Il portone principale in legno finemente scolpito da 32 formelle con “armoriali” vescovili e dei protagonisti della ricostruzione, simboli iconografici, mitologici, lo stemma di Catania, simboli imperiali (corona e scettro), e gli attributi della Santa Patrona: tenaglie, spada, corda, fornace e i suoi seni.

    Chiude i registri un arcobaleno che sovrasta una tavola angelica con le ali spiegate, simbolo della fede eterna. Ai lati le due statue in marmo di San Pietro e Paolo.

    Gli Interni



    Gli Interni: la navata di destra



    1° Campata: fonte battesimale adornato da un affresco del messinese Giovanni Tuccari che rappresenta il battesimo di Gesù commissionato dal vescovo Pietro Galletti.


    2° Campata: altare di Santa Febronia, la tela posta è del fiammingo Guglielmo Borremans, che raffigura la santa durante il martirio, commissionata dal vescovo Galletti come raffigura lo stemma vescovile.


    Di fronte alla 2° campata, si trova addossato al pilastro il monumento sepolcrale di Vincenzo Bellini in marmo di Carrara realizzato nel 1876 dallo scultore Giambattista Tassara quando il corpo del famosissimo compositore e musicista venne traslato a Catania dopo essere rimasto per parecchi anni in Francia. Sul sarcofago sono incise le note musicali della parte iniziale dell'opera “La sonnambula”; completano la decorazione simboli iconografici delle altre opere di portata internazionale come il Pirata i Puritani e la Norma.


    3° Campata: altare dedicato a Santa Rosalia, l'opera presente è risalente agli anni compresi tra il 1730 e il 1733 e raffigura la santa assunta in cielo ed è stata commissionata al Borremans dal vescovo Galletti.

    Lungo le navate si aprono diversi saggi di scavo effettuati negli anni cinquanta del 1900 che evidenziano come la Cattedrale distrutta dai terremoti che si sono abbattuti sulla città sia stata ogni volta ricostruita sulle macerie dell'edificio precedente. Degne di nota le basi delle colonne che nel XII secolo furono rinforzate da pilastri anch'essi visibili in loco.


    4° Campata: altare dedicata al Sacro Cuore di Gesù con statua rappresentativa.


    5° Campata: altare di Sant'Antonio di Padova, opera datata 1730 al 1733 ed è stata commissionata al fiammingo Borremans il quale raffigura Sant'Antonio con il Bambin Gesù tra le braccia, simbolo principale che caratterizza l'iconografia di questo santo.


    6°Campata: altare dedicato alla Sacra Famiglia, tela seicentesca opera del pittore locale Pietro Abadessa, una delle poche opere della cattedrale che si salvarono nel terremoto del 1693.


    7° Campata: altare dedicato alla Madonna del 1961, rappresenta la Vergine corredentrice con il bambino ed è opera del pittore catanese Emanuele di Giovanni. In questo altare sono esposte le spoglie del beato Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet, monaco benedettino in origine Abate del Monastero di San Nicolò a Catania, nominato nel 1867 arcivescovo della città. Nel 1888, per meriti personali, venne nominato Cardinale, morì nel 1894 e dal 1988 anno della sua beatificazione il corpo giace in questo altare esposto alla venerazione dei fedeli.

    La zona del presbiterio



    Il Salone Bonadies: Dalla navata di destra, quasi in corrispondenza del transetto è possibile da una piccola scaletta ricavata dallo spessore delle mura giungere al salone Bonadies, intitolata al vescovo Michelangelo Bonadies che proprio qui si dice convocò il sinodoto diocesano che si riunì nel 1668, durante quegli anni si discusse dei dettami del Concilio di Trento per combattere l'ortodossia.

    La sala si presenta di forma quadrata e presenta al suo interno pochi arredi sacri risalenti al settecento, alcune feritoie si aprono ai lati dando l'impressione di stare all'interno di un castello.

    Accanto al salone, si può accedere alle terrazze poste al di sopra delle mura perimetrali del transetto, provviste di camminamento di ronda permettono di dominare la vista dell'intera città e del porto, utile un tempo durante gli attacchi nemici dal mare, come nel 1500' quando durante l'attacco dei pirati turchi la Cattedrale fungeva da Ecclesia Munita come vedetta principale a difesa della città.


    Cappella della Madonna: All'estremità destra del transetto si apre la Cappella della Madonna il cui ingresso è scandito da un portale in marmo ornato da 14 bassorilievi che narrano la storia della Vergine Maria realizzato nel 1545 dallo scultore Giambattista Mazzola.

    All'interno sono custoditi il sarcofago della regina Costanza d'Aragona e il sarcofago dei Reali aragonesi. Pochi anni dopo la morte della regina Costanza si dice con certezza che il suo volto venne usato come calco per l'attuale statua di Sant' Agata. Qui è custodito anche l’antico altare del presbiterio.


    Cappella di Sant'Agata: alla fine della navata di destra di fronte a noi si trova l'abside che conserva le Sacre reliquie della santa patrona, custodite nel famoso Busto reliquiario in argento dorato (opera dell'artista senese Giovanni Di Bartolo del 1376) e nello Scrigno, una grande cassa d'argento sbalzato e cesellato opera di argentieri catanesi quali Vincenzo e Antonio Archifel e Paolo Guarna , realizzata tra la fine del XV e il XVI secolo.


    La cappella è chiusa da una cancellata in ferro battuto realizzata nel 1926 su disegno dell'architetto Salvatore Sciuto Patti. All'interno, la cappella, custodisce il monumento sepolcrale del Viceré Ferdinando d’ Acuna. In alto sovrasta Il trittico marmoreo con Sant'Agata affiancata dai Santi Pietro e Paolo il tutto arricchito nella parte superiore dalle figure dei quattro evangelisti mentre nella parte inferiore angioletti che reggono in mano i simboli della passione.

    A sx un portale in marmo dorato che fa da cornice alla porticina che immette nella “cameredda” dove sono custodite le reliquie. Completano la decorazione della Cappella due affreschi seicenteschi sulle pareti che rappresentano Santa Lucia in preghiera sulla tomba della martire catanese e la Vergine Digna incoraggiata al martirio da Sant'Agata. Dal Catino absidale scende una lampada in argento donata in ringraziamento a Sant'Agata in occasione dell'eruzione del 1669.


    L'altare centrale : proseguendo verso il transetto ci rivolgiamo subito alla zona centrale, dove appare il presbiterio decorato da uno splendido coro ligneo che risale agli ultimi anni del 500 ed è diviso in due stalli: 35 superiori e 24 inferiori; le spalliere degli stalli superiori sono magnificamente scolpiti con bassorilievi raffiguranti episodi del Martirio di Sant'Agata ed al rientro delle sue reliquie da Costantinopoli a Catania.

    Completa la decorazione di questo spazio il ciclo di affreschi commissionati al Pittore Romano Giovanni Battista Corradini. L'artista decora il catino absidale con l'incoronazione di Sant'Agata e alle pareti delle absidi in riquadri rappresenta alcuni Santi Vescovi della città, tra cui S.Birillo, martiri catanesi tra i quali Sant’Euplio e alcuni santi.

    Dal presbiterio in fondo alla navata si osserva sopra l'ingresso principale l'organo ottocentesco sistemato su una cantoria costruita su progetto dell'architetto Salvatore Sciuto Patti.


    La Cappella del Sacramento: proseguendo verso la fine del transetto sulla destra ritroviamo l'abside di sinistra dove si apre la Cappella del Sacramento, un tempo cappella privata della nobile famiglia Gravina Cruyllas; alla parete è affissa la lapide di detta famiglia mentre ai piedi dell'altare la sepoltura di alcuni suoi membri.
    E' qui possibile notare le ultime tracce della struttura normanna sopravvissute al terremoto del 1693 e che è possibile distinguere dato il contrasto dei mattoni in pietra lavica e il bianco dell'intonaco.


    La Cappella del Crocifisso: voltandoci sulla sinistra notiamo che nell' estremità del transetto si apre la Cappella del Crocifisso, da cui si accede oggi attraverso un portale in marmo opera di Giandomenico Mazzola adornato con 14 bassorilievi nel 1563 recando scene della passione morte e resurrezione di Cristo.
    Gli enormi spessori dei muri e la scala ricavata nella parete che originariamente portava ai camminamenti di ronda, oggi al campanile, danno immediatamente l'idea del luogo fortificato.

    Degni di interesse un altare in marmi policromi e la pavimentazione del piccolo corridoio che permette di accedere alla cappella decorata a motivi geometrici bianchi e neri di epoca rinascimentale.


    La Sacrestia: in prossimità del transetto si apre la Sacrestia, che durante il terribile terremoto del 1693 resistette, al suo interno si trovano dei paramenti sacri in legno e custodisce un importante affresco raffigurante l'eruzione dell'Etna del 1669 commissionato al Pittore Giacinto Platania dal vescovo Michelangelo Bonadias.

    Gli interni: la navata di sinistra



    7° Campata: altare dedicato a San Berillo, il dipinto opera di Andrea Suppa raffigura San Pietro che consacra San Berillo a primo vescovo della città. Al di sotto della tela riposa in un sepolcro monumentale il cardinale Giuseppe Francica-Nava de Bondifè, morto nel 1928.


    6°Campata: altare dedicato a Sant'Agata, il dipinto posta sopra è del pittore Filippo Paladini è raffigura il primo martirio della Santa “lo strappo delle mammella eseguito con delle tenaglie”, per ordine del proconsole romano Quinziano, il quadro fu una delle opere sopravvissute miracolosamente al terremoto.


    5°Campata: altare dedicato a Sant'Antonio Abate, dipinto raffigurante Sant'Antonio Abate nel deserto opera di Guglielmo Borremans del 1730. Addossata al pilastro si trova la tomba monumentale del vescovo Carmelo Patanè, opera di Raffaele Leone.


    4°Campata: da qui si apre l'ingresso dalla navata di sinistra sul cortile, il portale esterno è opera di Giovan Battista Mazzolo del XVI secolo.


    3°Campata: altare dedicato alla Madonna delle Grazie, la tela raffigurata la rappresenta insieme a San Gaetano di Thiene e San Filippo Neri l'opera è attribuita al messinese Giovanni Tuccari e fu commissionata dal vescovo Galletti.


    2° Campata: altare dedicato a San Francesco di Paola, la tela è attribuita all'artista locale Giuseppe Guarnaccia.


    1° Campata: altare dedicato a San Giorgio l'opera commissionata dal pittore catanese Girolamo La Manna che vi lavorò nel 1624, la tela rappresenta il santo secondo la tipica iconografia medievale del cavaliere che uccide il drago, allegoria del Trionfo del bene sul male.
    In questo santo i normanni nutrivano una particolare devozione poiché incarnava l'ideale che guidava la loro politica espansionistica religiosa che secondo la leggenda era stato mandato da Dio su un cavallo bianco per aiutare le loro truppe a sconfiggere e cacciare gli arabi.
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    La fontana di Proserpina




       

    Perchè visitarla: Magistrale raffigurazione del ratto di Proserpina dello scultore Giulio Moschetti , 1904.





    Bus Tutte le linee AMT che hanno capolinea alla stazione. Alibus

    Il mito di Proserpina




    Il ratto di Proserpina è un mito tra i più celebri della tradizione pagana siciliana.

    Protagonista della vicenda è Proserpina, figlia della divinità agricola Cerere.

    Un giorno, mentre Proserpina si trovava intenta a raccogliere dei fiori sulle sponde del lago di Pergusa, nei pressi dell’odierna Enna, il dio degli Inferi Ade, s’invaghì di lei a tal punto che decise di rapire la fanciulla e portarla con sé nel regno dei morti.

    Lo straziante grido di aiuto di Proserpina giunse sino alle orecchie della madre, che, in preda alla disperazione per la sorte della figlia, vagò nove giorni e nove notti, cercando Proserpina per tutta la Grecia e tenendo in mano due fiaccole accese.

    Finalmente Cerere venne a sapere da Elio di come la sua Proserpina fosse stata trascinata di forza da Plutone fino nell’aldilà, così, infuriata e in preda al dolore, minacciò di non occuparsi più delle sue funzioni divine fino a che la figlia non fosse ritornata sulla Terra.

    Tutto sulla Terra cominciava a morire e le carestie cominciarono a imperversare tra gli esseri umani disperati. Fu per questa ragione che Giove, preoccupato per la sorte degli uomini, ordinò ad Ade di lasciare libera la sua giovane sposa, consentendo il suo ricongiungimento con la madre.

    Il dio degli Inferi acconsentì, ma, restio a rinunciare alla sua sposa, furbamente diede da mangiare a Proserpina dei chicchi di melograno, legandola definitivamente e per sempre al regno dei morti.

    Cerere e Ade dovettero così cedere a un compromesso: la giovane avrebbe vissuto sei mesi sulla Terra insieme alla madre e i restanti sei mesi negli Inferi con Ade.

    Durante il periodo trascorso con Ade, da inizio autunno (tempo della semina) fino alla fine dell’inverno, sulla Terra avrebbe regnato il freddo e i campi non avrebbero dato i loro frutti.

    Allo sbocciare della primavera, invece, Proserpina sarebbe stata libera di tornare a casa e Cerere, felice di riavere con sé la figlia, avrebbe ridato nuova vita, la terra sarebbe stata fertile e avrebbe nutrito con le sue messi tutti gli uomini.

    La struttura della fontana




    Costruita nel 1904 da Giulio Moschetti fu scelto come tema della fontana il ratto di Proserpina, quale simbolo di prosperità ma anche di "viaggi" periodici.

    La fontana è costruita con un materiale allora poco utilizzato per le opere pubbliche: il cemento grezzo.

    La vasca è più grande rispetto al gruppo scultoreo da collocarvi, di forma irregolare, con allargamenti e restringimenti.

    Anche la profondità è irregolare, con punti più bassi e più alti, che determinano un differente aspetto visivo dell'acqua che sgorga da vari ugelli posti tutto intorno.

    I personaggi




    Ade e Proserpina vennero rappresentati nell'attimo drammatico del rapimento in cima ad un rialzo roccioso. Ade afferra in modo fulmineo Proserpina, la quale si dimena invocando aiuto

    I due protagonisti vennero rappresentati in una dinamica di corpi intrecciati che le conferiscono un forte realismo.

    Ade è rappresentato in tutto il suo vigore, evidenziato dal corpo possente, rappresentato da un volto di risentimento per via della resistenza di Proserpina.

    Lei viene raffigurata in un corpo esile e sguardo disperato, mentre tenta di dimenarsi invano per sfuggire al destino.

    I personaggi secondari




    A trainare la biga sulla quale si trova Ade, vi sono una serie di cavalli marini e sirene.

    La scelta non è casuale. Ade arrivò infatti sul lago di Pergusa con una carrozza trainata da 4 cavalli, mentre le sirene rappresentano invece le ancelle di cui era in in compagnia Proserpina.

    Nella mitologia classica le sirene sono considerate spesso esseri pericolosi (basti pensare alla storia di Ulisse).

    La loro cattiveria viene giustificata perchè considerate vittime di punizioni esageratamente crudeli.

    La dea Cecere, infatti, trasformò le ancelle, colpevoli di non aver salvato la figlia in sirene, scatenando tutta lo loro malvagità.

    I vari gruppi si presentano con vivaci atteggiamenti e differenti espressioni facciali, eleganti e ritmici i giochi d'acqua che rendono drammatico e spettacolare il complesso delle statue.

    I cavalli marini sono impennati ed imbizzarriti proprio per richiamare la drammaticità del momento.

    Le ciminere




    A sinistra rispetto all’ edificio centrale della stazione si trova il centro fieristico "Le ciminiere".

    Il complesso industriale, che era collegato alla stazione, nacque nella metà del secolo XIX.

    In quel periodo alcuni gruppi imprenditoriali anglo-siciliani e commercianti locali, avevano costruito impianti di molitura, di stoccaggio e di trasformazione degli zolfi provenienti dalle varie miniere della Sicilia centrale.

    Il centro fieristico era caratterizzato da grandi edifici industriali prevalentemente in mattoni e pietre laviche, affiancati da alte ciminiere che servivano alla dispersione dei fumi provenienti dalle fornaci di raffinazione dello zolfo e dalle produzioni dei suoi derivati.

    Oggi il centro fieristico delle ciminiere ospita, tra l'altro, un museo permanente sullo sbarco in Sicilia del 1943, una mostra permanente di carte geografiche antiche della Sicilia, una mostra di radio d'epoca ed un museo del cinema.

    Lo zolfo in Sicilia




    Per anni la Sicilia è stata uno dei maggiori produttori mondiali di zolfo.

    L'area centrale dell'isola era quella più interessata dai grandi giacimenti.

    In provincia di Catania le zolfare principali erano tre: Balchino e Scala, nei pressi di Caltagirone, e Calasari, nel territorio di Ramacca.

    Il dominio delle zolfare in Sicilia, è sempre stato gestito da imprenditori inglesi, non riuscendo così mai a produrre una vera e propria ricchezza per i siciliani stessi.

    Al contrario, anzi, le miniere di zolfo ci raccontano purtroppo storie di miseria e di incidenti più o meno gravi.

    Storie che ritroviamo tra le pagine dei maggiori scrittori siciliani. Pirandello, per esempio, il cui padre gestiva una zolfara, ne parlò a lungo nel suo romanzo "I vecchi e i giovani", ma anche nelle famose novelle "Ciaula scopre la luna" e "Il fumo".

    Anche Leonardo Sciascia fu definito scrittore di zolfo; nacque, infatti, a Racalmuto paese di zolfare. Le raccontò nel suo libro di poesie "La Sicilia". Per quanto riguarda i canti delle zolfare di Sicilia assai poco oggi è rimasto.

    Solo alla memoria degli anziani zolfatari si affidano ormai gli ultimi frammenti.

    Ma a coloro che conobbero la miniera risulta a volte doloroso ricomporre il mosaico del loro passato.

    “ Ch’avianu a cantari ddà intra? Ca si scinnia cu lu cori tantu! A la pirrera nun si cantava. Si bastimmiava! “.
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    Fontana Aretusa




       

    Perchè visitarla: Da qui in poi Aretusa, con la sua fonte, è uno dei personaggi mitologici più conosciuti al mondo , nonchè il simbolo della città di Siracusa.

    Aretusa è stata cantata da poeti come Pindaro, Mosco, Ovidio, Virgilio, D’Annunzio; raccontata dagli storici Timeo, Pausania, Diodoro Siculo, Strabone, Cicerone; raffigurata nelle monete dagli incisori siracusani Cimone ed Eveneto.

    Da non perdere: Il papiro di Siracusa unico posto in europa dove nasce spontanea
      





    Visita 00.00-0000 7/7

    €2 Ingresso . Ridotto €X.

    Bus XXXXXX

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    Gli Esterni




    Elementi di spicco della facciata: la grandiosa facciata barocca costruita dall’architetto siracusano Andrea Palma (1728), al posto di quella antica normanna distrutta durante il terremoto del 1693.

    Al palermitano Ignazio Marabitti appartengono le due statue marmoree in basso di S.Pietro e S.Paolo e quelle calcaree della Madonna nella nicchia centrale , Santa Lucia e San Marciano rispettivamente ai lati destra e sinistra.

    Spledide le Colonne tortili in stile Rococò.

    Gli interni




    ..la ninfa Aretusa, il cui nome, dal greco, significa “la virtuosa”. Aretusa era sacra ad Artemide, la dea della caccia e a lei aveva fatto voto di castità.

    Racconta il mito che in un giorno molto caldo, la ninfa si trovava in un bosco di Grecia.

    Stanca e accaldata decide di fare il bagno in un fiume dalle acque fresche e invitanti.

    Aretusa si spoglia dei suoi veli e comincia a nuotare nelle acque del fiume.

    Un giovane cacciatore di nome Alfeo, semidio figlio di Oceano, si trova a passare nelle vicinanze e, incuriosito dai rumori, si avvicina e … rimane incantato dalla bellezza della ninfa. ⤏

    Citazioni sulla Fontana Aretusa


    Una fonte incredibilmente grande, brulicante di pesci, e così situata che le onde del mare la sommergerebbero se non fosse protetta da un massiccio muro di pietra
    (CICERONE 106 a.C.–43a.C. (nelle Verrine))


    Ogni volta che a Olimpia si celebrava un sacrificio – si diceva –, le acque della fonte Aretusa si macchiavano di rosso; e se a Olimpia si gettava una coppa nel fiume Alfeo, questa riemergeva nelle acque del mare di Siracusa.
    (Strabone 60a.C.-24d.C.)


    Orazio Nelson rimase incantato dalla fonte, e quando sostò a Siracusa nel giugno del 1798, prima di affrontare Napoleone ad Abukir scrisse:
    Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riforniti di viveri ed acqua, e sicuramente avendo attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare

    (Orazio Nelson 1758-1805)
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    Fontana Aretusa




       

    Perchè visitarla: Da qui in poi Aretusa, con la sua fonte, è uno dei personaggi mitologici più conosciuti al mondo , nonchè il simbolo della città di Siracusa.

    Aretusa è stata cantata da poeti come Pindaro, Mosco, Ovidio, Virgilio, D’Annunzio; raccontata dagli storici Timeo, Pausania, Diodoro Siculo, Strabone, Cicerone; raffigurata nelle monete dagli incisori siracusani Cimone ed Eveneto.

    Da non perdere: Il papiro di Siracusa unico posto in europa dove nasce spontanea
      





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    €2 Ingresso . Ridotto €X.

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    Gli Esterni




    Elementi di spicco della facciata: la grandiosa facciata barocca costruita dall’architetto siracusano Andrea Palma (1728), al posto di quella antica normanna distrutta durante il terremoto del 1693.

    Al palermitano Ignazio Marabitti appartengono le due statue marmoree in basso di S.Pietro e S.Paolo e quelle calcaree della Madonna nella nicchia centrale , Santa Lucia e San Marciano rispettivamente ai lati destra e sinistra.

    Spledide le Colonne tortili in stile Rococò.

    Gli interni




    ..la ninfa Aretusa, il cui nome, dal greco, significa “la virtuosa”. Aretusa era sacra ad Artemide, la dea della caccia e a lei aveva fatto voto di castità.

    Racconta il mito che in un giorno molto caldo, la ninfa si trovava in un bosco di Grecia.

    Stanca e accaldata decide di fare il bagno in un fiume dalle acque fresche e invitanti.

    Aretusa si spoglia dei suoi veli e comincia a nuotare nelle acque del fiume.

    Un giovane cacciatore di nome Alfeo, semidio figlio di Oceano, si trova a passare nelle vicinanze e, incuriosito dai rumori, si avvicina e … rimane incantato dalla bellezza della ninfa. ⤏

    Citazioni sulla Fontana Aretusa


    Una fonte incredibilmente grande, brulicante di pesci, e così situata che le onde del mare la sommergerebbero se non fosse protetta da un massiccio muro di pietra
    (CICERONE 106 a.C.–43a.C. (nelle Verrine))


    Ogni volta che a Olimpia si celebrava un sacrificio – si diceva –, le acque della fonte Aretusa si macchiavano di rosso; e se a Olimpia si gettava una coppa nel fiume Alfeo, questa riemergeva nelle acque del mare di Siracusa.
    (Strabone 60a.C.-24d.C.)


    Orazio Nelson rimase incantato dalla fonte, e quando sostò a Siracusa nel giugno del 1798, prima di affrontare Napoleone ad Abukir scrisse:
    Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riforniti di viveri ed acqua, e sicuramente avendo attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare

    (Orazio Nelson 1758-1805)
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    Palazzo La Rocca




       

    Perchè visitarlo: riconosciuto "Patrimonio dell'Umanità" da parte dell'Unesco, Palazzo La Rocca è un pregevole esempio di barocco reso tale dai preziosi intarsi e dalle eleganti finiture interne in maiolica.

    Da non perdere: una parte del palazzo è occupata dalla sala e le cucine del celeberrimo ristorante "Duomo", le due stelle Michelin dello chef Ciccio Sultano.



      





    Dal lunedì al Venerdì dalle 9:00 alle 19:00

    Aperture straordinarie in occasione di eventi e mostre

    Ingresso gratuito

    Bus 35, 16, 11 (clicca per l'itinerario)

    ☞ Ulteriori informazioni qui  

    Gli Esterni e i Balconi




    La parte più interessante di questo imponente Palazzo sono i bellissimi balconi che decorano il prospetto principale. I mensoloni sono decorati con scene di vita quotidiana, contadini di ritorno dai campi, amorini, busti muliebri dai seni nudi, volti baffuti e occhialuti di personaggi originali che sembrano chiacchierare coi passanti.

    Cominciando dal primo balcone di destra, i mensoloni rappresentano degli angeli dalle tenere espressioni; il secondo rappresenta un telamone in procinto di fare uno sforzo importante sottolineato da un'espressione corrucciata.

    Il terzo è il balcone degli amorini con tre puttini stretti in un tenero e innocente abbraccio; il quarto balcone è una vera e propria "foto di pietra" per la precisione delle espressioni e delle linee dei panneggi dell'abito e rappresenta una donna che cura un bambino; il quinto balcone è dedicato a due mascheroni di fantasia che osservano i passanti con un'espressione gioiosa, circondati e immersi tra le foglie d'acanto.

    Segue il balcone dei suonatori di mandolino e flauto a ricordarci quanto la musica, il bel canto e le feste popolari fossero importanti a quel tempo e quanto occupassero un ruolo fondamentale per le famiglie nobili dell'epoca.

    L'ultimo balcone a chiudere queste "foto di pietra" dell'epoca rappresenta molti personaggi tra cui nobili in costume, che guardandosi tra loro comunicano a gesti, confermando che la gestualità dei siciliani non è cambiata negli ultimi tre secoli. Infine in basso a destra un signore occhialuto e con i canini sporgenti spicca tra gli altri per l'espressione curiosa, è probabilmente la figura più bizzarra di tutta la scena con i suoi occhialini alla John Lennon.

    Gli Interni




    L'interno è visitabile anche se non presenta più gli arredi di un tempo. Superato il grande portale ornato ci si ritrova nell’elegante scalone con doppia rampa in pietra pece ricavato sulle strutture di una torre medievale dell’antico circuito murario di Ibla.

    Alcune stanze presentano pavimenti in calcare bianco e con maioliche dai colori brillanti arricchiti con volte affrescate.

    Tutto questo, assieme alla posizione strategica che regala uno splendido panorama dai suoi balconi, rende ancor più prezioso il maestoso Palazzo.
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    Palazzo Arezzo di Trifiletti




       

    Perchè visitarlo: il sobrio prospetto neoclassico nasconde interni ancora ben mantenuti e pregevoli, assolutamente da visitare.

    Da non perdere: siete nel cuore di Ibla, lasciatevi trasportare dai colori e dai sapori di questo splendido borgo.



      





    Visita su prenotazione contattando Domenico Arezzo.
    Aperture nel corso della stagione estiva e nei giorni festivi.

    Ingresso 5 euro

    Bus 35, 16, 11, 31 SX (clicca per l'itinerario)

    ☞ Ulteriori informazioni qui  

    Gli Esterni e gli Interni




    L'esterno è molto semplice. A darci il benvenuto è Domenico, il figlio del barone Arezzo di Trifiletti, che ci conduce per mano attraverso le numerose sale ancora arredate e arricchite di foto e antichi mobili di famiglia fino ad arrivare all'elegante salone delle feste, decorato con maioliche e affreschi risalenti alla costruzione del palazzo.

    La visuale dai balconi domina la piazza e la vista sul Duomo di San Giorgio resta tra le più suggestive della città.

    Il palazzo Arezzo Trifiletti ha uno stile neoclassico e una struttura estremamente lineare, come una parte dei palazzi del centro storico di Ibla che bilancia e armonizza le voluttuosità arzigogolate dei palazzi barocchi.

    La dimora fu ricostruita dopo il terremoto che nel 1693 distrusse la città, rimaneggiata e migliorata nel corso dei decenni e ultimata a metà del secolo XIX, acquisendo l’aspetto definitivo che ha ancora oggi.

    Ciò che la rende speciale è la sua posizione unica, con l’affaccio dei balconi proprio di fronte al Duomo di San Giorgio e alla sua maestosa scalinata sull’omonima piazza.

    La visita offre una magica esperienza attraverso le stanze con gli arredi dell'epoca, le antiche maioliche napoletane che colorano i brillanti pavimenti.

    Fonte: http://www.palazzoarezzo.it/il-palazzo/
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    Isola Bella e La Riserva Naturale Orientata




       

    Perché visitarlo: l’Isola Bella è un’appendice rocciosa prolungata verso il mare che con le alte mare viene completamente lambita dalle acque, mentre con la bassa marea una striscia di terreno spiaggioso la collega alla terraferma, rendendola meta turistica intensiva nelle stagioni estive.

    Viene definita la "Perla del Mediterraneo" per le sue acque limpide e la sua bellezza naturale straordinaria.

    Da non perdere: la visita della Riserva Naturale Orientata volta a scoprire l'importanza del sito che va oltre la sua bellezza.
      





    Visita della spiaggia 24/24 - 7/7

    L'accesso dell'Isola Bella è possibile solo tramite visita guidata con il pagamento del biglietto in loco per la visita dell'area naturale protetta e del museo in gruppi di massimo 15 persone.
    Guarda prezzi e orari qui

    A piedi: raggiungibile a piedi dalla statale SS114 tramite una scalinata che porta direttamente in spiaggia
    Ottieni indicazioni

    In bus dal centro di Taormina con l'autobus della linea 25, tempo di percorrenza circa 15 minuti e costo del biglietto €1,90;

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto Interbus da CT o ME da 4,00 a 5,10 € solo andata
    Guarda prezzi e orari degli Interbus CT/ME qui

    Funivia: da Taormina, potete scendere a Isola Bella grazie alla funivia Taormina - Mazzarò, la quale parte ogni 15 minuti dalle 8:00 alle 22:00, il biglietto di corsa singola costa €2,00, quello andata e ritorno €3,50; la stazione della funivia si trova a soli 200 metri dalla scalinata per scendere alla spiaggia.
    Guarda prezzi e orari qui

    In auto da Catania: da Catania autostrada A18/E45 direzione Taormina, uscita Giardini-Naxos, proseguite sulla statale SS114 fino a destinazione.

    In auto da Messina: A18/E45 uscita Taormina, proseguite sulla SS114.

    In loco ci sono dei parcheggi liberi lungo la strada, altrimenti dovrete pagare un parcheggio privato, il costo giornaliero è di circa €10,00

    I proprietari dell’Isola




    L’Isola appartenuta a Ferdinando I di Borbone venne donata nel 1806 all’allora sindaco di Taormina Pancrazio Ciprioti.

    Questo a sua volta la vendette alla nota Florence Trevelyan che fu la prima a costruirvi, impiantandovi una casa e alcune specie rare arboree. Alla morte della Trevelyan l’Isola passò in eredità al figlioccio Cesare Accrosso.

    Venduta per la prima volta nel 1954, fu acquistata per 38 mila lire dell’epoca da Leone ed Emilio Bosurgi, importanti imprenditori che vi costruirono una serie di residenze autonome e una piccola piscina immersa e mimetizzata con le rocce.

    Dal Privato alla Regione




    Il fallimento della famiglia Bosurgi portò all’asta giudiziaria l’Isola che per ben due volte andò deserta, una nel 1984 e un’altra volta nel 1985.

    Fu dichiarata già nel 1984, con un decreto, monumento d'interesse storico artistico di particolare pregio in quanto «esempio isolato di unicum come valore naturalistico, storico e culturale», sottoponendola a vincoli di tutela. Il decreto considerava l'isola come un «monumento naturale», fu quindi sottoposta a vincoli di tutela.

    Riconosciuto il suo valore naturalistico e culturale finalmente nel 1990 fu acquistata dall'Assessorato dei beni culturali della Regione Siciliana.

    La Gestione della Riserva




    Nel 1998 fu quindi istituita la Riserva Naturale Orientata gestita dal WWF, poi dalla Provincia di Messina e di recente passata in gestione al CUTGANA, centro di tutela ambientale dell'Università di Catania.

    Oggi la gestione, la fruizione, la tutela e la valorizzazione dell'Isola Bella sono attualmente di competenza del Parco Archeologico di Naxos.

    Nel 2006 Isola Bella assieme a Taormina sono state iscritte nella Tentative List UNESCO per avere il riconoscimento di sito Patrimonio dell'Umanità.

    La Riserva Naturale Orientata




    La Riserva rientra nei SIC di Natura 2000, cioè Sito d’Interesse Comunitario e ZSC - Zona Speciale di Conservazione che coinvolge 22 ettari di superficie tra il tratto marino e quello costiero della zona di Mazzarò.

    Nel sito ricade la fascia costiera di Taormina costituita essenzialmente da rocce calcaree mesozoiche, con qualche limitato affioramento di substrati silicei.

    Il bioclima rientra nel termomediterraneo subumido inferiore. Per i colori della sua roccia calcarea mescolati alle zone più sabbiose gli affioramenti generano una baia dalle acque cristalline sempre calme e di conseguenza la vicinanza con Taormina genera un’altissima attrattiva turistica.

    Tale impatto umano diventa nei mesi di luglio e agosto molto aggressivo per il piccolo ecosistema dell’isola e per quello marino attorno ad esso.

    Flora




    Gli aspetti botanici più importanti di questa area sono le formazioni alofile cioè abituate ai terreni molto salini e quindi tipiche dei tratti marini come Limonium ionicum e Crithmum maritimum o finocchio marino.

    Quelle casmofile cioè che crescono sulle pareti rocciose sono la Dianthus rupicola o garofano delle rupi e la Scabiosa cretica.

    Sono tutte pianticelle che nelle primavere e inizio estate producono splendidi fiorellini che coronano l’isola.

    Fauna




    Il tratto di costa è purtroppo soggetto a un alto impatto antropico nelle stagioni estive che compromette in parte l’autosostentamento dell’ecosistema interno.

    All’interno dell’area protetta la fauna è straordinariamente ricca di specie endemiche ed esclusive dell’area, alcune addirittura molto rare.

    Tra le specie ornitiche il Gabbiano Corso trova un ambiente adatto nel sito, sottoposto a misure di salvaguardia, sono stati ottenuti nei suoi confronti degli ottimi risultati dal divieto di transito delle imbarcazioni.

    All’interno dell’isola invece vive una sottospecie endemica di Lucertola Podarcis sicula medemi (Mertens, 1942).

    Una specie protetta a causa del basso numero di esemplari. Oltre questa il sito ospita una ricca fauna invertebrata con molte specie endemiche e/o rare, talora molto localizzate in Sicilia.
    fonte: https://www.lasiciliainrete.it/
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    Corso Umberto e le due Porte




       

    Perché visitarlo: significa vivere Taormina. Passeggiare per Corso Umberto è il sogno di chiunque ami la movida e lo shopping.

    Corso Umberto è il cuore pulsante economico, commerciale e storico di questa piccola grande città.

    Da non perdere: assolutamente nulla, siete a un passo da tutto, ogni cosa è alla vostra portata, persino l'Isola Bella, prendendo la piccola funivia oltre Porta Messina.
      





    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Visita 24/24 - 7/7

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

    Guarda prezzi e orari qui

    🚆 Taormina è raggiungibile in treno, inserendo come destinazione Taormina - Giardini e prendendo da lì la funivia che porta fino a Taormina.

    € Biglietto treno da 4,70 a 8,50 €

    Guarda prezzi e orari qui

    Storia e Toponimo




    Le origini di questa via - che è sempre stata il cuore commerciale e popolare pulsante della città - le si devono alla storica Via Valeria, la quale conduceva da Messina a Catania, salendo e attraversando Taormina per poi scendere e proseguire lungo la costa.

    Ciò manifesta l’importanza della città sin dall’antichità. Oggi il nome di Corso Umberto I di Savoia lo si deve appunto al re d’Italia in carica dal 1878 al 1900.

    La molteplicità degli stili che si ha l’occasione di incontrare lungo il Corso investe e coinvolge molteplici epoche: dai siti greco-romani alle strutture in stile arabo-normanno, fino al gotico e al barocco.

    Porta Catania




    Ci accolgono o ci salutano (perché dipende da dove entriamo) le due porte estreme alla strada: Porta Messina e Porta Catania, direzionate nelle rispettive città di cui portano il nome.

    Porta Catania, ci accoglie se veniamo dal lato sud della città. Incastonata nelle vecchie mura medievali, ha incisa sull’edicola la data della sua costruzione, 1440, assieme allo Stemma Aragonese.

    In questa zona, già parte del cuore del Centro Storico, si tenevano le riunioni pubbliche della città e le assemblee cittadine, annunciate dai rintocchi delle campane, l'ora segnalava le ore 13.00, “la prima ora dopo il mezzodì”. Per questo motivo Porta Catania è anche chiamata Porta del Tocco.

    Porta Messina e Porta dell’Orologio




    Le mura fortificate che percorrevano e perimetravano la vecchia città, costruite in epoca araba, coinvolgono Porta Catania ma anche Porta Messina speculare della prima e posta all’entrata nord di Corso Umberto.

    Di questa porta restano tracce più povere rispetto Porta Catania, nonostante la sua storia sia più recente. Inaugurata nel 1808 da Re Ferdinando IV di Borbone, in suo onore la Porta prende anche il nome di Porta Ferdinandea e porta inciso in alto il ricordo dell’inaugurazione.

    Il triplice sistema fortificato di Taormina nei tempi arabi coinvolgeva le Porte e si sviluppava a nord-est della città. Tra le due Porte si sviluppa pure la Porta di Mezzo, conosciuta meglio come Torre dell’Orologio, un’ulteriore fortificazione interna costruita nel XII secolo e ricostruita nel ‘600.

    Corso Umberto: Vetrina delle Bellezze di Taormina




    Da questo portale ad arco in pietra (che sia Porta Catania o Porta Messina), si accede al Corso Umberto, la principale via pedonale che attraversa la città passando per piazze panoramiche e da cui partono viuzze e scalinate che salgono e scendono. All’estremità opposta del Corso a circa 1 km di distanza in direzione sud ovest si trova l’altro portale, che chiude il Corso.

    L’affascinante via dei negozi, è un paradiso dello shopping. È una splendida strada in pietra lavica bordata di fiori che in estate si riempie di folle di gente.

    Turisti e siciliani di tutte le età in tutte le ore del giorno affollano questo Corso per gli acquisti di tutti i generi, dalle boutique di abbigliamento alle gioiellerie, e quasi tutte le vetrine sono piene di souvenir. Al tramonto, quando i gruppi di turisti diminuiscono, la cittadina si può ammirare in tutto il suo splendore.

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    Riserva Cavagrande del Cassibile




       

    Perchè visitarla: Un immenso paradiso terrestre incastonato tra profonde gole, veri e propri canyon scanalati dal corso del fiume Cassibile nel corso dei millenni. Le sue acque limpide, la natura incontaminata e la presenza di siti archeologici fanno della Riserva un luogo fuori dal comune, ideale per gli amanti dell'escursionismo e del trekking.

    Da non perdere: La grotta dei Briganti (per i piu' temerari) e ovviamente un bagno ai laghetti principali!



      





    Visita 07:00/20:00 7/7

    €
    Ingresso Gratuito

    Sentiero Scala Cruci a piedi: 3,00 km circa.
    Sentiero Mastra Ronna a piedi: 2,22 km circa.
    Sentiero Prisa Carrubella (Percorso ad anello) a piedi: 7,30 km circa andata/ritorno.

    Attrezzatura essenziale: scarpe da trekking o da ginnastica (no infradito o scarpe aperte), almeno 2 lt d'acqua a persona, cappello e costume sotto.

    Avvertimenti importanti
    • il percorso è scongliato a soggetti con problemi d'asma, cardiaci, respiratori, d'allergia e donne in gravidanza.
    • In caso di pioggia la Riserva resta chiusa per 2 o 3 giorni.
    • La Riserva non è servita delle linee telefoniche, ergo i cellulari non prendono.
    • E' preferibile scegliere le ore piu' fresche per discendere, alle 9:00 la mattina e dopo le 16:30 il pomeriggio per risalire.
    • E' vietato abbandonare rifiuti e qualsiasi forma di bivacco come accendere un fuoco.
    • Cani (anche al guinzaglio) e altri animali non possono essere introdotti all'interno della Riserva.


    • Assenza di punti di Ristoro. Portare con sè cibo e acqua.

      Mappa

      My MAPS: Itinerario Riserva Naturale Cavagrande del Cassibile



      ☞ Ulteriori informazioni qui  

    La Riserva Naturale "Cavagrande del Cassibile




    La Riserva viene istituita nel 1990 con l'intento di preservare il magnifico habitat costituito da una flora e la fauna integrata, l'area interessa circa 2700 ettari e ricade nei comuni di Noto, Avola e Siracusa.

    La conformazione del territorio presenta un corso fluviale lungo 30 km soprannominato fiume Cassibile, che nel corso dei millenni ha scavato profondi canyon tra le rocce calcaree dell'altipiano ibleo, infatti lungo i pendii rocciosi che arrivano fino a 250 metri di dislivello è possibile ammirarne l'azione erosiva.

    Tra gli aspetti geomorfologici piu' belli si possono individuare:
    • le marmitte dei giganti.
    • le docce di erosione.
    • I laghetti d'Avola.

    Il luogo oltre ad ospitare numerose specie animali e una vasta flora, ha restituito tracce di un passato testimoniato da ritrovamenti archeologici di estrema bellezza, tra questi sono emerse:
    • la necropoli del Cassibile
    • il villaggio bizantino
    • la grotta dei briganti


    Fonte ☞ www.cavagrandedelcassibile.it

    Ambiente e Flora




    All'interno della Riserva di Cavagrande è possibile osservare diverse specie di piante che variano al variare della conformazione dell'area, la zona passa da distese aride a zone sempre verdi influenzate dalle presenze fluviali, per tale ragione si distingue:

    • LA FLORA DELL'ALTOPIANO: lungo quest'area è possibile associare le caratteristiche del paesaggio ibleo, a tratti secco e pietroso, a tratti ricco di piante arbustive, come la presenza della palma nana. Le piante aromatiche non mancano di certo, tra queste si trovano: il timo, il rosmarino, l'erica, di frequente si incontrano spesso anche la Castagnola e l'Orchidea italica, immancabili gli alberi di Carrubo, Olivastro, Lentisco e Mirto.


    • LA FLORA DEI COSTONI ROCCIOSI: è lungo le ripide pareti dei Canyon della Riserva che si osserva una certa differenza dovuta all'aridità dell'area soggetta spesso al battere del sole testimoniata da distese di Ampelodesma, una pianta onnipresente nell'ecosistema. Qui si trovano inoltre molte piante floreali tra queste la Scabiosa di Creta, l'Elicrisio, il Trachelio, la Bocca di Leone, la Putoria.


    • LA FLORA DEL FONDOVALLE: man mano che si discende verso le aree umide troviamo una vegetazione piu' fitta, caratterizzata da foreste di Igrofila ripale, essenze arboree come Platano e Salice e a seguire arbusti e rampicanti che caratterizzano il sottobosco tra cui: la Vite nera, l'Oleandro, la Ruta Caprina, Rovi, Aristolochia, Robbia selvatica, Mirto, Biancospino, Edera e la Rosa di San Giovanni. Tra le sezioni erbacee troviamo anche la Felce aquilina, il Carice maggiore e Carice ascellare, e l'incensaria comune.

    • LA FLORA DELLA ZONA ACQUATICA lungo il corso del fiume sopravvivono specie che hanno bisogno di una forte umidità, è il caso della vegetazione sommersa dello Zannichellietum palustris nei pressi delle zone piu' basse e melmose, accompagnate spesso dalla presenza di piante idrofile come Millefoglio d'acqua, Lattuga ranina, e Lingua d'acqua. Dove invece i fondali sono piu' ciottolosi e soggetti a spruzzi d'acqua si incontrano le specie crittogame come muschi, piante epatiche, alghe verdi e azzurre. Nelle acque piu' stagnanti si trovano invece piante che restano verdi tutto l'anno come: lo Zigolo, il Cardo Cretese, il Garofanino minore, il sedano d'acqua ecc.

    La Fauna




    In questa bellissima Riserva per via delle sue acque dolci, vi è una viva presenza di volatili quale la specie endemica del Codibugnolo di Sicilia, la Poiana e il Falco pellegrino. Prolifera è la presenza di vertebrati che ben si sono adattati alle caratteristiche fluviali della cava tra questi vivono: l'istrice, la martorana, la testuggine terrestre e di palude, il colubro leopardino, il discoglosso, la raganella e diversi rapaci notturni.

    Tra gli invertebrati piu' noti tipico delle acque dolci il granchio Potamon fluviatile.

    Le tracce preistoriche di Cavagrande del Cassibile




    In questo luogo ricco di fascino naturalistico si incrocia anche la storia dei primi abitanti che qui vissero, l'Antica Avola fu abitata lungo i suoi pendii dal popolo dei Sicani, che intorno al XIII sec. a.C. su spinta di genti italiche furono costretti a rifugiarsi in luoghi piu impervi e ben difesi. Del loro passaggio resta traccia nei due villaggi rupestri, di cui quello di settentrione è la Necropoli di Cassibile e risale al XI- X a.C. , coevo a Pantalica presenta tombe a grotticella dello stesso tipo e successivi ipogei cristiani scavati su sei livelli; mentre il villaggio meridionale si trova di fronte al belvedere.

    I reperti ritrovati tra gli scavi presentano fibule con arco a gomito tipico del periodo del Ferro e corredi funerari, oggi custoditi all'interno del Museo Paolo Orsi di Siracusa.

    In epoca classica secondo Tucidide qui vennero sconfitti gli Ateniesi capitanati da Democrate che nel 413 a.C. persero contro la città di Siracusa.

    La frequentazione del luogo prosegue fino al XX sec. con la presenza di un monastero dove è possibile trovare ancora delle rovine, inoltre diverse famiglie come i Bombaci e gli Uccello di Canicattì vi vivevano grazie alla presenza di ulivi, mandorle e carrube da cui traevano sostenamento.

    Altri reperti e punti d'interesse storico




    La complessità dell'area sta anche nell'aver proseguito l'attività insediativa in maniera continuativa in diversi siti utilizzati piu' volte nel tempo, tra questi troviamo:

    Il Complesso rupestre dei Ddieri: a sud della Cava sono qui presenti diversi cunicoli e gallerie collegate tra loro che un tempo ospitavano le tombe degli antenati siculi, nel corso dei secoli le tombe divennero abitazioni bizantine, infatti "ddieri" dall'arabo dyar, significa casa, di questi si trovano circa 140 ambienti vari.


    La Grotta dei Briganti : si trova a Nord della Cava sulla parete opposta ai Ddieri si trova un altro complesso sistema di grotte e cunicoli che i Siculi sfruttarono per la presenza di una sorgente d'acqua, il sentiero scosceso e pericoloso porta a questo complesso abitativo che fu sfruttato nel tempo, dai bizantini, fino agli arabi che utilizzarono il luogo come "Cunziria" o Conceria per il trattamento delle pelli, fino al secolo scorso veniva utilizzato anche come stalle per gli animali al pascolo.

    Itinerari



    ☞ MAPPA INTERATTIVA

    Raggiungere la valle fluviale del Cassibile può essere un impresa ardua per alcuni, poichè l'intera discesa presenta un dislivello di circa 250/300 m, per cui sconsigliamo ai meno esperti di percorrere questi sentieri se non si è in buona forma, poichè si presentano spesso ripidi e tortuosi e spesso non tracciati.

    Si raggiunge Cava Grande lato Sud tramite SS287 imboccando per l'SP4 troverete diversi accessi, ma l'ingresso principale presenta un parcheggio gestito regolarmente dove il biglietto si paga circa 3 euro, l'unico punto di ristoro presente prima di imboccare il sentiero "Scala Cruci" è il Bar Ristorante Pizzeria Cavagrande "Da za Gina", dove è possibile usufruire anche dei servizi igienici e di due docce a pagamento.

    ☞ MAPPA Itinerario Giallo Scala Cruci
    Dopo aver parcheggiato, si accede al sentiero tramite un cancelletto alto circa un metro che va praticamente scavalcato, c'è da dire che la Riserva è ufficialmente chiusa dopo un incendio dal 2014, ma si può accedere comunque con le dovute cautele. Questo sentiero vi porterà ai laghetti principali in circa 25/30 min, una volta giunti a valle si può scegliere di deviare anche a sinistra ed esplorare anche i laghetti secondari.

    ☞ MAPPA Itinerario Verde Prisa-Carrubella
    Sentiero secondario e di media difficoltà quello detto "Carrubella", l'ingresso si trova seguendo sempre l'SP4 fermandosi un pò prima rispetto a quello della Scala Cruci, questo sentiero vi permetterà di giungere a dei laghetti secondari e camminare sotto le necropoli sicule e il complesso rupestre dei Ddieri (quest'ultimo solo per i piu' temerari!).

    ☞ MAPPA Itinerario Blu "Mastra Ronna"
    Sentiero raggiungibile dalla strada provinciale Cassibile-Cugni-Stallaini-Canicattì, dove si incontra una segnaletica che indica l'area di sosta per le autovetture e il sentiero da seguire, questo è uno dei sentieri piu' tortuosi e ciottolati, meno frequentato degli altri si sconsiglia di praticarlo senza un'adeguata preparazione.

    I nostri itinerari

    SENTIERO 1
    Tracciato Giallo Scala Cruci


    Clicca qui per la Mappa Dettagliata



    ☞ Mappa generale

    Si giunge all' area di parcheggio ☞ (clicca qui per indicazioni) attraverso l'SP4 seguendo le indicazioni per Cava Grande Nord o Ristorante Pizzeria Cavagrande. Il parcheggio è gestito da un posteggiatore che vi indicherà l'area di sosta che ha un costo di 3€, si può decidere di lasciare la macchina lungo la strada se invece si desidera evitare di pagare la sosta.

    Da questo punto in poi ci troviamo all'interno della Riserva Naturale di Cavagrande, dove proprio di fronte al ristorante (unico punto di ristoro) troveremo l'accesso principale regolato da un cancello che vi porterà attraverso dei gradini giu' per il canyon per circa 300 m di dislivello.


    Questo è probabilmente uno dei sentieri meglio tracciati che troverete all'interno della Riserva, la discesa è caratterizzata da massi calcarei levigati nel tempo che spesso possono far rischiare di prendere slogature, per questa ragione è importante indossare delle scarpe da trekking. A tratti il sentiero presenta delle frane e il passaggio può essere molto ridotto in alcuni punti, ad un certo punto della discesa si giungerà ad un bivio che permetterà di andare a destra per i laghetti principali (sentiero consigliato) e a sinistra per i laghetti secondari (piu' impervio).

    Giunti qui vi sembrerà di stare in un oasi mai vista prima, per questo è consigliato portare con se un costume e godersi a pieno le grandi piscine naturali ricche di cascate che caratterizzano tutta la vallata.

    I nostri itinerari

    SENTIERO 2
    Tracciato Arancio Prisa-Carrubella


    Clicca qui per la Mappa Dettagliata



    ☞ Mappa generale

    Il modo migliore per raggiungere questo sentiero è sempre attraverso la SP4 seguendo le indicazioni per Cavagrande del Cassibile, se si viene da Avola (strada consigliata) dopo circa 3 km si noterà il bivio per il sentiero principale per Scala Cruci, invece di voltare a destra dovrete proseguire sempre dritto per intercettare questo sentiero secondario.

    Dopo aver intercettato il cartello turistico per il sentiero a circa 1300 m, dovrete svoltare a destra e percorrere una strada sterrata che vi condurrà al parcheggio principale. ☞ (clicca qui per indicazioni)

    Una volta lasciata l'auto si prosegue passando per una masseria, noterete la presenza di diverse capre lasciate libere al pascolo che vi faranno capire di essere nel posto giusto, andando avanti si troverà un capanno della forestale da qui in poi si diramano due ingressi: il sentiero A che presenta un sentiero piu' breve (andando a destra) e il sentiero B che invece vi permetterà di fare un anello completo. Seguiremo in questo caso il sentiero B (lunghezza 6/7 km) andando dritto per circa 600 metri, dove alla fine troverete un cancello che vi condurrà per una scalinata scavata nella roccia che vi porterà giu'.


    Seguendo la scalinata che può risultare molto ripida si giungerà al fondo della cava dove si trova La Prisa, ovvero una diga dell'Enel che un tempo serviva alla centrale idroelettrica che qui sfruttava le sue acque, da qui deriva una parte del nome del Sentiero. Se da un lato ciò rende l'aspetto della Cava molto snaturato andando sulla destra verrete ricompensati da una fitta vegetazione fatta di maestosi platani orientali, salici e lecci, il tutto fiancheggiando il costone roccioso a strapiombo.

    Giunti finalmente a valle troverete una deviazione che indica che siete arrivati ad una sorgente chiamata "Uruvu Tunnu" un luogo unico e meraviglioso immerso nella vegetazione idrofila, poco piu' avanti si trova invece il pianoro delle "marmitte dei giganti", ovvero una conformazione geologica che ha generato dei solchi profondi erosi dal tempo di vistose dimensioni.


    Arrivati in questo luogo speciale sarete pronti a godervi la frescura della valle, tra il suono delle cascatelle e il canto delle cicale. Al momento del ritorno vi basterà scorgere un sentiero sulla destra che vi riporterà su, questo può apparire spesso impervio perchè avvolto dalla vegetazione il piu' delle volte. Durante il cammino passerete al di sotto del complesso rupestre dei Ddieri, scavato nella roccia e risalente al periodo siculo, che risulta quasi irrangiungibile per il pericolo di crollo, consigliato solo se conoscete qualcuno di esperto che potrà condurvi fino a su.

    Ad un certo punto riuscirete ad intercettare il sentiero che sale per la Scala Cruci per cui dovrete salire fino a giungere al ristorante e ritornare dalla strada provinciale da cui siete venuti.

    I nostri itinerari

    SENTIERO 3
    Tracciato blu Mastra Ronna


    Clicca qui per la Mappa Dettagliata



    ☞ Mappa generale

    Un ultimo sentiero ancora piu' isolato rispetto agli altri due è quello chiamato Mastra Ronna, raggiungibile dal lato di Canicattì Bagni prendendo la contrada Stallaini, dopo circa 12 km vi ritroverete delle indicazioni stradali che indicano la presenza dell'ingresso principale ☞ (clicca qui per indicazioni).

    La discesa avviene anche qui tramite una ripida gradinata a strapiombo sul canyon, percorrendola vi porterà giu' a valle, è lungo questo sentiero attuando una piccola deviazione a strapiombo (assolutamente pericolosa e sconsigliata a chi non ha preparazione adeguata) si incontra la famosa grotta dei Briganti o anche detta cunziria, difatti anche se sembrerebbe una singola grotta in realtà sono un insieme di grotte scavate nella roccia, appartenenti ad un abitato rupestre sfruttato dai siculi agli arabi, fino ad un uso continuativo alla fine dell'ottocento ad opera dei briganti appunto come rifugio.


    Continuando il nostro percorso giungeremo fino a valle ad intercettare gli stessi laghetti che si raggiungono dalla frontale Scala Cruci, da qualsiasi parte del canyon scenderete, lo spettacolo della natura vi stupirà sempre, poichè nonostante la fatica ne varrà sempre la pena e vorrete tornare piu' spesso, garantito!

    Dove sfocia il Cassibile...


    La spiaggia dell'Oasi del Gelsomineto



    ☞ Posizione Mappa


    Alla fine del grande canyon di Cavagrande la conformazione rocciosa tende a degradare verso il mare, fino a disperdere le acque del Cassibile dopo circa 30 km di percorso nella spiaggia Pineta del Gelsomineto detta anche della Marchesa di Cassibile.

    Ricadente nel Comune di Avola è una delle piu' belle spiagge della Sicilia, con un litorale di circa 500 metri presenta della sabbia color oro, contornata da due scogliere dove si sono formate nel corso dei millenni delle grotte e insenature, ideale per gli amanti dello snorkeling e del diving.

    Alle spalle della spiaggia parte una graziosa pineta sempre verde, ideale per rilassarsi e godersi un pò di frescura durante le estati calde, gli amanti della tranquillità apprezzeranno, Oasi perfetta per chi si trova nei pressi di Avola o ha già affrontato un escursione piu' impegnativa a monte e vuole solo godersi un pò di meritato riposo.
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    Sentiero Citelli - Serracozzo





    Periodo consigliato: tra marzo e novembre

    Sentiero 723

     

    Lunghezza percorso a/r: 5km
    Difficoltà: Media


    Durata a piedi a/r: 3-4 ore circa


    Indicazioni Inizio/fine
    (parcheggio gratuito)


    Attrezzatura essenziale a piedi: scarpe da trekking o da ginnastica + giacca a vento + acqua + cappello in estate.

    ⚠ Avvertimenti:
    è importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno

    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza. Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Assenza di punti di ristoro (bar/servizi). Portare con sè cibo e acqua.

    ☞ MAPPA
    ☞ Ulteriori informazioni qui  

    Soccorso montano e Protezione civile Etna
    Via Bellini, 12 - 95015 Linguaglossa
    tel. 095 647 496

    I testi presentati sono di carattere informativo. La redazione non si assume alcuna responsabilità circa imprevisti o modifiche al sentiero o sulla disponibilità di siti, luoghi, punti d'interesse e rifugi.

    Sentiero Citelli - Serracozzo


    Punto d’inizio e fine



    Mappa (clicca qui)

    Si parte dall’ampio spiazzo di Rifugio Citelli a 1741 m.s.l.m., dove poter comodamente parcheggiare l’auto. Il nostro itinerario si spinge verso il lato sud, per cui date le spalle al rifugio dobbiamo dirigerci verso sinistra.

    Questo itinerario è tra i più percorsi perché in poco tempo ci s’imbatte tra le caratteristiche più affascinanti dell’Etna: una grotta di scorrimento lavico, la vegetazione più tipica, la straordinaria Valle del Bove, per finire tornando tra i sabbioni di cenere vulcanica.

    Il Rifugio Citelli quindi costituisce il punti d’inizio e fine di questo percorso che ha un sentiero ad anello. ⤏

    Sentiero Citelli - Serracozzo


    Vegetazione e morfologia del territorio



    Mappa (clicca qui)

    Inoltrandoci lungo il sentiero segnalato, possiamo subito ammirare la vegetazione circostante, ricca di ginestre, pini, querce, e le betulle dell’Etna, peculiari non solo per essere una varietà endemica e resistentissima nel corso dei millenni, ma per essere diffusa solo nel versante nord del vulcano.

    Il sentiero tra salite e discese, attraversa canali di scolo delle nevi, azione erosiva che nel corso degli anni ne ha determinato la funzione e la forma.

    La vegetazione salendo quindi cambia, quasi a interrompersi, notiamo quel che resta della tipica flora etnea d’alta quota, una vegetazione cespugliosa costituita da specie tipiche ed endemiche capaci di resistere alle condizioni di queste altitudini. ⤏

    Sentiero Citelli - Serracozzo


    Grotta del Serracozzo



    Mappa (clicca qui)

    Prende questo nome una delle grotte percorribili più lunghe ed estese sia in altezza che in lunghezza. Si formò nel corso dell’eruzione del 1971, la cui lava raggiunse il Comune di Milo.

    Ci troviamo a quota 1851 metri. Per chi ha la possibilità di addentrarsi all’interno della grotta, potrà ammirare le affascinanti variazioni di luce che l’ambiente interno subisce a seconda del momento della giornata.

    Il suo sviluppo iniziale molto verticalizzato fa percepire l’ambiente quasi come un canyon piuttosto che come una qualunque grotta, altro dettaglio che la rende affascinante.


    ⚠ È importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno
    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza.
    Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.
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    Sentiero Citelli - Serracozzo


    La Valle del Bove



    Mappa (clicca qui)

    Giunti non senza fatica al crinale, su uno dei punti più alti del sentiero, ci rendiamo immediatamente conto dello strapiombo di fronte a noi che ci presenta la maestosa Valle del Bove, un enorme depressione che risale diretta verso i Crateri Est e Sud-Est che con le giornate migliori sono ben visibili e fumanti.

    La Valle del Bove non è altro che un’enorme caldera che costituiva il corpo di una serie di antichi edifici vulcanici, collassati. Le teorie sul crollo sono molteplici. Ciò che si nota come prova peculiare che la depressione fosse il corpo di un vulcano sono i dicchi, muri isolati emergenti qua e là che costituiscono le antiche intrusioni concentrate di magma (e quindi più resistenti) su “fessure” delle pareti vulcaniche oggi scomparse. ⤏

    Sentiero Citelli - Serracozzo


    Il ritorno attraverso Serra delle Concazze



    Mappa (clicca qui)

    Torniamo percorrendo il crinale o belvedere del Serracozzo raggiungendo il Vallone di Serra delle Concazze.

    La camminata svelta sui “sabbioni” è un metodo rapido e divertente per tornare indietro in maniera diversa e alternativa senza farci mancare mai il senso della prudenza.

    Incontriamo quindi il tipico paesaggio sabbioso e desertico dell’Etna, prima di tornare sugli stessi passi di prima avvolti dalla boscaglia che ci aveva accolto all’inizio.
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    Sentiero Monte Nero degli Zappini





    Periodo consigliato: tra marzo e novembre

     

    Lunghezza percorso a/r: 6,6km
    Difficoltà: Facile


    Durata a piedi a/r: 2 ore circa


    Durata in bici: 20/30 minuti circa


    Indicazioni Inizio/fine
    (parcheggio gratuito)


    Attrezzatura essenziale a piedi: scarpe da trekking o da ginnastica + giacca a vento + acqua + cappello in estate.

    ⚠ Avvertimenti:
    è importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno

    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza. Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.

    Il Rifugio non gestito ma sempre aperto lungo questo percorso è quello di Santa Barbara

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Assenza di punti di ristoro (bar/servizi). Portare con sè cibo e acqua.

    ☞ MAPPA
    ☞ Ulteriori informazioni qui  

    Soccorso montano e Protezione civile Etna
    Via Bellini, 12 - 95015 Linguaglossa
    tel. 095 647 496

    I testi presentati sono di carattere informativo. La redazione non si assume alcuna responsabilità circa imprevisti o modifiche al sentiero o sulla disponibilità di siti, luoghi, punti d'interesse e rifugi.

    Sentiero Monte Nero degli Zappini


    Punto d’inizio e fine



    Mappa (clicca qui)

    Si parte dall’ampio spiazzo da Piano Vetore alle pendici del vasto cono avventizio omonimo a 1748 m.s.l.m., dove poter comodamente parcheggiare l’auto.

    Il nostro itinerario si spinge verso il lato ovest, per cui date le spalle a Monte Vetore, con a destra la nostra bella Etna, proseguiamo dritto il nostro cammino.

    Questo sentiero è il primo tra quelli istituiti dal Parco dell'Etna, risalente al 1991. Seppur tra i più brevi, si tratta di un percorso che incontra molte caratteristiche peculiari dell'Etna, dalle tipicità laviche alla flora e fauna più tipica.

    Il percorso si snoda ad anello e attraversa vari punti d'interesse. ⤏

    Sentiero Monte Nero degli Zappini


    Il Rifugio e la Grotta Santa Barbara



    Mappa (clicca qui)

    Lungo il nostro percorso ci avviamo sulla destra per risalire il nostro sentiero seguendo le indicazioni per il Rifugio Santa Barbara.

    Abbiamo quindi di fronte il nostro Monte Nero degli Zappini che in realtà non raggiungiamo ma sulle cui pendici continueremo a passeggiare.

    Una breve deviazione ci porta quindi al Rifugio Santa Barbara, piccolo casotto in pietra lavica, sempre aperto a visitatori ed escursionisti.

    Accanto al Rifugio Santa Barbara l'omonima grotta, transennata poiché dall'accesso pericoloso. Si tratta infatti di una grotta di scorrimento lavico il cui accesso è situato in verticale a più di dieci metri dal suolo interno della cavità.


    ⚠ È importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno
    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza.
    Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.
    ⤏


    Sentiero Monte Nero degli Zappini


    Caratteristiche delle formazioni laviche



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    Lungo il nostro cammino ci ritroviamo dalla radura fatta di vegetazione arbustiva di Piano Vetore, fino ad addentrarci tra i Pini che danno il nome in siciliano al sentiero. Lungo la via incontriamo varie tipicità del territorio:

    le grotte di scorrimento lavico, formazioni a tubo la cui formazione è dovuta allo scorrimento della lava ancora fusa che solidificandosi negli strati esterni costruisce questi tipici edifici;

    gli hornitos, formazioni coniche di bocche lungo un tratto di scorrimento lavico in superficie, dai quali fuoriesce lava fusa come un piccolo vulcano;

    le pietre "cannone", sculture cave di roccia che allo stato fuso ha circondato gli alberi, la cui carbonizzazione e decomposizione ha lasciato vuota la roccia e a forma di cannone appunto;

    Infine tra le pinete dagli esemplari maestosi incontriamo il Giardino Botanico Nuova Gussonea. ⤏

    Sentiero Monte Nero degli Zappini


    Il Giardino Botanico Nuova Gussonea



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    Si tratta di un Giardino e Parco Botanico costituito e realizzato dall’Università di Catania e la Forestale Regionale. La sua importanza è rilevante in quanto conserva le varie specie tipiche che costituiscono la flora del Parco dell’Etna e ne spiega funzioni e importanza all’interno di questo vasto e unico ecosistema.

    Il Giardino, fondato e aperto al pubblico tra il 1979 e il 1981 racchiude diverse aree di competenza specifica, da quelle di studi applicati ad altre dalle funzionalità divulgative e didattiche molto interessanti.

    Da qui, percorrendo un tratto di strada asfaltata e ritrovandoci su una parte del Sentiero dell'Altomontana, si raggiunge il punto di partenza, completando così il percorso ad anello.
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    Sentiero Monti Sartorius





    Periodo consigliato: tra marzo e novembre

     

    Lunghezza percorso a/r: 4km
    Difficoltà: Facile


    Durata a piedi a/r: 2 ore circa


    Indicazioni Inizio/fine
    (parcheggio gratuito)


    Attrezzatura essenziale a piedi: scarpe da trekking o da ginnastica + giacca a vento + acqua + cappello in estate.

    ⚠ Avvertimenti:
    è importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno

    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza. Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Assenza di punti di ristoro (bar/servizi). Portare con sè cibo e acqua.

    ☞ MAPPA
    ☞ Ulteriori informazioni qui  

    Soccorso montano e Protezione civile Etna
    Via Bellini, 12 - 95015 Linguaglossa
    tel. 095 647 496

    I testi presentati sono di carattere informativo. La redazione non si assume alcuna responsabilità circa imprevisti o modifiche al sentiero o sulla disponibilità di siti, luoghi, punti d'interesse e rifugi.

    Sentiero Monti Sartorius


    Punto d’inizio e fine



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    Questo è uno dei sentieri più frequentati e panoramici dell’area nord dell’Etna. A poche centinaia di metri dal Rifugio Citelli un cartello accanto al cancello d’entrata vi segnala l’ingresso per il percorso che conduce ai Monti Sartorius a circa 1660 metri.

    Il sito, dall’importanza storica rilevante per comprendere l’attività e le manifestazioni naturali dell’ambiente, presenta 6 punti d’osservazione segnalati. Il sentiero percorre e risale i coni e s’insedia all’interno di un bosco di betulle e pini, per poi tornare al punto di partenza compiendo un giro ad anello.

    La difficoltà del percorso è davvero bassa e quindi si presta a ogni tipo di escursionista; per una lunghezza di circa 4 chilometri il sentiero viene percorso in media in circa due ore. ⤏

    Sentiero Monti Sartorius


    Flora e fauna



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    Il sito riveste un’importanza fondamentale non solo per la storicità del particolare vulcanismo ma anche per la sua importanza botanica.

    Se alle pendici dei crateri notiamo ancora un terreno poco rigoglioso, nella radura nonostante ciò crescono specie endemiche tipiche come festuca e poa - graminacee; cespi odorosi di tanaceto e pulvini di Spino Santo Astragalus Siculus; Camomilla, Saponaria e Romice dell'Etna).

    Se non riusciamo a intravederlo si possono distintamente udire i versi del Codirosso Spazzacamino che condivide questo speciale habitat con il piccolo Culbianco.

    Il tutto è abbracciato dai boschi di betulle (Betula aetnensis) con a tratti enormi Pini che circondano i coni e rendono unico questo paesaggio integralmente endemico. ⤏

    Sentiero Monti Sartorius


    I Monti Sartorius



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    Nati nel corso di una violenta eruzione nel 1865, prendono il nome da un importante vulcanologo e astronomo tedesco: Wolfgang Sartorius von Waltershausen.

    Questo infatti anni prima trascorse un periodo in Sicilia studiandone le rocce e lasciando la sua traccia nella progettazione e realizzazione di alcune opere: due meridiane, una della Cattedrale di Acireale (1843), l’altra nella chiesa del Monastero di San Nicoló l'Arena a Catania (1841); e lo gnomone dodecaedrico nel giardino Bellini ancora a Catania.

    Ma tra i suoi studi più importanti in Sicilia si annoverano le mappature dei crateri, dei coni secondari e delle colate laviche dell’Etna stilate e datate con metodo scientifico.

    Per il suo contributo vennero dedicati a lui i coni avventizi nati nel corso della sopracitata eruzione. Si trattò di una bottoniera (una nascita simultanea e lungo una retta di più coni) di cui ancora oggi possiamo ammirare l’imponenza. ⤏

    Sentiero Monti Sartorius


    I panorami in cima



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    Giunti in alto abbiamo di fronte a noi lo spettacolare panorama della valle che si perde verso il mare. Nelle migliori giornate si possono intravedere persino le coste della Calabria.

    Facciamo quindi caso alla particolarità del terreno che ci circonda: un alternarsi di zone boschive, interrotte o sommerse da fiumi di roccia un tempo fusa.

    Non possiamo fare a meno di pensare a come possa cambiare in brevissimo tempo e di volta in volta un luogo del genere dove la terra è viva e attiva sotto i nostri piedi.

    Voltandoci ammiriamo i crateri centrali se il tempo lo permette. Ma specialmente più in basso e oltre i Sartorius possiamo ammirare la maestosità del Monte Frumento delle Concazze, un enorme cratere avventizio considerato uno dei più grandi, dal quale nel 1865 cominciarono a fuoriuscire le prime ceneri e il primo materiale lavico, preludio della formazione dei coni sui quali stiamo passeggiando. ⤏

    Sentiero Monti Sartorius


    Verso il bosco di betulle



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    Scendiamo dal cono più panoramico ma non dimentichiamoci di quella che fu l’attività vulcanica che accadde in questi luoghi. Da qui infatti si può ammirare l’interno di un “sfiatatoio” all’interno del cratere che oggi ha lasciato un’enorme cavità all’interno, da intravedere con la massima cautela.

    Continuando a percorrere questo paesaggio desertico notiamo a tratti degli enormi massi isolati: le bombe vulcaniche. Si tratta di masse di lava proiettate in alto e precipitate sul suolo.

    Scendiamo quindi alle pendici dei monti dopo averne attraversato la sella ed aver percorso parte della bottoniera.

    Ci ritroveremo ad aggirare parte di questa attraversando un bellissimo bosco di betulle dal colore biancastro della corteccia e dalla sua unicità. Il suo adattamento confinato in questi luoghi lo si deve agli effetti dell’ultima glaciazione (circa 10 mila anni fa).

    Le conseguenze climatiche portarono la betulla ad “abituarsi” a questi climi alieni alla comune betulla e quindi a cambiare, adattarsi e divenire una specie a parte, appunto endemica. ⤏

    Sentiero Monti Sartorius


    Il ritorno



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    Tra le betulle appaiono Pini Larici, e tra la vegetazione spontanea in fiore i piccoli abitanti del luogo (insetti e farfalle) che non passeranno inosservati.

    Chiudiamo il cerchio ritrovandoci sul sentiero iniziale nei pressi del cancello. Questo percorso ripropone un vecchio tracciato pastorale, e non è raro potersi imbattere in greggi di pecore o capre.
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    Sentiero Schiena dell'Asino





    Periodo consigliato: tra marzo e novembre

     

    Lunghezza percorso a/r: 4km
    Difficoltà: Medio


    Durata a piedi a/r: 2 ore circa


    Indicazioni Inizio/fine
    (parcheggio gratuito)


    Attrezzatura essenziale a piedi: scarpe da trekking o da ginnastica + giacca a vento + acqua + cappello in estate.

    ⚠ Avvertimenti:
    è importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno

    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza. Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Assenza di punti di ristoro (bar/servizi). Portare con sè cibo e acqua.

    ☞ MAPPA
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    Soccorso montano e Protezione civile Etna
    Via Bellini, 12 - 95015 Linguaglossa
    tel. 095 647 496

    I testi presentati sono di carattere informativo. La redazione non si assume alcuna responsabilità circa imprevisti o modifiche al sentiero o sulla disponibilità di siti, luoghi, punti d'interesse e rifugi.

    Sentiero Schiena dell'Asino


    Punti d’inizio e fine



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    Il nostro tracciato percorre un Sentiero Italia dal nome particolare: Schiena dell’Asino. La zona di parcheggio la s’incontra venendo da Nicolosi, Ragalna o Zafferana Etnea e il sentiero è all’interno del Comune di quest’ultima.

    Si parte da quota 1850 m.s.l.m. su un piccolo spiazzo su cui è possibile parcheggiare fino a raggiungere su un percorso di media difficoltà la cresta che si affaccia sulla Valle del Bove. Il nostro sentiero si snoda da sud verso est. Le nostre avvertenze su questo particolare percorso riguardano il primo tratto boscoso di Pino Laricio.

    L’ infestazione di processionaria che affligge la pineta potrebbe scatenare reazioni allergiche a chi è più sensibile. Si raccomanda la cautela nell’attraversare questi luoghi, di non toccare nulla per terra ed evitare di camminare sotto i Pini e in corrispondenza dei nidi di processionaria. ⤏

    Sentiero Schiena dell'Asino


    Flora e fauna



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    Il primo tratto è boscoso, ma il Pino Laricio che ci circonda non è spontaneo, bensì piantato dall’uomo per un programma di rimboschimento dell’area.

    Questa zona ombrosa è un perfetto habitat per piccoli mammiferi e molte specie volatili. Appena superata la prima parte, anche la più ardua perché in pendenza, ci si ritrova pian piano al di fuori del tratto boscoso per godere della radura e del vento che accarezza i fili d’erba che danzano sulla superficie.

    Senecio, Spino Santo, Viola dell’Etna e Saponaria, Astragalo e Romice dominano queste radure ad alta quota più vessate dalle intemperie. Queste piante forti, sono in grado di resistere ai venti e le basse temperature, ma specialmente in grado di crescere tra le rocce e le sabbie vulcaniche. ⤏

    Sentiero Schiena dell'Asino


    Primo punto panoramico



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    Conclusa la nostra prima salita siamo sopra Monte Lupo un antico cono avventizio. Da qui possiamo godere di un attimo di respiro e ammirare la vista verso sud che si perde sul mare. Notiamo attorno alle pendici le numerose bocche spente che oggi sono colline verdeggianti. Nelle giornate migliori la vista verso la costa arriva fino al Siracusano.

    Alla nostra destra invece il profilo dei Crateri Silvestri: una bottoniera (come quella dei Sartorius) nata nel corso di un’eruzione nel 1892. La zona in fondo è forse la più frequentata e turistica di tutto il Parco dell’Etna. Vi troverete ristoranti, alberghi, negozi di souvenir e la Funivia dell’Etna. ⤏

    Sentiero Schiena dell'Asino


    Le attrazioni lungo il percorso



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    Continuando noteremo diverse caratteristiche che rendono unico questo sentiero. In alto potremo vedere un hornitos risalente a un'eruzione tra il 1634-36.

    In basso e ai lati lungo il nostro cammino canali di roccia levigata dall’azione erosiva dell’acqua generata dall’annuale scioglimento delle nevi. Più avanti un grosso cono in basso è Monte Solfizio, molto più antico, datato intorno al VI secolo d.C.

    Il resto della nostra camminata fino alla meta si snoda lungo la vegetazione endemica, che insieme a insetti, grilli, farfalle, coccinelle e piccole lucertole animano l’intero ecosistema, creando un paesaggio di quiete e bellezza unico. Non sarà nemmeno raro incontrarvi delle capre al pascolo. ⤏

    Sentiero Schiena dell'Asino


    La Valle del Bove



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    La nostra camminata è giunta alla meta: la Valle del Bove di fronte a noi si apre immensa e vasta sotto i nostri occhi. Da qui la vista è davvero speciale.

    La Valle del Bove non è altro che un’enorme caldera che costituiva il corpo di una serie di antichi edifici vulcanici, collassati. Le teorie sul crollo sono molteplici. Ciò che si nota come prova peculiare che la depressione fosse il corpo di un vulcano sono i dicchi, muri isolati emergenti qua e là che costituiscono le antiche intrusioni concentrate di magma (e quindi più resistenti) su “fessure” delle pareti vulcaniche oggi scomparse.

    In lontananza nelle giornate migliori possiamo godere della vista dei Peloritani, fino alle coste calabresi. ⤏

    Sentiero Schiena dell'Asino


    Secondo Punto Panoramico



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    La particolarità di questo percorso è non solo quella di presentarci diversi ambienti, dal bosco alle radure di piante endemiche, ma anche quella di accostarci di fronte una delle parti più importanti dell’Etna - la Valle del Bove - fondamentale non solo per la storia geologica di tutto il sistema vulcanico, ma anche per essere una sorta di “fossato” per le lave che scendono dai Crateri della zona est.

    Quello che ci ritroviamo di fronte, imponente, è il Nuovo Cratere Sud Est, un enorme cono generatosi e cresciuto in pochi anni, grazie alla sua costante attività. Al di sotto di esso sulla valle si possono rintracciare le varie lave susseguitesi soprattutto negli ultimi 35 anni, lave che si sono raccolte all’interno di questo grande bacino.

    Solo qualche decennio fa l’intera Valle non aveva questo aspetto ma era molto più verdeggiante. Le origini del suo nome si potrebbero rintracciare anche dalle funzioni di pascolo che svolgeva un tempo, o dalla forma taurina che assume guardandola a valle dal versante est.
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    La Valle del Bove





     


    Raggiungibile attraverso i sentieri:
    Citelli - Serracozzo
    Schiena dell'asino


    ☞ Mappa Etna - Sentieri e Punti d'Interesse

    Attrezzatura essenziale a piedi:
    scarpe da trekking o da ginnastica + giacca a vento + acqua + cappello in estate.

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Assenza di punti di ristoro (bar/servizi). Portare con sé cibo e acqua.

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    Via Bellini, 12 - 95015 Linguaglossa
    tel. 095 647 496

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    La Storia





    La Valle del Bove non è altro che un’enorme caldera che costituiva il corpo di una serie di antichi edifici vulcanici, collassati. Le teorie sul crollo sono molteplici. Ciò che si nota come prova peculiare che la depressione fosse il corpo di un vulcano sono i dicchi vulcanici, muri isolati emergenti qua e là che costituiscono le antiche intrusioni concentrate di magma (e quindi più resistenti) su “fessure” delle pareti vulcaniche oggi scomparse.

    La sua formazione è compresa in un periodo storico che coinvolge una fase importante dell’Etna, tra 110 e 60 mila anni fa. Nel corso di questa fase, l’Etna passa a un’attività di tipo centrale, con la formazione dei primi centri eruttivi e da attività sia effusiva che esplosiva.

    Quando circa 30 mila anni fa si comincia a costituire lo stratovulcano e l’edificio vulcanico moderno, pensate che l’altezza massima che si presume abbia raggiunto sia stata di 3600 metri circa. L’attività dell’Etna 15 mila anni fa era molto diversa: si definiva pliniana: forti esplosioni e colate piroclastiche caratterizzavano le eruzioni di questo periodo, in cui collassa la parte sommitale di questo primo edificio vulcanico Ellittico.

    10 mila anni fa circa invece avviene una serie di importanti collassi che spogliarono il settore est facendo emergere parte della Caldera dei più antichi edifici vulcanici, quella che oggi ammiriamo come Valle del Bove.

    L’importanza della Valle





    La Valle del Bove è fondamentale non solo per la storia geologica di tutto il sistema vulcanico, ma anche per essere una sorta di “fossato” per le lave che scendono dai Crateri della zona est.

    Quello che sul versante est risulta più visibile rispetto agli altri crateri sommitali è il Nuovo Cratere Sud Est, un enorme cono generatosi e cresciuto in pochi anni, grazie alla sua costante attività. Al di sotto di esso sulla valle si possono rintracciare le varie lave susseguitesi soprattutto negli ultimi 35 anni e che si sono raccolte all’interno di questo grande bacino.

    Solo qualche decennio fa l’intera Valle non aveva questo aspetto ma era molto più verdeggiante. Le origini del suo nome si potrebbero rintracciare anche dalle funzioni di pascolo che svolgeva un tempo, o dalla forma taurina che assume guardandola a valle dal versante est.

    La Ricostruzione





    L’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) con la collaborazione dell’Ente Parco dell’Etna, ha prodotto nel 2018 una ricostruzione video dell’evoluzione dell’Etna sin dalle origini, che coinvolge quindi anche la formazione della Valle del Bove.

    La ricostruzione si basa sulla cartografia geologica pubblicata nel 2011 sull’Italian Journal of Geosciences.

    VIDEO (clicca qui)
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    Le Grotte di Scorrimento Lavico





     


    Raggiungibili attraverso i sentieri:
    Pista Altomontana
    Sentiero Case Pirao - Monte Spagnolo
    Sentiero Citelli - Serracozzo
    Sentiero Monte Nero degli Zappini

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    Attrezzatura essenziale a piedi:
    scarpe da trekking o da ginnastica + giacca a vento + acqua + cappello in estate.

    ⚠ Avvertimenti:
    è importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno

    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza. Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Assenza di punti di ristoro (bar/servizi). Portare con sè cibo e acqua.

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    Grotte di scorrimento lavico


    Soccorso montano e Protezione civile Etna
    Via Bellini, 12 - 95015 Linguaglossa
    tel. 095 647 496

    I testi presentati sono di carattere informativo. La redazione non si assume alcuna responsabilità circa imprevisti o modifiche al sentiero o sulla disponibilità di siti, luoghi, punti d'interesse e rifugi.

    Cosa sono le grotte di scorrimento lavico



    Le grotte di scorrimento lavico sono dei condotti, spesso sotterranei, che si creano nel corso dello scorrimento della lava allo stato fluido.

    Nonostante vi abbiamo pure proposto una mappa con le più importanti grotte, queste sono ancora innumerevoli, ne sono state ormai censite centinaia, ma il numero esatto è indecifrabile.

    Si tratta più propriamente di Cavità reogenetiche superficiali o anche comunemente detti tunnel di svuotamento lavico, perché la loro formazione la si deve al processo di svuotamento che deve avvenire una volta che la struttura del tunnel è formata.

    Processo di formazione e svuotamento




    Abbiamo detto che la loro genesi deriva dallo scorrimento della lava allo stato fluido, questo non significa che ogni volta che c’è un’eruzione e della lava che fluisce ci sia la nascita di nuove grotte.

    Per avere la formazione di una grotta, la lava deve cominciare a solidificarsi esternamente e costituire delle vere e proprie pareti che si ispessiscono fino alla sommità chiudendosi e creando un tunnel.

    All’interno la lava continua a scorrere fluida modellando le pareti interne, fino al completo svuotamento determinato da numerosi fattori, l’interruzione del flusso o la deviazione a monte di questo.

    I fattori determinanti per la formazione di un tunnel di scorrimento lavico sono quindi lo svuotamento finale e la fluidità interna della lava.

    Le grotte e l’uomo tra mito e realtà




    La Grotta della Neve o Grotta dei Ladroni
    in una rappresentazione settecentesca di Jean-Pierre Houël


    Non è difficile credere che le grotte siano state un importante rifugio per le tribù autoctone e le popolazioni pedemontane. È più difficile credere invece che le grotte furono le dimore dei Ciclopi.

    Nell’Odissea, Ulisse, nella sventura d’imbattersi in queste zone abitate da enormi Ciclopi antropofagi, viene catturato assieme alla sua ciurma e imprigionato dentro una di queste cavità naturali.

    Nella realtà e in tempi più recenti, le grotte servirono come neviere: vi si stipava fino a riempirle di neve e ghiaccio durante l’inverno, in maniera tale da mantere all’interno una temperatura costante per durare fino alla bella stagione.

    Su carretti e a dorso di mulo si trasportava il ghiaccio d’estate fino ai paesi a valle. Si dice che così fu inventata la granita, una ricetta semplice in origine, ma dall’ingrediente così raro d’estate, la neve appunto, da essere davvero molto pagata, una prelibatezza della nobiltà.

    Oggi è uno dei prodotti tipici locali più comunemente consumati e apprezzati da chiunque.
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    Il Castagno dei Cento Cavalli




       

    Perché visitarlo: è un bellissimo castagno (specie Castanea Sativa) plurimillenario considerato il più antico d’Europa e tra i più grandi al mondo.

    La sua circonferenza e la sua altezza misurano entrambe circa 22 metri. Si trova all’interno del bosco di Carpineto nel Comune di Sant’Alfio, sul versante orientale dell’Etna.

    Da non perdere: un pranzo o una cena alla rustica e deliziosa trattoria nei pressi del sito e la vista di un altro colosso a poche centinaia di metri sulla via principale (salendo si trova oltre un muro in una proprietà privata): Il Castagno di Sant’Agata.




    ☞ Mappa Etna - Sentieri e Punti d'Interesse

    Visita 24/24 - 7/7

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Orari Bus per Sant'Alfio da Catania

    ☞ Ulteriori informazioni qui

    Storia




    Le prime notizie dell’albero le si apprendono già dal XVI secolo da studiosi e poeti che ne documentarono l’imponenza e la bellezza.

    La sua importanza portò per la prima volta in Sicilia all’istituzione di un documento di tutela ambientale. Nel 1745 fu emanato l’atto di tutela dal «Tribunale dell'Ordine del Real Patrimonio di Sicilia».

    Nel corso del XVIII secolo si deve a Giuseppe Recupero, botanico e vulcanologo, un’accurata descrizione dell’albero, che fino ad allora fu ritratto dai viaggiatori e studiosi stranieri, come una delle più grandi attrazioni del Gran Tour.

    Appartenuto alla famiglia Calatabiano fino al XX secolo, nel 1965 fu espropriato e posto a tutela ambientale.

    Nel 1982 fu inserito tra i 150 alberi di “eccezionale valore storico” e nel 2006 a Sant’Alfio si tenne il Convegno Internazionale "L'Unesco e la tutela dei Beni Ambientali per uno sviluppo sostenibile: Il Castagno dei Cento cavalli" in cui l’albero fu dichiarato “Monumento Messaggero di Pace”.

    La leggenda del Castagno




    Molti decantarono il Castagno nel corso della storia per la sua larga fronda, capace appunto di proteggere “Cento Cavalli o Cavalieri”.

    Dietro tutto questo vocifera da secoli una leggenda che vede una regina dalla dubbia identità, ripararsi sotto questo albero, mentre in viaggio o fuori per svago - con al seguito i suoi cavalieri - s’imbattè in un temporale. Sembra che con alcuni di questi suoi cavalieri, la regina intrattenesse delle relazioni amorose.

    Sono diverse le ipotesi sull’identità della regina. Potrebbe trattarsi di Giovanna d’Aragona o dell’Imperatrice Isabella d’Inghilterra, terza moglie di Federico II.

    La più improbabile delle ipotesi ma quella più chiacchierata è che possa trattarsi di Giovanna I d’Angiò, poichè non è mai stata documentata la sua presenza in Sicilia, nonostante si chiacchierasse della sua dissolutezza.

    I poeti del Castagno


    Il Castagno dei Cento Cavalli
    in una rappresentazione settecentesca di Jean-Pierre Houël


    Tra studiosi, artisti e viaggiatori, il Castagno divenne uno dei simboli del territorio e una delle attrattive maggiori ed ispiratrici per molti.

    In aggiunta alla bellezza delle sue forme, alla maestosità della sua chioma, alla sua longevità, c’è la leggenda avvolta nel mistero che ispirò poeti e letterati.

    Tra i maggiori ritrattisti di una Sicilia rurale e settecentesca c’è anche Jean Pierre Houël, che nel corso del suo Grand Tour ritrasse un Castagno dei Cento Cavalli che “avvolge” un casotto/rifugio, oggi scomparso e deteriorato.

    Citazioni sul Castagno dei Cento Cavalli


    Un pedi di castagna
    tantu grossu
    ca ccu li rami
    so’ forma un paracqua
    sutta di cui si riparò/di l’acqua,
    di fùrmini, e saitti
    la riggina Giuvanna ccu centu cavaleri,
    quannu ppi visitari Mungibebbu
    vinni surprisa di lu timpurali.
    D’allura si chiamò/st’arvulu situatu
    ‘ntra ‘na valli
    lu gran castagnu
    d’i centu cavalli.

    (Giuseppe Borrello, 1820-1894)


    Dal tronco, enorme torre millenaria,
    i verdi rami in folli ondeggiamenti,
    sotto l’amplesso querulo dei venti,
    svettano ne l’ampiezza alta de l’aria.
    Urge la linfa, ne la statuaria
    perplessità de le radici ergenti,
    sotto i lacoontei contorcimenti,
    dal suolo che s’intesse d’orticaria.
    E l’albero - Briareo lignificato -
    ne lo spasimo atroce che lo stringe
    con catene invisibili alla terra,
    tende le braccia multiple di sfinge
    scagliando contro il cielo e contro il fato
    una muta minaccia ebbra di guerra.

    (Giuseppe Villaroel, 1889-1965)


    A sera dolce:
    al fresco di rugiada ora prendon beltà le vigne in fiore,
    ora ne' trebbi della lenta strada
    co' cavalieri delle tue convalli
    dormono i tre fratelli del Signore
    sotto il castagno dei cento cavalli.

    (Carlo Parisi, 1883-1931)


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    La Pineta Ragabo




       

    Perché visitarla: la bellissima pineta dell'Etna è accessibile da più punti raggiungibili in auto.

    Offre l'occasione di passeggiare nella pace di questi enormi tronchi e godere dell'atmosfera più montana e selvatica dell'Etna.

    Da non perdere: la sosta in uno dei luoghi attrezzati come Piano Pernicana e il Pino Zappinazzu, il più vecchio dell'Etna.







    La Pineta è raggiungibile attraverso i sentiero della
    Pista Altomontana

    ☞ Mappa Etna - Sentieri e Punti d'Interesse

    Attrezzatura essenziale a piedi:
    scarpe da trekking o da ginnastica + giacca a vento + acqua + cappello in estate.

    ⚠ Avvertimenti:
    è importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno

    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza. Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Assenza di punti di ristoro (bar/servizi). Portare con sè cibo e acqua.

    ☞ MY MAPS
    Grotte di scorrimento lavico


    Soccorso montano e Protezione civile Etna
    Via Bellini, 12 - 95015 Linguaglossa
    tel. 095 647 496

    I testi presentati sono di carattere informativo. La redazione non si assume alcuna responsabilità circa imprevisti o modifiche al sentiero o sulla disponibilità di siti, luoghi, punti d'interesse e rifugi.

    La zona della Pineta




    A quota 1400 metri la Pineta Ragabo comprende il settore boscoso di pini più ampio dell’Etna nonostante sia stato gravemente decimato dalle colate laviche dei primi anni del 2000.

    Diversi sentieri sono in grado di farci scoprire gli angoli di questa pineta, da un tratto della Pista Altomontana all’estremità bassa, del sentiero che conduce al Monte Crisimo con lo splendido Rifugio.

    Oggi come zona protetta di gode del panorama raro della pineta e della possibilità che ci offre di percorrerla attraverso diversi sentieri di diversa difficoltà. Il pino laricio è infatti una delle più importanti specie forestali della Sicilia.

    Zappinazzu: Il più grande Pino dell’Etna




    A poche centinaia di metri dalla strada (circa 50 metri), lungo la Mareneve le indicazioni conducono allo Zappinazzu, termine dialettale per denominare il Pino. Il signor Pino che quindi ci si presenta di fronte a pochi metri dalla strada è considerato il più antico dell’Etna e sorprende per la sua mole imponente.

    Si tratta di enorme Pino, considerato anche il più grande della zona, con un’età stimata di circa 300 anni, un’altezza che supera i 30 metri e una circonferenza del tronco che va oltre i 6 metri.

    I dati e la descrizione di questo esemplare sono segnalati da un cartello posto accanto all’albero che incontrerete sulla vostra destra.

    Sfruttamento della Pineta e resinazione




    In passato la Pineta era riserva di caccia sfruttata dalla nobiltà della zona, oltre ad essere stata ricca risorsa di legname per la costruzione delle abitazioni delle zone pedemontane.

    Inoltre il legname era anche utilizzato per la costruzione di imbarcazioni a Riposto e Aci Trezza, rese impermeabili e resistenti grazie alla resina stessa che veniva raccolta qui e miscelata per produrre la pece.

    Non sfuggiranno le vecchie incisioni a forma di freccia o lisca di pesce che potrete incontrare addentrandovi nel bosco. Ebbene queste non sono altro altro che scanalature effettuate dall’uomo dalle quali si estraeva la resina, utile negli usi civili e sfruttata da secoli sin dalle colonizzazioni greche.
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    Il Bosco di Betulle




       

    Perché visitarlo: la magia dei colori chiari della Betulla accostati all'ambiente etneo arido e scuro rende unico e raro in tutto il mondo questo paesaggio estremamente interessante.

    La Betulla la s'incontra percorrendo diversi sentieri e salendo lungo la strada Mareneve che percorre il settore est-nordest del vulcano.

    Da non perdere: Una sosta a nord-est al Rifugio Citelli dove oltre a poter ammirare diversi esemplari della Betulla, si gode di una vista spettacolare lungo la costa jonica.







    La Pineta è raggiungibile attraverso i sentiero della
    Sentiero Citelli - Serracozzo
    Sentiero Monti Sartorius

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    Attrezzatura essenziale a piedi:
    scarpe da trekking o da ginnastica + giacca a vento + acqua + cappello in estate.

    ⚠ Avvertimenti:
    è importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno

    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza. Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Assenza di punti di ristoro (bar/servizi). Portare con sè cibo e acqua.

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    Grotte di scorrimento lavico


    Soccorso montano e Protezione civile Etna
    Via Bellini, 12 - 95015 Linguaglossa
    tel. 095 647 496

    I testi presentati sono di carattere informativo. La redazione non si assume alcuna responsabilità circa imprevisti o modifiche al sentiero o sulla disponibilità di siti, luoghi, punti d'interesse e rifugi.

    Caratteristiche e Storia




    Presente solo ed esclusivamente nel territorio etneo per di più solo nei versanti nord, nord-est e nord-ovest, la Betulla dell’Etna (Betula Aetnensis) è una pianta arborea endemica, presente sull’isola grazie alle conseguenze degli effetti climatici prodotti dall’ultima glaciazione (Wurm – 70.000/10.000 anni fa).

    Se inizialmente la Betulla trovò sin dalla Scandinavia un terreno adatto su cui distribuirsi grazie alle rigide temperature, superata del tutto la fase di glaciazione si è diradata, scomparendo del tutto, processo che ha senz’altro coinvolto tanti altri casi di specie animali e vegetali.

    Ma in questo angolo montano che raccoglieva tutti gli anni inverni rigidi, la Betulla non ha solo trovato un habitat su cui riuscire a mantenersi e resistere, ma ha pure trovato modo di modificare ed evolversi in conformità ai cambiamenti di questo territorio diventando una specie endemica, capace di resistere in estate a temperature tutt'altro che basse, oltre che a una certa aridità.

    Zone di proliferazione e condizione attuale




    La Betula Aetnensis è distribuita sul settore dei versanti nord, nord-est e nord-ovest da un intervallo tra le quote 1450 e 2000 m.s.l.m.

    La si può incontrare lungo il tratto di strada Mareneve, e lungo i sentieri dei Monti Sartorius e quello che dal Rifugio Citelli conduce a Serra delle Concazze.

    Si trova copiosa quindi anche all’interno dei Comuni di Savoca, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Randazzo e Sant’Alfio.

    La sua presenza straordinaria ha incontrato non solo le difficoltà climatiche ma anche quelle dovute al continuo rischio di vivere sul vulcano attivo più alto d’Europa e quindi essere inesorabilmente cancellata dalle lave dell’Etna.

    Oggi nonostante la sua diffusione è a rischio, i cambiamenti climatici hanno danneggiato molti esemplari oggi malati o morenti.
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    Lago Gurrida




       

    Perché visitarlo: il Lago Gurrida è l’unica zona che presenta un bacino naturale di raccolta d’acqua nel territorio del Parco dell’Etna.

    All’interno del territorio l’Ente Parco ha realizzato un Sentiero Natura, con punti d’osservazione.

    Da non perdere: un pranzo alla Masseria della Vicina Azienda Agricola Gurrida, che offre l’esperienza di una giornata immersi tra le tipicità di questo luogo avvolti dallo splendido habitat del lago.




    ☞ Mappa Etna - Sentieri e Punti d'Interesse

    Visita all'Azienda Gurrida: aperti tutti i sabati e le domeniche dalle ore 9.00 alle ore 18.00.

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Orari Circumetnea (cercare dal punto di partenza la fermata Gurrida)

    ☞ Ulteriori informazioni qui

    Caratteristiche Storiche del Lago




    Nato a causa dello sbarramento provocato da una colata lavica che raggiunse le falde del Torrente Flascio, il Lago Gurrida nasce come raccolta d’acqua e bacino naturale nel 1536 anno dell’eruzione che provocò l’espansione del torrente su questo pianoro a 800 m.s.l.m.

    Con lo straripamento delle acque oltre i limiti delle sue rive, nel corso dello scioglimento delle nevi ad alta quota, i vigneti circostanti vengono sommersi, talvolta persino ad altezze che vanno oltre i 3 metri.

    Agli anni Settanta invece risale un bacino artificiale al suo interno che raccoglie le acque residue nel corso della stagione estiva, quando il caldo e l’aridità portano al ritiro delle acque, concedendo all’avifauna un punto di ristoro e nidificazione fondamentale.

    Flora e Fauna del Lago Gurrida




    Aironi, garzette e anatre popolano la zona, ma nel corso della primavera tra le nidificazioni e le migrazioni l’avifauna si arricchisce di specie come pivieri, beccaccini, pettegole, pavoncelle, piovanello, folaghe e altri uccelli. Vi nidificano invece il pendolino e la cornacchia. Casotti appositi, permettono l'attività di birdwatching.

    Non mancano altri tipi di animali in questo habitat ricco e variegato. Il lago offre casa ai più comuni rettili e anfibi a alla testuggine palustre.

    Nel zona in cui le acque del torrente si allargano tra le piante più diffuse di notano il Salice, il Pioppo Nero, i garofani d’acqua e i ranucoli oltre ai canneti sparsi.

    Il territorio del Lago recuperato



    Attrazione ancora non molto frequentata dal turismo, ma molto apprezzata dai locali, il Lago Gurrida si evolve come luogo dalla fertilità ideale per i suoi vigneti.

    La sua ripresa come luogo, risanato e reso fruibile ai visitatori dal 2018, la si deve all’omonima Azienda Agricola che ne ha curato i terreni circostanti e assieme all’Ente Parco creato il Sentiero Natura fruibile anche ai diversamente abili.

    La storia di questo luogo sta man mano accrescendo la sua prestigiosità grazie alle aperture nei weekend dell’Azienda che offre l’opportunità di accedere ai prodotti tipici locali del luogo: dal vino, protagonista pregiato e particolare - anche grazie all’ambiente acquatico a cui le viti si sono adattate - al miele, la frutta secca e i formaggi.

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    Parco Fluviale Valle dell'Alcantara




       

    Perchè visitarla: la Valle dell'Alcantara è uno dei siti di maggiore interesse grazie al suo patrimonio geologico, le gole profonde di origine lavica e le sue acque gelide hanno scanalato nel tempo il suo corso, oggi è una tappa obbligata per gli amanti dei luoghi fluviali.

    Da non perdere: fare acqua trekking tra le acque dell'Alcantara e la visita alla Cuba di S. Domenica.



      





    Visita orario autunnale/invernale: 08:00/18:00 7/7
    Visita orario estivo: 08:00/20:00 7/7

    €
    Esistono due ingressi principali:
    • Ingresso comunale
      1,50€
    • Ingresso privato Giardino botanico e geologico
      Alta stagione: 13€ adulti, 9€ bambini dai 6 ai 12 anni.
      Media-bassa stagione: 10/7€ adulti, 7/6€ bambini dai 6 ai 12 anni.
      Bambini fino ai 6 anni gratuito

    Sentiero Piccole gole dell'Alcantara (Percorso ad anello) a piedi: 5 km circa andata/ritorno.
    Sentiero dalle Gurne a Francavilla di Sicilia a piedi: 4 km circa (solo andata).
    Sentiero Gole della Larderia a piedi: 4 km circa (solo andata).

    Attrezzatura essenziale: scarpe da trekking o da ginnastica (no infradito o scarpe aperte), almeno 2 lt d'acqua a persona, cappello e costume sotto.

    Avvertimenti importanti
    • La Riserva non è servita delle linee telefoniche, ergo i cellulari non prendono.
    • E' sconsigliato percorrere autonomamente il corso del fiume, poichè a volte la corrente è molto forte e si necessita di attrezzatura adeguata termica a causa delle acque molto gelide.
    • E' vietato abbandonare rifiuti e qualsiasi forma di bivacco come accendere un fuoco.
    • Introdurre specie animali o cani anche al guinzaglio.


    Come arrivare: Autostrade
    • Dall'Aeroporto di Catania Fontanarossa, tangenziale di Catania, autostrada Catania-Messina, uscita casello Fiumefreddo di Sicilia o quello successivo di Giardini Naxos.
    • Da Messina: Autostrada A18 Me-Ct uscita casello di Giardini Naxos, proseguire in direzione di Francavilla di Sicilia, Castiglione di Sicilia, Randazzo.

    • Mappa

      My MAPS: Itinerario Parco Fluviale dell'Alcantara



      ☞ Fonte e ulteriori info su www.golealcantara.it  

    Il Parco Fluviale Valle dell'Alcantara




    Il parco è gestito dall'Ente Parco fluviale dell'Alcantara ed è stato istituito nel 2001 con l'obiettivo di proteggere e promuovere il territorio che ricade nelle zone comprese tra le città di Catania,Messina e tutti i comuni che si snodano lungo il territorio.

    La valle è attraversata dal corso del fiume Alcantara che sorge nei pressi della zona nord dei monti Nebrodi (Monte Calaverlo, sorgente Gacci, Floresta) nel complesso il territorio presenta gole di origine lavica alte fino a 25 m e modellate nel corso dei millenni creando una morfologia del territorio unica nel suo genere.

    Il nome Alcantara deriva dal famoso ponte romano "Al qantarah" che in arabo significa ponte ad arco, che diede il nome al corso di questo fiume, che sfocia nel Mar Ionio in località San Marco.

    Sono tre gli ambiti geografici compresi nel territorio tra cui:
    • la catena dei monti Nebrodi
    • la catena dei monti Peloritani
    • l'edificio vulcanico dell'Etna

    Nel complesso il letto dell'Alcantara è stata sito di numerose colate di epoca preistorica e protostoica, che ne ne hanno modificato l'originario corso del fiume.

    Tra gli aspetti geomorfologici piu' interessanti si possono individuare:
    • le gole dell'Alcantara
    • le forre laviche a struttura a colonna d'organo o a ventaglio.

    Lungo il percorso è possibile trovare interessanti testimonianze dei tempi antichi e moderni, poichè la valle fungeva da luogo di estremo interesse per il territorio, tra questi si possono incontrare:
    • la Cuba Bizantina di S. Domenica
    • gli antichi palmenti
    • le saje per il convogliamento delle acque di epoca araba


    Fonte ☞ www.parcoalcantara.it

    Ambiente e Flora




    La flora presente nel comprensorio del Parco Fluviale dell'Alcantara, presenta caratteristiche ambientali differenti che mutano di area in area. Nelle zone della sorgente a seconda dell'altitudine si presentano numerosi biotipi caratterizzati da un clima piu' rigido, mentre lungo il corso del fiume che attraversa i Nebrodi, l'Etna e i Peloritani si trovano formazioni vegetali mesoxerofile e colture destinati ad ortaggi e vigneti.

    E' possibile così distinguere tre differenti tipi di biodiversità:
    • LA VEGETAZIONE RIPARIALE
      Nel primo tratto della sorgente, il fiume segue una certa pendenza tra le rocce sedimentarie, qui si può notare la presenza di rimboschimenti che hanno reintrodotto specie come il castagno, ontano napoletano, pino nero e in minor misura faggio.

      Finito il tratto montuoso, dopo Randazzo l'andamento risulta pianeggiante, per poi ridursi in cascatelle alternate a sorgenti sporadiche e vulcaniti etnee. E' dalla zona di Mojo Alcantara che cambia l'aspetto del territorio caratterizzato da distese ciottolate che ospitano salici, erbe e arbusti tra cui i Perpetuini d'Italia, il Ginestrino e l'Euforbia rigida.

      Le zone alluvionali invece si trovano gli Oleandri, le Tamerici, la Ginestra comune e lo Sparzio spinoso. La zona dei boschi ripariali è costituita dal Platano orientale, dal Salice bianco, dall'Olmo minore, dal Frassino e dal raro Ontano nero, presenti solo in questa area del territorio siciliano. Il vero protagonista è il Salice di Gussone, originario proprio del fiume Alcantara che permette la sopravvivenza dell'habitat ripariale.


    • LE IDROFITE SEMISOMMERSE
      Il tratto tra Mojo Alcantara e Gaggi è quello dove l'acqua si insinua tra le gole profonde, producendo un alta varietà di specie. La vegetazione varia dalla presenza dei Saliceti arbustivi alle erbacee come il Gigaro, il Convolvolo e la Canapa acquatica. Il pezzo forte sono proprio le idrofite semi-sommerse tra cui il Crescione, il Sedano d'acqua e la Veronica Acquatica. Tra le specie galleggianti sull'acqua si trovano la Lenticchia d'acqua e il Ranuncolo a pennello, quest'ultimo si trova solo lungo il fiume e vive solo nelle acque gelide con una corrente di bassa intensità, con le sue caratteristiche ricopre con il suo manto a pelo d'acqua la superfice e fiorisce da aprile a luglio segnando l'inizio del caldo.


    • LA ZONA DELLA BASSA-MEDIA VALLE
      Dove termina il fiume nel tratto compreso tra la foce e Gaggi qui la pianura lascia spazio alle colture locali, si osserva infatti una bassa densità di Salici, Pioppi e Tamerici, alternati alle colture di agrumeti e vigneti che caratterizzano la zona.

    La Fauna




    Il Parco Fluviale dell'Alcantara presenta un habitat molto variegato che permette a diverse specie animali di sopravvivere, purtroppo prima di essere dichiarata zona protetta ha subito diversi impatti dannosi per via dell'inserimento di specie esterne, ma nonostante ciò altre rimangono autoctone.

    Iniziando dalla fauna mammifera troviamo il Ghiro, il Riccio, l'Istrice, la Donnola, la Volpe e il raro Gatto Selvatico.
    Grazie alle sue abbondanti acque proliferano le specie di uccelli che hanno trovato qui riparo nidificando, durante il periodo primaverile si nota invece la presenza di specie migratorie, di notevole interesse si rilevano i rapaci diurni tra cui il Falco Pellegrino, l'Aquila reale e del Bonelli, mentre i diurni abbiamo il Gufo comune e il Barbagianni.

    Giunti nei tratti piu' aperti si trova l'Occhione, la Quaglia, il Rigogolo e il Pendolino con il nido a forma di fiasco, dove invece la flora si fa piu' fitta risiedono le specie stanziali tra cui la Coturnice, il Codibugnolo di Sicilia e la Cincia Bigia di Sicilia. Tra le specie che stanziano nei pressi del fiume e si dedicano alla caccia nel fiume il Martin pescatore, il Cormorano e l'Airone bianco. Tra le specie minori si ha una presenza di Rettili come la Biscia d'acqua, la Lucertola Sicula, la vipera, il Biacco e il colubro leopardino, tra gli anfibi invece abbiamo la Rana verde, il Rospo comune, la Raganella e il Discoglosso dipinto.

    La leggenda delle Gole dell'Alcantara




    Si narra che la nascita di questa Valle fluviale sia frutto dell'ira degli Dei, scatenata dall'atteggiamento malvagio e scorretto di un contadino locale.

    La questione nasce in una famiglia composta da due fratelli che lavoravano la terra, di cui uno di loro non vedente. L'inganno si celava proprio durante la raccolta del grano, poichè ogni qualvolta il fratello malvagio riempiva il recipiente di grano sottraeva man mano gran parte del raccolto, lasciando al povero cieco solo qualche chicco mentre a lui restava una gran quantità.

    Alla vista di ciò gli dei si infuriarono talmente tanto che scagliarono contro al contadino una saetta, uccidendolo all'istante. Mentre dAl cumolo di grano del fratello malvagio si generò una grande montagna di terra scura che iniziò ad eruttare lava che in poco tempo ricoprì l'intera vallata.

    A questa storia mitologica in realtà si lega l'episodio eruttivo avvenuto nel III millennio a.C. all'interno dell'eruzione del piccolo cono del Monte Mojo situato nel comprensorio dell'Etna e dei Monti Peloritani. La colata fu così disastrosa che modificò il corso del fiume Alcantara, generando delle pareti altissime che oggi sono note come le Gole dell'Alcantara.

    Altri reperti e punti d'interesse storico




    La Valle dell'Alcantara presenta un notevole luogo di interesse storico, testimoniato dalla presenza di monumenti e strutture architettoniche che vanno dal periodo bizantino (535 d.C.) fino al periodo arabo (935 d.C.) e normanno(1094 d.C.). Grazie alla sua posizione strategica nel corso dei secoli è stato un rifugio sicuro per tutti quei profughi che sfuggivano dalle persecuzioni e razzie dei popoli provenienti dal centro Europa e mediterraneo orientale.

    Per tale ragione nel corso del fiume si trovano ponti realizzati come luoghi di attraversamento strategico per collegare il lato Ionico con il Tirrenico, da qui il nome "Al qantarah" che significa appunto ponte.
    Lungo il corso del fiume si trovano molte saje usate per l'irrigazione dei campi, queste sono state certamente introdotte dai popoli arabi che avevano una certa maestria nel gestire le acque.
    Interessanti i numerosi palmenti usati per la pigiatura dell'uva locale, destinata alla produzione del vino, spesso queste vasche si trovano intagliate o scavate direttamente nella roccia viva, poichè la pratica avveniva all'aperto.



    Interessante lungo la valle la presenza di diversi resti di costruzioni bizantine dette "Cube", tra le piu' note si presentano la Cuba tricora di Malvagna e la Cuba di Santa Domenica:

    La prima presenta una cella quadrata su cui si innestano tre absidi semicircolari con una cupola in blocchi di monice, mentre la cupola presenta undici blocchi di lava realizzati con della malta. All'interno la luce proviene da due finestre in corrispondenza dell'arcata absidale.

    La seconda è la piu' importante e meglio conservata datata tra il X e l'XI sec. periodo compreso tra la dominazione araba e normanna. Il nome cuba deriva da "Cubula" e fa riferimento sicuramente alla sua copertura circolare impostata su un impianto cubico a croce latina, dotata di abside e di una bifora che permette alla luce di illuminare l'altare durante la veglia Pasquale. Il tutto decorato da roccia calcarea e blocchi lavici, un tempo era decorata da molti affreschi oggi purtroppo perduti, caratteristico l'ambiente interno caratterizzato da una volta a pseudo-muqarnas ispirato all'architettura islamica.

    Itinerari



    ☞ MAPPA INTERATTIVA

    La Valle dell'Alcantara presenta un territorio molto vasto con i suoi 42 km di lunghezza si snoda tra diversi comuni, ma il comprensorio piu' noto e interessante è quello compreso tra Mojo Alcantara, Castiglione di Sicilia, Francavilla di Sicilia e Motta Camastra, oltre ad altri comuni minori.

    L'accesso principale è quello ☞ Comunale e permette di scendere direttamente alle gole e alla spiaggetta annessa tramite una lunga gradinata di circa 200 gradini o tramite un ascensore pensato anche per i disabili (a pagamento).


    Un secondo accesso è quello privato del Giardino Botanico e Geologico dove sono presenti percorsi didattici adatti anche ai bambini.

    Esiste un ☞ parcheggio gratuito e si trova nell'area del Giardino Botanico, con annessa area picnic.


    I sentieri secondari piu' lunghi si trovano piu' a monte e presentano percorsi di difficoltà medio/facile che permettono di percorrere vecchi tracciati ferroviari, monumenti antichi e tracce storiche del passato, alternate alla bellezza delle conformazioni geologiche delle Gurne e delle Gole:

    ☞ MAPPA Itinerario blu Piccole Gole dell'Alcantara
    Dall'ingresso comunale si guida fino a giungere nel territorio di Castiglione di Sicilia, si parcheggia nei pressi del ponte San Nicola e si rintraccia il sentiero che scavalca il basalto lavico con le sue caratteristiche gurne laviche, qui lungo questo sentiero è possibile incontrare la Cuba di Santa Domenica, passeggiando tra vigneti e agrumeti.

    ☞ MAPPA Itinerario Verde Dalle Gurne a Francavilla di Sicilia
    4km circa
    Questo sentiero è ideale per chi vuole combinare natura e cultura, partendo dalla Chiesa di S. Nicola si attraversa il ponte per ritrovarsi a camminare su un vecchio tracciato ferroviario, che vi condurrà fino al paese di Francavilla di Sicilia per visitare il Museo Archeologico e i resti del Castello.

    ☞ MAPPA Itinerario Arancione le gole della Larderia
    Si parte dal Ponte di Mitogio e si costeggia il fiume attraverso zone coltivate e boschi fino a giungere alla vista delle magnifiche gole della Larderia, il percorso si alterna tra vecchi tracciati ferroviari, abitati e la centrale idroelettrica dell'Enel.

    I nostri itinerari

    SENTIERO 1
    Tracciato Blu Piccole gole dell'Alcantara


    Clicca qui per la Mappa Dettagliata




    ☞ Mappa generale

    Si giunge al Ponte di San Nicola (37° 53' 17.84"E; 15° 7' 2".35N) sotto Castiglione di Sicilia e si parcheggia nelle vicinanze della strada (parcheggio gratuito). Dall'alto del ponte e lungo le sponde, si possono osservare le meravigliose cascatelle che scorrono sulla roccia erosa, è dai sedimenti argillosi, su cui poi si adagiarono le colate laviche che incanalarono il magma in delle fessure che originarono quello che oggi chiamiamo colonnati basaltici.

    Da qui si prosegue seguendo il corso del fiume fino a giungere ad una deviazione che ci porterà sulle tracce della famosa ☞ Cuba di Castiglione o di Santa Domenica, chiesa erroneamente attribuita al periodo bizantino, ma che in realtà è collocata al periodo Arabo-Normanno.
    La "cubula" per la sua particolare importanza storico architettonica è stata nominata monumento nazionale nel 1909, alle spalle della Chiesa è possibile ammirare dal basso l'abitato di Castiglione di Sicilia.


    Si continuerà il percorso proseguendo a monte che vi farà in parte allontanare dal fiume ma in compenso vi troverete immersi in mezzo ad un sentiero di campagna dove si alternano coltivazioni di agrumeti e vigneti. Lungo il percorso si incontrano alcune fontane monumentali solitamente di acqua potabile, e alcune saje di epoca araba per l'irrigazione dell'acqua.

    Il percorso si può compiere ad anello per poi ritornare per la strada che costeggia la Cuba di Castiglione fino al Ponte di S. Nicola.

    I nostri itinerari

    SENTIERO 2
    Tracciato Verde dalle Gurne a Francavilla di Sicilia


    Clicca qui per la Mappa Dettagliata




    ☞ Mappa generale

    Questo sentiero si snoda lungo la Media Valle dell'Alcantara, dal lato di Castiglione bisogna attraversare il ponte S. Nicola per trovarsi alla sinistra del fiume dove si trova la ☞ Chiesa di San Nicola (clicca qui per indicazioni).

    (Si consiglia di lasciare l'auto sempre sul lato di Castiglione di Sicilia nei pressi del ponte di San Nicola).

    Poche sono le fonti che parlano di questo monumento rupestre, secondo alcune fonti è sicuramente legato al monastero Benedettino di Santa Trinità, mentre una bolla del 1082 emanata da Papa Gregorio II attribuiva al conte Ruggero il titolo di Salvatore della religione cristiana a cui vennero affidate le suddette chiese del comprensorio, sia di rito greco che latino. L'importanza della Chiesa è data per lo piu' dagli affreschi bizantini che rappresentano l'Ascensione, apostoli e profeti racchiusi dentro delle mandorle come era in uso nel X sec.

    Conclusa la visita e attraversato nuovamente il ponte ci si ritrova a rintracciare i vecchi binari della stazione Alcantara-Randazzo , ferrovia in uso nella metà degli anni 50', chiusa nel 1994 e mai piu' riaperta, oggi utilizzata da ciclisti ed escursionisti come tracciato principale.


    Lungo il percorso si incontrano alcuni resti archeologici che testimoniano la presenza dei greci Calcidesi di Sicilia risalenti al V a.C., al fine di comprendere questi ritrovamenti, giunti alla fine del tracciato ferroviario si può attraversare nuovamento il fiume tramite un ponte e prendere un sentiero che conduce all'interno del paese di Francavilla di Sicilia per visitare il ☞ Museo Archeologico (clicca qui per indicazioni).

    Il museo si trova all'interno dello storico Palazzo Cagnone un edificio cinquecentesco ospita tre sale:
    1. La prima dedicata al periodo protostorico: documenta l'antico insediamento dei siculi datato al XIII-XII a.C.
    2. La seconda: dedicata ai ritrovamenti degli antichi Calcidesi di Naxos che risalirono il fiume per sfruttare il terreno coltivabile nel VII a.C.
    3. La terza: dedicata al Santuario suburbano di Demetra e Kore i cui ritrovamenti rappresentano statuette votive.

    Tornando indietro verso il fiume e attraversando l'omonimo ponte si possono scorgere dall'alto di una rupe i resti del ☞ Castello Ruffo (clicca qui per indicazioni). Un tempo questa fortezza fungeva da punto strategico di controllo, sebbene esiste un sentiero che porta su in cima, è segnalata l'assenza di indicazioni dettagliate, in tal caso si consiglia di ritornare sul precedente tracciato per terminare la visita.

    I nostri itinerari

    SENTIERO 3
    Tracciato Arancione Le gole della Larderia


    Clicca qui per la Mappa Dettagliata




    ☞ Mappa generale

    Un ultimo sentiero è quello che vede attraversare i tratti piu' belli e caratteristici della valle dell'Alcantara, si parte dal Ponte del Mitogio☞ (clicca qui per indicazioni), e si prosegue l'escursione attraversando tratti naturalistici costernati da boschi e zone coltivate.

    (Si parcheggia gratuitamente nei pressi della strada di campagna che costeggia le Gurne dell'Alcantara)

    Lungo la strada noterete la presenza di alcuni abitati, ma specialmente della centrale idroelettrica dell'Enel alternata a parte dei binari antichi, dove a tratti si scorgono le profonde gole della Larderia che arrivano ad avere circa 25 m di altezza. Questa inoltre è la zona ideale per gli amanti del Bird watching poichè è facile osservare la presenza degli aironi bianchi e degli aironi cenerini, oltre ad altre specie di Martin Pescatore. Qui è molto abbondante anche la fauna mammifera, rappresentata da istrici e conigli, per cui è normale trovare lungo il sentiero alcuni aculei appartenenti all'animale.

    Non facile da raggiungere ma a poca distanza dalle fine del percorso è la spettacolare grotta di scorrimento lavico nei pressi della frazione di San Cataldo, nota come: Grotta dei Cento cavalli☞ (clicca qui per indicazioni), il cui nome è legato alle enormi dimensioni della cavità.

    Alla grotta è legata la leggenda della presenza di briganti che si nascondevano e attaccavano chiunque passasse dalle sponde del fiume o ne attraversasse il ponte, altri collegano la leggenda ad una versione molto simile a quella del "castagno dei 100 cavalli", che vede la Regina Giovanna d'Aragona rifugiarsi nella grotta durante una tempesta insieme ai suoi 100 cavallieri a cavallo.

    I borghi della Valle dell'Alcantara


    Castiglione di Sicilia



    ☞ Posizione Mappa


    Castiglione di Sicilia, inserita all'interno del circuito dei borghi piu' belli di Sicilia, la sua storia vede protagonisti diversi popoli che vanno dai primi Siculi, fino ai greci e i romani, il suo massimo splendore si ebbe dopo la cacciata degli arabi da parte dei Normanni che edificarono una Torretta a controllo della Valle.

    Tra i punti di interesse:
    ☞ La cuba di Santa Domenica
    ☞ La Chiesa di San Nicola
    ☞ La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
    ☞ La Basilica Madonna della Catena e U Cannizzu
    ☞ Castello di Lauria


    Malvagna



    ☞ Posizione Mappa

    Il paese sorse nel 1626 ad opera di Giovanni Lanza che ricevette in dono il fondo dalla madre Silvia Abate, la sua espansione fu a causa della malaria che minacciava gli abitanti del feudo di Mojo sul colle vicino, la sua posizione favorevole e l'aria salubre convinse molti vassalli a trasferirsi su questa zona che divento poi principato sotto la famiglia Lanza e Migliaccio che si fregiarono del titolo "Principi di Malvagna" fino al 1862.

    Punti d'interesse:
    ☞ Il convento dei Frati Minori di "San Giuseppe"
    ☞ La Chiesa Madre
    ☞ La cuba Bizantina
    ☞ La Riserva naturale del bosco di Malabotta.

    Francavilla di Sicilia



    ☞ Posizione Mappa

    Francavilla si sviluppa attorno al castello che rappresentava il simbolo chiave durante il periodo medievale, la cittadina fu legata a San Clemente che qui visse eremita nella zona della Badiazza, e che aiutò il conte Ruggero D'altavilla nella costruzione di un monastero dove nel 1100 si stabilirono i monaci basiliani. Il castello sorse in epoca normanna su una precedente acropoli, a poca distanza dal monastero a dominio della Valle dell'Alcantara, oggi ridotto a macerie resta solo la parte delle mura di cinta.

    Punti d'interesse:
    ☞ Il Museo archeologico
    ☞ Il convento dei frati Cappuccini con annesso il Museo di Storia francescana e contadina
    ☞ Il villaggio Schisina, oggi abbandonato

    Motta Camastra



    ☞ Posizione Mappa

    Il piccolo borgo di Motta Camastra nasce intorno al 1100, il suo nome deriva dalla parola " fortificazione" poichè grazie alla sua posizione strategica arroccata sulla roccia riusciva a dominare tutto il territorio, l'opera di difesa si ebbe intorno al 1300 ad opera dei signori della città i "Linguida" che ebbero il merito di creare la difesa della città sulla rocca, un tempo chiamata "Motta San Michele".
    Fu una delle location di Francis Ford Coppola per la realizzazione di alcune scene del Padrino.

    Punti d'interesse:
    ☞ La Chiesa madre
    ☞ La Fontana Roccamare
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    Torre dell’orologio o porta di mezzo




       

    Perché visitarlo:una meta inevitabile passeggiando per Corso Umberto. La torre infatti è parte del Corso che vi passa attraverso nel suo bell'arco.

    Da non perdere: la splendida Piazza IX Aprile su cui la Torre si affaccia, con la sua vista sul mare mozzafiato.
      





    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Visita 24/24 - 7/7

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

    Guarda prezzi e orari qui

    🚆 Taormina è raggiungibile in treno, inserendo come destinazione Taormina - Giardini e prendendo da lì la funivia che porta fino a Taormina.

    € Biglietto treno da 4,70 a 8,50 €

    Guarda prezzi e orari qui

    Posizione e Funzione




    La Torre costruita nel XII sec., fa parte della terza cinta muraria, nel mezzo tra le 2 porte d’ingresso poste una a nord e altra a sud, da qui il primo nome come porta di mezzo.

    I resti sono ancora oggi visibili sul lato destro che salivano fino al castello. Oggi delimita la parte della città definita ‘borgo quattrocentesco’.

    Il basamento è parte di una antica costruzione muraria difensiva risalente all’epoca dell’origine della città, intorno al IV secolo a.C.

    Storia




    La storia racconta che nell’ottobre del 1676 la porta fu distrutta delle truppe francesi di Luigi XIV per un tradimento del conte di Padres Giovanni Ventimiglia, comandante del presidio spagnolo ma spia dei francesi.

    Carlo II, re di Spagna scoprendo il tradimento del conte lo fece spedire come soldato semplice nelle Fiandre.

    Dopo 3 anni, per volere dei taorminesi, la Torre fu ricostruita con il contributo del re e della compagnia militare spagnola come ricorda la copia della lapide posta nella parete interna. In quell’occasione fu collocato, sul lato della piazza, il grande orologio da qui il nome.

    Il Mosaico e le Campane




    Sempre su una parete interna, dentro una nicchia con arco a sesto acuto in pietra di Taormina decorata con cornice di pietra lavica, si trova un mosaico del 1966 con icona allo stile bizantino della Madonna che tiene in braccio Gesù bambino.

    Le campane della Torre vengono suonate a festa il giorno dell’elezione del sindaco ed in occasione della processione nel giorno della festa del Patrono San Pancrazio che ricorre il 9 luglio.
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    La Basilica di San Nicolò (Cattedrale)



       

    Perchè visitarla: La Basilica (Cattedrale di San Nicolò) è il luogo di culto cattolico e monumento più importante della città di Noto, fulcro centrale del Corso Vittorio Emanuele custodisce le spoglie del Santo patrono San Corrado Confalonieri.




    9:00 - 13:00, 15:00 - 20:00

    Raggiungibile a piedi entrando dalla Porta Reale lungo il Corso Vittorio Emanuele si giunge alla Piazza Del Municipio, dove si staglia la Basilica.

    Aggiornamento orari

    La storia di San Corrado Confalonieri



    Originario di Cadalasco nacque nel 1290 da una famiglia di nobili appartenenti alla casata dei Confalonieri di appartenenza guelfa fedele alla Chiesa. La sua storia inizia una mattina all'interno del bosco vicino a Carpaneto Piacentino, quel giorno l'uomo stava conducendo una battuta di caccia non andata a buon fine e nel tentativo di stanare qualche cinghiale ordinò di dare fuoco alla vegetazione. Il risultato fu disastroso poichè essendo il periodo delle lotte ghibelline e guelfe si pensò ad un incendio doloso, alla fine si diede la colpa ad un povero contadino. Quando gli giunse voce della condanna Corrado non si diede pace per la colpa commessa, e si consegnò al signore di Piacenza ammettendo il fatto, conseguenza fu la confisca di tutti i suoi beni

    Da questo momento in poi per l'uomo cambia tutto, si avvicinò alla fede e indossò l'abito penitenziale francescano, fino alla decisione di lasciare la città e dedicarsi alla ricerca della propria anima e di Dio. Iniziò così la sua vita da eremita, attraversando l'Italia da Roma fino a giungere in Sicilia a Noto, dove strinse un legame con Guglielmo Buccheri, scudiero di Federico II D'Aragona.

    Per un periodo l'eremita visse in un quartiere isolato vicino la Chiesa del Crocifisso per due anni, durante questo tempo compì diversi miracoli, tra i quali si ricorda la guarigione del nobile Antonino Sessa di Daverio che soffriva di ernia e il miracolo dei Pani compiuto durante la carestia del 1348 causata dalla peste nera.

    Venendo a sapere di ciò molti abitanti iniziarono i pellegrinaggi in cerca di un miracolo, così decise di spostarsi nella cosiddetta "Grotta dei Pizzoni" dove si dice morì inginocchiato e in preghiera con gli occhi al cielo.


    Il Santo patrono viene celebrato due volte l'anno il 19 febbraio e l'ultima domenica di agosto con solenne processione, il suo corpo si trova all'interno di una stupenda urna argentea che viene preceduta durante la celebrazione da i "cilii", grandi ceri votivi con raffigurazioni di vita del Santo.

    Le vicende del momumento

    La costruzione del tempio iniziò nel 1694, e fu completata nel 1703, anno in cui fu aperta al culto con una solenne benedizione. Nel corso dei secoli, tuttavia, sia la facciata che l’interno hanno subito numerosi rimaneggiamenti, che le hanno conferito l’aspetto attuale solamente alla fine del XIX secolo, con l’erezione della nuova cupola, opera del netino Cassone.



    L’interno, a tre navate, custodisce numerose opere d’arte, alcune delle quali provenienti da Noto Antica, fra le quali l’urna argentea contenente le spoglie mortali di san Corrado Confalonieri.Il disastroso crollo del 13 Marzo 1996, tuttavia, ha causato la perdita dell’intero apparato iconografico, il cui rifacimento fa del tempio uno degli ultimi grandi cantieri d’arte sacra contemporanea. Il 21 gennaio 2012 Papa Benedetto XVI ha elevato la cattedrale a Basilica Minore.

    Continua...

    Il crollo e la ricostruzione


    In seguito al terremoto del 13 dicembre 1990 la chiesa subì alcuni danni strutturali e già allora si pensò di chiuderla al culto e di sottoporla a restauri. Tuttavia non si fece in tempo a prendere tali provvedimenti. La sera del 13 marzo del 1996, a causa di un grave difetto costruttivo (mai notato in precedenza) dei pilastri della navata centrale (riempiti “a sacco” con sassi di fiume anziché con conci in pietra squadrati, inadatti a sostenere il peso di cemento armato della cupola e del tetto posto durante lavori di restauro del 1950), il primo dei piloni di destra che faceva da sostegno alla cupola “per schiacciamento” collassò al suolo, trascinando con sé nel crollo la cupola stessa e per effetto domino l’intera navata destra, la navata centrale e il transetto destro lasciando miracolosamente in piedi solo una piccola parte del tamburo. Fortunatamente non vi furono vittime, poiché il disastro avvenne durante la notte. Evento straordinario fu che la Facciata tardobarocca rimase intatta e non subì danni



    Nel gennaio del 2000, dopo una prima fase di sgombero delle macerie, hanno avuto inizio i lavori di ricostruzione e di restauro, eseguiti da maestranze locali, addestrate per l’occasione nell’utilizzo della pietra calcarea e delle tecnologie antiche. Inizialmente sono stati riedificati con conci squadrati in pietra e senza alcun uso del cemento armato i nuovi pilastri di destra, che conservano la forma e le fattezze di quelli originari, ma senza il difetto costruttivo che aveva causato il crollo della basilica.



    Quindi si è passati alla demolizione e alla successiva ricostruzione dei pilastri della navata sinistra, che riportavano le stesse gravi imperfezioni di quelli crollati. Successivamente sono ritornate all’antico splendore la navata centrale, la navata destra, i cupolini di destra, i contrafforti, gli archi trasversali e longitudinali. Ultimo capitolo della ricostruzione della cattedrale è stato l’elevazione della nuova cupola, pressoché identica all’originale: da essa differisce solo per piccole correzioni, come l’ispessimento di pochi millimetri della base del tamburo.

    La nuova struttura di copertura della chiesa non è di tipo latero-cementizio (come il solaio crollato risalente agli anni cinquanta), ma è stata ricostruita come era originariamente con capriate in legno e manto in coppi siciliani, mentre le volte sono realizzate con il tradizionale incannucciato e gesso. Una volta completati i lavori di ricostruzione in muratura, sono stati ripristinati infine gli apparati decorativi in stucco, come capitelli, trabeazione e cornici.


    La ricostruzione è stata dunque eseguita con gli stessi materiali e con le tecniche del Settecento, all’interno di un cantiere in cui si è coniugato tradizione e innovazione. Sono state utilizzate pietre locali come la pietra calcarea bianca per le strutture verticali, l’arenaria per le strutture archivoltate e la pietra di Modica per la pavimentazione, assemblate però con moderni metodi antisismici. Proprio per migliorare la resistenza ai forti terremoti si è fatto ricorso infatti a materiali come la fibra di carbonio.

    A conclusione di questo lungo e complesso lavoro di ricostruzione e di restauro dell’esistente, dopo undici anni dal crollo, il 18 giugno 2007.

    La facciata


    La facciata risponde alla “tipologia con le due torri laterali” e presenta evidenti analogie con la parrocchiale di Versailles e le incisioni della chiesa di Saint Roch a Parigi. Essa è frutto di un corposo rimaneggiamento attuato da Vincenzo Sinatra nella seconda metà del ‘700 (su un campanile è riportata la data 1768) della preesistente facciata incompiuta di Rosario Gagliardi, che a sua volta aveva rielaborato il progetto originario (forse opera di Fra Angelo Italia). La successiva aggiunta di nuovi elementi rende evidenti le incongruenze linguistiche tra i diversi elementi e l’eclettismo della composizione. Nella sopraelevazione delle due torri campanarie, ad esempio, le paraste non sono ripetute come alla base, mentre i timpani arricciati indicano un’influenza del Settecento catanese. Le porte principali sono inoltre di ispirazione neocinquecentesca (tratte da Vignola o Domenico Fontana).



    Il finestrone centrale con “orecchie” e timpano curvilineo è ripreso invece dal repertorio di Andrea Pozzo ed è vicino ad alcune realizzazioni netine di Francesco Paolo Labisi (chiesa del Carmine). Il tempio fu completato verosimilmente alla fine del XVIII secolo, anche se nel secolo successivo fu ricostruita la cupola, in stile neoclassico con tracce neobarocche, per sostituire la precedente (che non era quella originaria), crollata a causa dei terremoti. Nel secolo scorso, intorno agli anni cinquanta, furono apportati vari rifacimenti e modifiche nell’apparato decorativo, non sempre ben riusciti, come il trompe-d’oeil delle strutture verticali e la decorazione a tempera delle volte da parte dei pittori Arduino e Baldinelli, le radicali modifiche dell’altare maggiore e dell’antico organo e inoltre la sostituzione dell’originaria copertura a falde (con struttura in legno) della navata centrale con un pesante solaio latero-cementizio che probabilmente fu una delle cause principali del crollo del 1996.


    La facciata, a torri laterali, è coronata da quattro statue tardo settecentesche (eseguite nel 1796 dallo scultore Giuseppe Orlando e raffiguranti gli evangelisti) e presenta nel primo ordine, fiancheggiati da slanciate colonne corinzie, tre maestosi portali: quello centrale è in bronzo e rappresenta episodi della vita di san Corrado Confalonieri da Piacenza, opera dello scultore siciliano Giuseppe Pirrone (1982).

    Gli interni

    La scelta delle opere del nuovo apparato iconografico e decorativo è il risultato di una nuova commissione di consulta per l’eccellenza estetica, istituita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e nominata dal Dipartimento nazionale di protezione civile, che ha dato incarico ad artisti contemporanei di fama nazionale ed internazionale per la esecuzione degli affreschi sulla cupola, dei bozzetti per la realizzazione delle tele ad olio destinate agli altari del transetto e delle sculture da collocare nelle nicchie delle navate laterali. Ventisei artisti di chiara fama hanno concorso alle nuove decorazioni.

    Una nuova decorazione pittorica è iniziata nell’estate 2009 dai pennacchi della cupola. Nella cerimonia tenutasi domenica 13 febbraio 2011 è stato inaugurato il grande affresco della cupola, raffigurante “La Pentecoste”, e dei pennacchi dove sono raffigurati i quattro evangelisti, del russo Oleg Supereko (2011). Nell’area del presbiterio sono posti l’altare, l’ambone e la croce in bronzo argentato con basi in diaspro di Sicilia realizzati da Giuseppe Ducrot. Nel catino absidale è stato dipinto dal marchigiano Bruno d’Arcevia l’affresco del Cristo Pantocratore: la figura centrale del Cristo trionfante sulla morte è affiancata alla destra da San Giovanni Battista, il precursore, e alla sinistra dalla Vergine Maria.

    Sopra di essi una fiamma con la colomba simbolo dello Spirito Santo e la figura dell’Eterno Padre. Nei riquadri sottostanti, come a partecipare della Gloria del Pantocrator, l’artista marchigiano ha dipinto i dottori della chiesa, con al centro Sant’Agostino e Sant’Ambrogio (2013). Lo stesso Bruno D’Arcevia ha ricevuto l’incarico di affrescare “L’attesa del Giudizio Universale” o “Etimasia” nella volta del presbiterio, tra il catino absidale e la cupola, a raccordo delle due superfici pittoriche di diversa ascendenza artistica, dove ha posto un trono vuoto con le insegne di Cristo: un cuscino con il mantello da giudice, un libro chiuso (il Libro della Legge), la Croce e gli strumenti della Passione, come la corona di spine, con la lancia e la canna con la spugna, ed inoltre i sette sigilli, la colomba dello Spirito Santo e ai piedi del trono un vasetto nel quale sono contenuti i quattro chiodi della crocifissione.

    Nella stessa occasione sono state inaugurate le vetrate del tamburo, diciassette in tutto realizzate dall’artista toscano Francesco Mori: nove nella navata centrale raffiguranti i Santi Patroni delle città della Diocesi (tutte rifatte per coerenza, in quanto quelle esistenti sulla destra andarono distrutte durante il crollo), sei nei due transetti e due (ovali) nell’abside, mentre sopra il portone centrale è stata ricollocata, dopo un restauro, la vetrata preesistente al crollo che ritrae San Corrado.

    Nelle navate laterali è possibile ammirare le opere preesistenti restaurate che sono scampate al crollo.

    La navata destra

    Nella navata destra si trovano le seguenti opere:


    • 1°Cappella: Immacolata con Santi Martiri, dipinto olio su tela (sec. XVIII) di autore Ignoto; Fonte battesimale in marmi policromi, Immacolata con Santi Martiri, dipinto olio su tela (sec. XVIII);
    • 2°Cappella: Adorazione dei pastori, dipinto olio su tela di Giovanni Bonomo (1783);
    • accanto all’ingresso laterale è stato ricomposto un mausoleo in marmo policromo del preposito Giovanni Di Lorenzo;
    • 3°Cappella: Madonna delle Grazie, bassorilievo in marmo dipinto del XVI sec. che raffigura in una piccola nicchia con baldacchino la Madonna con il bambino circondata da testine di puttini, ai lati interamente in stucco sono rappresentati altri due angeli in preghiera. Nelle due nicchie laterali sono racchiuse due sculture delle sante martiri Santa Lucia e Sant’Agata, (1924);
    • 4°Cappella: Consegna delle chiavi a San Pietro, dipinto olio su tela di Giuseppe Platania (1827). L'opera rappresenta San Pietro in basso a sinistra inginocchiato in senso di umiltà, a destra Gesu' allunga la mano sinistra nell'atto di consegnargli le chiavi del Paradiso, mentre con l'altra mano indica il cielo a segnare che questo è un atto che proviene dal Dio Padre, sullo sfondo gli apostoli commentano la scena.



    Sull’altare del transetto destro è collocata una statua lignea dorata e policromata raffigurante San Nicolò (sec. XVIII).

    Abside destra: La cappella di fondo della navata destra custodisce la preziosa arca cinquecentesca in legno rivestito in lamina d’argento, finemente lavorata a sbalzo e cesello, contenente le spoglie del Santo Patrono della città e della Diocesi di Noto Corrado Confalonieri (visibile solo in occasione delle festività dedicate al santo nei mesi di febbraio ed agosto).

    La navata sinistra

    Nella navata sinistra si trovano le seguenti opere:



    • 1°Cappella: Miracolo di San Francesco di Paola, dipinto olio su tela, di Costantino Carasi (sec. XVIII); La scena si svolge all'interno dell'altare di una Chiesa, una madre consegna in benedizione il neonato figlio nelle mani miracolose del Santo che lo benedice accompagnato da un angelo custode che scende dall'alto.

    • 2°Cappella: Spasimo di Sicilia, dipinto olio su tela, Raffaele Politi (1809); La tela rappresenta il calvario di Gesu' accompagnato dalle pie donne sulle destra e S. Giovanni, Maria è prostrata di dolore in avanti mentre osserva il figlio, Cristo cadendo per il dolore volge lo sguardo alla madre mentre da dietro i soldati stanno per infligergli l'ennesima frustata.

    • 3°Cappella: Sacro Cuore, scultura lignea policroma (sec. XIX) racchiusa all'interno di un baldacchino con timpano spezzato e due colonne in marmo rosso cipollino ;
    • 4°Cappella: Madonna e anime purganti, di Costantino Carasi (sec. XVIII), San Michele, scultura in marmo di scuola gaginiana (sec. XVI).

    Sull’altare del transetto sinistro è collocato un Crocifisso, in legno policromo, proveniente dalla Chiesa della SS. Provvidenza in Noto Antica.

    Abside sinistra: La cappella di fondo della navata sinistra è dedicata al SS. Sacramento ed è ornata da stucchi realizzati nel 1899 dagli scultori Giuliano da Palazzolo e Senia da Noto.

    La navata centrale

    Nella volta della navata centrale, dove prima del crollo campeggiava la tempera con la “Gloria di San Corrado” dell’Arduino, è collocata una tela polilobata di 110 m² raffigurante l’Assunzione della Madonna e le quattro virtù cardinali, che sono giustizia, fortezza, prudenza e temperanza, opera del maestro Lino Frongia, definito dalla critica come “il più grande pittore antico vivente”.

    Nel luglio 2013 viene ultimata la posa in opera, all’interno delle nicchie delle navate laterali, delle dodici sculture in gesso bianco (come quelle del Serpotta), alte un metro e ottanta centimetri, alle quali si aggiungono i due Santi Patroni d’Italia, che sono collocati ai lati dell’ingresso principale.

    Autori:

    • Filippo Dobrilla ha realizzato San Mattia;
    • Livio Scarpella, San Bartolomeo e Sant’Andrea;
    • Demetrio Spina, San Taddeo e San Simone;
    • Vito Cipolla, San Filippo e San Giacomo minore;
    • Tullio Cattaneo, San Matteo e San Giacomo maggiore;
    • Giuseppe Ducrot, San Pietro e San Tommaso;
    • Giuseppe Bergomi, San Giovanni e Santa Caterina;
    • Gaspare da Brescia, San Francesco.

    L’ispirazione del barocco emerge con forza, soprattutto nelle opere di Cattaneo e Scarpella, costruite su contrapposti, torsioni e ricchezza dei panneggi, mentre nella Santa Caterina e nel San Giovanni Bergomi ha insistito sui tagli decisi nel blocco plastico del volume, che creano ombre profonde, e su dettagli espressivi come le mani e il libro che si aprono come un fiore. Sulle pareti delle navate laterali sono poste le tele raffiguranti le stazioni della Via Crucis di Roberto Ferri.

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    Piazza IX Aprile




       

    Perché visitarla: anch'essa meta inevitabile passeggiando per Corso Umberto. La Piazza è considerata il cuore e il salotto di Taormina, con i bar e gli artisti di strada che ne colorano le giornate.

    Da non perdere: sedersi in un tavolino della Piazza per godersi l'atmosfera taorminese, con in mano un drink o un bel gelato.
      





    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Visita 24/24 - 7/7

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

    Guarda prezzi e orari qui

    🚆 Taormina è raggiungibile in treno, inserendo come destinazione Taormina - Giardini e prendendo da lì la funivia che porta fino a Taormina.

    € Biglietto treno da 4,70 a 8,50 €

    Guarda prezzi e orari qui

    Il Salotto di Taormina




    Considerato il cuore e il “salotto di Taormina”, è forse la sosta più emblematica del passeggio su Piazza Umberto. Infatti qui si ha l’occasione di fare mille scoperte:

    si possono godere delle viste mozzafiato sulla baia di Naxos. La Piazza “Bellavista “ come la chiamano i taorminesi, con la pavimentazione a scacchi, offre bellissimi scorci sul litorale, con l'Etna sullo sfondo.

    Qui si può fare una sosta, per un autoritratto dagli artisti locali o ascoltando il folklore dei musicisti siciliani. Dal lato meridionale della piazza la vista si apre sul Mar Ionio.

    Gli altri lati sono contornati da edifici storici, tra cui la chiesa barocca di San Giuseppe, la chiesa di Sant’Agostino e l’eccezionale torre dell’orologio con il suo campanile merlato.

    Storia e Toponimo




    In origine era Piazza Sant’Agostino, per la ex Chiesa omonima con annesso convento che oggi occupa un intero lato della Piazza. Costruita nel 1448 è oggi riconoscibile perché sede della Biblioteca Comunale.

    Si volle chiamare IX Aprile per una falsa notizia che si vociferò nel corso di una messa il 9 aprile del 1860: Garibaldi era sbarcato a Marsala. La notizia si rivelò falsa perché effettivamente lo sbarco avvenne il 9 maggio.

    Nonostante ciò la buona nuova accese gli entusiasmi risorgimentali in quella Piazza talmente tanto da rinominarla con questa data. Significava tanto all’epoca, la cacciata dei Borboni, la liberazione del Sud, l’unificazione dello Stivale.

    Altri Monumenti sulla Piazza




    Un’altra bellissima Chiesa si affaccia qui, quella di San Giuseppe, che con la sua scalinata e facciata barocca regala un affascinante balcone sulla Piazza. Risalente al XVII secolo è una Chiesa ancora aperta al culto e in attività grazie ai Padri Salesiani.

    Per ultima ma che sicuramente non passa inosservata, la Torre dell’Orologio, risalente al XII secolo, più volte danneggiata e ricostruita, costituisce uno degli emblemi della riedificazione continua di questa città.
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    Chiesa di San Giuseppe




       

    Perché visitarla: quando aperta questa bellissima Chiesa affacciata sulla Piazza IX Aprile regala lo scenario incantevole dei suoi interni.

    Da non perdere: sedersi in un tavolino della Piazza per godersi l'atmosfera taorminese, con in mano un drink o un bel gelato.
      





    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Visita 24/24 - 7/7

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

    Guarda prezzi e orari qui

    🚆 Taormina è raggiungibile in treno, inserendo come destinazione Taormina - Giardini e prendendo da lì la funivia che porta fino a Taormina.

    € Biglietto treno da 4,70 a 8,50 €

    Guarda prezzi e orari qui

    Storia e Descrizione




    La Chiesa fu costruita in piena epoca barocca tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. Ne sono vistose le caratteristiche rampe di scale delimitate da una balaustra in bianca pietra di Comiso e la tipica facciata.

    Dal prospetto principale si accede all’interno, e da due piccoli portali laterali si accede in sagrestia a destra e in una piccola saletta sfruttata per mostre di pittura ed eventi a sinistra.

    Fu sede della “Confraternita delle anime del Purgatorio”, ragion per cui in diversi luoghi della Chiesa sono poste figure umane brucianti tra le fiamme, simbolo della purificazione dei peccati.

    All’interno la cupola: da qui si può ammirare un affresco che ritrae San Giovanni Bosco bambino fra la Madonna e Gesù. Dal 1919 è gestito dai Padri Salesiani che risiedono nell’edificio adiacente.

    Interno




    L’interno è a unica navata con cupola e transetto decorati con affreschi e pennacchi in stucco. Lo stucco ampiamente utilizzato all’interno decora magnificamente anche le lesene che scandiscono le cinque campate con motivi floreali e putti alati, alternandosi in arcate e timpani triangolari.

    Le campate ospitano otto dipinti posti quattro su ogni parete. Questi raffigurano episodi della vita di Gesù con altri dodici piccoli affreschi che illustrano profeti e personaggi biblici.

    Sulla volta della navata il grande affresco che ritrae San Giuseppe in Gloria.

    Campanile




    Esterno al corpo della navata, sul lato destro si trova il campanile. Fu costruito successivamente e presenta paraste angolari le cui basi sono costituite da grossi blocchi di pietra di Taormina. Si tratta di una costruzione distaccata e collegata con un passaggio aereo alla Chiesa.

    La cella campanaria è posta al terzo ordine aperta con arcate, sopra di esso il ballatoio che confina la cupola culminante con una cuspide con sfera senza la croce.
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    Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria




       

    Perché visitarla: da nome al largo sul quale si affaccia anche Palazzo Corvaia, piccola ma affascinante chiesa che sorge su parte delle vecchie rovine dell'Odeon alle sue spalle.

    Da non perdere: l'antico Odeon alle spalle, testimonianza importante delle antiche strutture greco-romane ancora oggi in piedi.
      





    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Orario di apertura: dalle ore 9.00 alle ore 20.00
    info: 333.8915631 - 0942.23486

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

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    € Biglietto treno da 4,70 a 8,50 €

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    Storia e Descrizione




    La chiesa fu costruita nella prima metà del 1600 in stile barocco, con un portale realizzato nel tipico marmo rosa di Taormina.

    La chiesa di Santa Caterina «intra - moenia» - preceduta da quella fuori le mura dei Frati Minori Cappuccini prima che gli venisse concessa questa - venne costruita nella prima metà del XVII secolo in stile barocco.

    La caratteristica di questa importante Chiesa seppur di modeste dimensioni è il luogo della sua edificazione: si erge infatti sulle rovine di un piccolo teatro romano, l'Odeon, cosa che purtroppo comportò la distruzione di una parte di questo, più esattamente dell'orchestra e della scena che consisteva nel colonnato meridionale di un ancor più primitivo tempio greco dedicato ad Afrodite.

    Rimase chiusa e in stato precario per circa quarant’anni, fino a quando non fu restaurata e riaperta al culto il 25 novembre del 1977.

    Facciata




    La facciata è delimitata da due paraste angolari di conci e poste su due livelli. La Chiesa si erge al di sopra di una breve scalinata di cinque gradini e si caratterizza per il suo portale d’ingresso in marmo rosa di Taormina che riproduce due colonne ioniche con capitelli corinzi. Il portale incornicia il portone in legno.

    Al di sopra l’architrave sostiene volute laterali a chiocciola con un putto in preghiera su ciascuna.

    La nicchia sopra il portale ospita una statua della Santa con un ramo di palma in una mano e la spada nell’altra e sul fianco la ruota, simbolo del martirio. Si tratta di un’opera di Paolo Grego risalente al 1705.

    Lesene laterali con volute esterne sorreggono il davanzale della finestra sopra la quale c’è un timpano triangolare a concludere la verticalità del decoro della facciata. Il piccolo campanile che svetta a sinistra rompe la simmetria della facciata.

    Interno




    L’interno della chiesa è ad una sola navata con altari impreziositi da bellissime colonne tortili in stucco.

    Sotto il pavimento della chiesa c’è una cripta, rinvenuta durante il restauro avvenuto negli anni ’70, in cui anticamente venivano sepolte le persone di prestigio.

    Il restauro ha portato anche alla luce, nel lato destro della chiesa, i ruderi di muri e di acciottolato di epoca greco-romana che sono stati recintati da una ringhiera in ferro battuto.

    Altro elemento prezioso della chiesa è la statua in marmo di Santa Caterina, posta su una colonnina, risalente al 1493, questa statua si trovava prima nell’antica chiesa di S. Caterina fuori le mura, l’attuale chiesa dei Cappuccini.

    Le Fondamenta di un precedente Tempio




    Del tempio che sorgeva precedentemente dove ora è presente la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria sono state portate in luce le fondamenta di un edificio periptero esastilo nell’angolo sud-ovest di Piazza Vittorio Emanuele II.

    Tracce ritrovate della cornice della trabeazione in marmo (geison), daterebbe il tempio al III secolo a.C. Non ci sono purtroppo, come accade spesso, tracce che possano restituirci informazioni sulla divinità a cui era rivolto il culto.

    Potrebbe trattarsi di un Dio importante vista la posizione molto vicina al centro nevralgico della Città come Zeus o Dioniso, ma non si escludono divinità quali Afrodite o Apollo che secondo le rendicontazioni ritrovate erano senza dubbio venerati.
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    Palazzo Corvaja




       

    Perché visitarlo: sul largo della Chiesa di Santa Caterina e a pochi passi da Porta Messina, Palazzo Corvaja è un importante luogo storico e punto di riferimento per i turisti all'interno della città.

    Da non perdere: l'ufficio di informazioni turistiche al piano terra che ospita degli straordinari esemplari di pupi siciliani a grandezza naturale.
      





    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Visita 8:30 - 22:00 - 7/7

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    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

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    Storia e Residenti del Palazzo




    Sorge sullo spazio del preesistente centro siceliota, che divenne agorà greca e poi foro romano, dove il nucleo originario del palazzo è una torre a forma cubica merlata di periodo arabo, costruita tra il X e XI secolo.

    Il palazzo venne abitato da varie famiglie spagnole, tra cui quella potente dei Corvaja dal quale prese il nome, fino alla seconda guerra mondiale. Il piano terra ospita l’ufficio di informazioni turistiche.

    Il Salone del Maestro Giustiziere e Il Primo Parlamento Siciliano




    Questa venne inglobata nella costruzione successiva con l’aggiunta del corpo di fabbrica che si sviluppa sulla sinistra del portone d’ingresso, dove un magnifico salone illuminato da 6 finestre era adibito alle adunanze, noto come “Salone del Maestro giustiziere”.

    Qui nel 1411 si riunì per la prima volta il Parlamento siciliano in cui le assemblee furono presiedute dalla regina spagnola Bianca di Navarra, che in quel periodo governava la Sicilia e che scelse il Palazzo come residenza estiva.

    Una leggenda parla di questo palazzo come luogo di rifugio della regina, così ricorda l’iscrizione sotto la finestra bifora ad archi arabeggianti nel cortile, a seguito della sua fuga dalla prigionia del suo pretendente il conte Cabrera che l’aveva rinchiusa nelle segrete di un castello situato nei pressi della provincia di Ragusa, noto come Castello di Donnafugata, da qui in dialetto siciliano “donna fuiuta” appunto fuggita.

    Le Aggiunte Aragonesi




    Nel corso del XIV secolo venne aggiunta una piccola scala in stile aragonese, che dal cortile d’accesso porta al primo piano. Sul pianerottolo, sono visibili tre splendidi pannelli scolpiti a bassorilievo sulla bianchissima pietra calcarea di Siracusa, raffiguranti la creazione di Eva, il peccato originale e la cacciata dal paradiso.

    Una fascia con iscrizioni corre lungo la struttura a circa metà altezza. Le iscrizioni si riferiscono alle quattro virtù morali che debbono essere possedute dal signore: Fede, Giustizia, Fortezza, Temperanza.

    La fascia della facciata anteriore del palazzo è divisa da due fasce incastonata da quadrati bianchi impreziosito da due liste di pietra lavica nera. Sulla sommità, la merlatura a corona richiama il carattere di fortificazione presente in altri edifici taorminesi.
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    Odeon




       

    Perché visitarlo: Uno dei monumenti testimoni della grandezza di Taormina in epoca romana.

    Da non perdere: le emergenze greco-romane quali mosaici e la Naumachia nascoste nei meandri delle viuzze di Taormina..
      





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    Origini e Funzioni




    Piccolo grande gioiello semi-nascosto in città, testimonianza delle antiche vesti romane, l’Odeon è un piccolo teatro destinato a funzioni secondarie e non di grossa portata.

    Potevano essere esibizioni musicali o letterari, assemblee, riunioni o luogo di prove per gli spettacoli al teatro.

    Sembra, con molta probabilità, essere stato costruito nel corso del regno di Cesare Ottaviano Augusto nel I secolo e completato nei primi anni del II secolo d.C. sulle spoglie di un antico tempio greco, in onore a un Dio di dubbia identità, su quelle che si addossano in parte alla struttura, cioè le mura dell’attuale Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria (XVII secolo).

    Occultamento e Scoperta




    Come purtroppo accadde per molti edifici greco-romani, questi furono sfruttati nel corso dei secoli e obliterati con nuove costruzioni da parte della gente del luogo.

    Se non del tutto scomparsi, molti edifici ancora oggi sono nascosti o sfruttati come fondamenta dei nuovi strati edilizi.

    Nel caso dell’Odeon i primi scavi intrapresi tra il 1892 e il 1893 portarono alla luce le prime porzioni dell’edificio nella consapevolezza di essere di fronte a uno dei più importanti edifici della città, seppur in parte compromesso.

    Descrizione della struttura




    La struttura si compone di una cavea in laterizio divisa in cinque settori e sormontata da una galleria di mattoni.

    Sembra che successivamente alla sua costruzione dovesse essere dotata di una copertura, particolare che l’accomuna soltanto all’Odeon di Catania, ma di cui si sa poco del sistema. Su quattro cunei si dispongono gli undici ordini di posti divisi da tre scalette.

    In alto, sull’ottavo ordine correva il passaggio lungo il quale si aprivano gli ingressi o vomitoria, due dei quali sono ancora visibili.

    Un corridoio voltato che sembra trattarsi di un’aggiunta successiva si trova sul lato posteriore dell’edificio e doveva mettere in comunicazione i vomitoria.

    Della scena invece rimangono tracce del pulpitum/palco in laterizio con i resti di una nicchia semicircolare.

    La parte retrostante oggi lignea, si poggiava e fu costruita sui gradini del tempio citato in precedenza, del III secolo a.C. il cui colonnato fungeva probabilmente da scenario retrostante.
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    Teatro Antico




       

    Perché visitarlo: uno dei monumenti emblematici di Taormina, sorto a una notorietà internazionale dall'epoca dei Grand Tours, tappa imperdibile e punto dal quale poter godere di una vista spettacolare.

    Da non perdere: l'Antiquarium, che custodisce ritrovamenti archeologici e documenti importanti a capire la storia le funzioni dei luoghi e tante informazioni circa gli usi e l'economia di Taormina.
      





    Visita 9:00 - 19:45 - 7/7 (utimo ingresso ore 19:00)

    € 13,50 intero
    € 8,50 ridotto
    Gratuito per minorenni, disabili, categorie lavorative speciali e ogni prima domenica del mese

    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

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    🚆 Taormina è raggiungibile in treno, inserendo come destinazione Taormina - Giardini e prendendo da lì la funivia che porta fino a Taormina.

    € Biglietto treno da 4,70 a 8,50 €

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    Posizione e Storia




    Percorrendo la via Teatro Greco, attraversando negozietti di souvenir e prodotti tipici locali, si arriva su un punto panoramico dove si trova il monumento simbolo di Taormina: il teatro antico (greco-romano).

    La prima struttura costruita su questa altura fu probabilmente un santuario, di cui resta il basamento di questo tempietto ellenistico e il pozzetto votivo sul belvedere. Secondo delle fonti storiche il primo teatro intagliato nella roccia di questa collina naturale, risale al III secolo a.C. per volontà di Ierone II, tiranno di Siracusa che decise di monumentalizzare Taormina.

    Lo dimostrano le fonti archeologiche di alcuni tratti di muratura in blocchi squadrati monolitici ancora visibili sotto la scena e alcune iscrizioni greche sui sedili di calcare della cavea, tra cui compare inciso il nome di Filistide, moglie dell’ecista siracusano.

    Le Tre Fasi




    Dopo l’età greca si possono distinguere 3 fasi della ricostruzione romana: quella augustea, quella traianea che coincide con quella adrianea, e infine l’ultima fase quella severiana.

    All’epoca di Augusto risale probabilmente la ristrutturazione e l’ampliamento dell’edificio con l’aggiunta di 2 corridoi nella cavea, statue, elementi architettonici e ceramici, il cui assetto può ascriversi alla prima metà del II secolo a.C.

    È in questo periodo che il teatro raggiunge la sua massima ampiezza con una capienza di 109 metri di diametro, dove l’orchestra ospitava circa 10.000 spettatori ed era per grandezza il secondo teatro classico della Sicilia dopo quello di Siracusa.

    Alla seconda fase risale restauri del teatro da parte di Adriano, e molti elementi scenici fatti costruire da Traiano.

    La terza fase è quella della trasformazione da teatro ad anfiteatro con la sostituzione delle gradinate dell’ordine inferiore con corridoio voltato anulare da cui si raggiungeva un locale ipogeico al centro dove erano collocate attrezzature e macchine sceniche e le stesse gabbie per le belve.

    Descrizione della struttura




    La cavea constava di 9 cunei, o settori di gradinate e ai posti delle file superiori si accedeva dall’esterno attraverso una rampa con scalette a forbice. Sulla sommità della cavea, sul muro di fondo, si aprono 36 piccole nicchie semicircolari e rettangolari, originariamente arricchite da una sequenza di colonne di granito.

    Dietro correva un doppio portico con copertura a volta, crociera quello interno, quello esterno a botte.Il corridoio esterno invece era utilizzato per il deflusso degli spettatori a fine spettacolo.

    Il muro di fondo verso l’esterno era caratterizzato da una serie di arcate che poggiavano su 46 grandi pilastri, per un tratto ricostruiti. Il loggiato sopra la volta era in legno e gli spettatori potevano guardare tra le colonne.

    La scena (proscaenium) che presentava un frons scaenae forse del II secolo d.C., su cui poggiava un podio rivestito in marmo, era decorata da doppio ordine di colonne corinzie con marmi pregiati sia importati che del tipico marmo rosa di Taormina.

    Alcune di queste colonne oggi si trovano a reggere ancora oggi le arcate dell’interno della cattedrale. Tre grandi porte, tra cui quella più grande centrale chiamata Porta Reggia o Reale, fiancheggiate da nicchie semicircolari e rettilinee, dove erano inserite statue marmoree, aprivano il grandioso scenario con un meraviglioso panorama sul golfo di Naxos e con sullo sfondo il vulcano Etna.

    Ai lati occidentali e orientali della scena si trovavano due ampie sale voltate, le versurae in latino, per l’afflusso del pubblico. A una fase assai tarda risale la realizzazione del portico retrostante la scena (porticus post scaenam), un muro di avanzamento fatto da pietre impastate con malta rivestito in mattoni rossi come tutto il teatro.

    Utilizzi del Teatro




    Tra il periodo greco e il primo periodo romano il teatro venne utilizzato come edificio per le rappresentazione classiche. In avanzata e tarda età imperiale l’utilizzo del teatro fu esclusivo ai combattimenti dei gladiatori, con l’orchestra che mutò in arena con laggiunta di una fossa centrale e galleria anulate, dove si organizzavano anche le venationes con bestie feroci e talvolta le naumachie, le così dette battaglie navali.

    Nel 365 d.C. un terribile terremoto che colpì anche la costa tirrenica della Sicilia, la Grecia e parte dell’Africa settentrionale, distrusse quasi totalmente il teatro che lo portò ad una fase di abbandono, anche a causa della vegetazione spontanea che qui vi cresceva.

    Fu poi successivamente utilizzato come cava di pietra. Il suo abbandono probabilmente è da ascriversi anche con l'assedio dei Vandali e con il conseguente decadimento dell'Impero.

    Durante il Medioevo, l’edificio scenico e le due turris scalae vennero utilizzate come residenza palaziale a testimonianza le ancora visibili finestre che si aprono sulla grande sala laterale di destra.

    Durante il periodo del Grand Tour crebbe la fama romantica dell’edificio, un monumento decaduto, attorniato da rigogliosa vegetazione. Nel 1787 Goethe visitò il teatro rimanendo estasiato dal bel panorama che si ammirava dalla cavea.

    Ristrutturazione




    Tra il 1861 e 1871 c’è il primo tentativo di ristrutturazione da parte dell’architetto Francesco Saverio Cavallari con il ricollocamento di alcune colonne.

    In realtà si trattò di una rimodulazione come soluzione alla ricostruzione impropria che se ne fece agli inizi dello stesso secolo, che non risultò fedele alla realtà architettonica storica, ma che si decise in parte di mantenere onde evitare ulteriori rimaneggiamenti.

    Un'ulteriore ristrutturazione si ha negli anni '50 del 1900 da Archeologo Bernabó Brea che decide di rifare i gradini della cavea con i vari cunei utilizzando i mattoni dello stesso colore e materiale, cercando di renderla più fedele possibile.

    Il Teatro dagli anni ‘50 ad oggi




    A partire dagli anni 50 il teatro è stato impiegato come struttura teatrale all'aperto per varie forme di spettacolo che spaziano dal teatro ai concerti, dalle cerimonie di premiazione del David di Donatello ai concerti sinfonici,dall’opera lirica al balletto.

    Dal 1983 è sede di Taormina Arte, manifestazione di spettacoli che si svolge tutti gli anni nel periodo estivo, e del TAORMINA film festival.

    Nel 2017 il teatro è stato il palcoscenico per dei concerti nonché per la sfilata principale del G7 tenutosi a Taormina. Il teatro, oggi, ha una capienza agibile di 4500 posti a sedere. Sulla parte collinare del teatro si colloca un interessante Antiquarium.

    Alle pendici nord ed est del teatro si estende un vasto parco demaniale dalla ricca vegetazione a macchia mediterranea. Scendendo dal Teatro, a sinistra si apre una bella scalinata dedicata a Timoleone, generale di Corinto che a Taormina aveva istituito il suo quartier generale, e che liberò la Sicilia dai Tiranni e dal pericolo cartaginese.

    La scalinata imita quella di Trinità dei Monti in Piazza di Spagna a Roma, e qui in onore alla scalinata romana, ogni anno, nel mese di Maggio, vi sono esposte piante di azalee. Inoltre si può ammirare lo splendido palazzo dove visse Lady Florence Trevelyan, moglie del professor Salvatore Cacciola, ricca Lady inglese che fece costruire i giardini pubblici.

    La Ricostruzione in 3D





    Il progetto ha riguardato la realizzazione di quattro filmati commissionati dal parco archeologico di Naxos-Taormina in occasione del vertice del G7 tenutosi a Taormina il 26-27 maggio 2017.

    Si tratta di una serie di filmati che restituiscono il più fedelmente possibile un'ipotetica ricostruzione dei luoghi che fanno parte del Parco Archeologico di Taormina e Giardini Naxos con un focus particolare sul Teatro e le varie fasi.

    Citazioni sul Teatro Antico di Taormina




    Se ci si colloca nel punto più alto occupato dagli antichi spettatori [del Teatro antico], bisogna riconoscere che mai, probabilmente, un pubblico di teatro si vide davanti qualcosa di simile. Sul lato destro si affacciano castelli dalle rupi sovrastanti; più lontano, sotto di noi, si stende la città e, nonostante le sue case siano d'epoca recente, occupano certo gli stessi luoghi dove in antico ne sorgevano altre. Davanti a noi l'intero, lungo massiccio montuoso dell'Etna; a sinistra la sponda del mare fino a Catania, anzi a Siracusa; e il quadro amplissimo è chiuso dal colossale vulcano fumante, che nella dolcezza del cielo appare più lontano e più mansueto, e non incute terrore.

    (Johann Wolfgang Von Goethe, "Viaggio in Italia", 1817)
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    Naumachia




       

    Perché visitarla: parallela al Corso, tra le viuzze si scorge l'apparato romano erroneamente identificato come ruderi di una struttura sfruttata per le battaglie navali d'intrattenimento.

    Da non perdere: passeggiare e perdersi per le viuzze di questa zona, piene di negozi di artigianato, souvenir e specialità gastronomiche tipiche.
      





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    Visita 24/24 - 7/7

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    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
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    Descrizione




    Lungo 122 metri e alto 5, si tratta di un muraglione in laterizio alternato da nicchie che dovevano contenere statue e che doveva essere il prospetto di un ninfeo che si sovrappone a una stoà o a un portico.

    All’estremità sud della zona si può ancora vedere una porzione ancora visibile del basamento.

    Com’era consuetudine questo tipo di monumenti dovevano affacciarsi all’agorà o piazza, delimitando un lato e creando uno spiazzo terrazzato su un altro livello.

    Sembra che di questa zona o in una delle nicchie fosse collocata la statua di un Apollo in marmo di cui venne rinvenuto il torso, oggi in esposizione al Museo Badia Vecchia.

    Ipotesi sul Luogo




    L’equivoco che si trattasse di un luogo dove venivano inscenate battaglie navali lo si dedusse dalle forme e dal fatto di avere delle fontane e dei condotti idrici che in realtà creavano il ninfeo. Altre ipotesi teorizzano invece gli spazi di un gymnasium.

    Anche grazie alle precedenti testimonianze grafiche, come i preziosi acquerelli di Jean Houel, si risalì all’identità successiva del luogo: un grande serbatoio d’acqua alle spalle della struttura in laterizio. Gli scavi condotti per dei lavori edilizi soprastanti hanno accertato tali ipotesi.

    Furono successive modifiche al luogo a stravolgere e rendere criptica la destinazione d’uso di questa zona della città. Nuove costruzioni vi vennero addossate ed edificate al di sopra, e le pareti furono senz’altro spogliate dei marmi, delle statue e dei fregi che sicuramente decoravano la struttura.

    Sistema Idrico di Taormina




    Ciò ci restituisce un’importante testimonianza sul rifornimento idrico e i sistemi utilizzati in epoca greca e romana.

    Mentre prima ci si affidava a delle cisterne, nella prima e media età imperiale vennero edificati due importanti acquedotti e dei grandi serbatoi, uno dei quali è ancora in funzione integrato al moderno acquedotto in contrada Giafari.

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    Monte Tauro e Castello Saraceno




       

    Perché visitarlo: è testimone, il Monte Tauro, delle origini archeologiche che hanno reso grande e affascinante questo luogo.

    Il percorso che conduce al Castello è anche una via crucis amata da molti religiosi e uno splendido luogo da cui poter ammirare i migliori panorami.

    Da non perdere: per i più sportivi raggiungere anche Castelmola a piedi dove poter godere della scoperta del bellissimo borghetto arroccato.
      





    Visita 24/24 - 7/7

    Il Castello è raggiungibile a piedi percorrendo una Via Crucis che si conclude a Castel Mola
    Prendendo il sentiero della salita del Castello qui

    Importante: Si tratta di una camminata che può rivelarsi intensa e a tratti impervia: munirsi di cappello, acqua e scarpe chiuse nella stagione estiva.

    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

    Guarda prezzi e orari qui

    🚆 Taormina è raggiungibile in treno, inserendo come destinazione Taormina - Giardini e prendendo da lì la funivia che porta fino a Taormina.

    € Biglietto treno da 4,70 a 8,50 €

    Guarda prezzi e orari qui

    Monte Tauro




    Sulla Rocca di Monte Tauro a quasi 400 m.s.l.m. si trova il Castello di Taormina, detto anche Castello Saraceno per le sue presunte origini.

    Questo punto fu assai strategico per le popolazioni che controllavano questo territorio, avendo il controllo di tutta la valle dell’Alcantara ma soprattutto delle incursioni piratesche dal mare.

    In epoca greca sembra che in questo luogo sorgesse l’acropoli inferiore di Tauromenion, quella superiore infatti era Castemola. Le due unità con i rispettivi nuclei abitativi e le proprie fortificazioni venivano denominati castrum inferior e castrum superius.

    Gli Arabi




    La tradizione vuole che furono gli arabi a costruire il castello di Taormina nonostante ancora le origini sono dubbie. Tuttavia è molto probabile che fu un’importante roccaforte, addirittura centro fortificato di una delle unità amministrative che dividevano in 5 parti il territorio della Sicilia tra le varie potenze arabe.

    Inespugnabile quando i Normanni assediarono Taormina nella campagna di conquista della Sicilia e trovarono nel baluardo fortificato un imponente ostacolo da espugnare.

    Dalle testimonianze di Goffredo Malaterra il Conte Ruggero decise di edificare delle torrette in legno attorno al Castello in maniera tale da tagliare aiuti e rifornimenti alla struttura e costringerla alla capitolazione.

    Dai Normanni alle epoche più recenti




    Sono di gusto federiciano la maggior parte delle caratteristiche architettoniche giunteci nonostante le sue origini siano sicuramente antecedenti. Durante il regno dello Stupor Mundi il Castello apparteneva a un nobile castellano che ne curò il sistema difensivo.

    Risalgono invece al XV secolo altre modifiche e l’edificazione della Torre Malvicino, mentre successivamente si trasformò in luogo di culto dedicato alla Madonna della Rocca e luogo di cerimoniali.

    Stato di Conservazione




    Oggi nonostante sia attualmente chiuso, è raggiungibile tramite una lunga scalinata simboleggiante e recante le stazioni della Via Crucis, con il santuario dedicato alla Madonna della Rocca. All’arrivo la vista mozzafiato e la suggestione del luogo ripagano della fatica.

    I muri che conservano la struttura celano in realtà gli interni completamente crollati. Normalmente se fosse aperto, si accede al castello attraverso una porta e degli accessi intagliati nella roccia in cui si attraversano quelli che erano i luoghi presidiati in alto dai camminamenti.
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    Duomo di Taormina




       

    Perché visitarlo: luogo principale di culto e meta obbligata lungo il Corso Umberto che abbraccia l'omonima Piazza.

    Sarà l'occasione per prendere un gelato o rinfrescarsi con le acque della bellissima fontana di fronte.

    Da non perdere: sedersi in un tavolino della Piazza per godersi l'atmosfera taorminese, con in mano un drink o un bel gelato.
      





    Aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 20:00
    Orari messe qui

    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

    Guarda prezzi e orari qui

    🚆 Taormina è raggiungibile in treno, inserendo come destinazione Taormina - Giardini e prendendo da lì la funivia che porta fino a Taormina.

    € Biglietto treno da 4,70 a 8,50 €

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    Descrizione




    La Basilica Cattedrale di San Nicolò di Bari, più comunemente nota come Duomo di Taormina è il principale luogo di culto della città, ubicato nell’omonima Piazza, nota per la sua splendida fontana dalle acque potabili.

    Appartiene all'arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, vicariato di Taormina sotto il patrocinio di San Pancrazio Vescovo, arcipretura di Taormina, parrocchia di San Nicolò di Bari.

    I culti all’interno della chiesa sono rivolti oltre che a San Nicola di Bari a San Pancrazio di Taormina, che fu discepolo di San Pietro nel corso del suo passaggio in Sicilia lungo la costa ionica e nominato in seguito primo Vescovo della diocesi di Taormina.

    Storia




    In realtà la prima vera cattedrale documentata come sede della diocesi di Taormina è la Chiesa di Francesco di Paola, dove il vescovo Procopio venne ucciso dall’aravo Ibrahim. Taormina fu purtroppo vessata da continue invasioni arabe che spesso culminavano con lo sterminio della popolazione.

    Tra le vessazioni c’era anche la restrizione della libertà di culto cristiano che rifugiò la propria diocesi a Troina assorbendo quella di Taormina e decretando la soppressione della diocesi taorminese in epoca normanna.

    In epoca medievale, i tipici modelli di feudalesimo e l’uso comunitario di Piazza Duomo come centro civile, portarono la popolazione a volere un edificio che risorgesse sulle fondamenta della Chiesa di San Nicola.

    Edificata come ecclesia munita, la chiesa sorge con caratteristiche tipiche dell’architettura romanica e gotico-siciliana. Si ipotizza che le colonne delle navate appartengano originariamente al Teatro Antico.

    Modifiche successive




    Risalgono a riedificazioni successive tra XV e XVI secolo le realizzazioni dei portali rinascimentali, mentre sono successive, del XVII secolo, il portale barocco sul prospetto principale assieme alle mense marmoree addossate alle pareti e le cappelle interne nelle absidi laterali.

    Armando Dillon che negli anni Quaranta curò buona parte del restauro taorminese, decide di riportare in luce le strutture più antiche, rimuovendo anche degli stucchi barocchi e ripristinando il sistema di coperture a terrazzo sulle navate.

    Nel 1980 Papa Giovanni Paolo II la eleva a Basilica Minore.

    Struttura ed Esterni




    La tipica struttura a croce latina manifesta le chiare origini medievali, con tre navate e tre absidi.

    La navata centrale è sostenuta da sei colonne in marmo rosa presumibilmente riconducibili al Teatro Antico.

    Il soffitto ha grandi travi in legno con mensole intagliate a motivi arabo-goticheggianti. Di grande pregio il portale restaurato nel 1936 e il rosone centrale in stile rinascimentale.

    Denominata “Cattedrale-Fortezza” la chiesa ebbe per lungo tempo ruolo di ecclesia munita e anche il suo aspetto severo manifestava chiaramente le sue funzioni difensive.

    Dalla facciata spiccano merlature a corona, nel retro emerge il bastione a torre sul quale furono poi messe le campane nel 1750.

    Portali




    Facciata principale: ospita il portale inserito fra le due monofore del Quattrocento con arco ogivale, in alto uno dei tre rosoni in pietra di Siracusa tipico dell'arte rinascimentale. Fu rifatto nel 1636, per decisione dei Giurati del tempo come si legge sulla iscrizione in lapide.

    Portale rinascimentale: manufatto rinascimentale di scuola gaginesca risalente al XV secolo. Ha scolpite 11 figure per lato. I due vescovi a figura intera (Nicola e Pancrazio), nei medaglioni San Pietro, Paolo e Re Davide. Le altre figure sono gli evangelisti.

    Portale ovest: risale al XV secolo ed è anch’esso di scuola gaginesca, tutto decorato in pietra lavica ad eccezione dell’architrave in pietra taorminese, con decori simbolici.

    Portale est: risalente al XVI secolo, espressione dei caratteri del gotico siciliano, dall’ogiva polilobata e strombata.

    Interno




    Nella navata destra la teoria di mense marmoree senza sopraelevazione ospitano diverse opere tra cui un dipinto di Antonino Giuffrè e un polittico di Antonello de Saliba.

    Nella navata sinistra spiccano un’opera di Alfonso Franco, una statua di Sant’Agata attribuita a Martino Montanini e commissionata dai Corvaja, infine un’acquasantiera in marmo rosa di Taormina.

    L’absidiola destra e sinistra conservano infine manufatti raffiguranti i soggetti della Vergine, Cristo, San Pancrazio e Nicola di Bari.
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    Villa Comunale di Taormina




       

    Perché visitarlo: i bellissimi giardini della villa comunale è un incantevole luogo immerso nel verde e dalle origini interessanti; la perfetta e rilassante conclusione dopo una passeggiata nelle brulicanti viuzze del centro.

    Da non perdere: la passeggiata lungo il tratto panoramico che si affaccia sulla baia sottostante di Naxos.
      





    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Visita ore 8:00 - 20:00 - 7/7

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

    Guarda prezzi e orari qui

    🚆 Taormina è raggiungibile in treno, inserendo come destinazione Taormina - Giardini e prendendo da lì la funivia che porta fino a Taormina.

    € Biglietto treno da 4,70 a 8,50 €

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    Storia e Lady Florence Trevelyan




    La Villa Comunale di Taormina costituisce un fondamentale angolo naturale a fianco del centro città, un polmone verde in cui rilassarsi e raccogliersi rispetto alla mondanità del centro.

    Si tratta di un piccolo parco prospiciente sul mare, dall’elegante passeggiata e la vista mozzafiato sulla baia sottostante.

    La villa era originariamente di proprietà di Lady Florence Trevelyan, una nobildonna scozzese imparentata alla regina Vittoria, che dovette abbandonare il proprio paese dopo l’accusa di una relazione con l'erede al trono d'Inghilterra Edoardo VII.

    Arrivata a Taormina nel 1884 Lady Trevelyan si sposò con il dott. Salvatore Cacciola nel 1890 che fu anche sindaco di Taormina.

    Le origini: Hallington Siculo




    Acquistò alcuni terreni a sud del centro cittadino, su cui fece edificare il suo “Hallington Siculo” - come lo chiamava lei - un giardino all’inglese che fosse ricco di piante e con specie particolari di uccelli.

    Comprò anche l’Isola Bella, su cui vi fece edificare un’abitazione e creò un giardino in grado di ospitare particolari piante, molte non autoctone, creando un vero e proprio habitat per l’avifauna locale marina e per alcune particolari lucertole.

    Caratteristiche e successione




    Deceduta nel 1907, il giardino divenne passò alla proprietà del comune dal 1922 e all'interno ancora oggi si possono ammirare delle particolari costruzioni fatte edificare da Lady Trevelyan a scopo ornamentale, chiamate Victorian Follies.

    Vi si trovano anche le pagode, delle strutture in mattoni di appostamento per il birdwatching. La Trevelyan infatti fu un’importante studiosa, pioniera del conservazionismo, naturalista ed esperta di giardini e botanica.

    Probabilmente a una delle sue più importanti volontà testamentarie dobbiamo la straordinaria bellezza incontaminata dell’Isola Bella e dello stesso Giardino, per i quali obbligò espressamente chiunque ne avrebbe preso possesso in futuro la totale preservazione.

    Ibischi, ulivi, magnolie, bouganville coronano i viottoli del giardino, che tra le fronde degli alberi e la spettacolare vista sul mare regalano una vera e propria esperienza imperdibile in questa città.
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    MUSEI CATANIA...


    • Teatro antico 4,5
    • Il teatro romano sorge nel centro della città, per anni inglobato all'interno di vecchi abitati, dagli anni 50' risulta oggi riportato al suo originario splendore, al suo interno si trova anche un Odeon ed un antiquarium.
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Museo di Archeologia dell'Università di Catania 4,4
    • All'interno di Palazzo Ingrassia è situato un piccolo antiquarium che ad oggi costituisce la collezione archeologica dell'Università di Catania.
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Polo Tattile Museale 4,7
    • Grazie alla realizzazione della stamperia Braille, potrete toccare con mano l'arte vivendo un'esperienza sensoriale completamente unica nel suo genere.
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Macs Museo Arte Contemporanea 4,3
    • Situato all'interno della Badia piccola del Monastero di San Benedetto in via Crociferi, espone collezioni permanenti di artisti contemporanei e diversi mostre temporanee.
      Intero 5€/ Ridotto studenti 3.50€/ Bambini 2€
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Museo Emilio Greco 3,9
    • Situato all'interno del Palazzo Gravina Cruyllas, all'interno delle sale contiene circa 150 opere di litografia autografate dall'artista catanese Emilio Greco.
      Biglietto Gratuito
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Casa Museo Giovanni Verga 4,3
    • Casa Natale d'infanzia del Maestro del Verismo, dichiarato monumento nazionale letterario.
      Intero 4€/Ridotto 2€
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Museo civico Castello Ursino 4,3
    • Castello costruito sotto Federico II di Svevia nel XII sec. , oggi ospita le collezioni permanenti appartenute ai monaci Benedettini, al mecenate catanese Ignazio Paternò Castello e altri lasciti come dipinti di scuola napoletana.
      Intero 6€/Ridotto 3€/scuole 2€
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Orto Botanico 4,5
    • Giardino botanico diretto dal Dipartimento di scienze biologiche, geologiche e ambientali, ospita piu' di 160 varietà di piante tra endemiche ed esotiche.
      Ingresso gratuito
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Museo Diocesiano 4,4
    • Il museo custodisce arredi storici liturgici acquisiti nel corso del tempo da chiese, monasteri e conventi nel vasto territorio della diocesi.
      Intero 7€/ Ridotto 4€ - Cumulativo Museo + terme intero 10€ /Cumulativo ridotto 6€ -Terrazze panoramiche 3€
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Museo storico dello sbarco in Sicilia- 1943 4,7
    • Museo storico che ripercorre la storia locale durante la seconda guerra mondiale attraverso mostre multimediali coinvolgenti.
      Biglietto intero 4€ /Ridotto 2€
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Terme achilliane 4,0
    • Strutture termali risalenti al IV-V sec. di cui una porzione si trova al di sotto del Duomo di Sant'Agata.
      Biglietto intero 5€ - Cumulativo Museo Diocesiano + terme intero 10€
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Museo civico belliniano 4,3
    • Casa Natale del pianista e compositore Vincenzo Bellini, oggi adibita a Casa Museo all'interno del Palazzo Gravina Cruylias.
      Biglietto intero 5€
      ☞ Aggiornamento orari  

    ...E DINTORNI!


    • Museo civico del castello normanno di Acicastello (CT) 4,3
    • Il Museo civico si trova all'interno del Castello Normanno risalente al XII sec., al suo interno ospita oggi le collezioni: mineralogica, paleontologica e archeologica.
      Bambini da 7 a 10 1€ - Da 11 a 65 anni 3€
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Il teatro museo opera dei pupi - Acireale (CT) 4,3
    • I pupi e i cimeli dell'opera esposti e illustrati dal maestro puparo Turi Grasso che da anni fa la storia della cultura popolare e artigiana siciliana.
      Ingresso libero
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Museo del Carretto Siciliano Gullotti - Bronte (CT) 4,6
    • La famiglia Gullotti da generazioni porta avanti la tradizione dei mastri carrettieri, che in questo museo mostra ruote, pennacchi, sponde appartenenti a carretti e calessi, il tutto in una miriade di colori.
      ☞ Aperti solo su appuntamento  
    • Museo della civiltà contadina - Nicolosi (CT) 4,0
    • Una casa museo che ripercorre lo stile di vita contadino di un tempo, il tutto in un paese ai piedi dell'etna.
      ☞ Aggiornamento orari  
    • Casa della Musica e della liutera medievale - Randazzo (CT) 4,0
    • Visita alla scoperta degli strumenti musicali antichi, realizzati,illustrati e suonati a giro dal maestro Giuseppe Severini.
      ☞ Visita su prenotazione  

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Statuetta di un giovane nudo
    Museo di archeologia dell'Università di Catania - Palazzo Ingrassia



    Ritrovata nei pressi di Capo Soprano a Gela, questa statuetta è realizzata in pietra calcarea è datata al III a.C. , nella sua semplicità mostra un giovane nudo in posa, lo stile di esecuzione è quello della scuola di Lisippo. Caratteristica fondamentale è la classicità rinvenuta sia nelle forme anatomiche che nella capigliatura, probabilmente il soggetto doveva essere un giovane atleta, nel rispetto dei canoni della scuola di esecuzione.

    Fonte: Obiettivo Catania

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Lastra con Delfino
    Antiquarium ex Casa Pandolfo - Teatro Antico (Catania)



    Questa pregevole lastra con delfino rappresenta un ritrovamento nella zona dell'orchestra durante gli scavi del 2006, oggi si trova al piano terra all'interno dell'ex Casa Pandolfo divenuto antiquarium del Teatro antico.

    La lastra ebbe diversi usi, durante il periodo romano ricopriva un condotto, in origine il reperto realizzato in marmo venato doveva appartenere al bracciolo del sedile d'onore della proedria, ovvero il sedile d'onore destinato alle alte cariche autoritarie. Il simbolo del delfino in uso nella Sicilia antica, fu utilizzato anche nella monetazione siracusana come richiamo al mare, è possibile riconoscerlo anche all'interno della VIlla del Casale.

    Fonte: Parco Archeologico e Paesagistico di Catania e della Valle dell'Aci e Catania Antica
    Foto d'archivio di Obiettivo Catania

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    I primi poeti italiani alla corte di Federico II - Michele Rapisardi (1854)
    Olio su carta intelata, Museo Civico Castello Ursino (CT)



    L'opera esposta mostra un bozzetto preparatorio di un dipinto eseguito nel 1854 da Michele Rapisardi per la prima Esposizione nazionale a Firenze del dipinto storico finale, oggi perduto.

    L'ambientazione ha uno stile architettonico arabegiante, dove sono proposte diverse figure che tengono in mano strumenti, intenti a cantare o recitare. Siamo all'interno della corte di Federico II di Svevia a Palermo, dove al suo cospetto appaiono i trovatori provenzali nell'intento di tradurre la poesia in volgare italiano. Le figure piu' distinguibili sono i figli di Federico II, Manfredi ed Enzo, e i due maggiori esponenti della scuola, il giurista Iacopo da Lentini all'estrema sinistra e il cancelliere Pier delle Vigne al centro con il Liuto.
    L'imperatore è relegato invece sullo sfondo, quasi in secondo piano, a significare che la cosa piu' importante era l'esigenza di uniformare una lingua comune nel nuovo stato italiano.

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Testa di Ofelia Pazza - Michele Rapisardi (1865)
    Olio su tela, Museo Civico Castello Ursino (CT)



    L'opera rappresenta la figura a mezzo busto di Ofelia, ritratta probabilmente dopo il litigio tra lei e l'amato Amleto che dopo tale delusione la condurranno alla follia. In questo dipinto lo sguardo di Ofelia assume un riscatto vero e proprio, da figlia obbediente costretta a spiare l'amato per conto del padre a donna ribelle e piena di rancore.

    La bravura del maestro Rapisardi sta proprio nell'aver colto negli occhi della donna la follia vera e propria, sono molti i visitatori che durante le visite si sentono rapiti dal suo sguardo, tanto che molti affermano di aver subito il suo potere ipnotico.

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    I Vespri Siciliani - Michele Rapisardi (1864)
    Olio su tela, Museo Civico Castello Ursino (CT)



    Il culmine dell'arte del maestro Rapisardi si può cogliere nella sua opera di punta, nata dall'influenza dell'ambiente accademico e del gruppo del Caffè Michelangelo a Firenze, dove apprende la pittura a macchia.
    Ma la sua piu' grande espressione è data dalle tematiche e dagli stili del repertorio romanticista, dove riesce ad esprimere al meglio la sua arte. Così come contributo alla città natale il pittore decide di dedicare un'opera che ritrae l'inizio della guerra dei vespri scoppiata nel 1282.

    Al centro, una donna vestita di bianco appare in un abbandono emotivo, inerme dopo aver subito la violenza da parte di un soldato francese che ha scatenato l'ira della folla, alle sue spalle i rivoltosi siciliani urlano vendetta mentre un uomo in basso a destra sta per infilzare un soldato. Due fidanzati sulla destra indicano e osservano la scena, l'autore qui ha voluto cogliere l'essenza del popolo siciliano, dove la drammaticità e il senso di giustizia pervade ogni animo, un omaggio ad uno dei momenti piu' significativi della storia Siciliana.

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Natività con i santi Lorenzo e Francesco D'Assisi - Paolo Geraci (1627)
    Olio su tela, Museo Civico Castello Ursino (CT)



    L'opera in questione rappresenta un copia fedele del dipinto originale realizzato dal pittore italiano Caravaggio, quadro trafugato nella notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969 dall'Oratorio di San Lorenzo a Palermo e mai piu' recuperato.
    La commissione al Geraci, fu una richiesta di don Gaspare Orioles, solo nel 1826 fu donata al Comune di Catania dal presidente della Suprema Corte di Palermo Giovan Battista Finocchiaro.
    La tela narra la nascita del cristo, dove i personaggi rispecchiano le figure popolane del tempo, San Giuseppe viene rappresentato di spalle mentre si rivolge ad un pastore, accanto San Francesco d'Assisi e a sinistra di scorge San Lorenzo. Al Centro la Madonna assume uno sguardo triste, quasi a predire il destino del figlio, ciò che caratterizza l'opera sono i colori cupi e i giochi di luce tipici dello stile caravaggesco e che il Geraci ha saputo cogliere a pieno.

    Fonte: Obiettivo Catania

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Fercolo di Sant'Agata - Vincenzo Archifel (1522)
    Museo Diocesiano (Catania)


    All'interno del Museo Diocesiano nella sala denominata del "Fercolo" si trova la "vara" che trasporta le reliquie di Sant'Agata patrona della città di Catania.
    Il fercolo si mostra come uno degli esempi di arte orafa catanese del XVI e XVII sec., realizzato da Vincenzo Archifel mastro argentiere della città nel 1522. Molto elegante, con una forma a tempietto rettangolare sostenuto da sei colonne corinzie che supportano la trabeazione interamente decorata da fogliame e festoni. Sulla sommità si scorgono i simboli legati alla vita di Sant'Agata, la corona, il giglio e una palma ad indicare il martirio e la verginità, al culmine la croce sul globo.

    Intorno alla trabeazione si stagliano invece dodici statuette rappresentanti i Santi Apostoli, provenienti dalla prima antica opera della vara sono invece le formelle sbalzate con motivi a candelabro e cariatidi che rappresentano gli episodi degli atti del Martirio. Dagli atti si assume infatti che la vara esisteva già nel 1519 in sostituzione della precedente fatta in legno e che fu poi decorata in argento proprio dall'Archifel.

    La vara ha subito diversi rimaneggiamenti a causa dei furti nel 1890 e dai bombardamenti del 1943.
    La processione della Santa Martire catanese avviene dal 3 al 5 febbraio ogni anno.

    Fonte: Museo Diocesiano Catania

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Busto Reliquiario di Sant'Agata - Giovanni di Bartolo (1376)
    (Cattedrale di Catania)



    La statua argentea realizzata nel 1376 rappresenta il busto della Santa patrona di Catania, dove al suo interno sono contenute le reliquie di Sant'Agata.
    Il busto è opera dell'artista Giovanni di Bartolo incaricato dal vescovo di Catania Marziale, secondo il volere di Papa Gregorio XI, l'opera doveva essere interamente ricoperta da piu' di 300 gioielli, donati dai fedeli come ex voto.
    Sul capo della Santa spicca il gioiello piu' importante di tutti, ovvero la corona d'oro composta da 13 placche rettangolari decorate da pietre preziose, donato dal regnante inglese Riccardo Cuore di Leone.
    Tra gli altri gioielli si menzionano: due angeli in argento ai lati del busto, una collana del XV realizzata con smeraldi, una grande croce del XVI sec, il collare della Legion d'Onore francese del musicista Vincenzo Bellini, un anello della Regina Margherita e altri doni ad opera del Vescovo Dusmet e delle famiglie nobili dei Francica, Nava e Ventimiglia.

    Fonte: Circolo Sant'Agata

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Sacra Famiglia - Antonio Cavallucci(1790)
    Pinacoteca Museo Diocesiano (Catania)



    Dipinto di particolare bellezza proveniente da Roma e commissionato dal monaco benedettino Raffaele De Leyva per la Chiesa di S. Nicolò l'Arena, dove non fu mai esposto.
    Le fonti ci dicono che il frate ne era particolarmente affezionato e probabilmente per anni venne tenuto all'interno della sua stanza personale, per poi finire tra le collezioni Benedettine e dopo le leggi di incameramento dei beni ecclesiastici esposta al Museo Diocesiano.

    Fonte: Museo Diocesiano Catania

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Reliquario di S. Euplio
    Museo Diocesiano (Catania)



    All'interno del museo diocesiano è custodito il reliquiario antropomorfo del 1795, opera di un orafo messinese che ha pensato ti utilizzare l'argento sbalzato, decorato da rame dorato per contenere le reliquiere di S. Euplio.
    Euplio in origine era il diacono della chiesa di Catania, ma durante il periodo delle persecuzioni cristiane ad opera di Diocleziano nel 304 d.C., il diacono venne decapitato con la bibbia al collo poichè si rifiutava di rinunciare alla sua fede. Insieme a Sant'Agata e S. Berillo, S. Euplio dal XII secolo viene considerato compratrono della città di Catania.

    Fonte: izitravel

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Mausoleo del Vescovo Galletti di Catania -Nicolò Mignemi(XVIII)
    Cattedrale di Sant'Agata (Catania)



    Spettacolare monumento commemorativo dedicato al Vescovo Pietro Galletti vissuto tra il 1664 e il 1757, realizzato in marmo di porfido rosso e cipollino presenta una struttura schematica piramidale.
    Il vescovo è ritratto al centro seduto sulla sedia episcopale all'interno di un finto sipario e racchiuso da delle semi-colonnine, al di sotto due mori reggono il sarcofago, segno di sottomissione degli arabi dopo l'opera di ricristianizzazione avvenuta sotto i normanni.

    La figura del Vescovo Galletti risulta essere quella di un militante della Chiesa Cattolica, fu l'unico reggente del Sant'Uffizio dell'Inquisizione della Sicilia. Amante delle arti, fu lui stesso a volere che la Cattedrale di Sant'Agata si riempisse di belle opere e molto probabilmente fu lui stesso che progettò il mausoleo, secondo il suo gusto, il risultato è un ricco complesso architettonico.

    Fonte: Obiettivo Catania

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Sine pietate - Fatima Messana (2015)
    MacS Museo d'Arte Contemporanea (Catania)



    Opera d'arte contemporanea di estrema bellezza e forte impatto, è stata realizzata dall'artista russa Fatima Messana con la tecnica del vetro resina.
    La particolarità dell'opera sta nell'aver reinterpretato sotto una luce diversa l'opera originale della "Pietà di Michelangelo", il titolo "Sine pietate" significa appunto "senza pietà", secondo un'interpretazione allegorica sta a rappresentare la mancanza di empatia nella società moderna, che ha reso l'uomo sempre piu' freddo e distaccato dalle sue emozioni.

    Fonte e foto di Archivio: Obiettivo Catania

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Catania raggiunta dalle colate laviche dell'eruzione dell'Etna del 1669 - Giacinto Platania
    Sagrestia - Cattedrale di Sant'Agata (Catania)



    Il dipinto realizzato dall'artista acese Giacinto Platania è custodito all'interno della Sagrestia della Cattedrale di S. Agata, rappresenta la colata che nel 1669 modificò per sempre l'aspetto della città Etnea.
    L'affresco con prospettiva a "volo d'uccello" mostra l'eruzione in dettaglio, sfociata da una frattura magmatica sulla parte occidentale dell'Etna, dove oggi sorgono i Monti Rossi, da qui il corso della colata proseguì ricoprendo i paesi di Malpasso (oggi Belpasso), Mompilieri, San Pietro, Campo Rotondo, Mascalucia, San Giovanni Galermo e Misterbianco fino colmare la principale fonte idrica di Catania costituita dal Lago di Nicito, in principio ampio 3 km, per poi giungere a ridosso delle mura della città. In particolare evidenzia come un tempo il Castello Ursino raffigurato sulla sinistra, si trovasse al ridosso delle mura e quindi con vista sul mare, subito dopo questa colata si creò uno sbarramento che impediva agli abitanti di recarsi alle campagne vicine, anch'esse distrutte. La colata non causò molti morti, che invece arrivarono piu' tardi, con le carestie e le pestilenze che inondarono la città ormai rimasta isolata e piena di sfollati.

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Sant'Agata in carcere- Dipinto Ignoto
    Chiesa di Sant'Agata alle Sciare (Catania)



    Il dipinto che raffigura Sant'Agata in carcere, custodito nella settecentesca Chiesa di Sant'Agata alle Sciare, quasi sconosciuta ai catanesi, è legato profondamente ad un evento miracoloso che ne ha segnato la storia e dunque la successiva edificazione della Chiesa.
    Infatti durante la colata lavica del 1669 che travolse la parte ad est della città, le mura vennero sovrastate dal magma rovente, e subito dopo si investì anche un'altarino dedicato alla santa patrona della città, che custodiva al suo interno questo quadro miracoloso che continuò a galleggiare sul fiume di fuoco fino a giungere in mare illeso.
    Per molti abitanti questo fu un segno miracoloso che salvò la città di Catania, così a seguito venne eretta la Chiesa e posto il quadro al centro dell'altare, dove risiede ad oggi.

    Fonte e foto di Archivio: Catania Blog

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Santa Maria la Scala con Santa Venera e Santa Tecla - Giacinto Platania
    Chiesa di Santa Maria La Scala (Acireale)



    La tela racchiude in una struttura piramidale, l'immagine di Maria con il bambino in braccio, circondata da due angioletti nell'atto di porre la corona sul capo, sulla sinistra e destra altri due angioletti contemplano l'avvenimento.
    Di particolare bellezza è il manto azzurro che risalta la scena, mentre Gesu' rivolge il suo sguardo a Santa Venera sulla sinistra, Maria guarda in basso.
    Nel registro inferiore si trovano Santa Venera e Santa Tecla, ovvero la patrona e compatrona di Acireale.
    Sulla destra Santa Tecla ha un aspetto giovane e lineare, tiene in mano il crofisso sulla destra e sulla sinistra un vangelo, simbolo delle sante predicatrici.
    Sulla sinistra Santa Venera ricambia lo sguardo del Bambino, con la mano destra mostra i segni iconografici dei tre martiri subiti.
    La scala accanto quest'ultima rappresenta il culto di Santa Maria La Scala e inoltre simboleggia un raccordo simbolico fra l'uomo e il divino, al centro è invece rappresentata la distruttiva eruzione del 1669.

    Fonte e foto di Archivio: storiofiliaci.it

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Ambasceria di Giovanni Paternò al Pontefice Eugenio IV nel 1444 - Giuseppe Sciuti (XIX)
    Palazzo Manganelli (Catania)



    Il dipinto si trova all'interno dello storico Palazzo Manganelli, in particolare nella stanza del tabacco, luogo dove la nobilità del 700' trascorreva le giornate, il dettaglio particolare è dato appunto dal rivestimento delle pareti e del soffitto che sono realizzate in vera pelle con lo scopo di assorbire il fumo.

    All'interno di questa stanza un importante dipinto illustra il momento dedicato alla nascita dell'Università di Catania, la prima facoltà in Sicilia voluta da Alfonso d'Aragona nel 1434, che portò ad una lunga disputa tra la nobiltà e il clero.

    Fonte e foto di Archivio: Obiettivo Catania

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Portale Arco San Giovanni De Fleres -
    Via Cestai 2 (Catania)



    Questo arco rappresenta l'ultimo resto della Chiesa di San Giovanni De Fleres fatta costruire dal Vescovo di Catania Stefano di Siracusa nel 532 d.C. .
    Durante il periodo normanno la Chiesa assunse il nome di San Giovanni di Gerusalemme, fu poi affidata all'Ordine dei Cavalieri Ospitalieri con l'annesso convento che venne adibito a primo servizio sanitario cristiano in città. Il restauro quattrocentesco le ha donato un aspetto goticheggiante, visibile tutt'oggi nel restante arco che assume lo stile denominato "gotico-catalano". La chiesa venne poi demolita nel 1896 per fare spazio all'attuale casa Liotta, in ricordo della chiesa ciò che venne risparmiato fu il solo arco in pietra arenaria, strombato e decorato da motivi floreali.

    Fonte e foto di Archivio: Obiettivo Catania

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Giulio Cesare rifiuta di guardare la testa di Pompeo - Olio su tela Giuseppe Sciuti (XIX)
    Palazzo degli Elefanti (Catania)



    Collocata sulla parete dello scalone monumentale del municipio di Catania, noto come Palazzo degli elefanti, è avvolta in una luce maestosa la grande tela ottocentesca del Pittore di Zafferana Giuseppe Sciuti.
    La tela ricorda l'evento che succede alla battaglia tra Giulio Cesare e Pompeo e che sancisce la sconfitta di quest'ultimo, l'ambientazione è quella dell'antico Egitto e infatti sono degli schiavi egizi a portare al cospetto di Cesare la testa di Pompeo, di tutta risposta infatti il vincitore non rivolge lo sguardo, mentre sulla destra Cleopatra assiste alla scena.

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    Scala fiocco di Nuvola
    Palazzo Biscari (Catania)



    La scala fiocco di nuvola, così chiamata e adorata dal Principe Biscari, rappresenta un opera di architettura rococò che sfida a tutti gli effetti ogni legge della fisica.
    L'intera decorazione è frutto di un manegevole uso dello stucco, che è stato modellato a dovere al fine di realizzare le onde del mare, contornate a sua volta da bordi dorati, per terminare con una pregevole ringhiera in ferro battuto dalle forme curvilinee e spiraliformi.
    La scala conduce al cupolino che si affaccia sul vicino salone delle feste, da cui erano soliti salire i musicisti per poi esibirsi dall'alto.

    Le piu' belle opere di Catania e dintorni


    La vittoria dei catanesi sui libici - Tela/sipario di Giuseppe Sciuti (1883)
    Teatro Massimo Vincenzo Bellini (Catania)



    Opera del pittore etneo Giuseppe Sciuti, questo dipinto fu realizzato nel 1883 per essere collocato appositamente come sipario all'interno del Teatro Massimo Bellini. Le vicende storiche vogliono che lo stesso Sciuti, nel medesimo periodo realizzò un'altra tela per il teatro Massimo di Palermo, viste le rivalità e le ostilità con il capoluogo, fu chiesto all'artista di fare qualcosa di altrettanto scenografico per la sua città. Perciò alla fine la tela, con una superficie di 140 metri quadrati divenne un omaggio alla vittoria trionfale dei catanesi sui libici; un'altra ipotesi vuole invece che questo evento storico mai documentato sia nato dalla fantastia dei falsari Ottavio D'Arcangelo e Pietro Carrera .
    L'ambientazione è quella del Duomo di Catania, immaginato durante il periodo romano, il tempio sulla destra è probabilmente quello di Iside, mentre sullo sfondo si nota l'anfiteatro romano e l'Etna fumante.

    Fonte: Asmundodigisira.com
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    Palazzo Duchi Di Santo Stefano




       

    Perché visitarlo: straordinario esempio di architettura gotica siciliana immersa nel centro della Città.

    Oggi il luogo è sede del Comune e della Fondazione Mazzullo.

    Da non perdere: sedersi in un tavolino della Piazza vicino Porta Catania per godersi l'atmosfera taorminese, con in mano un drink o un bel gelato.
      





    Aperto 9:00 - 12:30 / 15:00 - 18:00 giorni 7/7

    Di seguito sono riportate informazioni utili su come raggiungere Taormina. Il centro storico del piccolo Comune è quasi interamente zona pedonale e quindi non raggiunta dai mezzi, ma ogni sito è facilmente raggiungibile a piedi.

    Interbus da Catania (via Archimede, via Libertà, Corso Italia, via Etnea, piazza Cavour)
    a Taormina (via Pirandello).

    Dal lunedì al sabato:
    partenze dalle 7.00 alle 20.00.

    Domenica e festivi:
    partenze dalle 8.00 alle 20.00.

    Interbus da Messina (P.zza dell Repubblica)

    Durata percorso: 1 ora e 10 minuti circa da Catania, 1 ora circa da Messina

    € Biglietto bus da 4,00 a 5,10 €

    Guarda prezzi e orari qui

    🚆 Taormina è raggiungibile in treno, inserendo come destinazione Taormina - Giardini e prendendo da lì la funivia che porta fino a Taormina.

    € Biglietto treno da 4,70 a 8,50 €

    Guarda prezzi e orari qui

    Storia del Palazzo




    Il palazzo Duchi di Santo Stefano è un’importante struttura rapppresentante l’arte gotica siciliana per le particolari caratteristiche architettoniche appartenenti alle epoche araba e normanna che lo rendono un raffinato esempio e una struttura prestigiosa medievale risalente al XIV secolo.

    Il Palazzo appartenne ai De Spuches o De Spucches, importante famiglia nobile di origini spagnole, Duchi di Santo Stefano di Briga e Principi di Galati. Fu acquisito nel 1964 dal Comune di Taormina e oggi è sede della Fondazione Mazzullo.

    Facendo parte originariamente dell’antica cinta muraria di Taormina, il Palazzo nasceva con le sue forme per accogliere la nobile famiglia De Spuches che fino al XX secolo ha posseduto il palazzo fino a quando negli anni Sessanta il discendente Vincenzo De Spucches lo vendette al Comune.

    La Fondazione Mazzullo




    La Fondazione Mazullo oggi occupa gli spazi in onore dell’artista e scultore Giuseppe Mazzullo morto nel 1988. Egli fu un’importante personalità nello scenario italiano della seconda guerra mondiale. Accolse nella sua dimora romana numerosi artisti ed intellettuali.

    La sua arte scultorea ha influenzato molte sfaccettature dello stile e dell’architettura - specialmente romana - del periodo fascista e del dopoguerra.

    Le sue opere fanno parte di alcune strutture (ad esempio il Palazzo dell’INPS all’EUR di Roma) e sono sparse in tutto il mondo. Le più grosse collezioni sono conservate a Messina e a Taormina.

    La Fondazione oggi investe non solo nella celebrazione dell’artista ma anche in rassegne culturali e artistiche concentrate per lo più nei mesi estivi.

    Facciata e Giardino




    Di forma quadrata la struttura si posiziona sulla cinta muraria merlata, che man mano hanno lasciato spazio al tessuto urbano scomparendo parzialmente.

    Sembra possibile che originariamente il palazzo sorgesse su una più antica struttura forse di epoca normanna.

    Non mancano caratteri di fattura o stile arabo presenti sulle facciate principali, come il fregio in pietra lavica e pietra bianca con inserzioni romboidali.

    Nel secondo ordine della facciata troviamo un più definito stile gotico nelle bifore, accoppiate sui due prospetti che si affacciano al cortile. Queste sono a sesto acuto e finemente decorate nella parte superiore.

    Il giardino antistante si sviluppa su più piani regalando movimento allo spazio verde che al centro ha un pozzo per la raccolta dell’acqua piovana.

    Interni




    Attraverso un portale ad arco a sesto acuto in pietra lavica e granito di Taormina si accede al Palazzo, il cui ingresso si caratterizza dalla presenza della colonna in granito al centro di questo primo ambiente, presumibilmente proveniente dal Teatro Antico.

    Appartiene al XVIII secolo la scala che conduce al primo piano al quale in passato si accedeva con un sistema di carrucole e ponti simili a quello che può definirsi un primordiale ascensore.

    Il 9 luglio del 1943 i bombardamenti su Taormina distrussero il Palazzo quasi interamente. La Sovrintendenza alle Belle Arti di Catania curò la ricostruzione e il restauro del Palazzo rimanendo fedeli all’aspetto originario.
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    Case Pirao - Monte Spagnolo





    Periodo consigliato: tra marzo e novembre

    Sentiero 717, 717A, 717B

     

    Lunghezza percorso a/r: 10km
    Difficoltà: Media


    Durata a piedi a/r: 5 ore circa


    Indicazioni Inizio/fine
    (parcheggio gratuito)


    Attrezzatura essenziale a piedi: scarpe da trekking o da ginnastica + giacca a vento + acqua + cappello in estate.

    ⚠ Avvertimenti:
    è importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno

    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza. Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.

    I Rifugi non gestiti ma sempre aperti sono:
    Rifugio Monte Spagnolo
    Rifugio Saletti

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Assenza di punti di ristoro (bar/servizi). Portare con sè cibo e acqua.

    ☞ MAPPA
    ☞ Ulteriori informazioni qui  

    Soccorso montano e Protezione civile Etna
    Via Bellini, 12 - 95015 Linguaglossa
    tel. 095 647 496

    I testi presentati sono di carattere informativo. La redazione non si assume alcuna responsabilità circa imprevisti o modifiche al sentiero o sulla disponibilità di siti, luoghi, punti d'interesse e rifugi.

    Sentiero Case Pirao - Monte Spagnolo


    Punto d’inizio e fine



    Mappa (clicca qui)

    Dalla contrada Pirao all’interno del Comune di Randazzo si sviluppano sparse delle vecchie abitazioni oggi rese fruibili (facendone richiesta alla forestale) e aventi la denominazione di Case Pirao.

    Da queste prende diffusamente nome il sentiero 717 che per semplicità lo si collega ai Rifugi antipodi, Case Pirao e la Casermetta di Monte Spagnolo, e oltre questi si avrà l’occasione di imbattersi anche al Rifugio Saletti.

    L’inizio del sentiero permette di proseguire verso lo sterrato lungo un percorso battuto che ben presto raggiunge le Case Pirao a circa 1150 m.s.l.m. Come in quasi tutti i luoghi a queste quote il parcheggio è gratuito.

    Il sentiero ha in realtà diverse varianti ed è per questo motivo percorribile a ritroso in maniera tale da addentrarsi in zone diverse, tutte interessantissime. Il percorso quindi potrà essere abbastanza arbitrario. ⤏

    Sentiero Case Pirao - Monte Spagnolo


    Dalle Case Pirao



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    Dopo alcuni minuti di cammino si raggiungono le Case Pirao, dalle quali è possibile fare una breve sosta e godere del paesaggio circostante, fatto di alberi sparsi, molto verdeggiante e con una magnifica vista sulla zona nord che finisce a perdita d’occhio sulla valle di Randazzo.

    Ci troviamo sul versante nord dal quale è possibile ammirare da qui, con le belle giornate, persino i Nebrodi e i Peloritani. Da qui ci muoviamo e abbiamo l’occasione di andare a sinistra per il Sentiero 717B che porta al Rifugio Saletti per poi proseguire e riagganciarci attraverso il Sentiero 717A. In alternativa restiamo sul nostro percorso fino al Rifugio di Monte Spagnolo.

    Proprio questa zona fu interessata dalle colate del 1981 che si spinsero a bassa quota minacciando l’abitato di Randazzo. ⤏

    Sentiero Case Pirao - Monte Spagnolo


    Gli Hornitos e le Pietrecannone



    Mappa (clicca qui)

    Lungo il sentiero è possibile incontrare affioramenti lavici di diverso tipo e molto interessanti:

    gli Hornitos non sono altro che delle “bocche” avventizie lungo un tratto lavico fluido createsi esternamente e nel corso dello scorrimento della lava. Si notano dei grossi affioramenti di pietra lavica simili a piccoli vulcanelli;

    le pietrecannone invece si distinguono per essere delle formazioni di lava ancora abbastanza densa e fluida da avvolgere tronchi d’albero. La forma appunto “a cannone” la si deve al tronco che ormai carbonizzato e decomposto da tempo lascia la forma cava all’interno della pietra.

    Questi affioramenti non sono affatto antichi: risalgono infatti alla colata del 1981 che ha seriamente minacciato il Comune di Randazzo. In uno spazio temporale di soli 10 giorni, la lava ha raggiunto la quota di 600 metri e rischiato di compromettere un grosso bacino fertile della zona. ⤏

    Sentiero Case Pirao - Monte Spagnolo


    Il ritorno: Cisternazza e Grotta di Schadlish



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    Giungiamo quindi al nostro arrivo: il Rifugio di Monte Spagnolo, da cui si diparte la pista Altomontana che da un lato conduce al versante sud e dall’altro a quello est, sentiero da cui è possibile raggiungere molti luoghi interessanti.

    Torniamo indietro quindi percorrendo lo stesso sentiero. Abbiamo l’occasione di tornare sulla stessa via o dirigerci a destra verso il Rifugio Saletti (Sentiero 717A).

    Se dal Rifugio Saletti ci lasciamo alle spalle il sentiero percorso finora, ci avviamo verso la Grotta Schadlish interessante insenatura quasi a ridosso del nostro percorso.

    Infine percorrendo una deviazione segnalata avremo modo di visitare la Cisternazza, enorme edificio coperto rotondeggiante peculiare di tutta zona e punto di riferimento per molti, si tratta infatti di abbveratoio per gli animali e le persone dotato di vasche. La struttura è in realtà un grande pozzo coperto.

    Ci incamminiamo verso il sentiero che scende, quindi, per tornare al nostro punto di partenza.


    ⚠ È importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno
    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza.
    Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.
    ⤏

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    Pista Altomontana dell'Etna







    Periodo consigliato: tra marzo e novembre

    Sentiero 701

     

    Lunghezza percorso: 20km
    Difficoltà: Medio-Difficile


    Durata a piedi: 20 ore circa


    Durata in bici: 5/6 ore circa


    Indicazioni Inizio
    (parcheggio gratuito)



    Indicazioni Fine
    (parcheggio gratuito)


    Attrezzatura essenziale a piedi: scarpe da trekking o da ginnastica + giacca a vento + acqua + cappello in estate + sacco a pelo.

    ⚠ Avvertimenti importanti: la durata di totale di questo percorso a piedi presuppone il pernottamento in un Rifugio o in tenda per almeno una notte o due (se si vuol fare andata e ritorno).

    ⚠ È importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno
    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza. Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.

    I Rifugi non gestiti ma sempre aperti sono:
    Rifugio Timparossa
    Rifugio Monte Spagnolo
    Rifugio Monte Scavo
    Rifugio Poggio La Caccia
    Rifugio Galvarina

    Divieto di caccia, introduzione o prelievo di specie animali o vegetali e assenza di segnale e rete in molte zone.

    Assenza di punti di ristoro (bar/servizi). Portare con sè cibo e acqua.

    ☞ MAPPA
    ☞ Ulteriori informazioni qui  

    Soccorso montano e Protezione civile Etna
    Via Bellini, 12 - 95015 Linguaglossa
    tel. 095 647 496

    I testi presentati sono di carattere informativo. La redazione non si assume alcuna responsabilità circa imprevisti o modifiche al sentiero o sulla disponibilità di siti, luoghi, punti d'interesse e rifugi.

    La Pista Altomontana


    Punti d'inizio/fine



    Mappa (clicca qui)

    La Pista Altomontana costituisce una delle più interessanti attrazioni per chi è appassionato di ciclismo e ama i percorsi in mountain bike su sterrato, o chi preferisce le lunghe camminate.

    Si tratta di un percorso che compie quasi un anello, interessando tutte le zone a esclusione della zona sud e della Valle del Bove.

    L'avventuroso percorso s'inerpica nelle zone percorribili ad alta quota, e al raggiungimento progressivo di ogni versante cambia radicalmente aspetto l'ambiente, che in questa pista presenta la gamma più completa di microclimi e biodiversità etnea.

    Il tratto della Pista Altomontana ha come zona di partenza Serra La Nave a sud-ovest, nel Comune di Ragalna e si conclude sul versante nord-est al Rifugio Brunek, nel Comune di Linguaglossa, lungo il tratto stradale montano della Mareneve.

    Ciò non impedisce a chiunque, in base ai mezzi, la disponibilità o l'organizzazione, di poter percorrere la Pista al contrario. ⤏

    La Pista Altomontana


    L’inizio da sud est: il Rifugio Galvarina e il Punto più alto dell’Altomontana



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    Viaggiando per solo qualche chilometro ci lasciamo alle spalle Serra La Nave e il versante sud abbastanza spoglio per cominciare a vedere come si modifica il paesaggio verso ovest.

    Le colate laviche dal colore scuro e il contrasto tra queste e le macchie boscose di Pini, Abeti e Castagni è peculiare di tutto il tratto altomontano spessissime volte colpito e raggiunto dalle lave.

    In qualche chilomentro raggiungiamo il Rifugio Galvarina, aperto, dov'è possibile bivaccare e consumare pasti, magari fermarsi per una breve sosta.

    Proseguendo e continuando a salire raggiungiamo il punto più alto del percorso che si trova a quota 1946 metri. Scendiamo scollinando e ci si ferma per una breve pausa al Rifugio Palestra o Poggio La Caccia. ⤏

    La Pista Altomontana


    “U Pagghiaru”



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    Superato il tratto in discesa, incontriamo sulla destra lungo il sentiero “U Pagghiaru” della forestale. Se questo di fronte a noi è relativamente moderno, c’è da spendere due parole su queste capanne di terra e legna o pietra lavica.

    Erano infatti sparsi specialmente sul versante ovest, quello in cui ci troviamo, e costruiti e sfruttati dai contadini e dai pastori della zona che spesso nel corso della giornata potevano imbattersi in piogge o più semplicemente avevano un angolo di riposo e sosta.

    Questo in particolare ha una funzione - più che di piccolo rifugio - di celebrazione a questa antica tradizione del “trullo dell’Etna”. Ormai sembra difficile se non incontrarli, almeno poterne godere della vista a pieno o vederne qualcuno in buone condizioni, in quanto sembrano ormai caduti in disuso. ⤏

    La Pista Altomontana


    Grotta di Monte Nunziata



    Mappa (clicca qui)

    Siamo poco distanti, proseguendo, da una grande grotta anticipata da uno spiazzo. Si tratta della Grotta di Monte Nunziata, abbastanza ampia. Questa è solo una delle tante grotte che si avrà l’occasione di visitare.

    Le grotte di scorrimento lavico, nascono per processo di svuotamento di uno stesso tunnel lavico che la lava fusa “costruisce” scorrendo e depositando materiale.

    In passato le grotte venivano ampiamente sfruttate come “niviere”, magazzini caricati di neve che veniva trasportata a valle e in città con la bella stagione.


    ⚠ È importantissimo per l’incolumità e la sicurezza di ognuno
    sapere che le grotte di scorrimento lavico dovrebbero essere visitate con le adeguate attrezzature (minimo casco e torcia) e con un personale qualificato in grado di accompagnarvi in sicurezza.
    Per cui è bene - in assenza di entrambe le circostanze - non addentrarvi all’interno.
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    La Pista Altomontana


    Rifugi, boschi e la “sciara”



    Mappa (clicca qui)

    Proseguiamo per godere appieno di questa camminata e dello splendido percorso dell’Altomontana, su cui si dislocano diversi rifugi.

    Il primo che incontriamo proseguendo è quello di Monte Scavo, mentre il successivo quello di Monte Maletto è possibile raggiungerlo con una breve deviazione.

    Ci godiamo la pista immersi nel fitto bosco fino a raggiungere e superare la deviazione per il Rifugio Monte La Nave.

    I panorami da qui ci permettono di godere non solo del paesaggio etneo, ma persino guardando l’orizzonte, di quello dei Nebrodi e più a nord dei Peloritani, fino a raggiungere il Rifugio di Monte Spagnolo dove possiamo fermarci per un po’.

    Da qui possiamo scegliere se proseguire per il sentiero battuto della pista che conduce al Rifugio Saletti, oppure optare verso il bosco che si apre a un più avventuroso “passo sulla sciara”, ovvero un tratto faticoso sia a piedi che in bici, sulla nuda roccia vulcanica, sopra quella che fu una colata lavica fuoriuscita dalle recenti bocche eruttive del 1981. ⤏

    La Pista Altomontana


    Dammusi, Grotta dei Lamponi e Rifugio Timparossa



    Mappa (clicca qui)

    Siamo di nuovo sul nostro sentiero per scollinare e raggiungere il Passo dei Dammusi, una suggestiva area lavica dove oltre a poter godere del panorama è possibile ammirare la bellezza delle forme che ha assunto la roccia lavica.

    Ci ritroviamo a un incrocio cruciale: possiamo normalmente proseguire dritto verso la fine del nostro percorso, oppure scoprire due interessantissimi luoghi.

    A pochi passi La Grotta dei Lamponi, lunga e di forma ellittica è una delle più lunghe e più affascinanti, illuminata a tratti da crolli soprastanti.

    Scendendo di nuovo, imbocchiamo la via per il Rifugio Timparossa, rientrando nel bosco. Si tratta di uno dei più bei rifugi dell’Etna, molto piccolo e interamente in legno, con una zona barbecue esterna, una legnaia, e una cisterna a pozzo di acqua piovana. ⤏

    La Pista Altomontana


    Ultimi chilometri del versante nord: verso il Brunek e il Ragabo



    Mappa (clicca qui)

    Torniamo indietro per la stessa via dal Rifugio Timparossa. Siamo a nord del versante del nostro vulcano, il paesaggio è unico, boscoso, umido, e molto più fresco e verdeggiante del versante opposto.

    Riprendiamo il nostro percorso dall’incrocio al Passo dei Dammusi per proseguire e chiudere il nostro semicerchio verso la fine. Lungo quest'ultimo tratto incontriamo le deviazioni verso il Rifugio Palombe e il Rifugio Pitarrone.

    Il nostro cammino si conclude al Rifugio Brunek e di fronte al Ragabo, tra i pochi a gestione privata che offrono servizi a pagamento (camere e pasti).
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    Palazzo Comunale




       

    Perchè visitarlo: raffinato esempio in stile neo-rinascimentale risalente alla fine del XIX secolo e completato agli inizi del XX.

    Il Palazzo conserva dei pregevolissimi affreschi - in corso di rivalutazione e risalenti al ventennio fascista - del grande pittore e disegnatore Duilio Cambellotti.

    Da non perdere: il museo civico "L'Italia in Africa" alle spalle del Palazzo.



      





    Visita
    Lunedì dalle 09:00 alle 12:00
    Martedì dalle 15:00 alle 16:00
    Mercoledì dalle 09:00 alle 12:00
    Giovedì dalle 15:00 alle 16:00
    Venerdì dalle 09:00 alle 12:00

    Ingresso gratuito

    Bus 35, 16 (clicca per l'itinerario)

    ☞ Ulteriori informazioni qui  

    Il Palazzo e le tempere di Duilio Cambellotti




    Il Palazzo Comunale di Ragusa, costruito alla fine dell’Ottocento e completato nei primi del Novecento, costituisce con il Palazzo della Prefettura una struttura unica, in stile rinascimentale.

    Dal lato di Corso Italia si osservano quattro bassorilievi, sopra le finestre del primo ordine, opera del ragusano Carmelo Leone, che simboleggiano le arti, le lettere e le scienze, le guerre nazionali e le guerre comunali.

    Il prospetto principale si affaccia sul Corso Italia, mentre quello laterale che si trova sul Corso Vittorio Veneto è interessante per il giardino, le vasche e una scultura raffigurante tre facce, posta su una colonnina.

    L’edificio comprende l’isolato fra il Corso Italia, Corso V. Veneto e via M. Rapisardi.

    Dal 1926 al 1935 l’ala nord del Palazzo Vescovile, con il grande giardino. All’interno del Palazzo Comunale, oggi sede della Prefettura, nel Salone dei Congressi, si possono ammirare affreschi di Duilio Cambellotti (1933 ), ispirati al ventennio fascista.

    Il Museo "L'Italia in Africa"




    Alle spalle dell’edificio In Via San Giuseppe 1, il piano terra ospita un museo molto particolare: "L'Italia in Africa" che raccoglie uniformi, reperti coloniali, documenti e giornali d'epoca lungo un arco di tempo compreso tra il 1885 e il 1960.

    L’Italia cominciò a guardare all’Africa prima ancora di avere Roma capitale (1870). Infatti, il contratto per l’acquisto della baia di Assab, nel Mar Rosso, fatto da privati, è del 15 novembre 1869, lo stesso anno dell’apertura del Canale di Suez.

    Nel 1870, mentre l’Italia otteneva, finalmente, la sua vera capitale, le grandi potenze avevano quasi completato, con pochi sforzi e poca spesa, tutti i loro maggiori acquisti coloniali.

    Bisognerà attendere il 19 gennaio 1885 perché una spedizione militare, per un totale complessivo di 805 uomini, al comando del colonnello Tancredi Saletta, parta dall’Italia per sbarcare ed occupare Massaua, nel Mar Rosso, il 5 febbraio 1885. E’ da questo momento che inizia la presenza ufficiale dell’Italia in Africa, che durerà fino al 30 giugno 1960, data della cessazione dell’A.F.I.S. (Amministrazione Fiduciaria Italiana in Somalia).

    Ad Assab e Massaua vennero aggiunti (sia comprati dai sultani locali, sia ottenuti con operazioni militari) altri territori che l’Italia unificò costituendo con essi la Colonia Eritrea. A questo primo possedimento venne annessa, nel 1908, la Somalia, poi, nel 1911, la Libia e nel 1935 l’Etiopia, realizzando così l’Impero dell’Africa Italiana. Dopo il 1943, con la perdita della guerra, l’Italia perdette anche tutte le colonie.

    Nel 1949, concluso ormai da tempo il secondo conflitto mondiale, le Nazioni Unite affidano all’Italia il mandato fiduciario di amministrazione della ex Somalia italiana col compito di prepararla all’indipendenza nel tempo di 10 anni (1950-1960).

    Il Museo è costituito di 4 sale; a ognuna di esse è stato dato il nome di una delle nostre colonie, quindi abbiamo: Sala ERITREA, Sala-corridoio SOMALIA, attraverso cui si accede alla Sala LIBIA e da lì alla Sala ETIOPIA, quella in cui si completa la visita.

    Fonte
    https://www.comune.ragusa.gov.it/cultura/museoafrica/index.html





    Visita
    dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 12.00

    € 2,00

    Bus 35, 16 (clicca per l'itinerario)

    ☞ Ulteriori informazioni qui  
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    La Chiesa di San Giuseppe




       

    Perchè visitarla: Tappa imperdibile se ci si trova lungo il Corso XXV Aprile a passeggiare per le vie del centro storico Barocco di Ibla, quella che si può ammirare è infatti la seconda opera piu' bella realizzata dall'architetto Rosario Gagliardi.

    Da non perdere: La statua seicentesca in argento a sbalzo di San Giuseppe con Bambino Gesù e gli affreschi settecenteschi della volta.
      





    Visita: 9:00-12:00 15:00-19:00 7/7

    Entrata alla chiesa: ingresso gratuito.
    Ingresso al Monastero Benedettino: Ingresso gratuito

    Bus: linea 1- 11 - 33 -
    Fermata in piazza Pola nei pressi della Chiesa di San Giuseppe

    ☞ Aggiornamento orari  

    La storia della chiesa



    La chiesa di San Giuseppe fu data in dono dalla nobildonna ragusana Violante Castilletti che nel 1588 insieme ad essa fece del palazzo dove abitava un convento che fu donato alle monache benedettine. Nel 1693 sia la chiesa che il convento attiguo subirono le conseguenze del terribile terremoto della Val Di Noto, i lavori di ricostruzione si ebbero per buona parte del 1700' e furono completati con l'attuale facciata tardo-barocca attribuita alla Scuola di Rosario Gagliardi, lo stesso che si occupò di ricostruire il Duomo di Ibla.

    Qui vi abitano ancora le monache benedettine, nell'attiguo convento, che essendo state in passato monache di clausura, concedono delle visite ma in religioso silenzio e nel massimo del rispetto delle loro preghiere. Le si vede spesso cantare e pregare tutte insieme in un'area della chiesa attorno all'altare lasciata appositamente in disparte rispetto all'area frequentata dai visitatori. E' inoltre possibile visitare il Museo benedettino che si trova nel vecchio Palazzo Comunale, sede della Amministrazione cittadina fino al 1926.

    Gli esterni




    Questa piccola chiesetta è un altro gioiello unico del barocco siciliano. La complessità della facciata dai sinuosi movimenti concavi e convessi, è attribuita all'architetto Rosario Gagliardi, il genio a cui si deve la ricostruzione di Noto e il Duomo di Ibla e di Modica per citare gli esempi più spettacolari in questa zona.

    La facciata è divisa in 3 ordini scanditi da un cornicione, di cui il primo è adorno di quattro statue realizzate dallo scalpellino ragusano Giambattista Muccio nel 1775,e il secondo ordine da volute che fiancheggiano due grandi volute realizzate dal medesimo autore.

    Il secondo ordine presenta al centro una finestra con grata in ferro battuto opera dell'artigiano sciclitano Filippo Scattarelli che la realizzo' nel 1774. Il terzo ordine, riprende la facciata torre che simule molto il Duomo di Ibla, con la differenza che sono presenti tre celle campanarie con ringhiere panciute arricchite da decorazioni completate da un fregio di gusto rococò.

    Gli splendidi interni



    L'interno presenta una pianta ellittica scandita da paraste con capitelli ionici, anche se di modeste dimensioni è l'insieme risulta di estrema bellezza nella sua semplicità ed eleganza. Presenta cinque altari realizzatinel XIX sec. in pietra e rivestiti di vetro dipinto che imita il marmo.

    Sull'altare si eleva un baldacchino a sottolineare un gusto nelle decorazioni tutto al femminile, gli stucchi bianchi e dorati, le gelosie dalle griglie sinuose dalle quali una volta le sorelle assistevano al mondo esterno, e soprattutto le preziose maioliche pavimentali tutte dipinte a mano e alternate da due pietre locali quella asfaltica nera e quella calcarea risalenti agli inizi del 1700, rendono questa chiesetta un vero e proprio piccolo salottino per pochi ospiti privilegiati. La tela dell'altare rappresenta la "Sacra famiglia" di Matteo Battaglia, pittore ragusano del '700, alle pareti troviamo alcuni dipinti di Tommaso Pollace come "San Benedetto", "San Mauro", "Santa Gertrude" e la "SS. Trinità" di Giuseppe Cristadoro. Sopra il vestibolo dell'ingresso è possibile ammirare le grate lignee del "coro" realizzate dal maestro ebanista Ippolito Cavalieri nel 1798, con lo scopo di creare un affaccio dall'alto per le monace.
    Sulla volta e le pareti troviamo motivi a stucco di stile neoclassico, ma l'opera piu' bella si trova volgendo gli occhi al cielo dove troviamo la "Gloria di San Benedetto" dipinto da Sebastiano Lo Monaco nel 1793.

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    Chiesa di Santa Maria dei Miracoli




       

    Perchè visitarla: il nome di questa bellissima Chiesa è legato a una leggenda, poiché si racconta che agli inizi del XVII secolo, lì dove oggi sorge la chiesa, fosse stata trovata un'immagine della Madonna con in braccio Gesù Bambino.

    Fa parte dei 18 monumenti del Patrimonio Unesco di Ragusa.

    Da non perdere: le vicine chiese delle Anime Sante del Purgatorio e di Santa Petronilla, per le cui costruzioni i "capimastri" locali trassero ispirazione da questa nella pianta a ottagono allungato e nei raffinati ed originali intagli delle tre porte d'ingresso.



      





    La Chiesa è aperta solo occasionalmente

    Bus 35, 16, 11, 31 SX (clicca per l'itinerario)

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    La Chiesa




    Il ritrovamento della Sacra Immagine, come spesso avveniva, fu considerato dalla popolazione un evento prodigioso, per cui si decise di costruire un Tempio in onore della Madonna, che venne ben presto realizzato con il concorso di tutta la città.

    Tanta era la devozione del popolo ragusano, che l'amministrazione della Contea di Modica concesse il privilegio della "Fiera Franca", un mercato esente da gabelle, da tenersi nei pressi della Chiesa dal sette al nove di settembre di ogni anno, in occasione della festa della Natività della Vergine.

    La Chiesa, costruita con tanto entusiasmo, rimase tuttavia incompleta: manca infatti, di un'adeguata copertura, forse prevista con una volta a padiglione, e i prospetti mancano del secondo ordine.

    Ciononostante l'edificio costituisce un "unicum" nel panorama architettonico barocco della città, al punto da far pensare che sia stata ideata da un colto progettista, venuto in contatto con gli ambienti del Barocco romano e in particolare con la cerchia del Bernini.
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    Chiesa di Santa Maria delle Scale




       

    Perchè visitarla: protagonista indiscussa nei famosi episodi del Commissario Montalbano, è tra le più suggestive in città: si domina da qui la vallata che separa Ragusa Superiore da Ragusa Ibla.

    Da non perdere: godere del bellissimo panorama attorno e della passeggiata sulla scalinata che collega Ragusa Alta con Ibla.



      





    Visita
    tutti i giorni dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00

    Bus 35, 16, 11, 31 SX (clicca per l'itinerario)

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    La Chiesa e gli Esterni




    La chiesa di Santa Maria delle Scale è una delle più panoramiche in Sicilia. Il Panorama che si ammira dal sagrato della chiesa abbraccia Ragusa Superiore e soprattutto Ibla che si presenta di fronte a noi come un presepe su cui si eleva la gigante cupola della chiesa Di San Giorgio che domina maestosa sui palazzi e le case arrampicate sul colle.

    Sembra essere anche una tra le chiese più antiche, tanto che la sua origine si fa risalire al periodo normanno.

    La Chiesa infatti era chiamata una volta la chiesa di Santa Maria delle Cateratte, perché sorgeva sul bordo di un burrone e fu edificata al posto di un ospizio fatto costruire da Silvestro il normanno e affidato ai frati cistercensi.

    Sotto i Chiaramonte, nel XIV secolo, fu modificata con forme gotiche e ricostruita poi con elementi barocchi dopo il terremoto del 1693 che fece crollare la navata centrale e la navata sinistra lasciando in piedi solo quella destra.

    L'esterno è molto semplice, con tre archi che delimitano tre entrate, un piccolo campanile sopravvissuto al terremoto sull'estrema destra al di sotto del quale rimangono le tracce antiche delle arcate precedenti in stile chiaramontano, con piccoli intarsi ancora oggi ben visibili sull'estrema destra della facciata. L’ingresso attualmente è lungo la navata sinistra, con accesso laterale all’interno della Chiesa.

    Gli Interni




    Molto interessanti sono le volte a costoloni all’interno delle varie cappelle che poggiano su capitelli raffiguranti animali simbolici: un vero bestiario immaginario medievale. Ciò che colpisce il visitatore è l’atmosfera che si respira fra quegli archi che ci riportano a tanti secoli fa e nella penombra, fra i giochi di luce, non si può non andare indietro nel tempo per sognare.

    Di gran lunga più importante è la superstite navata destra costituita da quattro arcate gotico-catalane e da un’arcata rinascimentale finemente scolpita con motivi ornamentali in rilievo. Molto bello e artisticamente apprezzabile è il secondo arco che culmina in alto con una “Madonna con Bambino” e rilievi raffiguranti animali fantastici, fiori e rami che sembrano veri ricami su pietra e che purtroppo si stanno sfaldando in modo irreparabile.

    Il terzo arco, il più alto, in stile chiaramente rinascimentale, fu edificato in seguito ad un terremoto precedente a quello del 1693, mentre il quarto, in quanto ad arco acuto, ci riporta al tipico stile gotico-catalano.

    Una delle opere più preziose del tempio è una terracotta in rilievo che rappresenta "Il Transito della Vergine" della scuola del Gagini, eseguito nel 1538 e restaurato degli anni ‘90 ritornando così al suo originale splendore.
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    Chiesa di Santa Maria dell'Itria




       

    Perchè visitarla: la Chiesa sorse nel 1626 al posto di una più antica chiesa bizantina come Chiesa Commendale per il Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta quando Ibla ebbe una Commenda. Dedicata a San Giuliano fu fatta costruire dal Cavaliere Blindano Arezzi vicino all’ospedale dal medesimo nome. Fa parte dei 18 monumenti ragusani dichiarati "Patrimonio dell'Unesco".

    Da non perdere: la vista da lontano del bellissimo campanile, gli interni della Chiesa e il vicino Palazzo della Cancelleria.



      





    Visita
    tutti i giorni dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00

    Bus 35, 16, 11, 31 SX (clicca per l'itinerario)

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    La Chiesa




    A pochi passi da Palazzo della Cancelleria, non appena voltato l’angolo dominato dal bellissimo campanile appartenente all’omonima Chiesa, sorge l’incantevole Chiesa di Santa Maria dell'Itria o di San Giuliano.

    Fu costruita per l’ordine dei Cavalieri di Malta nel 1639, quando ebbero a Ibla una Commenda dell’ordine dei Cavalieri Gerosolimitani.

    Sulla porta si nota ancora la croce dell’ordine maltese. Fu la famiglia Cosentini a fare costruire intorno al 1701 nella chiesa collegata al palazzo da scale e vie interne la cappella del Crocifisso, nella quale avevano lo “ius patronatus”.

    Il diffuso suffisso attribuito alla Madonna, ovvero “Itria” trae origine dalla parola greca “Odigitria” che significa "colei che mostra il cammino", un tipo di iconografia cristiana diffusasi ampiamente in Sicilia dall’impero bizantino che immortala la Madonna con in braccio Gesù bambino.

    Gli Esterni e il Campanile




    Danneggiata dal terremoto del 1693 la Chiesa fu ricostruita nelle forme attuali nel 1739. Essendo la via Commendatore molto stretta, è difficile apprezzare appieno il prospetto della Chiesa e del campanile se non di sbieco, e solamente nella stretta viuzza lungo le scale dove è stata inserita.

    Quindi gli elementi ornamentali della facciata come il portale, la finestra centrale, le paraste sono stati realizzati con uno stile estroso e con forti estradossi per essere più visibili e meglio apprezzati anche se in un angusto spazio prospettico.

    Si notano bene il portale d’ingresso sormontato da una bella cornice con festoni scolpiti e le due porte laterali, il tutto ben inserito nell’insieme; ciascuna porta è sormontata da un oculo con cornici ben modellate e finissimi intagli.

    Un cornicione ben evidente separa i due ordini, in quello superiore con gran finestrone centrale e due balaustre si notano le due grandi volute di raccordo fra i due ordini e il frontone superiore.

    Da notare infine nella facciata i volti di alcuni mascheroni che si nascondono ed escono beffardi fra le volute dei capitelli alla sommità delle paraste.

    Il robusto campanile di recente restaurato alla sinistra della chiesa completa questo angolo caratteristico soprattutto se visto dall’alto.

    Esso domina i tetti circostanti con la sua cupola ottagonale circondata da balaustre e con le facce del tempietto rivestite di maioliche di Caltagirone colorate che rappresentano fiori di iris di vari colori in vasi e le brillanti maioliche blu cobalto a rivestirne la parte sommitale.

    Tutte queste decorazione e la scelta dei colori fanno di questo campanile il più elegante in città.

    Gli Interni




    L'interno è dominato dal colore bianco delle pareti, delle colonne e degli stucchi. Il pavimento è in preziosa pietra pece di un grigio scuro lucente.

    Subito sulla destra si trova la cappella appartenente alla famiglia Cosentini con degli affreschi coloratissimi tipici di un tipico palazzo nobiliare.

    Le tre navate sono separate da colonne corinzie con altari molto decorati e diversi l’uno dall’altro. Il più interessante è l’altare del Crocifisso del 1741 con belle colonne tortili e il quadro attribuito a Mattia Preti, detto il "Calabrese" rappresentante San Gerolamo e San Giovanni.

    Sia in questa tela che nelle alte ante lignee della porta d’ingresso si nota lo stemma della croce dei Cavalieri di Malta che conferma l'appartenenza della Chiesa a quest’Ordine.

    Molto interessante è la madonna Addolorata sulla sinistra dell'altare centrale interamente vestita con abiti reali ricamati e velluti dagli intarsi preziosi.

    Nel periodo pasquale anche questo tempio chiuso per la maggior parte dell’anno ospita sul presbiterio i tipici sepolcri: piatti con germogli di grano fatti crescere al buio secondo un’antichissima tradizione.
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    Circolo di Conversazione




       

    Perchè visitarlo: il sobrio prospetto neoclassico racchiude preziosi ed eleganti interni. Un palazzo sui generis voluto dal Barone Arezzo di Donnafugata per intrattenere in città ospiti e amici del posto.

    Da non perdere: il passeggio lungo il corso e il vicino Palazzo Arezzo di Donnafugata.



      





    Visita durante eventi o manifestazioni d'interesse culturale.

    Bus 35, 16, 11, 31 SX (clicca per l'itinerario)

    Gli Esterni e gli Interni




    È uno dei palazzi che più si distingue in piazza Duomo con il suo colore diverso, un azzurrino tenue, e di diversa altezza, poiché un pò più basso rispetto agli altri palazzi, e in stile neoclassico tra i molti edifici barocchi.

    Risale infatti al 1850, quindi è tra i palazzi più giovani del corso XXV Aprile. Fu costruito per il volere del barone Arezzo di Donnafugata per permettere ai suoi nobili amici di avere un luogo di aggregazione, appunto un "circolo di conversazione", così com'è fieramente scritto sul prospetto principale tra i due leoni.

    All'interno si conserva ancora un documento con il numero delle "onze" versate dai soci fondatori per poter trascorrere il tempo isolati dalla gente comune.

    Il prospetto principale si presenta con tre grandi entrate separate da piccole paraste scanalate culminanti con capitelli in stile dorico sormontato da un cornicione decorato con triglifi e tre bassorilievi che raffigurano ai lati delle sfingi alate egizie e al centro due donne alate che sorreggono una lampada.

    Le due entrate di sinistra immettono nell'elegantissimo salone delle feste, con i divani rossi addossati alle pareti, gli enormi specchi dalle cornici dorate e il magnifico lampadario che rappresenta una pianta di zucca. Il luogo fu usato anche come location in innumerevoli puntate de “Il Commissario Montalbano”.

    La volta del salone è decorata dal pittore ragusano Tino del Campo, e rappresenta le allegorie delle arti che sgombrano il cielo dalle nubi dell'ignoranza. I mezzi busti agli angoli rappresentano Bellini, Dante, Galileo e Michelangelo i più illustri rappresentanti delle quattro arti (musica, letteratura, scienza e arte).

    In queste sale si respira ancora un'atmosfera gattopardesca, a testimonianza di una nobiltà tutt'altro che decadente.
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    Portale San Giorgio




       

    Perchè visitarlo: la porta d'ingresso laterale dell'antica chiesa di San Giorgio è tra i monumenti più antichi in città per la sua bellezza e la sua storia, può essere considerato il simbolo stesso di Ragusa.

    È uno dei capolavori più belli della Ibla medievale datato alla seconda metà del XV secolo.

    Da non perdere: una bella passeggiata nel vicino Giardino Ibleo e le visita dei Palazzi e delle Chiese circostanti.



      





    Visita 24/24 - 7/7

    Bus 35, 16, 11, 31 SX (clicca per l'itinerario)

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    La Storia e i Dettagli




    La vecchia Chiesa costruita dai Normanni e dedicata a San Giorgio Cavaliere, il loro protettore, doveva essere molto grande nonché una delle più belle e ricche di tutta la Sicilia.

    È difficile immaginare come fosse, ma le descrizioni la ritraggono come una Chiesa a tre navate, con un campanile alto e slanciato a cuspide conica completato da Antonio Di Marco nel 1550 e decorato con lo stemma degli Henriquez nel 1644, crollato insieme alla Chiesa durante il terremoto del 1693.

    Il portale superstite doveva essere quello laterale di sinistra e sicuramente non fu l'unica parte della Chiesa a resistere alla violenza del terremoto.

    Rimase in piedi anche la navata sinistra che purtroppo i ragusani distrussero trasportando nella nuova chiesa quello che poterono, tranne il portale.

    Oggi il portale si presenta molto corroso, rimasto in balia degli agenti atmosferici per secoli e soprattutto all'incuria degli uomini, ma si possono ancora notare le bellissime merlature, le colonnine a fascio della strombatura, le sculture con fiori, un bestiario immaginario e simbolico e soprattutto nella lunetta si riconosce "San Giorgio che uccide il Drago e libera la Regina di Berito" e infine l'ultima colonna dei fasci che si unisce in alto formando un fiore ricamato.

    Lateralmente si notano delle losanghe finemente scolpite con dentro l'Aquila Aragonese che scandiscono gli spazi della facciata.

    Una curiosità: il completamento del nuovo Duomo di San Giorgio impiegò quasi ottant'anni. Così il portale superstite fu adoperato dalla gente del posto come Chiesa malgrado fosse a cielo aperto.

    Funerali, matrimoni e la nuova vita arrivata poi coi battesimi, per quasi un secolo si svolse sotto gli occhi dell'antica immagine di San Giorgio sopravvissuta al crollo.
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    Il Museo Archeologico Ibleo




       

    Perchè visitarlo: luogo di raccolta di tutti i ritrovamenti risalenti agli scavi di Ragusa e delle zone circostanti. I reperti costituiscono una testimonianza di estrema importanza nel riconoscere e capire le culture pre-elleniche e le influenze di quelle successive.

    Da non perdere: una passeggiata nella vicina Villa Margherita, giardino pubblico immerso nella città.



      





    Visita
    Dal lunedì al sabato 9.00 - 18.30
    1° domenica del mese
    9.00-19.00

    €
    € 4,00 intero
    € 2,00 ridotto

    Bus 35, 16, 31 SX (clicca per l'itinerario)

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    I Siti e i Reperti




    Il museo fu istituito nel 1961 dopo una serie di scavi compiuti negli anni ‘50 nelle necropoli di Rito e Castiglione, e negli abitati di Scornavacche e Camarina.

    Le varie sezioni in cui si può dividere il museo vanno dalle stazioni preistoriche fino agli insediamenti romani e tardo romani.

    Nelle prime vetrine si possono ammirare materiali dell'età del bronzo, dopo alcune piantine e foto che mostrano le principali stazioni di ritrovamento preistorico di cui è ricca la provincia.

    Poi le importanti selci lavorate, una bella anfora del territorio di Scicli e reperti della cultura di Thapsos con materiale proveniente da una tomba a grotticelle presso Camarina.

    Nella seconda sezione sono esposti i reperti provenienti da Camarina, principalmente dalle necropoli di Passomarinaro e Scoglitti, di Dieci Salme e di Rifriscolaro.

    Una terza sezione riguarda il materiale proveniente da villaggi di Monte Casasia, presso Monterosso Almo e di Castiglione, e dei corredi funerari delle necropoli arcaiche di Licodia Eubea, con ceramiche prevalentemente locali, alcune di importazione, come una Kylix ionica con iscrizione il lingua sicula.

    Molto belle e interessanti sono le ricostruzioni di alcune tombe delle necropoli di Rito (Ragusa) dove oltre alle ceramiche locali sono stati trovati due bellissimi vasi d'importazione greca del VI secolo a.C.

    Il pezzo più importante della quarta sezione dedicata all’abitato di Scornavacche presso Chiaramonte Gulfi è rappresentato dalla ricostruzione di una fornace per la ceramica che insieme ad altre doveva rappresentare forse una delle principali attività del villaggio. Si notano il forno, dei recipienti con argilla, gli attrezzi per la lavorazione e sulle mensole alcuni prodotti in ceramica già finiti.

    Molto belli, nella quinta sezione, le ricostruzioni di due mosaici pavimentali romani ritrovati nei pressi di Camarina appartenenti a due chiese paleocristiane del VI secolo d.C.

    Un’ultima sezione è dedicata alle collezioni agli acquisti alle donazioni e ai sequestri.
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    Giardino Ibleo




       

    Perchè visitarlo: sviluppato su un costolone ibleo, il giardino si sviluppa in diversi ambienti che ne modulano in maniera affascinante gli spazi distribuiti nel verde e ben curati.

    Racchiude diversi luoghi di interesse archeologico e storico-artistico.

    Da non perdere: il panorama da questo splendido luogo e il vicino Portale San Giorgio.



      





    Orario estivo dalle 10:00 alle 22:00
    Orario invernale dalle 8:00 alle 20:00

    Ingresso libero

    Bus 35, 16, 31 SX (clicca per l'itinerario)

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    Il Giardino e le sue attrazioni




    Questo giardino sorge su uno sperone degli Iblei, parte finale del centro storico, dal quale si può ammirare un panorama mozzafiato sulle circostanti colline e la vallata del fiume Irminio.

    È un giardino molto elegante e ben curato con le sue aiuole fiorite, le panchine in pietra pece scolpite a mano, colonne con vasi in pietra a scandire gli eleganti viali.

    Si accede alla Villa attraverso il "Viale delle Palme", ampio e dritto, fiancheggiato da decine di palme e chiuso in fondo da un sedile semicircolare in pietra.

    All'interno sorgono delle terrazze, come quella col grande monumento dedicato ai Caduti della seconda guerra mondiale, con grandi alberi di cedro, una vasca per pesci e un ampio e attrezzato parco giochi per bambini.

    Il giardino è stato realizzato intorno alle seconda metà del 1800 e custodisce al suo interno anche tre Chiese e un convento.

    Sulla sinistra dell'ingresso la Chiesa dedicata a San Vincenzo (detta anche di San Domenico o della Madonna del Rosario) ha una facciata molto semplice con una meridiana (molto interessante, con la quale si può calcolare l'ora esatta del tramonto e non l'orario del momento), fu distrutta dal terremoto del 1693 e restaurata recentemente.

    Utilizzata per mostre d'arte, svetta l'interessante campanile decorato con maioliche colorate.
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    Trasporti


    1. Arrivare a Ragusa in auto
    2. Arrivare e spostarsi in Bus/Treno
    3. Bus Turistici per visitare Ragusa
    4. Raggiungere le Marina di Ragusa in bus
    5. #1 Muoversi a Ragusa e provincia: le 9 regole
    6. #2 Muoversi a Ragusa e provincia: Bus Extraurbani
    7. #3 Muoversi a Ragusa e provincia: servizio Noleggio e Transfer
    8. Trasporti da/per gli Aeroporti
    9. Viaggiare in Treno
    10. RADIOTAXI Ragusa

    A CAUSA DEL DECRETO SULLE NORME COVID 19 ALCUNI BUS QUALI QUELLI TURISTICI POTREBBERO ESSERE SOPPRESSI IN BASE AL COLORE DELLE REGIONI.

    SI RACCOMANDA DI VERIFICARE SUL SITO O NEGLI INFO POINT L'ESISTENZA DELLE CORSE PREVISTE DI NORMA.

    🚗 ARRIVARE A RAGUSA IN AUTO


    Per chi arriva in macchina a Ragusa può parcheggiare attorno ai margini del Viale della Circonvallazione o nelle apposite aree di parcheggio. Sono attive da tutto il mese di luglio fino alla fine di ottobre 4 ztl appositamente segnalate dai varchi attivi.


    Le zone a traffico limitato circoscrivono la zona di Ragusa Ibla.

    Nei pressi del centro storico e del resto della città sono presenti strisce gialle (residenti e NON vi si può parcheggiare), strisce bianche (gratuite) e strisce blu a pagamento.

    Strisce Blu:
    La tariffa (1 h/€ 0,60 – periodo minimo 20 minuti/€ 0,20) e le modalità di pagamento sono indicate sul parcometro il quale è predisposto, con un programma multi lingue, per fornire spiegazioni utili anche ai turisti stranieri.

    La fasce orarie in cui è in vigore la sosta a pagamento sono dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 16.00 alle 21.00.

    L’utente avrà la possibilità di sostare gratuitamente nelle zone blu per i primi dieci minuti purché indichi chiaramente l’orario in cui ha avuto inizio la sosta..

    Sono presenti parcheggi scambiatori nei pressi del centro storico, in cui è possibile lasciare la macchina e prendere un autobus che ti porta al centro, o proseguire a piedi.
    ☞ Info Parcheggi SiSosta.

    🚍 ARRIVARE E SPOSTARSI IN BUS/TRENO


    Per chi arriva in bus urbani/extraurbani o treno la fermata principale è la fermata dei bus di Tumino Trasporti, Piazza Zama o La stazione dei Treni in Piazza del Popolo.

    PER ANDARE AL MARE
    Da Via Zama prendi l'autobus per Marina di Ragusa PERCORSI E ORARI

    Alla Stazione Centrale di Ragusa e in Piazza del Popolo ci sono comunque sempre taxi disponibili.

    🚍 BUS AST URBANI-EXTRAURBANI


    L'Azienda Tumino Trasporti collega Ragusa con le mete extraurbane più vicine.
    Per raggiungere altre città da Ragusa consulta le mete qui:
    PERCORSI E ORARI.

    L'Azienda Siciliana Trasporti (AST) collega le città principali siciliane. Consulta le mete qui:
    PERCORSI E ORARI AST.

    Oppure cerca la tua destinazione qui
    CHECK MY BUS

    Attraverso l'App Moovit puoi monitorare e cercare le fermate per raggiungere le mete urbane desiderate; selezionando la fermata preferita compariranno le linee che vi passano, le scritte in blu indicano che l'autobus è servito da geolocalizzazione, in nero invece no, quindi l'orario d'arrivo descritto potrebbe essere in dubbio.

    L'azienda AST gestisce le linee delle quali è possibile controllare fermate e percorsi qui PERCORSI E ORARI AST linee urbane Ragusa.

    🚍 BUS TURISTICI


    Quando attivi, nelle zone di Ragusa, Ragusa Ibla, Scicli e Castello di Donnafugata sono disponibili i Baroque Tour Bus. La loro funzionalità è verificabile qui
    PERCORSI E ORARI BAROQUE TOUR BUS linee urbane Ragusa

    🚍 BUS TURISTICI RAGUSA

    IL CAPOLINEA DEI BUS È PIAZZA DEL POPOLO, DI FRONTE ALLA STAZIONE.

    🚍 LINEA URBANA 11


    La linea urbana 11 ha il miglior percorso attraverso le maggiori attrazioni dislocate tra Ragusa Superiore e Ragusa Ibla. Puoi seguire il percorso, gli orari e monitorare arrivi e partenze qui Moovit.

    🚍 NAVETTE SERALI FESTIVE E PRE FESTIVE
    RAGUSA SUPERIORE-IBLA


    Il collegamento, attivo agosto a ottobre, dalle ore 18.00 alle ore 01.15, avrà percorso:
    Piazza del Popolo (Terminal Ragusa) - via Risorgimento - Largo San Paolo – via Avv. Ottaviano - Giardino Ibleo (Terminal Ibla), L.go Camerina (fermata), Piazza della Repubblica (fermata), C.so Don Minzoni (fermata) e risalita verso Terminal di Ragusa.
    La nostra MAPPA della LINEA NOTTURNA

    🚍 LINEA NOTTURNA 35

    Itinerario Siracusa


    Nei giorni feriali è attivo il collegamento notturno di Ast attraverso la linea 35.

    Il percorso ha partenza da Piazza del Popolo (20.40), sosta al Giardino Ibleo (21.00) e arrivo nuovamente a Piazza del Popolo (21.20) con partenza ogni 45 minuti. L’ultima corsa partirà alle 00.25 da Piazza del Popolo, con sosta alle 00.45 al Giardino Ibleo e arrivo alle 01.05 nuovamente a Piazza del Popolo.

    🚍 RAGGIUNGERE MARINA DI RAGUSA IN BUS


    Spiagge Sicilia

    BUS TUMINO TRASPORTI RAGUSA P.ZZA ZAMA - MARINA DI RAGUSA (VIA BRIN)
    🕐 Da Ragusa P.zza Zama (7/7) : 06:00 - 07:00 - 08:30 - 09:00(domenica e festivi) - 11:00 - 13:00 - 13:30 - 14:00 - 16:00 - 18:00 - 20:30

    BUS TUMINO TRASPORTI MARINA DI RAGUSA (VIA BRIN) - RAGUSA (P.ZZA ZAMA)
    🕐 Da Marina di Ragusa - Via Brin (7/7): 07:15 - 08:20 - 09:30 - 10:00 (domenica e festivi) - 13:00 - 14:15 - 15:00 - 15:50 - 17:30 - 19:30 - 21:15

    PERCORSI E ORARI TUMINO BUS

    #1 MUOVERSI A RAGUSA E PROVINCIA:

    9 REGOLE



    1)Chiedete e vi verrà detto
    : i siciliani sono ospitali per natura, pensate che i nostri antenati greci consideravano l'ospitalità un rito sacro, non abbiate quindi paura di chiedere aiuto nel caso ve ne aveste bisogno.

    2)I bus non hanno corsie preferenziali quindi nelle ore di punta saranno probabilmente in ritardo!

    3)Aspettare il Bus: spesso le fermate di attesa non sono all'ombra e quindi aspettare può essere più faticoso che andare a piedi, valutare il da farsi. È consigliato scaricare e usare l'app o il sito ☞ Moovit per tenere sotto controllo gli orari dei bus urbani.

    4)Muoversi a Ragusa: all'interno della città è consigliabile muoversi a piedi poichè i punti d'interesse sono facilmente raggiungibili, tuttavia se si vogliono utilizzare i mezzi, si consiglia di usufruire della linea 11 per raggiungere la zona bassa della città, Ragusa Ibla.

    5)Bus Marina di Ragusa e altre spiagge: È possibile raggiungere le spiagge della costa prendendo le linee di ☞Tumino Bus per spostarvi nei dintorni di Marina di Ragusa. In questo modo potrete visitare Casuzze, Punta Secca, Kamarina, il Castello di Donnafugata.

    6)Bus per i paesi della provincia e Sicilia tutta: Le compagnie AST, INTERBUS E SAIS servono la provincia di Ragusa e permettono facilmente di raggiungere i paesi e le città d'interesse.

    7)Noleggiare una bici: È possibile noleggiare una bicicletta in diversi punti di servizio e negozi, ve ne indichiamo un paio: bike supermarket e Ragusa MC Rent Bike.

    8)Guidare in Sicilia: non è difficile, basta essere pratici, non arrabbiarsi con gli eventuali indisciplinati e per le strade talvolta accidentate. La maggior parte delle persone è attenta alla guida, il problema comune purtroppo è l'uso dei parcheggi in doppia fila.

    9)Usare il treno: Un'esperienza interessante in Sicilia. Il treno vi permette ampi spostamenti attraverso i quali avete la possibilità di attraversare ogni tipo di paesaggio. La raccomandazione è quella di mantenervi larghi con gli orari, specialmente se avete un cambio o dovete arrivare in orario in aeroporto. Questo è un consiglio valido anche nelle tratte in autobus.

    🚍 #2 MUOVERSI A RAGUSA E PROVINCIA:

    BUS EXTRAURBANI RAGUSA

    • La Tumino è la società di trasporti più comune e attiva del ragusano.
    • ORARI TUMINO

    • Interbus collega Catania a Siracusa e provincia.
    • ORARI INTERBUS

    • Etna Trasporti collega Ragusa a Catania, Giardini Naxos, Caltagirone e Taormina.
    • ORARI ETNA TRASPORTI

    • Le linee Ast servono invece le provincie interne e le linee urbane.
    • ORARI AST

    🚌 #3 MUOVERSI A RAGUSA E PROVINCIA:

    SERVIZIO NOLEGGIO E TRANSFER

    NCC TRANSFER
    Noleggio auto con conducente operante a Ragusa per ogni genere di occasione ed evento.

    Propongono servizi a ora, sono a disposizione per tour nella città di Ragusa e in Sicilia, transfer per piccole, medie, e lunghe distanze anche all'estero.

    Offrono servizio di taxi privato da e per l'aeroporto di Catania e Palermo, servizio di noleggio auto con autista per transfer a Catania, Messina, Palermo, Caltanissetta, Siracusa, Ragusa, Agrigento, Trapani.
    ☞ Info & Booking qui

    GOING SICILY
    Going Sicily offre transfer da e per Ragusa, da Ragusa agli aeroporti e verso tutte le città; transfer a Ragusa e verso le località turistiche della Sicilia.

    Offrono un servizio di taxi a Ragusa, noleggio auto con conducente Ragusa - Catania, Ragusa - Palermo, Ragusa - Messina, Ragusa - Enna.

    Per qualsiasi esigenza di trasporto persone, da e per qualsiasi destinazione (porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, località turistiche, ecc.) in Italia e in Europa sono attivi 24 su 24 festivi compresi.

    Disponibili per interi Itinerari turistici e religiosi, collaborano con agenzie di viaggi hotel e villaggi vacanze.
    ☞ Info & Booking qui

    TAXI RAGUSA
    L'azienda di mezzi Taxi Ragusa opera nel settore del noleggio autobus, pullman e minibus, offrendo servizi adatti a itinerari turistici, escursioni o trasferimenti di gruppo.

    Offre sul territorio della provincia di Ragusa, noleggio con conducente e autonoleggio avvalendosi di una rete di aziende partner.

    I servizi di questa azienda ti consentono di viaggiare in tutta tranquillità e sicurezza sia per le tratte urbane che per viaggi più lunghi o per transfer da e verso i principali aereoporti e porti siciliani.

    Offrono un servizio di noleggio con e senza conducente operante in Sicilia.

    Mettono a disposizione della clientela autovetture, minibus e minivan con autista.

    I servizi di noleggio con e senza conducente sono disponibili 24 ore su 24 e vi consentono di scegliere diverse soluzioni:
    per il trasporto in aeroporto, altri eventi particolari, per escursioni turistiche, per shopping nelle vie principali, ecc.
    ☞ Info & Booking qui

    TRASPORTO DA/PER GLI AEROPORTI DI SICILIA


    BUS Da/per Aeroporto di Catania
    ETNA TRASPORTI: Il tragitto ha una durata di circa 1 ora e 45 minuti, a causa del traffico il bus può ritardare.

    1° corsa da Ragusa 5:00 (1.45 min). Ultima corsa da Ragusa 18:00 (1.45 min) .

    1° corsa da Aeroporto Fontanarossa 8:10 (1.45 min). Ultima corsa da Aeroporto Fontanarossa 20:10 (1.45 min).

    Biglietto €8.60
    ☞ Orari Etna Trasporti

    TRENO da/per Aeroporto di Catania
    Il treno per l'Aeroporto Fontanarossa serve i treni provienienti da/per Caltagirone, Caltanissetta Xirbi, Enna, Messina Centrale, Palermo Centrale e Siracusa.
    Il passante ferroviario collega la stazione di Aeroporto Fontanarossa con un servizio navetta in 2 minuti.
    1° corsa da Ragusa a Catania Fontanarossa 5:53 (4 ore circa). Ultima 16:26.

    1° corsa da Aeroporto Fontanarossa a Ragusa 8:54 (6 min). Ultima 17:26.

    Biglietto da €12,40 a €16,50
    ☞ Orari Trenitalia

    Da /Per Aeroporto di Comiso
    Da Ragusa si può andare e partire con l'autolinea GIAMPORCARO.
    Ragusa dista dall'aeroporto circa 27 Km.

    Per raggiungerla in autobus dovete prendere l'autolinea Giamporcaro. Tempo di percorrenza: circa 1 ora e 10 minuti oppure 2 ore (in base alle fermate).
    ☞ Orari Autolinee Giamporcaro

    Da/per Aeroporto di Palermo
    L'aeroporto di Palermo dispone di una stazione ferroviaria che collega il terminal con la stazione centrale di Palermo (56/71 min), da lì è possibile proseguire in treno fino a Ragusa e viceversa.

    Sono 2 al giorno le corse che collegano L'Aeroporto "Falcone e Borsellino" di Palermo con Ragusa, ha due cambi e la tratta dura circa 5 ore e 30 minuti.
    1° corsa da Aeroporto Palermo a Ragusa 14:27 Partenza da Punta Raisi - arrivo a Palermo Centrale ore 15:17 - Partenza da Palermo Centrale ore 15:21 - arrivo a Caltanissetta Xirbi ore 17:00 - Partenza da Caltanissetta Xirbi ore 17:10 - arrivo a Ragusa Centrale ore 19:58.
    2° corsa da Aeroporto Palermo a Ragusa 16:27 Partenza da Punta Raisi - arrivo a Palermo Centrale ore 17:17 - Partenza da Palermo Centrale ore 17:31 - arrivo a Caltanissetta Xirbi ore 19:00 - Partenza da Caltanissetta Xirbi ore 19:10 - arrivo a Ragusa Centrale ore 21:57.

    1° corsa da Ragusa a Aeroporto Palermo 5:58, 2° ore 8:00, ultima ore 14:06. i cambi e il tragitto è uguale e inverso da quello sopracitato

    Biglietto: €22.10
    ☞ Orari, prezzi, cambi e aggiornamenti treno su busradar

    Da /Per Aeroporto di Trapani
    Venire dal piccolo aeroporto di Trapani e spostarvi in autobus comporta diversi cambi. Si consiglia pertanto di raggiungere la città di Trapani dalle Autolinee AST. Raggiungere Ragusa comporterà cambi di treno o spostamenti obbligatori in auto.

    🚆 VIAGGIARE IN TRENO DA/PER RAGUSA

    BAROCCO LINE


    Si tratta di un servizio estivo attivo le domeniche che vanno da luglio a settembre.

    Acquistando il biglietto ordinario di un treno si avrà l'occasione di raggiungere in una giornata sola le mete più affascinanti che hanno generato il mito barocco nella zona del Val di Noto. Il punto di forza è avere l'occasione, con un solo biglietto, di poter fare più tappe e sfruttarlo dalla sua convalida fino a 4 ore.

    Sconti e agevolazioni
    I bambini da 0 a 4 anni non compiuti viaggiano gratis purché non occupino un posto a sedere.
    I ragazzi da 4 a 12 anni non compiuti beneficiano dello sconto del 50% sul prezzo del biglietto.

    Esibendo il biglietto ferroviario alla Biglietteria del Castello, chi arriva in treno a Donnafugata avrà diritto a uno sconto del 50% sul ticket di ingresso al Castello.

    Sul sito trenitalia.com ci sono disponibili gli orari e le fermate della Barocco Line semplicemente cercando i collegamenti tra Siracusa, Noto, Scicli, Modica, Ragusa Ibla, Ragusa e Donnafugata (Castello) nell’apposito motore di ricerca.

    Trasporto di bici e animali domestici gratuito.

    Per tutti gli orari e le fermate consultare il sito ☞ www.treniItalia.com

    RADIO TAXI RAGUSA

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    RADIOTAXI COMUNE DI RAGUSA
    E' attivo a Ragusa il SERVIZIO RADIOTAXI COMUNALE. Chiamando il numero telefonico, è possibile prenotare il taxi più vicino, nelle due macroaree di Ragusa (che include Ragusa Ibla e Donnafugata) e Marina di Ragusa. Il servizio è disponibile anche in lingua inglese. Il numero è attivo tutti i giorni, senza limiti di orario.
    +3909321832
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    TARIFFE:
    Servizio Minimo 7.5 €
    Scatto Di Partenza 4.2 €
    Costo Chilometrico 1.28 €
    Costo Orario Sosta 27.7 €
    Le tariffe sopra indicate sono applicate all'interno del territorio Ragusa, i pedaggi autostradali e i traghetti sono a carico dell'utente. Oltre il confine comunale le tariffe per il trasporto vengono concordate tra le parti.

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    Il Duomo di San Giorgio




       

    Perchè visitarlo: giunti alla piazza principale di Ragusa Ibla, non si può che restare stupiti dall'imponente struttura barocca frutto della progettazione scenografica dell'architetto Rosario Gagliardi che richiama a sé il visitatore invitandolo a scoprire il fiore all'occhiello della cittadina.

    Dall'esterno si può ammirare la maestosa cupola ottocentesca, nota per il suo paragone al pantheon di Parigi; negli ultimi anni il suo scenario è divenuto teatro cinematografico della fiction italiana di Montalbano che ha trasmesso le sue infinite prospettive in tutto il mondo.

    Da non perdere: La statua di San Giorgio e l'Arca Santa argentea esposte alla venerazione dei fedeli lungo le navate laterali. All'interno della sacrestia "la Cona di San Giorgio" rappresentante il santo guerriero a cavallo con i santi opera d'eccellenza del maestro scultore Antonello Gagini del 1573.
      





    Visita: 10:00 - 12:30, 16:00 - 18:30 7/7

    Entrata alla chiesa dalla navata laterale di destra: ingresso gratuito.

    Museo del Duomo: 1€

    Bus: linea 11 - 33 - 1
    Gli autobus transitano per i Giardini Iblei, con fermate al Largo Camerina a 200 mt dal Duomo.

    ☞ Aggiornamento orari  

    Le premesse della fondazione



    Malgrado il terremoto abbia distrutto l'intera città e solo a Ragusa più del 50% della popolazione, la devozione per il loro santo patrono rimase molto alta. I ragusani non abbandonarono la chiesa subito dopo il terremoto, anche perché una navata rimase in piedi. Qui raccolsero ogni tipo di oggetto superstite, da suppellettili, ad arredi sacri, argenteria, l'archivio e l'enorme campana costruita nel 1556 e rimasta illesa al crollo del campanile.

    Le due chiese più grandi di Ibla erano state fino a quel momento San Giorgio e San Giovanni ed entrambe furono quasi completamente distrutte, questo evento mise un pò di tregua al secolare odio tra le due fazioni "sangiorgiari" e "sangiovannari", e per far cessare le divergenze si decise inizialmente di costruire una chiesa dedicata a entrambi i santi a metà strada tra le due chiese distrutte, col nome congiunto di Chiesa di San Giorgio e San Giovanni.

    Si concordò che nella nuova chiesa dovessero esserci due cappelle identiche dedicate ai due santi, e si decise quindi il luogo scegliendo di riedificare la nuova chiesa sulle rovine della chiesa medievale di San Nicola che a sua volta sorgeva su un tempio pagano. Ma il progetto non iniziò mai per le varie divergenze tra fazioni e alla fine i San Giorgiari affidandorono la costruzione nel 1738 nelle mani del prestigioso architetto Rosario Gagliardi.

    Al maestro si chiese di fare un progetto grande e maestoso, da offuscare tutte le altre chiese soprattutto quella di San Giovanni che nel frattempo fu eretta sull'altipiano opposto. La posa della prima pietra fu nel 1739 e già alla prima metà degli anni '40 le fondazioni furono ultimate, agli inizi degli anni '60 tutto il primo ordine fu completato, mentre la meravigliosa facciata a torre progettata fu completata nell'ottobre del 1775, la parte absidale e l'imponente cupola furono completati nel 1781.

    La posizione della chiesa risultò strategica e il risultato fu una splendida chiesa quasi sospesa, su un'altura che dominava uno spazio libero antico e nuovo allo stesso tempo. Il Gagliardi studiò per la nuova chiesa un asse non allineato alla piazza in modo da offrire allo spettatore inattese visuali prospettiche anche sulla cupola che anzicchè nascondersi dietro l'ilponente facciata, con questo sistema gioca da protagonista agli effetti teatrali finali.

    I volumi sono esaltati anche dalla luce vigorosa del sole del sud, che riflette meravigliosamente sulla bianca pietra calcarea. Ciò che emerge dalle descrizioni e dai racconti che testimoniano questo fiorente momento di rinascita è che nella costruzione del Duomo di San Giorgio, i ragusani non ebbero fretta, nonostante fosse tanto il desiderio di erigere un meraviglioso tempio da dedicare al loro Santo Celeste Patrono, il cui culto affondava le radici fin dal periodo bizantino. Questa "non fretta" consentì di realizzare un'opera tra le più armoniche, e architettonicamente preziose e ammirate oggi in tutta la Sicilia.

    Paolo Orsi, il celeberrimo archeologo, storico e sovrintendente ai Beni Culturali della provincia di Siracusa la definì "Tra i più belli e insigni del '700 in Sicilia", nonché commissario alle antichità della Sicilia.

    Infatti per realizzare il duomo di San Giorgio i ragusani scelsero non solo il migliore architetto del tempo, ma anche i migliori pittori, scultori, ebanisti, argentieri e restauratori, presenti nel panorama siciliano dell'epoca che lasciarono la loro traccia con le uniche ed autentiche opere d'arte presenti in questa chiesa.

    Gli esterni




    L'imponente scalinata disegnata sempre dal maestro Gagliardi fa da trampolino allo svettare della facciata, è molto ripida e accentua questo vertiginoso senso di verticalità e di proiezione verso il cielo. Per consentire una più comoda fruibilità fu allungata con riempimenti e aggiunte e nel 1890 completata con le superba cancellata in ghisa realizzata dall'artista Angelo Paradiso di Acireale.

    Molto ricchi i tre portali principali, soprattutto quello centrale con festoni e scudo araldico sostenuto da putti, la facciata è completata da bellissime statue e da ante che coprono l'antica porta settecentesca abbellita da sculture in legno tutto tondo rappresentanti le fasi del martirio sofferto da San Giorgio. La Porta Grande del Duomo, una preziosa opera d'arte realizzata dall'artista palermitano Vincenzo Fiorello nel 1767, interamente scolpita a mano su legno di noce e raffiguranti le principali scene del martirio di San Giorgio.

    Degna di nota è la cupola in stile neoclassico, alta 43 metri e sostenuta da sedici colonne binate fu ultimata nel 1820 dal capomastro Carmelo Cultraro, poiché il Gagliardi era scomparso ormai da decenni, e su progetto dell'architetto palermitano Stefano Ittar che si ispirò ad un'incisione del Pantheon di Parigi. La facciata è divisa in tre ordini, con la sezione centrale leggermente convessa e separata dalle altre due da gruppi di tre colonne ciascuna.

    Lateralmente due coppie di volute fanno da raccordo tra i diversi livelli ospitando rispettivamente in basso le statue di San Giorgio a sinistra e San Giacomo a destra, in alto quelle di San pietro e San Paolo. In alto sulla cuspide sotto la croce si legge la data 1775 che indica la conclusione dei lavori della facciata avvenuta il 5 ottobre di quell'anno con la "salita" delle campane.

    La caratteristica più importante e innovativa di questa imponente facciata è la sua tecnica "a torre", per cui continua a svettare verso l'alto anche se il retro è vuoto diusto per poter ospitare le campane ed evitare così di costruire un campanile a fianco, creando per la prima volta una fusione perfetta tra una torre campanaria e una facciata. Soluzione sperimentata dal Gagliardi in piccolo nella chiesa di San Domenico a Noto, per poi essere riportata in grande e in tutta la sua magnificenza nel duomo di San Giorgio di Ibla e nel duomo di San Giorgio a Modica.

    Gli interni da scoprire...




    Il nuovo Duomo fu concepito a croce latina e a tre navate separate da dieci pilastri con zoccolatura in pietra pece di diametro considerevolmente maggiorato per paura di un altro sisma. Gli intagli che decorano il cornicione e i capitelli dei pilastri in stile neoclassico furono realizzati nel 1779 dagli scultori Gianbattista Muccio e Giorgio Nobile. Lateralmente i tredici altari sono decorati con vetrate in alto a forma di mezzaluna e quadri molto prestigiosi dei migliori pittori dell'epoca.

    Nel Febbraio del 1881 venne completato il superbo organo, sintesi della migliore arte organaria, dalla ditta dei fratelli Serassi di Bergamo, è tra i migliori organi in europa per la qualità del suono, timbro, ritmica, e numero di registri, con 3856 canne in tutt, campanelli e addirittura strumenti di percussione.

    Del 1909 sono i dieci lampadari realizzati in ferro battuto sempre dalla ditta di Acireale di Angelo Paradiso che realizzò la cancellata esterna. Alzando gli occhi verso la volta centrale e la cupola, a fare da protagoniste, sono le bellissime vetrate stagliate nel bianco anonimo dell'intonaco, delle vivide finestre basilicali che incantano grazie ad una fantasmagorica combinazione di colori vividi e a tratti sgargianti dal notevolissimo effetto cromatico.

    Le 33 vetrate istoriate, uniche nel loro genere in tutto il territorio, sono sostenute da cavallottini in ferro e cotte a fuoco a "muffola", furono realizzate negli anni '20 dalla ditta di Luigi Fontana di Milano su disegni di Amalia Panigatti previa approvazione del Sovrintendente all'Arte medioevale e moderna della Sicilia del tempo, Il Comm. F. Valenti. Lungo la navata maggiore e lungo il coro , nelle tredici finestre che ne danno luce, si susseguono le scene della vita e del martirio di san Giorgio, tribuno originario della Cappadocia e perseguitato e condannato a morte sotto l'impero di Diocleziano. Ogni vetrata reca lo stemma della famiglia gentilizia o la menzione di chi ne ha fatto dono per la realizzazione. Tutte le vetrate divise a scacchi da robusti telai sono impreziosite da pregevoli sfondi, da illuminanti soluzioni prospettiche e sempre incorniciate da ghirigori barocchi che chiudono finemente la scena rappresentata.

    Nella navata centrale sono raffigurati i momenti più significativi della vita e del martirio di San Giorgio, mentre le sei vetrate che illuminano la parte del transetto e dell'altare rappresentano rispettivamente: S. Nicola di Bari, Il Sacro Cuore Eucaristico, San Paolo, Gesù nell'orto degli ulivi, santa Gaudenzia compatrona di Ibla e infine San Pietro. Sugli altari laterali minori si stagliano dieci mezze lune, anch'esse donate da numerosi benefattori, decorate con i simboli più pregnanti della chiesa cattolica, vere e proprie metafore di fede ritroviamo: la Passione, la Prudenza, la Fortezza, la Giustizia, la Temperanza, l'Orifiamma, e le tre virtù teologali Fede, Speranza e Carità.
    A fare da protagonista sulla finestra sormontante l'ingresso principale è il San giorgio trionfante.

    Le piu' belle opere della navata di destra





    1° Campata: Cappella dei Santi Vito e Crescenzia. San Vito e i Santi Modesto e Crescenzia, olio su tela dipinto da Ludovico Svirech, 1774.

    La cappella che ospita il dipinto presenta un altare in marmo di gusto neoclassico, nell'opera sulla destra San Vito viene martirizzato da Diocleziano, immergendolo nella pece, mentre perisce tiene in mano una croce che alza al cielo, sulla sinistra S.Crescenzia tiene un libro in mano e S. Modesto addita il martire. In alto sopra santi, cherubini tra le nuvole, mentre un angelo sulla destra pone la corona del martirio al Santo.



    2° Campata: Altare della Cappella di San Basilio il Grande. San Basilio il Grande che invoca Maria, olio su tela.

    L' opera rappresenta il Vescovo di Cesarea, San Basilio inginocchiato dinnanzi alla Madonna che tiene sulle ginocchia il bambinello, circondata da angeli tra le nubi, mentre un serafino regge la mitra e due angeli reggono un libro aperto. A sinistra si intravede un santo guerriero che con una lancia sta per per colpire l'imperatore a cavallo.


    3° Campata: Cripta di San Giorgio. Il Simulacro di San Giorgio e il drago di Rosario Bagnasco.

    Questo gruppo scultoreo realizzato in legno di tiglio, raffigura il santo su di un cavallo bianco nell'atto di trafiggere con una lancia il drago. Il Santo cavaliere è rappresentato con i classici abiti militari romani, con corazza dorata, un mantello rosso e calzari ai piedi, mentre il cavallo è rappresentato con le zampe anteriori in tensione e la criniera al vento mentre al di sotto si trova il drago che sta per essere ucciso.



    4° Campata: Cappella dell'Immacolata. Immacolata Concezione, olio su tela opera di Vito D'anna, 1767.

    L'opera rappresenta Maria a mezz'aria tra le nuvole, vestita di bianco e azzurro con lo sguardo basso in segno di pudore, la vergine è circondata da un angelo vestito di verde che la osserva con curiosità, un putto con un giglio in mano simbolo di purezza, e un gruppo di cherubini che la circondano. Dall'alto una luce divina la inonda, sopra la sua testa è posta un aureola con 12 stelle e la colomba dello Spirito Santo simbolo della presenza di Dio.



    5° Campata: Cappella della fuga in Egitto. Riposo durante la fuga in egitto, olio su tela opera del messinese Dario Querci, commissionata dal Barone Corrado Arezzo, 1864.

    Il dipinto fu inizialmente esposto a Roma e poi fu collocato nella navata di destra, l'opera vede al centro Maria con il bambino in braccio nell'atto di riposarsi dopo un lungo viaggio sui gradini di un tempio egizio. A vegliare su di loro San Giuseppe, mentre alle sue spalle si nota l'asinello, la sfinge e una palma, dall'alto una luce bianca illumina la famiglia segno di protezione da parte di Dio.



    Transetto: l'altare di San Nicola. San Nicola di Bari tela di Vito D'Anna, 1767.

    Il Santo è rappresentato in vesti bianche dai bordi dorati, con le braccia aperte rivolto verso il cielo. Il Vescovo di Mira appare circondato da figure angeliche, un giovane angelo regge il pastorale, un putto sulla sinistra tiene la mitra, mentre un puttino in basso a destra una palla d'oro; quest'ultimo è il simbolo di un miracolo realizzato nei confronti di un padre che per la fame voleva far prostituire le 3 figlie, ma grazie al dono di 3 palle d'oro si ravvedette e le fece sposare, dandole un futuro migliore grazie al gesto del Santo Vescovo.



    Abside destra: Cappella del Santissimo Sacramento Altare marmoreo opera di Tommaso Privitera.

    Nel 1767 Luca Giangreco procuratore della Chiesa di San Giorgio diede l'incarico al catanese Tommaso Privetera per realizzare un altare per la cappella del SS. Sacramento, l'opera doveva prevedere un apparato molto ricco e variegato di marmi che vanno dalla pietra di Taormina, al giallo di Castronovo, al bianco, al verde antico, alla saraveza rosata, al giallonero di Portovenero, al rosso di Francia. L'insieme doveva rispondere al gusto rococò del tempo, con forme concave e convesse, inserti di rame, colonnine in marmo rosso di Francia e puttini laterali.

    Il resto della cappella venne relizzato a fine 800' in un cartiglio si legge infatti " Carmelo Guglielmino da Catania Adornò di stucchi - Giovanni Tanasi da Palazzolo indorò - 1887". La cappella è coperta da una cupola emisferica da cui si apre un piccolo oculo alla cui sommità è presente una lanternina. Due alti rilievi riprendono temi sacri quali; a destra "Cristo e l'Adultera", a sinistra "Venite pargulos", scene rappresentate in stile neoclassico, contornate da motivi fogliacei e putti.

    La magnificenza dell'altare maggiore




    Nel presbiterio centrale del Duomo sono presenti elementi degni di nota: l'Altare Maggiore in pietra, gli Stalli lignei, il Crocifisso ligneo, il Baldacchino e la "Taledda quaresimale".

    Quando iniziò la decorazione del presbiterio nel 1814 si pensò di affidare a Bartolomeo Leone e a Giuseppe Basile, abitanti di Noto, la realizzazione di una struttura d'altare in pietra, ispirandosi al vicino altare di San Nicola realizzato poco prima. Si pensò di puntare al nuovo stile neoclassico in voga nei primi dell'ottocento.
    Il risultato fu un insieme di volumi verticali e orizzontali che seguono le forme quadrangolari e rettangolari di cristalli tramite l'impiego di pietre dure di diversi colori. Nel 1816 Salvatore Leone completa l'arredo sacro realizzando quattro ostensori e inserendo sei candelabri lignei del medesimo stile Neoclassico.

    Al secolo antecedente, in particolare al 1769 risale invece la consegna degli stalli lignei realizzati dai fratelli Laganà originari di Militello, i maestri ebanisti impiegarono l'uso di noce per i capitelli, noce e cipresso per le cornici, abete per le pedane e gli scalini, castagnoli per la struttura e noce per la decorazione del cornicione e delle spalliere. Il risultato furono delle impalcature di gusto rococò che rimandano al gusto europeo del tempo contornate da motivi spiraliformi vitinei e grappoli d'uva, si aggiunse poi anche la sedia celebrante che presenta braccioli a forma di pesce di estrema raffinatezza.

    Il Crocifisso ligneo seicentesco è un opera attribuita a Fra' Umile da Petralia, l'opera rappresenta il Cristo curvato dal dolore per le ferite del costato, merito dell'artista è stato aver trasmesso la sensazione di pietas attraverso l'abilità scultorea.

    Il Baldacchino è un'opera di velluto alta dieci metri con ricami in oro e argento realizzata dal sarto e ricamatore Don Giorgio Fassari di Catania nel 1813, al centro presenta uno scudo con la croce simbolo del santo e una corona contornata da motivi fogliacei e geometrici, nella sommita si trova la colomba dello spirito santo ricamata.


    La Taledda o Telero quaresimale è un'opera ad olio su canapa in monocromato realizzata dai fratelli Vaccaro di Caltagirone nel 1842. Al centro viene mostrato "la crocifissione sul monte Calvario", Cristo è al centro affiancato dai due ladroni, ai piedi le pie donne, Maria e San Giovanni, a seguire Sacerdoti e farisei. L'opera è di gusto rinascimentale e seicentesco, la tela viene esposta solo durante il periodo della Quaresimale e copre tutto l'altare.

    Le piu' belle opere della navata di sinistra





    Abside sinistra: Cappella del Crocifisso. Tela della Madonna del Rosario.

    La Cappella presenta lo stile scenografico usato dagli stessi autori della Cappella del Santissimo, a cui si può attribuire la medesima mano. L'arricchimento risulta meno estroso con la variante nei pennacchi a cui quattro punti sorreggono i simboli della passione quali: la lancia, la corona di spine, i chiodi, la tenaglia e il martello.

    La tela posta qui è un quadro settecentesco della Madonna del Rosario, il nome della Cappella prende invece padronanza dal crocifisso ligneo oggi riposto nell'altare che un tempo si trovava qui.



    Transetto:Altare della Cappella di San Giorgio. Tela di San Giorgio e il Drago di Dario Querci, 1866.

    L'altare di San Giorgio presenta diverse similitudini decorative (in chiave piu' povera) rispetto all'altare di San Nicola. In compenso il dipinto dedicato a San Giorgio del maestro Dario Querci è un opera ottocentesca di degna bellezza. La scena rappresentata riprende la leggendaria uccisione del Drago ad opera del Santo Cavaliere a cavallo, quest'ultimo rappresenta il male terreno (Il diavolo) che viene sconfitto, mentre la principessa di Berito inginocchiata alle spalle del cavaliere rappresenta la purezza. Dall'alto una luce divina accompagna il guerriero nell'impresa di riportare il bene sulla terra, luogo di peccato.



    1°Campata: Cappella di Santa Gaudenzia. Tela con Cristo che appare a Santa Gaudenzia, di Antonio Manno, 1782.

    La devozione alla Santa a Ragusa è dovuta alla traslazione del corpo della martire nel 1623 proveniente dalle catacombe romane di San Sebastiano. Per tale ragione la Società del SS. Sacramento e dell'Unione del SS. Viatico commissionarono la realizzazione dell'opera a e lei dedicata; a destra Santa Gaudenzia è inginocchiata al cospetto del Cristo in Gloria, che in una mano tiene la croce e nell'altra la palma del martirio, in basso a sinistra è un putto ad offrire alla Santa un giglio, simbolo di purezza.



    2°Campata: Cappella dell'Angelo Custode. Tela dell'Angelo Custode di Vito D'anna, 1763.

    Opera realizzata dal piu' raffinato interprete del rococò palermitano, il D'Anna raffigura un bambino intento a camminare (probabilmente Gesu') prossimo al pericolo, mentre un angelo dalla pelle bianca e luminosa e dalle ali spiegate veglia su di lui, nell'alto del cielo dei putti e testine alate assistono alla scena.



    3°Campata: Cripta dell'Arca Santa. L'urna reliquiaria di San Giorgio opera di Salvatore La Villa, Salvatore e Giovanni Annali e Giovanni Savoia,1807-1808.

    L'opera fu pensata in sostituzione dell'urna seicentesca che fino a quel momento ospitava i resti mortali del Santo, il risultato fu un opera che ingloba la maestria dei mastri argentieri seguendo un impianto neoclassico ricco di dettagli.
    Composta da due ordini, scandita da semi-pilastri binati inframezzati da una cornice decorata a rosette in una sequenza di cerchi, culmina con un coperchio a forma piramidale con motivi floreali. I pannelli sui lati lunghi rappresentano da sinistra a destra: San Paolo, Santa Gaudenzia, San Nicola, e poi San Basilio, Santa Lucia e San Pietro. Sui lati corti è rappresentata invece la Gloria di San Giorgio e San Giorgio e Il Drago, l'urna viene portata dai fedeli durante la festa di San Giorgio che avviene ogni anno il 23 di Aprile insieme alla statua equestre.



    3°Campata: Cappella di Santa Maddalena dei Pazzi. Tela con l'Estasi di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, autore ignoto, seconda metà del sec.XVIII.

    Nell'opera figura la Santa monaca Carmelitana appartenente al casato fiorentino dei Pazzi, rappresentata in basso a destra in estasi mentre viene sorretta da un angelo, sul petto è visibile il suo cuore inondato di luce divina, in alto a sinistra il bambinello Gesu' con la mano sinistra tiene la croce e con l'altra indica il cuore della santa, alludendo ad uno scambio. In basso a sinistra un cherubino tiene in mano un giglio ed un libro aperto emblema della santa, in basso sono presenti i simboli della passione quali: la croce, il teschio, i chiodi ed il martello.



    4°Campata: Cappella di San Giorgio in Gloria. La Gloria di San Giorgio di Giuseppe Tresca,1787.

    L'opera rappresenta il Santo Cavaliere in abiti militari romani, mentre riceve la Palma del martirio da Gesu' Cristo circondato da angeli e cherubini, San Giorgio sta ancora calpestando il drago sconfitto mentre riceve la gloria, mentre sulla sinistra si nota la principessa con le mani ancora legate mentre osserva il suo salvatore.

    La preziosa Sagrestia




    All'interno della sacrestia viene conservata parte della preziosa opera scultorea in pietra locale: la "Cona Gaginiana" che troneggia sotto l'abside della chiesa madre della città crollata col terremoto del 1693 e realizzata da Domenico Gagini e dal nipote Antonino. In orgine il polittico ospitava 18 statue di santi in pietra, oggi l'opera ospita al centro la scultura a tutto tondo di San Giorgio che uccide il Drago, posta all'interno della nicchia di forma semicilindrica con catino a conchiglia contornata da colonne libere, ai lati del Santo in analoghe nicchie i Santi Ippolito a sinistra e Mercurio a destra, anch'essi vestiti in abiti militari.

    Accostate alle pareti laterali nel 1961 si realizzano gli armadi e il bancone in noce americana ad opera dei fratelli Barò, le ante presentano decorazioni fogliacee, con putti e richiami ai simboli militari di San Giorgio.

    Infine, interessante è il tesoro del Duomo, certamente tra i più importanti e ricchi presenti in tutta l'area degli Iblei , frutto della devozione e del secolare legame del popolo ragusano per il patrono san Giorgio tra cui si annoverano importantissime opere di argenteria e oreficeria che vanno dal XVI al XIX secolo: ostensori, reliquari, pale d'altare, paramenti sacri, sculture e pitture, documenti, bolle, progetti e oggetti che testimoniano l'importante ruolo che la chiesa madre ha svolto per secoli nella città di Ragusa.

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    Transports


    1. Get to Ragusa by car
    2. Move by bus/train
    3. Tourist Bus to visit Ragusa
    4. Reach Marina di Ragusa by bus
    5. #1 Getting around in Ragusa and its provinces: 9 Rules
    6. #2 Getting around in Ragusa and its provinces: Extra Urban Buses
    7. #3 Getting around in Ragusa and its provinces: Rental and Transfer service
    8. Transportation to/from Airports
    9. Travel by train
    10. RADIOTAXI Ragusa

    AS A RESULT OF THE COVID-19 REGULATION CERTAIN BUSES SUCH AS TOURIST BUSES COULD BE CANCELLED BECAUSE OF THE RESTRICTIONS DUE TO THE PANDEMIC SITUATION.

    CHECK THE TIMETABLE SCHEDULES ON THE SPECIFIC WEBSITEs.

    🚗 GET TO RAGUSA BY CAR


    For those arriving by car in Ragusa can park around the edge of Viale della Circonvallazione or in the special parking areas. They are 4 limited traffic areas active from the whole month of July until the end of October specially marked by the active gates.


    The limited traffic zones circumscribe Ragusa Ibla area.

    Near and inside the old town and the rest of the city there are yellow stripes (only residents, do not park), white stripes (free) and blue stripes for a fee.

    Blue Stripes:
    The rate (1 h/€ 0.60 - minimum period 20 minutes/€ 0.20) and the payment methods are indicated on the parking lot which is prepared, with a multi-language program, to provide useful explanations to foreign tourists.

    The time slots in which parking is in force are from 9.00 to 13.30 (9.00am - 1.30pm) and from 16.00 to 21.00 (4.00pm - 9.00pm).

    The user will have the possibility to park for free in the blue stripes for the first ten minutes providing it clearly with an indication of the time when the stopover has started.

    There are parking exchange near the old town, where you can leave your car and take a bus that takes you to the center, or continue by walk.
    ☞ Info SiSosta Car Parks.

    🚍 GETTING THERE AND GETTING AROUND BY BUS/TRAIN


    For those arriving by city/suburban bus or train the main stop is the bus stop of Tumino Trasporti, Piazza Zama or the Train Station in Piazza del Popolo.

    GO TO THE BEACH
    From Via Zama take the bus to Marina di Ragusa ROUTES AND SCHEDULES

    At the Central Station of Ragusa and in Piazza del Popolo there are still taxis available.

    🚍 URBAN- EXTRA URBAN TUMINO/AST BUS


    The Tumino Trasporti Company connects Ragusa with the nearest extra-urban destinations.
    To reach other cities from Ragusa check the routes here:
    ROUTES AND SCHEDULES.

    The Sicilian Transport Company (AST) connects the main Sicilian cities. Check the destinations here:
    ROUTES AND SCHEDULES.

    Or search your destination here
    CHECK MY BUS

    With the Moovit app you can monitor and search for stops to reach the desired urban destinations; selecting the preferred stop will appear the lines that pass there, the blue inscriptions indicate that the bus is served by geolocation, if in black not, in this case the arrival time described could be uncertain.

    The AST Company manages the lines of which you can check stops and routes here AST ROUTES AND SCHEDULES Ragusa urban lines.

    🚍 TOURIST BUSES


    When active, in the areas of Ragusa, Ragusa Ibla, Scicli and Castello di Donnafugata are available the Baroque Tour Buses. Check here for their availability
    ROUTES AND SCHEDULES BAROQUE TOUR BUS Ragusa urban lines

    🚍 RAGUSA TOURIST BUSES

    THE BUS TERMINAL IS PIAZZA DEL POPOLO, IN FRONT OF THE STATION.

    🚍 URBAN LINE 11


    The urban line 11 has the best route through the major attractions located between Ragusa Superiore and Ragusa Ibla. You can follow the route, timetables and track arrivals and departures here Moovit.

    🚍 NIGHT SHUTTLE BUS ON HOLIDAY AND DAYS PRECEDING
    RAGUSA SUPERIORE-IBLA


    The connection, active from August 7 until October 31, from 18.00 to 01.15 (6.00pm - 1.15 am) runs:
    Piazza del Popolo (Terminal Ragusa) - via Risorgimento - Largo San Paolo – via Avv. Ottaviano - Giardino Ibleo (Terminal Ibla), L.go Camerina (stop), Piazza della Repubblica (stop), C.so Don Minzoni (stop) e up to the Terminal di Ragusa.
    NIGHT SHUTTLE BUS LINE MAP

    🚍 NIGHT BUS 35

    Itinerario Siracusa


    During the week is available the night bus line 35.

    The route starts from Piazza del Popolo (8.40pm), stops at the Giardino Ibleo (9.00pm) and arrives again at Piazza del Popolo (9.20pm) with departure every 45 minutes. The last race will start at 00.25am from Piazza del Popolo, with a stop at 00.45am to the Giardino Ibleo and arrival at 01.05am again in Piazza del Popolo.

    🚍 REACH MARINA DI RAGUSA BY BUS


    Spiagge Sicilia

    BUS TUMINO TRASPORTI RAGUSA P.ZZA ZAMA - MARINA DI RAGUSA (VIA BRIN)
    🕐 From Ragusa P.zza Zama (7/7) : 06:00am - 07:00am - 08:30am - 09:00am(on Sundays and Holidays) - 11:00am - 1:00pm - 1:30pm - 2:00pm - 4:00pm - 6:00pm - 8:30pm

    BUS TUMINO TRASPORTI MARINA DI RAGUSA (VIA BRIN) - RAGUSA (P.ZZA ZAMA)
    🕐 From Marina di Ragusa - Via Brin (7/7): 07:15am - 08:20am - 09:30am - 10:00am (on Sundays and Holidays) - 1:00pm - 2:15pm - 3:00pm - 3:50pm - 5:30pm - 7:30pm - 9:15pm

    ROUTES AND SCHEDULES TUMINO BUS

    #1 GETTING AROUND IN RAGUSA AND ITS PROVINCES:

    9 RULES



    1)Ask and will be told: the Sicilians are hospitable by nature, think that our Greek ancestors considered hospitality a sacred rite, so do not be afraid to ask for help in case you need it.

    2)Buses do not have reserved lanes: so in peak hours they will probably be late!

    3)Wait for the Bus: Often the waiting stops are not in the shade and therefore waiting can be more tiring than going on foot. It is recommended to download and use the app or the site ☞ Moovit to check timetables and routes schedules.

    4)Getting around in Ragusa: within the city it is advisable to move on foot as the points of interest are within easy reach, however if you want to use the transports, we recommend using the line 11 to reach the lower part of the city, Ragusa Ibla.

    5)Bus to Marina di Ragusa and other beaches: You can reach the Beaches through ☞Tumino Bus to getting around and outside od Marina di Ragusa. This way you can visit Casuzze, Punta Secca, Kamarina, the Castle of Donnafugata.

    6)Bus to the villages of the province and Sicily all: The companies AST, INTERBUS AND SAIS serve the province of Ragusa and allow easy access to towns and cities of interest.

    7)Rent a bike: It is possible to rent a bicycle at different service points and shops, we indicate a couple of them: bike supermarket e Ragusa MC Rent Bike.

    8)Driving in Sicily: It is not difficult, just be practical, do not get angry with any undisciplined driver and on the bumpy roads. Most people are attentive to driving, the common problem is unfortunately the use of double-row parking.

    9)Taking the Train: An interesting experience in Sicily. The train allows you to move widely and in the meanwhile you have the opportunity to enjoy any type of landscape. The recommendation is to stay anticipate with your plans, especially if you have a change or you have to arrive on time at the airport. This is also good advice for bus routes.

    🚍 #2 GETTING AROUND IN RAGUSA AND ITS PROVINCES:

    EXTRA URBAN BUSES

    • The Tumino is the most common and active transport company of Ragusa.
    • ROUTES AND SCHEDULES TUMINO BUS

    • Interbus connects Catania to Syracuse and province.
    • ROUTES AND SCHEDULES INTERBUS

    • Etna Trasporti connects Ragusa to Catania, Giardini Naxos, Caltagirone and Taormina.
    • ROUTES AND SCHEDULES ETNA TRASPORTI

    • the Ast lines serve the inner provinces and urban areas.
    • ROUTES AND SCHEDULES AST

    🚌 #3 GETTING AROUND IN RAGUSA AND ITS PROVINCES:

    RENTAL AND TRANFER SERVICE

    NCC TRANSFER
    Car rental with driver operating in Ragusa for any kind of occasion and even.

    They offer services per hour, are available for tours in the city of Ragusa and Sicily, transfers for small, medium, and long distances abroad.

    They offer private taxi service to/from the airport of Catania and Palermo, car rental service with driver for transfers to Catania, Messina, Palermo, Caltanissetta, Syracuse, Ragusa, Agrigento, Trapani.
    ☞ Info & Booking here

    GOING SICILY
    Going Sicily offers transfers from and to Ragusa, from Ragusa to the airports and to all cities; transfers to Ragusa and to the tourist destinations of Sicily.

    They offer a taxi service in Ragusa, car rental with driver on Ragusa - Catania, Ragusa - Palermo, Ragusa - Messina, Ragusa - Enna.

    For any need of transport people, to and from any destination (ports, airports, railway stations, tourist resorts, etc.) in Italy and Europe are active 24 on 24 holidays included.

    Available for entire tourist and religious itineraries, collaborate with travel agencies hotels and holiday villages.
    ☞ Info & Booking here

    TAXI RAGUSA
    The Taxi Ragusa company operates in the field of bus, coach and minibus rental, offering services suitable for tourist routes, excursions or group transfers.

    Offers on the territory of the province of Ragusa, rental with driver and car rental using a network of partner companies.

    The services of this company allow you to travel in peace and security both for urban routes and for longer trips or for transfers to and from the main Sicilian airports and ports.

    They offer to customers cars, minibuses and minivans with driver.

    Rental services with and without driver are available 24 hours a day and allow you to choose different solutions: for transport to the airport, other special events, for tourist excursions, for shopping in the main streets, etc.
    ☞ Info & Booking here

    TRANSPORT TO/FROM AIRPORTS OF SICILY


    BUS From/To Catania Airport
    ETNA TRASPORTI: The journey lasts about 1 hour and 45 minutes, due to traffic the bus can delay.

    1° ride from Ragusa at 5:00am (1.45 min). Last ride from Ragusa at 6:00pm (1.45 min) .

    1° ride from Fontanarossa Airport 8:10am (1.45 min). Last ride from Fontanarossa Airport 8:10pm (1.45 min).

    Ticket €8.60
    ☞ Routes and Schedules Etna Trasporti

    TRAIN to/from Catania's Fontanarossa Airport
    The train to Fontanarossa Airport serves trains from/to Caltagirone, Caltanissetta Xirbi, Enna, Messina Centrale, Palermo Centrale e Siracusa.
    The railway link connects the Fontanarossa Airport station with a shuttle service in 2 minutes
    1° ride from Ragusa to Catania Fontanarossa 5:53am (4 ore circa). Ultima 4:26pm.

    1° ride from Fontanarossa Airport to Ragusa 8:54am (6 min). Ultima 5:26pm.

    Ticket from €12,40 to €16,50
    ☞ Routes and Schedules Trenitalia

    From/to Comiso Airport
    From Ragusa you can come and go with the bus line GIAMPORCARO.
    Ragusa is about 27 Km from the airport.

    To reach it by bus you have to take the Giamporcaro bus line. Journey time: about 1 hour 10 minutes or 2 hours (depending on the stops).
    ☞ Routes and Schedules Giamporcaro Bus lines

    From/to Palermo Airport
    Palermo airport has a railway station that connects the terminal with the central station of Palermo (56/71 min), from there you can continue by train to Ragusa and back.

    the routes that connect The "Falcone and Borsellino" Airport of Palermo with Ragusa are 2 per day, have two changes and the route takes about 5 hours and 30 minutes.
    1° ride from Palermo Airport to Ragusa 2:27pm Start from Punta Raisi - arrival at Palermo Centrale ore 3:17pm - Start from Palermo Centrale at 3:21pm - arrival at Caltanissetta Xirbi at 5:00 - Start from Caltanissetta Xirbi at 5:10 - arrival at Ragusa Centrale at 7:58pm.
    2° ride from Palermo Aeroport to Ragusa 4:27pm. Start from Punta Raisi - arrival at Palermo Centrale at 5:17 pm - Start from Palermo Centrale at 5:31pm - arrival at Caltanissetta Xirbi at 7:00 - Start from Caltanissetta Xirbi ore 7:10pm - arrival at Ragusa Centrale at 9:57pm.

    1° ride from Ragusa to Palermo Aeroport 5:58am, 2° at 8:00am, last at 2:06pm. Same rides and stops to come back

    Ticket: €22.10
    ☞ Routes and Schedules, prices, and updates on busradar

    Da /Per Aeroporto di Trapani
    Coming from the small airport of Trapani and moving by bus involves several changes. It is therefore recommended to reach the city of Trapani from AST Bus Lines. Reaching Ragusa will involve train changes or will be necessary a ride by car.

    🚆 TRAVEL BY TRAIN TO/FROM RAGUSA

    BAROCCO LINE


    This is a summer service active on Sundays which run from July to September.

    By purchasing the ordinary ticket of a train you will have the opportunity to reach in one day the most fascinating destinations that have generated the Baroque myth in the area of Val di Noto. The strong point is to have the opportunity, with a single ticket, to be able to make multiple stops and take advantage of it from its validation up to 4 hours.

    Discounts and Facilities
    Children from 0 to 4 years old travel free of charge if they do not occupy a seat.
    Children from 4 to 12 years old benefit from a 50% discount on the ticket price.

    Showing the train ticket at the Ticket Office of the Castle, those arriving by train in Donnafugata will be entitled to a 50% discount on the ticket to the Castle.

    On the trenitalia.com website you can find the timetables and stops of the Barocco Line just looking for the changes between Siracusa, Noto, Scicli, Modica, Ragusa Ibla, Ragusa and Donnafugata (Castello).

    Free bike and pet transport.

    For all timetables and stops check the website ☞ www.treniItalia.com

    RADIO TAXI RAGUSA

    -----------------------------

    RADIOTAXI OF RAGUSA MUNICIPALITY
    The Municipal Radio Taxi Service is active in Ragusa. By calling the telephone number, you can book the nearest taxi, in the two macro areas of Ragusa (which includes Ragusa Ibla and Donnafugata) and Marina di Ragusa. The service is also available in English. The number is active every day, without time limit.
    +3909321832
    -----------------------------



    TAXI FEES:
    Minimum service 7.5 €
    Start Fee 4.2 €
    Per Km 1.28 €
    Stop per hour 27.7 €

    The above rates are applied within the territory of Ragusa, highway tolls and ferries are charged to the user. Across the municipal border, transportation fees are agreed between the parties.

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    La Chiesa di San Giacomo




       

    Perchè visitarla: Immersa nel verde dei Giardini Iblei questa chiesa è una tappa fondamentale per tutti coloro che si trovano a passeggiare tra gli eleganti viali, inoltre fa parte delle 40 località legate al cammino di Santiago di Compostela che celebrano il culto di San Giacomo.

    Da non perdere: Il meraviglioso soffitto settecentesco ligneo dipinto che riproduce una finta cupola.
      





    Visita: 11:00 - 13:00 / 17:00 - 21:00 7/7

    Entrata alla chiesa: ingresso gratuito.

    Bus: linea 11 - 33 - 1
    Fermata presso Giardini Iblei

    ☞ Aggiornamento orari  

    L'origine della Chiesa



    Si trova immersa all'interno dei Giardini Iblei, entrando sulla sinistra.
    La chiesa di San Giacomo sembra sia sorta sulle rovine di un antico tempio pagano dedicato alla dea della fertilità, Lucina.
    Si ipotizza con certezza che la sua prima edificazione avvenne in epoca normanna per via dell'aquila aragonese presente sopra l'altare maggiore.
    Tuttavia la sua presenza risulta solo nel 1308, per via dell'elenco delle chiese che pagavano le decime apostoliche alla Chiesa di Roma.

    La prima confraternita nel 1563 fu quella di S. Giacomo che si preoccupò di dotarla di belle sculture, di un campanile e le reliquie di San Giacomo. Inizialmente fu edificata a tre navate, ma quando fu danneggiata dal terremoto del 1693 perse le due navate laterali che non furono mai più ricostruite, così che oggi la chiesa risulta ad un'unica navata.

    Gli esterni




    La facciata è divisa in tre ordini: quella inferiore con ingresso fra due colonnine con capitelli corinzi, il secondo con una finestra con lunetta, l'ultimo con campanile circondato da una balaustra interrotta da una scultura di san Giorgio cavaliere fiancheggiato da due statue all'estremità rappresentanti San Giacomo a destra e San Giovanni Evangelista a sinistra.

    Gli splendidi interni



    L'interno è stato ricostruito a navata unica composta da 11 altari (5 per lato) inseriti in archi a tutto sesto addossati alla parete sorretti da semi-pilastri corinzi, entrando a sinistra si ammira l'organo eseguito dal ragusano Nunzio Lissandrello del 1888 e a destra un confessionale in stile gotico.

    Sull'altare principale si può ammirare un'aquila scolpita in pietra asfaltica e in una nicchia la statua di San Giacomo e a sinistra un crocifisso del '500. In basso si trova una recente urna con il Cristo deposto.

    Molto pregiato è il soffitto ligneo con cupola illusoria dipinto dal ragusano Mario Battaglia nel 1754. Il catino riproduce una finta cupola con finestre semicircolari dipinte; al centro la SS. Trinità e Maria SS. Coronata, con intorno putti alati e foglie, mentre nei pennacchi vi raffigurò i quattro evangelisti e altri Santi. Nel periodo pasquale la chiesa è piena di ceri per i tipici "sepolcri" che rendono l'atmosfera al suo interno molto suggestiva.

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    Le 17 spiagge imperdibili:


    1. Scoglitti

    2. Kamarina

    3. Randello

    4. Punta Braccetto

    5. Torre di Mezzo

    6. Punta Secca

    7. Caucana

    8. Marina di Ragusa

    9. Playa Grande

    10. Cava D' Aliga

    11. Costa di Carro

    12. Sampieri

    13. Marina di Modica

    14. Pozzallo

    15. Santa Maria del Focallo

    16. Punta Ciriga

    17. Baia di Porto Ulisse
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    My MAPS: spiagge nel catanese

    Itinerari Sicilia


     

    Scoglitti RG-30 km
    4,0 Google

    Si tratta di una delle tante spiagge dorate nella costa del ragusano, pari a una lunghezza di circa 4 km lungo i quali possono trovarsi lidi attrezzati. All’interno del Comune di Vittoria Scoglitti è una delle mete più note della zona sudorientale della Sicilia e dista circa 30 km da Ragusa.

    Lungo l’arco della spiaggia dal fiume Ippari in poi si estende la costa, caratterizzata da sabbie finissime e molto chiare e la presenza di dune. Solo alcuni stabilimenti balneari occupano la spiaggia fornendo i loro servizi, mentre il resto appare ancora in parte incontaminato.

    Un luogo adatto a chi non ama il caos turistico, ma vuole trovare zone di comfort e servizi.

    Il borgo di Scoglitti
    Questo piccolo Comune di Vittoria, affacciato sul mare, guarda alla baia di Gela ed è situato non distante l’area archeologica di Kamarina.

    Si tratta di un borgo marinaro dotato di più punti d’approdo e di un porto turistico. Una peculiarità folkloristica del posto è la vendita pomeridiana del pesce all’asta.

    Un luogo adatto a tutti.

    Il Lido Club Capannina Night Beach
    Il Lido offre bar, gelateria, panineria, ristorante e pizzeria (anche la sera); servizio all'ombrellone, area giochi; area fitness, noleggio: pedalò, canoe, cabine spogliatoio.
    Docce calde, servizio compressore per materassini e gonfiabili e accessibilità cabina doccia sedia e servizi igienici per disabili.
    I clienti sono dotati di un microchip per docce e servizi igienici riservati.

    Info & Booking
    +39 348 6811795
    info@lidocapannina.it

    €
    Ombrellone + 2 lettini + sedia regista = 20 €
    Cabina 10 €
    Lettino 8€

    Noleggio Pedalò 20/h€
    Noleggio Canoa 10/h€

    🕐 8-20 7/7 ☞ Lido Capannina

    🚍 Bus Autolinee Giamporcaro
    Le linee estive che permettono di raggiungere Scoglitti partono da Vittoria e sono attive dal lunedì al sabato. ☞ Guarda orari e percorsi .


     

    Kamarina RG-14km
    4,0 Google

    La spiaggia sabbiosa di Kamarina è un luogo molto frequentato per via della sua vicinanza a molti centri e della sua reperibilità e accessibilità attraverso ampie aree di parcheggio.

    Si trova a 14 km di distanza da Ragusa ed è molto affollata nei weekend di Luglio e Agosto, perfetta per le famiglie e chi necessita di servizi in lidi con ombrelloni e sdraio, c’è anche un ristorante.

    La piccola baia si estende per poco più di 1km tra Scoglitti e Punta Braccetto.

    Un luogo adatto a tutti, specialmente alle famiglie che necessitano di comodità e servizi; per chi ama scoprire di più sull’archeologia del posto non può perdersi il Sito Archeologico di Kamarina.

    Il Sito Archeologico di Kamarina
    Non lontano dalla spiaggia si trova uno dei tanti siti archeologici che testimonia l’importanza e l’estensione del potere di Siracusa, essendone colonia fondata da questa.

    Fu infatti fondata nel corso del V secolo a.C. per arginare e tenere sotto controllo le velleità espansionistiche delle altre città, specialmente di Gela.

    Tra alti e bassi fu più volte distrutta ma mantenne un importante status di centro agricolo di interscambio con l’entroterra, fino alla colonizzazione romana. Fu del tutto rasa al suolo dagli Arabi. I resti più noti si trovano lungo la sommità della collina, dove sorgeva l’acropoli di cui restano i ruderi di un Tempio dedicato ad Atena e più in basso di un’agorà, sono anche visibili i resti delle mura di cinta mentre i reperti sono conservati al Museo di Kamarina, quello Archeologico Ibleo di Ragusa e l’Archeologico Regionale di Siracusa.

    Non distante dal sito, il Museo Regionale di Kamarina ha sede in una vecchia costruzione rurale di fine Ottocento.

    Conserva i ritrovamenti e i reperti della colonia, ma anche una bella collezione di archeologia subacquea, attraverso la quale si è riusciti a risalire alla storia politica, militare ed economica di Kamarina.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Bus Autolinee Tumino ☞ Guarda orari e percorsi



     

    Randello RG-30km
    4,7 Google

    Situata all’interno dell’omonima Riserva Naturale, si tratta di una splendida spiaggia ancora incontaminata distante 15 km da Marina di Ragusa e 30 da Ragusa.

    Un luogo ideale per chi ama la tranquillità e la natura incontaminata. Servizi e altre zone attrezzate distano circa 3 km. L’area protetta tra Punta Braccetto e Scoglitti si trova sulla costa sudorientale della Sicilia e costituisce assieme alla spiaggia una splendida zona boscosa nell’entroterra.

    Un luogo perfetto per chi ama stare lontano dal caos nel cuore della natura. Come altre spiagge del ragusano quella di Randello ha ricevuto da Legambiente e Touring Club Italiano la nomina tra le spiagge più belle d’Italia nella “Guida Blu 2014”.

    La Riserva Naturale di Randello
    Si tratta di una zona protetta, un tempo riserva di caccia privata, che conserva oltre a un bosco di Pini, molteplici specie vegetali e animali tipiche della macchia mediterranea.

    Nei dintorni è inoltre possibile scorgere alcune necropoli della vicina Kamarina.

    🕐 7/7 h24


     

    Punta Braccetto RG-30km
    4,5 Google

    Questa piccola spiaggia - in parte in una zona privata all’interno di un campeggio - presenta sia sabbia che qualche zona rocciosa di scogli. Un luogo attrezzato e ideale per le famiglie con bambini.

    Sempre nella zona sud-orientale della Sicilia la spiaggia di Punta Braccetto si trova all’interno del Comune di Santa Croce Camerina a 30 km da Ragusa.

    Il tratto di costa è abbastanza attrezzato, tra i lidi e il campeggio, ma è anche possibile godere delle zone libere. Bar e ristoranti presenti lungo il litorale rendono la zona servita e di conseguenza abbastanza affollata, specialmente nei periodi di alta stagione.

    Anche questa spiaggia ha ricevuto l’onore della nomina tra le Spiagge più belle d’Italia nella “Guida Blu 2014”.

    Il borgo Punta Braccetto
    Punta Braccetto emerge ed ebbe notorietà come approdo di Bizantini e Normanni, nonostante la zona fosse frequentata fin dalla preistoria.

    Approdo sicuro per le navi, nel 1595 lungo il Braccio della Colombara vi fu costruita la Torre Vigliena, un edificio di vedetta contro le incursioni turche e piratesche.

    Fu nella zona rocciosa dei Canalotti e quella dell’agrigentino che nel 1943 sbarcarono le truppe alleate.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Bus Autolinee Tumino ☞ Guarda orari e percorsi


     

    Torre di Mezzo RG-36 km
    4,3 Google

    A pochi km da Punta Secca la spiaggia di Torre di Mezzo è conosciuta per l’omonima Torre da cui prende nome il luogo e si caratterizza per le sabbie chiare e fini e per la sua posizione appartata.

    La spiaggia, protetta da due promontori rocciosi che la chiudono è adatta a ogni utenza, specialmente perché servita da un lido, un bar e un ristorante. Frequentata anche nelle serate estive per un cocktail sul mare.

    La Torre
    Oggi non resta che un rudere della Torre che deve il suo nome alla posizione che occupava tra quella Scalambri a Punta Secca e la Vigliena a Punta Braccetto. Come le altre due, serviva di vedetta per la difesa della costa dalle incursioni piratesche.

    🕐 7/7 h24



     

    Punta Secca RG-30km
    4,6 Google

    Forse una delle più note e frequentate, specialmente per essere sede della splendida villa, “abitata” dal Commissario Montalbano. Si tratta di una costa di pochi chilometri a 30 km da Ragusa, a 6 km da Santa Croce Camerina e solo 5 da Marina di Ragusa.

    Fondali bassi, spiagge dorate e rocce affioranti qua e là, caratterizzano la costa di Punta Secca, luogo adatto a ogni tipo di utenza e anche alle famiglie.

    Diventa affollata e molto frequentata specialmente nei weekend di luglio e agosto, in cui è più difficile accedervi e trovare parcheggio.

    I momenti migliori sono i pomeriggi, e le mattine presto, in cui i colori e la tranquillità trasformano questo luogo in un paradiso.

    L’area nei dintorni è discretamente servita da bar e ristoranti.

    Il borgo di Punta Secca
    Un altro piccolo borgo marinaro che caratterizza questa splendida costa siciliana. Viene chiamata dagli abitanti “A Sicca” per la sua conformazione sabbiosa e rocciosa in cui l’acqua resta bassa per decine di metri.

    Fu importante porto commerciale di cui oggi non resta che l’attività di pesca dei suoi abitanti.

    Nonostante sia frequentata e dotata di locali che animano le serate estive, il borghetto tipico non si è alterato turisticamente, conservando l’aria e le abitudini locali dei suoi semplici abitanti.

    🕐 7/7 h 24

    🚍 Bus Autoinee Tumino ☞ Guarda orari e percorsi


     

    Caucana RG-27km
    4,5 Google

    Meno conosciuta ma non meno bella è la spiaggia di Caucana tra Punta Secca e Marina di Ragusa, che prende nome dall’antica colonia greca.

    La piccola estensione di soli 2 km rende la spiaggia un luogo tranquillo e relativamente appartato dove poter godere di questo tratto di costa anche nelle stagioni più affollate.

    Si trova all’interno del Comune di Santa Croce Camerina, tra Punta Secca e Marina di Ragusa e dista 27 km da Ragusa. Si caratterizza per un litorale largo e sabbioso e dalle acque cristalline.

    Potrebbe risultare difficile trovare parcheggio, nonostante ciò la zona è abbastanza servita da bar e ristoranti. Si consiglia di andare la mattina presto e il primo o tardo pomeriggio.

    Il Sito Archeologico di Caucana
    Caucana prima di essere meta moderna balneare fu una colonia greca che diede prima rifugio agli abitanti espatriati di Kamarina, successivamente vi si stabilirono comunità cristiane in epoca tardo antica.

    I resti, in 3 ettari di Parco Archeologico, conservano ruderi e hanno restituito testimonianze del periodo tardo antico, dall’insediamento dei romani, fino al IV-V secolo d.C., un’estensione territoriale che ha fatto mutar nome al luogo per un certo periodo in Anticaglie, sito attraverso il quale si è potuti risalire alle origini di Caucana nel corso della storia.

    Oggi il parco archeologico include la località di Anticaglie, il sito dell’insediamento. Inoltre durante la bella stagione le strutture vengono sfruttate per eventi artistici e teatrali.

    🕐 7/7 h24

    🕐 Sito Archeologico Caucana
    APERTO TUTTI I GIORNI
    8.00-19.00
    €
    Ingresso
    Intero: € 2,00
    Ridotto: € 1,00


     

    Marina di Ragusa RG-25km
    4,6 Google

    La meta ragusana per eccellenza e la più vicina alla provincia sudorientale. A pochi passi dal centro del paese si raggiungono facilmente attraverso l’ampio e moderno lungomare le spiagge dorate di questa costa, dotata di zone di ristoro, bar, ristoranti e docce pubbliche.

    La località balneare per la qualità del suo mare ha ricevuto il titolo di “Bandiera Blu” della FEE (Foundation For Environmental Education) per qualità delle acque, della costa, dei servizi e delle misure di sicurezza e per l'educazione ambientale diffusa.

    Dista 25 km da Ragusa e ha il suo porticciolo marinaro e il borgo turistico con il suo porto. Marina di Ragusa è nota meta prediletta di tantissimi siciliani e altrettanti turisti per avere un insieme di caratteristiche che coniugano la bellezza del posto ai servizi offerti.

    Oltre a poter usufruire di qualunque tipo di servizio lungo la costa, attraverso lidi e bar, è possibile il noleggio di attrezzature come pedalò, kite-surf, canoa e godere di queste esperienze offerte da numerosi esercenti.

    Alcune spiagge sono attrezzate anche di piccoli campi da beach volley per vivere al cento percento la spiaggia e il mare. Il sovraffollamento è riscontrabile soprattutto in alta stagione. I parcheggi gratuiti possono essere scovati in piccoli spiazzi o tra le viuzze del paese; le strisce blu, specialmente sul lungomare, regolamentano le vie principali.

    Marina di Ragusa si adatta a qualunque tipo di utenza e per ogni tipo di esperienza ricercata.

    Lido Laola Beach
    Il luogo ideale per le vostre giornate al mare e in spiaggia. Di giorno stabilimento balneare in grado di offrire ogni comfort per i bagnanti: noleggio ombrelloni, lettini e sdraio, cabine, docce, servizio bar, staff e bagnino.

    Di sera, luci soffuse, musica e dj lo trasformano in un locale alla moda dove potersi accomodare seduti ad un tavolino, adagiarsi nei nostri comodi divanetti, sorseggiare un buon drink e ballare in pista.

    Laola Beach è lo chalet sulla spiaggia adatto per ospitare coppie, gruppi di amici, famiglie con bambini.

    Info & Booking
    +39 3342194635
    www.laolabeachragusa.it

    €
    1 ombrellone, 2 lettini, teli mare, spogliatoio, servizio cassaforte = dai 18 ai 30 € in base alla stagione e posizione.
    🕐 h24 7/7 ☞ Lido Capannina

    🚍 Bus Autolinee Tumino ☞ Guarda orari e percorsi


     

    Playa Grande RG-28km
    4,3 Google

    Baia vicino a Donnalucata dalle spiagge sabbiose è adatta a chiunque voglia godersi il mare in tutta tranquillità. Dista 28 km da Ragusa e 10 km da Scicli.

    Piccola e bellissima, la Playa Grande è breve, lunga meno di 1 km, ma dal litorale sabbioso molto largo. Attrezzata con un lido che offre qualunque tipo di servizio, un bar e la possibilità di noleggiare ombrelloni e sdraio. Si affolla parecchio nei weekend di luglio e agosto.

    Riserva Naturale della foce del fiume Irminio
    Nei pressi della Playa Grande si trova la Riserva Naturale della foce del fiume Irminio, che conserva l’ecosistema generatosi dalla convergenza delle acque dolci dell’Irminio con le acque marine basse di quest’area sud orientale della costa siciliana.

    Una biodiversità che naturalmente coinvolge flora e fauna.

    🕐 7/7 h24


     

    Cava D' Aliga RG-40km
    4,9 Google

    Frazione marinara del Comune di Scicli, Cava d’Aliga è un piccolo borghetto marinaro che si estende sempre sul litorale sud orientale siciliano a circa 40 km da Ragusa. Solo una struttura in questa piccola spiaggia offre servizi di noleggio di ombrelloni e sdraio, bar e ristorante.

    La spiaggetta si anima specialmente in alta stagione quando si dota di campetti da beach volley, beach soccer e bocce che ne rendono una perfetta meta per giovani.

    Ottima per i parcheggi, gratuiti e a pochi metri dal mare.

    Punta di Corvo e Grotta dei Contrabbandieri
    Un vecchio faro abbandonato e in stato di rudere caratterizza la zona di Punta di Corvo, le cui scogliere frastagliate hanno generato lo sviluppo di una vegetazione caratteristica di palme nane, e una biodiversità sottomarina affascinante.

    Geologicamente il litorale si caratterizza per la presenza di alcune falesie la cui forma la si deve al moto ondoso del mare che ha levigato la struttura rocciosa di questi affioramenti. Tale erosione ha permesso la formazione di alcune suggestive cavità: la Grotta dei Contrabbandieri sul lato orientale della costa, nota per tramutare il mare che vi passa attraverso di un colore brillante alle luci del pomeriggio.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Bus Autolinee AST - Raggiungere da Ragusa Cava D'Aliga è possibile tramite le tratte estive arrivando prima a Sampieri, Scicli o Donnalucata. ☞ Guarda orari e percorsi


     

    Costa di Carro RG-41km
    4,6 Google

    La spiaggia Costa di Carro all’interno del Comune di Scicli, da cui dista solo 11 km, si caratterizza per essere piccola, incontaminata e specialmente poco affollata. A solo 1 km da Sampieri questa spiaggetta immersa nella natura fa parte del Parco Costa di Carro. I servizi a pochi metri alle spalle delle dune sono un ampio parcheggio gratuito e un campeggio che offre un bar e una pizzeria.

    Ideale per chi ama la tranquillità lontano dal caos e dalle mete più turistiche.

    Il Parco di Costa di Carro
    Il Parco, istituito nel 2002, è un'oasi naturalistica di palme nane e agavi. Si caratterizza per alcuni punti d’interesse specifici in comune con Cava d’Aliga perché contingenti alle due spiagge: il Covo dei Contrabbandieri con le vicine Spaccazza e Grotta dei Colombi, rientranze rocciose tra la spiaggia e la costa rocciosa, insenature ideali per fare snorkeling. In passato furono luoghi di contrabbando di merci.

    🕐 7/7 h24



     

    Sampieri RG-40km
    4,6 Google

    Tra le spiagge locali più note, nel 2014 Legambiente e il Touring Club l'hanno nominata tra le spiagge più belle d'Italia e inserita nella “Guida Blu 2014”. Si tratta di un piccolo borgo marinaro all’interno del Comune di Scicli a circa 40 km da Ragusa. Il tratto sabbioso di circa 2 km diventa panoramico perché si alza su una scogliera - il tratto Pisciotto - da cui è possibile fare snorkeling e tuffi.

    Fornace Penna o Pisciotto
    Su un tratto costiero roccioso, a 5 metri d’altezza, il paesaggio si caratterizza per il rudere di una struttura risalente ai primi anni del XX secolo: la Fornace Penna o di Pisciotto, un vecchio opificio di laterizi di esportazione, uno dei più noti e ricorrenti set de “Il Commissario Montalbano”, oggi tra le attrattive appartenenti all’archeologia industriale.

    Lungo l’ampio tratto sabbioso due stabilimenti offrono servizi di bar e ristorante, noleggio di sdraio, ombrelloni e pedalò, oltre a fornire in spiaggia un campo da beach volley per i più sportivi.

    Una pineta alle spalle della spiaggia dà frescura e ombra in una zona di parcheggio a pagamento che fornisce acqua e zone di pic-nic.

    Essendo conosciuta potrebbe affollarsi parecchio, specialmente nei weekend estivi. Adatto a chi ama la natura ma non vuole rinunciare a tutti i comfort.

    Il borgo di Sampieri
    Il piccolo borgo emerge sulla prospicienza rocciosa tra le sabbie che caratterizzano la costa, e si caratterizza per le sue casette e stradine in pietra calcarea. Sampieri si caratterizza per il turismo, specialmente quello serale e dei weekend estivi, che anima il borgo la sera con i suoi locali, alberghi e villaggi turistici.

    Tipica di Sampieri “La Sagra del Pomodoro”, con la quale la cittadina si apre alla bella stagione il primo di maggio, col calore locale della sua gastronomia e con la sua festosità.

    🕐 7/7 h24

    🚍
    Trenitalia - per raggiungere da Ragusa Sampieri è possibile tramite le tratte in treno. ☞ Cerca orari e percorsi
    AST - Si può anche raggiungere Sampieri con le tratte da Scicli ☞ Guarda orari e percorsi


     

    Marina di Modica RG-40km
    4,6 Google

    Un’altra delle mete più ambite dalla popolazione locale è Marina di Ragusa, situata tra Sampieri e Pozzallo. Grazie alle spiagge e le sue correnti questa zona è un luogo amato dagli amanti del windsurf e del kitesurf. Nelle vicinanze parcheggi a pagamento e gratuiti.

    Marina di Modica si trova a 20 km da Modica e circa 15 da Scicli e si estende per circa 1 km. Bar, ristoranti arricchiscono la passeggiata sul litorale vivace anche la sera, e dotato di docce pubbliche.

    Attrezzata di lidi con ogni comfort e la possibilità di noleggiare ombrelloni, sdraio e qualunque tipo di attrezzatura sportiva, il litorale è adatto a qualunque tipo di utenza.

    Il borgo di Marina di Modica
    Per lo più una zona di villeggiatura dei modicani, è frequentato dalle persone del luogo e turisti, il borgo si accende di vita specialmente in alta stagione con i suoi locali e negozietti, mentre si può godere della tranquillità di questa borgata con il suo bellissimo mare in bassa stagione.

    🕐 7/7 h24

    🚍 Tramite le Autolinee AST è possibile raggiungere Marina di Modica da Ragusa arrivando prima a Modica. ☞ Cerca orari e percorsi


     

    Pozzallo RG-40km
    4,4 Google

    Come per le altre spiagge elencate vale per la bellissima Pozzallo: spiagge dorate e finissime che vi accompagnano dentro un mare blu limpido.

    Spiaggia ideale per chi ama i comfort: strutture alberghiere, bar e ristoranti popolano Pozzallo, per non parlare degli stabilimenti balneari e i noleggi di attrezzature, perché proprio per la sua posizione questa è una delle mete siciliane più note per il kitesurf e il windsurf.

    Dista 37 km da Ragusa; il suo ampio arenile è attrezzato in estate di campi per il beach volley o il beach soccer, è ricco di palme e percorso da un lungomare moderno e servito. L’intrattenimento serale non è da meno, sia alcuni lidi che locali del posto vivacizzano le serate estive.

    Nel 2016 la spiaggia ha ricevuto la quattordicesima Bandiera Blu dalla FEE e la seconda Bandiera Verde come spiaggia a misura di bambino, assegnata dall’associazione pediatri. Si può dire quindi perfetta per chiunque e perfettissima per le famiglie?

    Legambiente e Touring Club Italiano l’hanno inserita tra le spiagge più belle d’Italia e nella "Guida Blu 2014".

    🕐 7/7 h24

    Puoi raggiungere Pozzallo da Ragusa in treno ☞ Cerca orari e percorsi 🚍 Tramite le Autolinee AST è possibile raggiungere Pozzallo arrivando prima a Modica o Ispica. ☞ Cerca orari e percorsi


     

    Santa Maria del Focallo RG-50km
    4,6 Google

    Localizzata tra Ispica e Pozzallo, a 50 km da Ragusa, il tratto di mare dalle acque limpide e dalle sabbie dorate, assieme a molte altre zone simili ha ricevuto nel 2017 la Bandiera Blu di Legambiente. La tipica vegetazione della macchia mediterranea emerge tra le dune alle spalle del mare. è una spiaggia libera e incontaminata con pochi servizi ma popolata da quella fetta di turismo che ne apprezza la naturalezza. Inserita da Legambiente e Touring Club Italiano tra le spiagge più belle d’Italia con la menzione nella “Guida Blu 2014”.

    🕐 7/7 h24



     

    Punta Cirica o Cozzo Ciriga RG-50km
    4,4 Google

    Il tratto di mare di Punta Cirica o Cozzo Ciriga, all’interno del Comune di Ispica è un'affascinante serie di prospicienze rocciose calcaree che affiorano a tratti tra la sabbia variegando la splendida costa dalle acque cristalline e basse e dalla vegetazione retrostante tipica della macchia mediterranea che rende selvatico questo angolo di paradiso.

    Di fronte si erge l’Isolotto Iannuzzo, un piccolo faraglione. Ancora incontaminata non presenta servizi nei vicini dintorni ed è un luogo ideale per chi ama i luoghi più selvaggi incontaminati e lontani dal caos turistico.

    🕐 7/7 h24



     

    Porto Ulisse RG-50km
    4,7 Google

    La baia si sviluppa tra le due scogliere di Punta Castellazzo e Punta Ciriga. Si tratta della baia più a est e quasi confinante con la provincia di Siracusa. Servita da uno stabilimento che offre servizi di noleggio di ombrelloni, un bar e un ristorante, la spiaggia si presta a qualsiasi utenza. Prende il nome dalla leggenda che vuole che questo sia stato il luogo d’approdo del leggendario eroe Ulisse, di cui sono ben note le avventure succedutesi in parte nella nostra isola.

    I suggestivi affioramenti rocciosi rendono spettacolare questo tratto di costa dalle acque limpide e calme e le sabbie dorate. Dai ritrovamenti gli archeologi ne confermano l’identità con Apolline, una stazione romana in cui venivano poste in secca navi e imbarcazioni, oltre alle testimonianze che ne provano la frequentazione fino all’epoca bizantina.

    🕐 7/7 h24

    🚍 BUS E TRENI PER LE SPIAGGE

    Syracuse Transport

    Alcune spiagge non sono raggiunte dagli autobus o necessitano di cambi


    🚍 Per Raggiungere Scoglitti da Ragusa prendere la linea Giamporcaro con i percorsi Ragusa - Vittoria / Vittoria - Scoglitti.
    🕐 Guarda orari e percorsi


    🚍 Per raggiungere Kamarina il percorso migliore da Ragusa è prendendo la Linea Tumino
    🕐 Guarda orari e percorsi
    .

    🚍 Per raggiungere Punta Braccetto, Punta Secca e Marina di Ragusa il percorso migliore da Ragusa è prendendo la Linea Tumino.
    🕐 Guarda orari e percorsi
    .

    🚍 Per raggiungere Cava D'Aliga il percorso migliore è Ragusa - Scicli / Scicli - Cava D'Aliga o Ragusa - Donnalucata / Donnalucata - Cava D'Aliga prendendo la Linea Tumino.
    🕐 Guarda orari e percorsi
    .

    🚊 Puoi raggiungere Sampieri da Ragusa in treno. 🕐 Cerca orari e percorsi
    🚍 Si può anche raggiungere Sampieri con le tratte da Scicli con le Linee AST 🕐 Guarda orari e percorsi .

    🚍 Per Raggiungere Marina di Modica da Ragusa prendere le Autolinee AST arrivando prima a Modica. 🕐 Cerca orari e percorsi

    🚊Puoi raggiungere Pozzallo da Ragusa in treno 🕐 Cerca orari e percorsi
    🚍 Tramite le Autolinee AST è possibile raggiungere Pozzallo arrivando prima a Modica o Ispica. 🕐 Cerca orari e percorsi


    Randello, Torre di Mezzo, Caucana, Playa Grande, Costa di Carro, Santa Maria del Focallo e Baia di Porto Ulisse non sono raggiunte dai mezzi pubblici. Bisogna camminare da mete limitrofi più vicine raggiunte dagli autobus percorrendo distanze che vanno dai 20 minuti a un'ora di cammino per i più sportivi.
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    La Chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio




       

    Perchè visitarla: Scendendo dalle gradinate di S.Maria le Scale si giunge in piazza della Repubblica e qui la Chiesa ci appare maestosa in tutta la sua bellezza ed è inevitabile non desiderare accedervi per ammirarla dall'interno.

    Da non perdere: Lo splendido organo monumentale realizzato nel 1883 e il grande quadro di Francesco Manno raffigurante le "anime del Purgatorio", da cui deriva il nome della chiesa.
      





    Visita: 12:00 - 16:00 orario invernale - dalle 10:00 alle 19:00 orario estivo.
    (gli orari sono soggetti a variazione e potrebbe aprire solo durante i fine settimana)

    Entrata alla chiesa: ingresso gratuito.


    Bus: linea 1 - 3 - 11 - 33
    Fermata in piazza della Repubblica di fronte la chiesa.

    ☞ Aggiornamento orari  

    La storia della chiesa



    Il tempio presenta soluzioni architettoniche originali costruito quasi come un biglietto da visita all’ingresso del quartiere degli Archi di Ibla al sommo di una scalinata riceve slancio rispetto alla strada che è racchiusa da una artistica cancellata in ferro battuto.

    La struttura fu eretta per merito di Don Giovanni Mazza, ultimo giudice del Tribunale dell'Inquisizione sito proprio qui in piazza della Repubblica, dopo il 1658 venne edificata la chiesa e dedicata alle anime del Purgatorio, fu una delle poche chiese a non subire danni troppo gravi durante il terremoto del 1693 dato che dopo circa tre anni fu riaperta al culto. Fu negli anni successivi che assunse comunque l’aspetto attuale con l’originale soluzione delle scale costruite per seguire il dislivello del colle e che conferiscono a tutto il tempio slancio ed equilibrio formale.

    Secondo invece una leggenda la costruzione della Chiesa è legata ad un episodio che risale al periodo della Santa Inquisizione, si dice che precedentemente qui sorgesse un palazzo nobiliare dove vivevano felici una giovane coppia di sposi, la moglie era una donna che faceva innamorare chiunque la guardasse negli occhi e tra i tanti pretendenti ci fu un sacerdote che si invaghì di lei, rifiutandolo però di continuo. Per vendicarsi allora il prete nascose una bibbia protestante (non ammessa dai cattolici allora) nel talamo nuziale della giovane, alla scoperta seguì una denuncia presso l'Inquisizione che fece condannare e giustiziare la coppia. Ma subito dopo il sacerdote si pentì dell'amaro gesto, e per redimersi dal peccato acquistò il palazzo lo fece demolire e lo elevò a Chiesa dedicata alle anime del Purgatorio.

    Gli esterni




    La facciata è suddivisa in tre parti divise da colonne corinzie scanalate su alti plinti. L’architetto per darle spazio ha dipinto sulla facciata le due porte laterali che in realtà non esistono, l'unico accesso infatti è dal portone centrale ad indicare che esiste un'unica via per il paradiso. Singolare è nel portale centrale la scultura rappresentante delle anime purganti fra le fiamme, il teschio e le ossa ricordano l'espressione latina "memento mori", ricordando ai passanti che un giorno, prima o poi, tutti dobbiamo morire. Alle spalle della chiesa a sinistra si trova il Campanile edificato all'inizio del XVIII, costruito separato dalla chiesa sopra un tratto delle mura bizantine del castello di Ragusa.

    Sotto il timpano compare la data del completamento della facciata che è avvenuta nel 1857. Sula lato destro della chiesa si trova un grande contrafforte ad arco, forse per misura di sicurezza suggerita dal catastrofico terremoto del 1693 che scavalca la via Aquila, rendendo questo angolo davvero surreale. Inoltre la chiesa di trova in quella zona denominata quartiere degli archi che accoglieva un acquedotto che portava l'acqua fino al Castello. Bellissima la cancellata in ferro che segue il profilo della scalinata, si dice che questa fosse in passato la chiesa dove chi aveva peccato veniva punito pubblicamente: legato con le braccia in alto all'inferriata di ferro molto alta, e interamente cosparsi di miele, nudi, venivano interamente infestati da mosche e altri insetti ed erano lasciati così per giorni ad fare penitenza.

    Gli splendidi interni



    L'interno è diviso in 3 navate separate da colonne corinzie su basamento, degli intarsi color oro adornano la sommità delle arcate, dove al di sopra delle navate la luce entra da delle aperture ricavate dall'altezza della navata centrale.
    Un pavimento rarissimo in pietra pece e colorate decorazioni sulle pareti a imitazione dello stucco veneziano. Di fronte l'Abside si ritrova sopraelevato rispetto al resto dell'ambiente di 2 gradini, mentre la cupola è adornata nei pennacchi dalla presenza dei quattro evangelisti.

    Molti degli altari per farli sembrare di marmo sono stati dipinti utilizzandola tecnica dei vetri “al recto”: lastre di vetro dipinte imitando il marmo e incastonate esponendo la parte in vetro e ottenendo la lucentezza tipica del marmo. Tecnica chiamata anche "il marmo dei poveri". Il campanile si trova nella parte posteriore della chiesa seguendo il lato sinistro . È totalmente distaccato dal corpo della chiesa e sembra non appartenere neanche a quest'ultima ed è costruito su antiche mura a quanto pare facenti parte dell’antica cinta muraria di Ibla visibili alla base del campanile sul fianco destro della strettissima salita dell’orologio.

    Sull’altare maggiore la grande pregevole tela di Francesco Manno che rappresenta le anime purganti che invocano perdono e a sinistra una pala d’altare in pietra scolpita è rappresentata la sacra famiglia di Tommaso Pollace.

    Le Opere piu' belle della navata di Sinistra...



    1° Campata: Quadro di S.Cristoforo.
    Il Santo Martire è raffigurato mentre attraversa le acque del fiume con un bambino in spalla ridotto in estrema difficoltà, una volta giunti alla sponda opposta gli rivelerà di essere Gesu' Cristo affermando che non aveva portato in spalla solo il peso del suo corpo, ma quello del mondo intero.


    2° Campata: Altare con Sant'Agata, San Rocco e Santa Lucia.
    L'opera presenta una tribuna ripartita su due ordini di cui sono presenti 3 nicchie dove sono collocate le statue, da sinistra S. Agata, sopra, in basso rilievo si riconosce la Vergine con bambino, al centro S. Rocco e a sinistra S. Lucia con bassorilievo dell'Annunciazione al di sopra. Il secondo ordine racchiude tra due volute la rappresentazione del Battesimo di Gesu' tra gli angeli.




    3° Campata: Quadro Madonna con bambino. Il quadro si trova sulla parete sopra i due confessionali lignei, Maria è rappresentata con il bambino in braccio e i santi Oliva e Omobono.

    In corrispondenza della terza campata addossato alle colonne si trova un pregevole organo del 1883 realizzato da Casimirio Allieri utiizzando i materiali pregevoli frutto della ditta Serassi, la stessa che realizzò l'organo di San Giorgio.


    4° Campata: Quadro Sacra Famiglia.
    Olio su tela di Tommaso Pollace è datato al 1801, rappresenta Maria e Giuseppe che tengono in braccio il bambin gesu', una tenue luce incarna la presenza dello spirito santo rappresentato dalla colomba accerchiata dagli angeli del cielo.

    5° Campata: Quadro di S. Orsola.
    Secondo lo studio del prof. Marco Grassi nel dipinto si nota la veduta di Messina per via della forma a falce del porto, la santa tiene una bandiera con croce dorata su sfondo rosso, che probabilmente raffigura la zia di Sant'Orsola, ovvero Santa Geresina di Messina una martire del V Sec.


    Cappella del Santissimo Crocifisso.
    Questo magnifico altare presenta al centro un pregevole crocifisso ligneo datato al 1769, contornato da quattro colonne tortili con due statue di santi quali la Vergine Addolorata a sinistra e a destra San Giovanni Evangelista nell'atto di pregare Gesu'.

    L'altare maggiore



    Il presbiterio presenta un altare realizzato in pregevoli marmi policromi con quattro colonne in stile corinzio che contornano la scena. Al centro la grande preziosa tela di Francesco Manno del 1800 rappresenta le anime purganti che invocano il perdono alla presenza del Cristo morto e la Madonna, altri santi circondano la scena tra cui S. Giorgio, i profeti e gli apostoli. L'autore del quadro è detto anche il Francescone, la cui fama è dovuta agli affreschi realizzati al Quirinale.
    A sinistra in una pala d’altare in pietra scolpita è rappresentata la Sacra Famiglia di Tommaso Pollace.

    Le Opere piu' belle della navata di destra...



    Cappella del Santissimo Sacramento.
    La cappella presenta un altare di finto marmo policromo su due livelli, al di sopra all'interno di una nicchia una pregevole croce dorata, mentre nel catino absidale è raffigurata la colomba dello spirito santo.

    5° Campata: Statua dell'Immacolata Concezione.

    4° Campata: Quadro Madonna del Rosario.
    Il quadro è opera di Antonio Manno e si trova sopra un pregevole altare, affiancato a sinistra dall'Immacolata e a Destra da Cristo.

    3° Campata: Confessionali.


    2° Campata: Quadro di S.Aloi.
    Sopra un pregevole altare tra due paraste corinzie scanalate si eleva il Quadro raffigurante S. Aloi o Eligio, il santo è affiancato da due angeli e al di sotto sono raffigurate scene di vita e miracoli, il quadro proviene dall'antica chiesa dismessa di S. Paolo.


    1° Campata: Fonte battesimale. Racchiusa in una balaustra in marmo rosso si trova il fonte battesimale e un quadro raffigurante il Battesimo di Gesu'.

    Addossato alla parete al termine della navata di destra, si trova un gruppo statuario della Madonna del Carmelo, affiancata da due angeli mentre ai suoi piedi quattro peccatori invocano il perdono. Sotto l'opera di trova un'acquasantiera.


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    L'ETNA




    Perchè visitarlo: l’Etna è un complesso vulcanico che raggiunge attualmente la vetta di 3326 metri.

    Ricopre una vastissima area dell’isola (circa 1/13) e la sua attività lo rende il vulcano attivo più alto della placca euroasiatica su cui sorge. Vi venne istituito il Parco dell’Etna nel 1987, ed è incluso dal 2013 all’interno dei beni classificati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

    Si tratta di un insieme vasto e ricco le cui condizioni biologiche e geologiche hanno reso uniche alcune specie animali e vegetali, dette appunto endemiche. 

    Le proprietà del terreno vulcanico hanno invece reso speciali e riservate le caratteristiche organolettiche dei prodotti tipici coltivati: dalle uve alle olive, fino alla frutta secca (nocciole e pistacchi), fondamenta di una cultura enogastronomica siciliana secolare.

    Da non perdere: le attrazioni naturalistiche collaterali, la costa e le molteplici realtà pedemontane che convivono tra folklore, mito e scienza a fianco del fuoco magmatico.

    MyEtnaMap

    Le origini dell'Etna in breve




    Storia e funzionamento del sistema vulcanico
    L’affascinante sistema vulcanico dell’Etna nasce, come per tutti i vulcani, dall’incontro di placche, il cui movimento genera la fuoriuscita di materiale magmatico, in sostanza roccia fusa.

    La caratteristica dell’Etna è quella di non essere un vulcano normale, ma un complesso vulcanico, la cui attività non si limita quindi solo ai crateri sommitali, ma anche a sistemi più complessi di fuoriuscita del magma, attraverso bottoniere (serie di crateri), fratture o coni detti “avventizi”.

    Da ciò ne sono derivati e sono spiegabili i parziali disastri che nel corso della storia umana hanno colpito direttamente l’uomo, e più propriamente alcuni centri cittadini e agglomerati urbani, nelle rare occasioni in cui la lava ha raggiunto basse quote.

    La nascita dell’Etna - nel corso dei secoli anche denominato Mongibello- la si fa risalire a più di mezzo milione di anni fa, come risultato dell'attrito e dell’incontro della placca euroasiatica con quella africana.

    Il suolo su cui è sorto il primo apparato vulcanico era un enorme golfo, di cui oggi restano come testimonianza delle prime eruzioni sottomarine, le lave costiere di Aci Trezza, e Aci Castello. Si tratta di caratteristici basalti che prendono il nome di “lave a cuscino” o pillow, generatisi in condizioni tali da aver assunto una forma prismatica e una superficie vetrificata.

    La Flora




    La flora etnea cambia in base non solo all’altitudine ma anche al versante in cui ci troviamo.

    Nonostante le alte quote rendano difficile la vita per molte specie - sia per le condizioni climatiche sia per quelle vulcaniche - la vegetazione che vi resiste ha caratteristiche uniche e straordinarie, in molti casi concorrono ad essere di due tipi:

    piante endemiche,nate e adattate ai cambiamenti specifici del territorio di cui fanno parte da sempre;

    piante pioniere, cioè le prime a crescere e mettere radici sul terreno arido o addirittura sulla roccia nuda di quella che un tempo fu lava ormai solidificata.

    Un sistema straordinario di rigenerazione naturale che interessa tante specie.

    Se le basse quote sono popolate da moltissima vegetazione che gode di temperature miti e dell’influenza dell’uomo (vitigni, oliveti, pistacchieti, agrumeti, noccioleti, mandorleti e alberi da frutto) importanti specie serpeggiano dal mare alle quote medie:

    le diffusissime euforbia arborea e cespugliosa, la valeriana Rossa, la ginestra dell’Etna (Genista Aetnensis) presente fino al superamento dei 1500 metri, carpino nero (Ostria Carpinifolia), alloro (Laurus Nobilis), bagolaro (Celtis Australis) e bagolaro dell'Etna (Celtis Tournefortii), terebinto (Pistacia Terebinthus).

    Fagacee come Quercus Virgiliana, Quercus Congesta e Quercus Cerris (cerro) sono querce caducifoglie mentre solo il leccio (Quercus Ilex) è l’unica specie sempreverde sull'Etna.

    Dipingono attorno il paesaggio tipico tantissime specie esotiche come le succulente (agavi e ficodindia), palme e alberi di eucalipto, questi ultimi introdotti dall’inizio del ‘900 come specie funzionali alla bonifica di molte zone.

    Il pino laricio, la betulla dell’Etna e il faggio sono tra gli ultimi alberi che salendo di quota cedono il posto alla vegetazione a pulvino.

    Vi dominano l’Astragalus Siculus Endemica Etnea, che nella sua capacità di trattenere il terreno sabbioso con le radici, creando dei grossi cuscini spinosi, genera un ambiente fertile per altre piccole specie più vulnerabili: il cerastio (Cerastium Tomentosum), la viola (Viola Aethnensis), la camomilla dell’Etna (Anthemis Aetnensis), il senecio (Senecio Squalidus varietà Aetnensis), il tanaceto (Tanacetum Siculum), la seriola taraxacoides (Robertia Taraxacoides), l’elicriso (Helicrisum Italicum).

    La vegetazione più tipica che trabocca sulle altitudini maggiori assieme all’astragalo sono la saponaria sicula, il caglio dell’Etna (Galium Aetnicum) e il romice (Rumex Aetnensis) resistenti fino ai 2500 metri.

    La Fauna




    Da un accuratissimo censimento stilato nel XIX secolo da Giuseppe Antonio Galvagni la fauna etnea ha attualmente molte specie ritenute estinte, altre in via di reinsediamento e moltissime in via d’estinzione.

    La coltivazione massiccia con pesticidi, e l’urbanizzazione sono le prime cause oltre all’inquinamento acustico e la caccia non regolamentata.

    Una buona parte di rettili e anfibi sono presenti sull’Etna primi fra tutti i lacertidi: dalla lucertola campestre diffusa largamente al ramarro, la lucertola campestre e il gongilo conosciuto come tiraciatu. Altre specie di terra caratteristiche sono la testuggine comune, rospo e rana verde e varie specie di serpenti: il biacco, il saettone, il colubro leopardiano, la biscia dal collare e la vipera comune, unico serpente velenoso, ma poco pericoloso.

    I volatili invece hanno trovato un ambiente accogliente. Diffusi specialmente in bassa quota sono il colombaccio, il picchio rosso maggiore, il pettirosso, il fiorrancino, il codibugnolo di Sicilia, la cinciarella, il picchio muratore, il rampichino, il rigogolo, la ghiandaia, la gazza, la cornacchia grigia, l’usignolo, la capinera, la coturnice, il passero solitario, l’airone cenerino (Lago Gurrida), il merlo, il verzellino, la passera sarda, il codirosso e due specie che nidificano solo sull’Etna, il crociere e il lucherino.

    Troviamo lo sparviero, la poiana, il gheppio, il falco pellegrino, l’aquila reale. Tra i rapaci notturni presenti anche nelle aree urbane: il barbagianni e l’assiolo; infine, troviamo l’allocco e il gufo comune presente solo sull’Etna e non nelle restanti aree dell’isola.

    Per quanto riguarda i mammiferi troviamo la volpe, il gatto selvatico, ghiro, la donnola, martore, scoiattoli, istrici, lepri, conigli selvatici e ricci e varie specie di chirotteri.

    Tra gli invertebrati oltre i più comuni, cavallette e grilli, fino ai 2500 metri troviamo anche le coccinelle, caratteristiche delle zone più aride nei mesi caldi, e una farfalla endemica siciliana chiamata l’Aurora dell’Etna (Anthocharis Damone).

    Infine il migliore amico dell’uomo, il cirneco dell’Etna: una specie canina autoctona molto caratteristica, di taglia media dal corpo affusolato, le orecchie a punta e il pelo corto di color marrone chiaro. Un cane di razza pura, oggi diffusamente addomesticato e molto intelligente.

    La Funivia




    La Funivia dell'Etna sul versane sud di Nicolosi costituisce il miglior metodo per raggiungere il più velocemente possibile le quote più alte, i Crateri Barbagallo formatisi tra il 2001 e il 2003, e con un trekking le zone sommitali.

    Avrai l'opportunità - quando l'attività del Vulcano lo consente - di proseguire il cammino a piedi con una Guida Vulcanologica o una Guida Alpina alla scoperta dei crateri sommitali e ammirare la bellezza del vulcano e delle sue manifestazioni da vicino.

       

    Info & Tickets Funivia

    Visita

    Stagione invernale – Sport su neve (da dicembre a marzo):
    Gli impianti di Funivia dell’Etna sono aperti tutti i giorni dalle ore 09:00 alle 16:00 (ultima partenza)

    Stagione estiva – Escursioni (da aprile a novembre):
    Gli impianti di Funivia dell’Etna sono aperti tutti i giorni dalle ore 09:00 alle 16:00 (ultima partenza in salita ore 15:30)

    Escursioni al tramonto:
    Lunedì, martedì e giovedì con partenza alle ore 17.30 previa prenotazione al numero: +39 095 914141-(42)

    Nota bene: quelli di seguito riportati sono i prezzi medi per usufruire del servizio della Funivia. Subiscono cambiamenti in base al periodo dell'anno;

    € Biglietti

    65,00 euro a persona comprende:
    Funivia a/r da 1900 mt a 2850 mt
    Bus Fuoristrada Unimog a/r da 2850 a 3100
    Giro sui Crateri Barbagallo accompagnati da una guida vulcanologia

    Riduzioni per categorie speciali e bambini sotto i 10 anni.

    Al costo di 30 euro puoi usufruire dei servizi di sola andata per singolo mezzo (funivia/fuoristrada).
    Al costo di 20 euro puoi usufruire dei servizi di ritorno per mezzo.

    Attrezzatura essenziale estiva: pantaloni lunghi, scarpe da trekking, acqua, cappello e giacca a vento.

    Avvertimenti importanti: state salendo ad alta quota e su un vulcano in attività pertanto sono possibili imprevisti, chiusure o cambiamenti climatici improvvisi.
    Giunti alla quota di 2900 metri è obbligatorio seguire le direttive delle guide vulcanologiche.

    Tali indicazioni sono fornite sulle basi di consultazioni e confronti diretti a puro scopo informativo. La redazione non si assume alcuna responsabilità in caso di imprevisti, cambiamenti, chiusure.
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    La Cattedrale di S.Giovanni Battista




       

    Perchè visitarla: Monumento cardine di Ragusa Superiore ha favorito lo sviluppo della nuova popolazione sul Colle Patro, sviluppando un'identità unica nel suo genere che non passa di certo inosservato all'occhio del visitatore.

    Da non perdere: I meravigliosi affreschi della zona del Battistero e la statua di S. Giovanni, patrono di Ragusa Superiore.
      





    Visita: 8:00 - 12:30, 15:00 - 19:00 7/7

    Entrata alla chiesa: ingresso gratuito
    Visita al Campanile: 2€
    Museo della Cattedrale, situato al Corso Italia 87: 3€

    Bus: linea 11 - 16 - 35 - 2
    Fermata in Corso Italia a 25 mt. dalla Cattedrale .

    ☞ Aggiornamento orari  

    Le premesse della fondazione



    La prima fondazione del culto di San Giovanni nasce a Ragusa Ibla, probabilmente dove oggi sorge l'attuale Chiesa di San Agnese, è qui ancora possibile notare sul fianco destro, arcate associate alla sua antica struttura.
    Quest'ultima viene rasa al suolo con il terremoto del 1693 insieme alla Chiesa di S. Giorgio, all'indomani della ricostruizione iniziarono rivalità legate alla scelta della ricostruzione di entrambe le chiese, creando così due fazioni predominanti di "Sangiovannari" e "Sangiorgiari", che per secoli entrarono in conflitto per chi dovesse costruire la propria chiesa Principale nella vecchia Ragusa.

    La contesa portò la fazione legata al culto di San Giovanni la scelta di ricostruire la Chiesa sul Colle Patro, dove si trasferì parte della popolazione di Ibla creando in seguito il ceto dei "massari". La separazione delle due parrocchie avvenne nel 1695, così in seguito si ebbe la Chiesa Madre di S. Giovanni per Ragusa Superiore e la Chiesa Madre di S. Giorgio per Ragusa Ibla.

    La costruzione iniziò nel 1719 sotto la direzione di Felice Garofalo, contemporaneamente al Duomo di S. Giorgio che nel frattempo assumeva sempre di piu' una forte monumentalità.La competizione proseguì in una gara a chi realizzava il monumento piu' grande e maestoso, tanto che a metà dei lavori si decise di ingrandire la Chiesa e richiamare da Acireale i capimastri Giuseppe Recupero e Giovanni Arcidiacono, Carmelo Cutraro fu richiesto per la Cupola e Tommaso Mazza per la balaustra in pietra pece del sagrado.
    La magnifica Chiesa di San Giovanni divenne Cattedrale nel 1950 quando Ragusa divenne diocesi, mentre la consacrazione del tempio avvenne il 31 maggio del 1778 con monsignor Giovanni Alagona.

    Gli esterni




    La facciata è lunga 44 m ed è divisa da cinque campate da colonne corinzie, mentre il portale centrale è ricco di sontuose sculture. Il maestoso ingresso è a tutto sesto ed è delimitato da colonne binate sormontate da una trabeazione con frontone curvilineo spezzato al centro nel quale c’è una nicchia anch'essa delimitata da colonne e frontone. Nella nicchia è collocata una statua dell’Immacolata e ai lati le statue di San Giovanni Evangelista e di San Giovanni Battista.

    L’ordine successivo, al di sopra di un cornicione marcapiano, delimitato da paraste e volute, presenta un finestrone centrale a cui sono affiancate due antiche meridiane e accanto la data 1751, mentre la facciata culmina con un frontone triangolare in cui è posto un moderno orologio e sopra una campana. Il campanile alto circa 50 m, a quattro livelli si conclude a cuspide, al secondo livello ed è circondato da balaustra mentre al terzo livello le quattro nicchie accolgono altrettante campane. I campanili dovevano essere due ma dopo dei cedimenti osservati alla fine della costruzione del primo il secondo si decise di non innalzarlo.

    Gli interni da scoprire...




    L’interno è a croce latina con cupola sostenuta da otto pilastrini attraverso i quali entra una luce soffusa tale da rendere l’ambiente altamente suggestivo. La navata centrale realizzata con volte a botte è stata decorata con stucchi attribuiti ai fratelli Gianforma. Molto interessante all’interno di una nicchia dell’abside la statua in pietra pece di San Giovanni Battista datata 1532 e attribuita ad Angelo Retto chiamata dal popolo San Giovanni “u niuru”.

    Nella prima cappella entrando a sinistra, si trova la statua lignea di San Giovanni Battista, opera dello scultore locale Carmelo Licitra, realizzata nella prima metà dell’ottocento ed è quella che viene portata in processione per la festività del patrono.

    Di notevole interesse è anche il tesoro costituito sia da reliquiari salvati ad Ibla sia da lasciti ma il pezzo di maggiore interesse è l’Urna reliquaria del patrono, che viene portata in processione durante la festa del santo. Altre opere d’arte sono costituite dal monumentale organo realizzato nel 1858 dai fratelli Serassi, da statue e dai numerosi stucchi dorati che ne fanno un capolavoro del barocco Ragusano. Nelle varie cappelle sono conservate altre numerose opere d’arte tra le quali la tela raffigurante San Filippo Neri opera del pittore Sebastiano Conca e un Cristo alla colonna di A. Manno.

    Le piu' belle opere della navata di destra





    1° Campata: Battistero

    La prima Cappella ospita il Battistero e presenta dei bellissimi affreschi del 1954 realizzati dal ragusano Salvatore Cascone dove sono raffigurate le varie scene dell’antico del nuovo Testamento. Sempre qui si può ammirare la copertura della vasca battesimale rappresentante il battesimo di Gesù opera dello scultore Ragusano Carmelo Cappello del 1958.



    2° Campata: Cappella di San Isidoro. Dipinto di Sant'Isidoro Agricola, opera di ignoto, 1773.

    L'opera rappresenta il Santo lavoratore protettore degli agricoltori che opera un miracolo nei campi, il culto di questo santo risale probabilmente all'antica casta dei massai e contadini, seguaci di S.Giovanni che scelsero di edificare la Nuova Ragusa sul colle Patro.


    3° Campata: Cappella di San Gregorio Magno. Dipinto raffigurante San Gregorio Magno, opera di Paolo Vetri.

    L'opera presenta il Santo in abiti papali nell'atto di benedire i fedeli in uno scenario monumentale che ricorda la balaustra marmorea di un altare illuminato da luce naturale, San Gregorio Magno è considerato anche uno dei dottori della Chiesa.

    4° Campata: Ingresso lato destro.



    5° Campata: Cappella dell'Immacolata. Immacolata Concezione, dipinto opera di Dario Guerci.

    L'opera rappresenta Maria Immacolata nel Regno dei cieli, vestita di bianco e azzurro circondata da una vorticosa danza di angeli e cherubini che la accolgono ai suoi piedi, mentre altri due in cima la incoronano Regina dei cieli



    6° Campata: Organo.

    Giunti all'ultima campata si può notare il grande organo della ditta "Serassi" racchiuso all'interno di un arcata, si ricorda che la mano fu la stessa che eseguì il monumento per il Duomo di San Giorgio e la Chiesa del Purgatorio.



    Transetto: l'altare della Natività. Dipinto Natività di Gesu', di Scuola Napoletana.

    L'opera al centro rappresentante il tema della nascita di Gesu' ripropone l'episodio biblico che vede al centro Maria con in braccio il neonato figlio di Dio e i personaggi del presepe intorno. La cornice è decorata con accurati stucchi color bianco e oro in un tripudio di Angeli che circondano il dipinto e Dio che benedice dall'alto. Al di sotto si trova un grazioso Presepio realizzato in terracotta nel 1800.



    Abside destra: Cappella del Santissimo Sacramento. Altare Marmoreo opera di Giuseppe Marino, 1787.

    La Cappella riprende l'intera decorazione a stucchi con putti e dorature tipiche del Barocco Ragusano, l'altare al centro di estrema bellezza riprende degli altorilievi in marmo realizzati da Giuseppe Prinzi nel 1870 che raffigurano l'Ultima Cena e il Sacrificio di Melchisedec.

    La magnificenza dell'altare maggiore




    Nel presbiterio, l’altare maggiore è contornato da pregevoli stalli lignei separati da colonnine scanalate, la volta è stata affrescata da Primo Panciuoli nel 1926 con storie della vita del Battista da sinistra a destra: Predicazione e Decapitazione, Santa Elisabetta e San Zaccaria, mentre quattro evangelisti sono rappresentati nei pennacchi e nel battistero con storie dell'antico e nuovo Testamento ad opera di Salvatore Cascone nel 1933 e 1954.

    Durante il periodo Quaresimale viene stesa dall'alto la grande Tela della Passione o "Taledda", un telerio monumentale che raffigura la Crocefissione di Cristo. L'autore risulta ignoto, ma utilizzò la stessa tecnica della Taledda del Duomo di San Giorgio ovvero seguendo la tonalità della monocromia grigia tra il 1773 e 1792.

    Le piu' belle opere della navata di sinistra





    1°Campata: Statua di San Giovanni Battista. Opera lignea di Carmelo Licitra del 1838.

    Il primo ambiente della navata sinistra ospita il monumento piu' importante di tutta la cattedrale ovvero la statua lignea di S. Giovanni che ogni 29 Agosto viene portata in processione per la città.
    L'intento del maestro Licitra era quello di suscitare uno straordinario impatto che giungesse al cuore di chi ammirasse la statua, si dice che il viso del Santo fu ispirato dal volto di un mendicante che incrontrò nei pressi di una chiesa e che non rivide mai piu'. Un'altra leggenda narra che il mendicante busso' alla porta un giorno chiedendogli del pane, ma al momento della consegna l'uomo era sparito, vedendolo come un presagio divino decise poi di utilizzarne il volto per l'opera.



    2°Campata: Cappella di San Giuseppe. Statua di San Giuseppe, di Scuola Napoletana.





    3°Campata: Cappella di San Filippo Neri. Dipinto di San Filippo Neri, opera di Sebastiano Conca.

    L'opera ritrae il Santo in ginocchio con la mano sul cuore mentre assiste all'apparizione della Madonna, degli angeli in penombra da dietro osservano la scena, mentre in basso a destra uno dei due cherubini indica un testo sacro.

    4°Campata: Ingresso laterale sinistro.



    5°Campata: Cappella dell'Addolorata. Dipinto delle Tre Marie, autore ignoto.

    L'opera rappresenta in primo piano le tre donne che seguirono Cristo durante il triduo pasquale, tra loro si riconoscono al centro Maria (Madre di Gesu'), Maria Maddalena e Maria di Cleofa.



    6°Campata: Cappella del Cristo alla Colonna. Dipinto di Cristo alla Colonna, opera di Francesco Manno, 1780.

    Qui Gesu' viene rappresentato legato ad una colonna, in un contesto in penombra dove solo il suo corpo appare illuminato da una luce divina che viene dall'alto risaltandone la monumentalità del corpo, il capo appare invece inclinato in segno di dolore.



    Transetto: Altare Madonna del Buon Consiglio. Dipinto Madonna del Buon Consiglio, autore ignoto.

    In questo ambiente si trovano due opere complementari, un crocifisso Bronzeo e il quadro della Madonna del Buon Consiglio che riprende l'iconografia bizantina della "Madonna della Tenerezza" diffusa nel mondo orientale già a partire dall'VIII sec. Il tutto è contornato da stucchi raffiguranti le tre Virtù teologali quali la Fede, la Speranza e Carità.



    Abside di Sinistra: Cappella di S.Giovanni. Quadro di San Giovanni, dipinto da Paolo Vetri.

    Questa Cappella è dedicata al Santo Patrono di Ragusa Superiore, qui S. Giovanni viene rappresentato con delle fattezze giovanili nel deserto, il quadro fu inserito nel 1906 e rappresenta un ex voto poichè sulla sinistra è raffigurata la piccola marchese Schinina'. L'ambiente è decorato da altorilievi marmorei datati al 1800 che raffigurano la Nascita e Decollazione del Battista.
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    Chiesa di Santa Teresa




       

    Perchè visitarla: La Chiesa di Santa Teresa è annessa all'omonimo convento seicentesco eretto sotto il titolo di Santa Chiara, prima sotto la regola delle suore Carmelitane Scalze alle quali subentrò la clausura nel 1673. Oggi chiude il percorso culturale della via Francesco Mormina Penna.

    Da non perdere: la passeggiata tra le viuzze del centro, luogo di storia e fascino.



      





    Visita
    tutti i giorni dalle 10:00 alle 20:00

    € 3,00
    gratis per bambini, disabili e forze dell'ordine

    La Chiesa di Santa Teresa è inserita nel Barocco Tour che include:
    - Stanza del Sindaco di Scicli/Stanza del Questore di Montelusa
    - Palazzo Spadaro
    - Chiesa di Santa Teresa
    € 5,00 cumulativo

    ☞ Ulteriori informazioni qui
    +39 333 261 3428
    0932 839233  

    Barocco Tour ☞ Ulteriori informazioni qui

    Gli Esterni




    L'esterno a un primo sguardo si presenta semplice e spoglio, ma racchiude in sè alcune unicità.

    Presenta una facciata atipica rispetto alle altre chiese sciclitane con un rosone quadrilobato che sormonta il portone principale, e un loggiato a tre arcate che definisce orizzontalmente la facciata accanto alla cella campanaria.

    Questa risulta inglobata nella facciata a chiudere in alto il prospetto principale che possiede preziosi ed eleganti motivi decorativi: testimonianza tra il primo e il dopo terremoto.

    Gli Interni




    L'interno è uno dei più ricchi dell'architettura ecclesiastica della provincia per i suoi elementi tardo barocchi. Si presenta a navata unica, rettangolare, con ai lati colonne decorate con motivi fogliacei e teste di cherubini.

    La decorazione sull'altare è molto scenografica: gli stucchi che rappresentano le statue di Santa Lucia e Sant'Agnese, come tutte le decorazioni interne sono opera di Pietro Cultraro da Ragusa (1761-72); la tela della "Natività" del 1752 di probabile attribuzione dell'artista romano Lorenzo Rota, e l'iconica tela con l'Estasi di Santa Teresa dipinta da Filippo Fangelli nel 1698.

    L’altare in legno dorato e intagliato è impreziosito di specchi. Sopra questo si trova la tela della Madonna in trono tra Santi del 1761 di Ludovico Svirech.

    Dettagli e Curiosità




    A dare molta eleganza all'interno è il pavimento, tra i più belli dell'area iblea per il disegno composto da forme romboidali e intrecci mistilinei, in pietra pece ragusana e pietra bianca di Comiso, completato nel 1756.

    Altri particolari sono il crocifisso in cartapesta sulla parete destra della navata - miracolosamente scampato alla distruzione del terremoto e ancora abbastanza integro - e la pavimentazione colorata della zona absidale, in ceramica di Vietri.

    La Chiesa non fu mai sconsacrata, nonostante ciò dal 1950 la mancanza di preti portò la Curia a interrompervi le funzioni all’interno e cederne la gestione al Comune. Da allora non si celebra più la messa. Attualmente è adoperata come sala per conferenze, mostre e concerti.
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    Antica Farmacia Cartia




       

    Perchè visitarla: L'antica farmacia ripresa più volte nelle scene de "Il Commissario Montalbano" e "Il Giovane Montalbano" conserva ancora il mobilio e la strumentazione caratteristiche degli speziali di primo '900.

    Da non perdere: la bellissima Via Francesco Mormina Penna.
      





    Visita 10.00-13.00/16.00-19-00 7/7

    €1,50 Ingresso

    ☞ Aggiornamento info e orari qui  

    La Storia dei farmacisti Cartia




    La gestione della farmacia Cartia venne intrapresa l’11 luglio del 1902 grazie a Guglielmo Cartia, proprio nel cuore del centro storico di Scicli in mezzo all'elegante Via Francesco Mormina Penna. La prima Farmacia si trovava in realtà al pianterreno del Palazzo Porcelli-Battaglia-Veneziano-Sgarlata dove era in affitto.

    Nel 1985, l’attività si trasferì nei bassi di Palazzo Spadaro, del quale la famiglia comprò due stanze.

    Nel 1957 la titolarità della Farmacia passa al dr. Massimo Cartia, che da brillante professionista come esperto di chimica farmaceutica e preparatore galenico, ha condotto la farmacia fino al 2002, quando la Via Francesco Mormino Penna divenne Patrimonio dell’Umanità UNESCO e il dr. Guglielmo Cartia, figlio, diventa titolare della nuova farmacia, oggi situata all'angolo tra Via F.M.Penna, il Corso Umberto I e Via Ospedale.

    Trasformando così la vecchia farmacia in un piccolo museo unico nel suo genere: conserva ancora intatti negli scaffali barattoli con le essenze naturali, ampolle, boccette, bilancini, ceramiche e un antico registratore di cassa, un vero museo.

    Il Museo e i suoi dettagli




    Tra ampolle e bilancini degli anni in cui i medicinali venivano allestiti esclusivamente nel laboratorio del farmacista, ci si immerge nel regno dell'antico mestiere dello"speziale", seguendo poi i progressi che la scienza e l'industria farmaceutica hanno fatto negli anni, prima che si evolvesse in chiave moderna.

    Grazie anche al pregiato mobilio è uno spaccato della Belle Époque locale e dell'antica scienza farmacologica.

    I mobili, interamente in legno e intarsiati elegantemente, sono il frutto dell'operosità di Emanuele Russino, un ebanista di Scicli, su copia di alcuni mobili di una farmacia di Catania, la farmacia Spadaro-Ventura, di cui si era innamorato Guglielmo appena laureato.

    Sullo specchio principale all’interno della farmacia fa da protagonista il dipinto in stile liberty del pittore Di Gentile. Da tre generazioni i Cartia sono farmacisti e speziali, capaci di curare con erbe e prodotti naturali.

    Divenne inoltre famosa perché fece parte delle location sfruttate in città per le riprese della fiction RAI "Il Commissario Montalbano" e "Il Giovane Montalbano".

    Fu riaperta al pubblico nella nuova veste di sito d’interesse storico il 6 aprile 2014 grazie all’impegno dell’Associazione Culturale Tanit Scicli, ed è possibile visitarla con un piccolo contributo.
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    Chiesa di San Michele Arcangelo




       

    Perchè visitarla: La chiesa è tra le più antiche della città e fu una delle pochissime costruzioni che si salvò dopo il terremoto del 1693, ma fu ricostruita ugualmente dall'architetto modicano Alessi e poi terminata un secolo dopo dall'architetto palermitano Fama. Le tipiche finestre con le grate, dette "gelosie", che troviamo sia all'interno che all'esterno della chiesa rimandano al passato quando l'ex convento era abitato dalle suore di clausura, le agostiniane.

    Da non perdere: la passeggiata tra le viuzze del centro, la splendida Via Francesco Mormina Penna e l'antica farmacia Cartia.



      





    Visita
    orario estivo: tutti i giorni dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 ale 19:30

    Ingresso libero, tour con guida a offerta.

    ☞ Ulteriori informazioni qui
    +39 333 261 3428
    0932 839233  

    Gli Esterni




    Anche questa facciata si presenta imponente, è a tre ordini ed è scandita da semicolonne nella parte centrale e da lesene nella parte laterale. In alto culmina con una cella campanaria, la cui campana maggiore fu fusa dopo il terremoto del 1693 con monete di stagno rinvenute nella località Maulli.

    Il primo ordine è caratterizzato da colonne corinzie sormontate da una cornice decorata con scudi araldici, molto probabilmente gli stemmi delle famiglie nobili a cui appartenevano le suore. Nel secondo ordine risalta un finestrone centrale chiuso con le classiche gelosie in ferro battuto e incorniciato da ghirlande floreali.

    Il terzo ordine è arricchito da lesene piatte culminanti con capitelli corinzi che inquadrano la cella campanaria e ricordano un rigore neoclassico. La facciata culmina in alto con un timpano triangolare che fa da chiusura.

    Il movimento della facciata, leggermente convesso, denota una ricercatezza non convenzionale da parte degli architetti che qui hanno cercato di trovare soluzioni originali.

    Gli Interni




    Elegante e luminoso, è a una singola navata ellittica e un abside semicilindrico. Sono di pregevole interesse le decorazioni policrome, le pitture, gli affreschi dai colori che vanno dal blu all'azzurro, dal bianco all'oro e al verde.

    Le sculture e soprattutto gli stucchi riproducono sui due cori laterali degli strumenti musicali, decorazioni uniche nel loro genere soprattutto in questa zona.

    Gli stucchi sono stati realizzati nella seconda metà dell'800 da Giuseppe Sesta Poliziano e riproducono strumenti musicali profani che stanno ad arricchire i palchetti adibiti alla musica: a sinistra nell'area adibita all'organo e a destra in quella adibita al coro.

    L'alternanza di stucchi e affreschi ingannano l'occhio, e molte decorazioni sono spesso scambiate per maioliche. Le gelosie, ossia le inferriate che chiudono le finestre che comunicano col monastero, richiamano quel clima mistico di un'epoca un po’ dimenticata, in cui i conventi pullulavano di suore soprattutto di origine nobiliare.

    Il pavimento è originale del 1700 ed è stato realizzato dai fratelli Lupo in pietra pece dal colore scuro proveniente da Ragusa e in pietra bianca di Comiso, con una classica fantasia a scacchiera e solo un abbellimento nella parte centrale dell'abside.

    Nei lati della navata su quattro altari minori in finto marmo si trovano delle tele raffiguranti S. Agostino (XIX sec.), S. Michele Arcangelo (XIX sec.), l'Adorazione dei Magi (XIX sec.) e un crocifisso in cartapesta (XVIII sec). Al di sopra di ogni tela si trovano poi delle decorazioni in stucco che richiamano il tema trattato nella tela sottostante. Nell'abside campeggia invece una grande tela a forma ovale raffigurante la Madonna del Buon Consiglio (XVIII sec), culto prettamente agostiniano.
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    Palazzo Spadaro




       

    Perchè visitarlo: All'interno della cornice della bellissima via Francesco Mormina Penna, il Palazzo Spadaro nella sua lunga "storia architettonica" presenta, tra tanti stili, un incantevole stile barocco.

    Da non perdere: il Barocco Tour estivo che include il Palazzo, la Stanza del Sindaco e la Chiesa di Santa Teresa.



      





    Visita
    tutti i giorni in estate dalle 10:00 alle 20:00

    € 3,00
    gratis per bambini, disabili e forze dell'ordine

    Palazzo Spadaro è inserito nel Barocco Tour estivo che include:
    - Stanza del Sindaco di Scicli/Stanza del Questore di Montelusa
    - Palazzo Spadaro
    - Chiesa di Santa Teresa
    € 5,00 cumulativo

    ☞ Ulteriori informazioni qui

    Tra intarsi barocchi, affreschi neoclassici ed elementi liberty




    Siamo a metà circa di Via F. Mormina Penna e si incontrano i balconi dagli stupefacenti e intarsiati mensoloni, dalle inferriate panciute e dalle voluttuose sculture.

    Palazzo Spadaro costruito nel XVII sec. è decorato a più riprese fino agli anni Trenta del Novecento, occupa gran parte della strada a più alta densità monumentale di Scicli.

    Anche qui ritroviamo quella poetica discordanza stilistica tra la strutturale costruzione settecentesca austera e l'eleganza e la leggerezza degli intarsi barocchi, degli affreschi neoclassici e dagli elementi in stile liberty che qui si fondono in oltre due secoli di rifacimenti.

    Il portale, interamente in legno intarsiato dall'eleganza esuberante, è sovrastato dallo stemma della famiglia, un leone rampante, che introduce allo scalone e alle sale.

    I balconi sono sorretti da mensoloni figurati e permettono di ammirare il panorama del centro storico circostante.

    L'interno è visitabile, fa parte del ciclo di monumenti che possono essere cumulabili sotto un unico biglietto (Barocco Tour) e si presenta ricco di affreschi e pitture, con ampie sale che ospitano mostre, conferenze e talvolta anche matrimoni.

    Alle spalle del palazzo si trova un ponticello, detto "degli innamorati", sul quale chissà quante romantiche relazioni sono sbocciate.
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    Palazzo Comunale




       

    Perchè visitarlo:Protagonista indiscusso de "Il Commissario Montalbano", questo palazzo è la sede del commissariato nella serie tv, che ha reso il luogo uno dei biglietti da visita della Sicilia nel mondo.

    Da non perdere: il set costruito dove fu girata la fiction all'interno del palazzo, ancora lasciato in loco e il piccolo palco in ferro battuto nella piazzetta antistante.



      





    Visita orari estivi
    tutti i giorni dalle 10:00 alle 22:00

    € 3,00
    gratis per bambini sotto i 6 anni, disabili e forze dell'ordine

    Il Palazzo del Municipio è inserito nei programmi turistici estivi:
    Montalbano Tour:
    - Commissariato di Vigata
    - Stanza del Questore
    € 6,00
    Barocco Tour:
    - Stanza del Sindaco di Scicli/Stanza del Questore di Montelusa
    - Palazzo Spadaro
    - Chiesa di Santa Teresa
    € 5,00

    ☞ Ulteriori informazioni qui

    Il Palazzo tra la storia e la fiction




    Costruito nel 1906, occupa l'area del monastero di San Giovanni che fu demolito.

    Il palazzo ha uno stile che si rifà a motivi rinascimentali dalle linee sobrie ed eleganti che ben si inseriscono coi numerosi monumenti che seguono lungo la via F. Mormina Penna.

    Via F. Mormina Penna è sicuramente tra le realizzazioni barocche più belle del centro storico di Scicli, coi suoi palazzi nobiliari e le chiese barocche che si nascondono e sorprendono all'improvviso in un susseguirsi di scorci prospettici unici e originali, dovuti a diverse cause concomitanti che insieme, cosa che accade raramente, hanno contribuito a rendere questa via un "unicum" di spazio, luce, voluttà e armonia.

    Di fronte al Municipio è stato ripristinato da alcuni anni l'antico palco della musica interamente in ferro battuto, di forma circolare, che ben si armonizza con tutto il contesto della piazza.

    All'interno oltre agli uffici comunali, vi è al piano terra entrando a destra un'area che fa parte degli ambienti fissi del telefilm del commissario Montalbano e che quindi finite le riprese non viene mai smontato: l'ingresso del commissariato di Vigata e in particolare ad attrarre molti visitatori è l'ufficio del Commissario, dove Catarella spesso si lascia "scappare la porta di mano".

    Al piano di sopra, la stanza del sindaco di solito destinata a celebrazioni istituzionali e alla celebrazione di matrimoni civili, dagli arredi importanti, arazzi e affreschi settecenteschi, diventa l'ufficio del questore nella fiction del Commissario, anche questa visitabile quando non ci sono le riprese.
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    Chiesa di Santa Maria della Consolazione




       

    Perchè visitarla: percorrendo la cava di Santa Maria La Nova, è la prima chiesa che s'incontra. Anticamente era dedicata a San Tommaso, così come testimoniano i documenti che attestano un privilegio concesso nel 1645 dal re Filippo IV che le concedeva il titolo di "Patrona Civitatis" che è ancora scritto sotto la facciata.

    Da non perdere: la passeggiata lungo la via fino a raggiungere Piazza Busacca e sostare in uno dei bar dello spiazzo.



      





    Visita
    orario estivo:
    dal lunedì al giovedì dalle 10:30 alle 13:00 e dalle 17:30 alle 20:30
    venerdi, sabato e domenica dalle 17:30 alle 23:00

    Ingresso libero, tour con guida a offerta.

    ☞ Ulteriori informazioni qui
    +39 33140 00 858
    email: info.triskele@virgilio.it  

    Gli Esterni




    Il luogo in cui si erge la chiesa è un sito urbanistico molto antico, immutato nel corso dei secoli. Giace su un basamento pavimentato con antiche basole calcaree, rialzato rispetto al livello stradale. Questo è l’unico esempio a Scicli di chiesa con campanile isolato e non incassato.

    Nell'architettura della chiesa è possibile individuare le varie fasi edilizie: il XV sec. attestato dalla presenza di un tempio cristiano dedicato a San Tommaso Apostolo del quale rimane il portale d'ingresso nella parte laterale esterna della chiesa in stile gotico con bassorilievi che richiamano scene di vita e del martirio del Santo, le tracce della seconda edificazione a metà del XVII sec. per poi essere ricostruita dopo il terremoto del 1693.

    La facciata, larga e piatta in stile neoclassico, è in chiara pietra calcarea e si erge su una breve scalinata anch'essa pavimentata con antiche basole di pietra calcarea. La linea della facciata svetta in alto grazie a un elegante campanile annesso dalla cuspide rivestita di mattonelle di maiolica.

    Gli Interni




    L'interno è a pianta basilicale a tre navate divise da bassi e pesanti pilastri. La pavimentazione risalta coi suoi motivi geometrici e floreali, interamente realizzata con la pietra bianca calcarea tipica dell'area degli iblei alternata con la pietra pece nera tipica di Ragusa.

    L'interno si divide stilisticamente in due parti: l'area delle navate e l'area del coro. Il coro è infatti interamente decorato con stucchi settecenteschi dai delicati colori che vanno dal rosa al verde chiaro.

    Lateralmente si aprono tre cappelle con volta a botte che ospitano due pregiatissime statue lignee rappresentanti la Flagellazione di Cristo e il Cristo con le mani legate. L'abside vicino l'altare è semicircolare ed è sormontato da una cupola ribassata.

    All'interno di pregiato interesse è il simulacro in legno del 1560, che raffigura il Cristo alla colonna tra due farisei e in fondo all'altare maggiore vi è una tela di provenienza sconosciuta raffigurante Cristo con le anime del Purgatorio, datata sicuramente alla seconda metà del XVII sec.

    L’Organo e il Museo




    Nella zona presbiteriale sul lato sinistro si trova un importante organo a canne. La cassa lignea maestosa e bellissima come le sue canne esposte di facciata sono perfettamente integrate e costruite per adattarsi all’ambiente di questa Chiesa. Risulta essere il più antico della città, del 1776, opera del maestro organaro Basilio La Marca Alfano.

    La cassa lignea ha pregevoli decorazioni che coinvolgono anche la zona della Cantoria.

    L’organo si presenta con le canne di facciata predisposte a cuspide a tre ordini, 9 canne al centro, e 15 a cuspide per lato, con una facciata che ha un totale di 39 canne.

    La tastiera ha 49 tasti e la pedaliera - integrata successivamente nei primi dell’800 - ha 12 pedali. I registri di questo organo sono predisposti come quelli di Santa Maria la Nova cioè a scorrimento. La posizione e la predisposizione tecnica di questo organo si adatta perfettamente all’acustica dell’ambiente.

    Purtroppo il cattivo stato di conservazione richiederebbe un totale restauro. Attraverso un calcolo approssimativo ci sono circa 730 canne di legno.

    Infine all’interno della Ex-Sagrestia è possibile visitare un piccolo Museo d'Arte Sacra. Da un lato abbiamo l’occasione di scorgere un vero e proprio laboratorio di restauro, dall’altro lato una teca ospita una mummia conservata ottimamente e rinvenuta nel corso dei lavori nel Sagrato della Chiesa.
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    Chiesa di San Giovanni Evangelista




       

    Perchè visitarla: Sullo stesso lato del Palazzo Comunale, una volta superato, ci sorprende il delicato movimento della facciata concavo/convessa, e la porticina aperta ci fa scorgere un interno molto decorato.

    Nei giorni d'estate, la luce è così abbagliante che bisogna lasciar un pò abituare gli occhi e la curiosità ci spinge ad entrare poiché dall'esterno non si vedono bene i dettagli per l'accecante riflesso della pietra bianca che qui fa da sovrana.

    Da non perdere: i bellissimi interni e tutte le preziosità che conserva, dal "Cristo in gonnella" all'organo a canne.



      





    Visita
    Aperture durante le funzioni
    Orari estivi: tutti i giorni dalle h. 10:30 alle 13:00 e dalle h. 17:30 alle 23:00

    Ingresso libero alla Chiesa
    € 2,00 con spiegazioni e accesso al Campanile

    ☞ Ulteriori informazioni qui
    +39 366 28 92 072
     

    La Storia




    I lavori della chiesa iniziarono poco dopo la metà del XVIII secolo sotto la direzione dell'architetto locale Fra Alberto Maria di S. Giovanni Battista, anche se con molta probabilità i disegni dei progetti furono effettuati dall'architetto netino Vincenzo Sinatra, che intervenne anche in alcune fasi della realizzazione.

    L'ultima fase, quella del terzo ordine fu curata dall'architetto Don Salvatore Alì di Siracusa che terminò la facciata nel 1803, data che si legge nella cuspide.

    Comune caratteristica degli edifici settecenteschi della val di noto che ritroviamo anche in questa chiesa, è una sorta discordanza stilistica, quasi poetica, tra ciò che è l'elemento architettonico e l'impianto decorativo. Bisogna sempre ricordare che i lavori per ultimare gli elementi strutturali si sono spesso protratti per tutto il XVIII sec., mentre il completamento dell'apparato decorativo come affreschi, stucchi, dorature, intarsi e decorazioni si completeranno addirittura nel XIX sec.

    Di certo la struttura della chiesa è stata conclusa nel 1800, così come si legge nell'effige della torre campanaria, 1803. L'interno dalle dorature che finemente si inseriscono nelle decorazioni bianche e blu cobalto, sono il frutto di un ciclo più tardo, dal gusto prettamente neoclassico.

    Gli Esterni




    L'elegante facciata dal movimento concavo-convesso è armonizzata da una serie di doppie semicolonnine che nella parte centrale della facciata svettano fino al terzo ordine in alto conferendo alla facciata stessa slancio e maestosità.

    Il secondo e il terzo ordine sono adornati da finestre dalle bellissime inferriate in ferro battuto.

    Il portale ligneo d'ingresso è sormontato da uno stemma nobiliare e fiancheggiato da colonne in stile ionico.

    Una bella balconata in ferro battuto separa il primo dal secondo ordine, dal quale si ha una prospettiva molto privilegiata sulla piazza.

    Gli Interni




    Attualmente l'interno della chiesa è adibito a Sagrato dei Caduti, infatti si leggono i nomi nelle lapidi sul lato destro della chiesa.

    La struttura a pianta ellittica, è preceduta da un vestibolo e si chiude nel lato opposto con un altare semicircolare molto fastoso in decorazioni, stucchi, dorature ed elementi architettonici che ne fanno un piccolo gioiello d'arte barocca.

    L'interno della chiesa appare molto luminoso grazie alla luce che irrompe dalle finestre superiori.

    Spiccano in particolare le agili colonne che creano degli effetti molto interessanti di dilatazione spaziale, le quattro cappelle e la sontuosa cupola con una tela centrale di Don Vincenzo Signorelli, autore anche degli stucchi e delle dorature.

    Sul lato sinistro dell'altare si trova invece il dipinto risalente al XVII secolo che ricorda molto l'iconografia di origine spagnola del Cristo di Burgos, molto diffusa in Spagna ma molto rara in Italia, forse unico esempio in Sicilia che la gente chiama "il Cristo in gonnella" per la veste bianca lunga fino alle caviglie.

    Piccola curiosità: si dice che facendo una foto al dipinto e capovolgendolo diventi il calice sul quale l'ostia consacrata sta per scendere, o il "santo Graal" sormontato dall'uovo, simbolo di resurrezione e immortalità.
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    Chiesa e Convento della Madonna del Carmine




       

    Perchè visitarla: uno dei più pregevoli esempi di barocco siciliano, la Chiesa si affaccia su una delle piazze centrali di Scicli e costituisce una tappa obbligata durante la visita della città.

    Da non perdere: una passeggiata o un momento di relax serale nella zona, magari seduti in uno dei tavoli di qualche bar affacciato alla piazza.



      





    Visita
    Aperture durante le funzioni o per eventi occasionali

    Ingresso libero alla Chiesa


    ☞ Ulteriori informazioni qui

    La Storia




    La Chiesa del Carmine con l'annesso convento dei Padri Carmelitani, è considerato uno dei complessi architettonici più interessanti della zona.

    Occupa interamente uno dei lati di piazza Busacca, affiancata dal letto del fiume incassato da imponenti margini che ricordano un pò i navigli intervallati da parecchi ponticelli molto suggestivi che creano degli scorci romantici e pittoreschi.

    La Chiesa fu ricostruita dopo il terremoto del 1693 sulle rovine della distrutta chiesa di San Giacomo Interciso. I lavori cominciarono nel 1751 e furono completati nel 1769, invece il convento fu realizzato tra il 1775 e il 1778.

    Gli Esterni




    Il prospetto è a tre ordini, divisi da zoccoli e scanditi da lesene con capitelli compositi.

    Fu eseguito sotto la guida di fra Alberto Maria di S. Giovanni (perché fu lo stesso autore della chiesa di San Giovanni) e creò un vero e proprio capolavoro ecclesiale del '700.

    Tra le lesene sono presenti in totale sette statue poste su piedistalli: due all'ordine inferiore, due al secondo ordine e tre al terzo ordine.

    A dare ampio respiro alla facciata sono il bel portone d'ingresso e il finestrone posto al secondo ordine.

    Gli Interni




    La chiesa è a pianta rettangolare, e le tre navate sono divise da robusti pilastri con sei cappelle totali, tre per ogni lato sormontate da eleganti cupole semisferiche.

    La cornice che chiude il primo ordine è decorata con ghirlande neoclassiche, mentre la parete di fondo è delimitata da un timpano triangolare impreziosito da decorazioni che vedono la Trinità tra raggi e nuvole con teste di cherubini e serafini.

    Gran parte delle ricchezze del Santuario provengono dal lascito testamentario di Pietro Di Lorenzo Busacca, che nel 1567 nominò erede universale del suo immenso patrimonio la Confraternita della Chiesa denominata allora Santa Maria della Pietà.

    Di rilevante interesse è l’urna reliquiaria in argento che presenta altorilievi e bassorilievi dai temi più disparati: su un lato due putti sorreggono un medaglione circolare con l’Addolorata sdraiata ai piedi del Santo Sepolcro, sull’altro lato si trova il medaglione con la natività di Maria, sui lati corti sono raffigurati San Guglielmo e San Giuseppe, nel coperchio è raffigurata Santa Rosalia ed il Martirio di S.Adriano.

    Il Convento




    Il Convento annesso alla chiesa ha una facciata molto imponente tanto da occupare un lato intero della piazza.

    La facciata del convento è articolata su un doppio ordine: nel primo si aprono i vani bottega e il portico che immette ad un cortile interno, nel secondo appaiono una serie di finestre e un balcone centrale arricchito da un'elegante ringhiera in ferro battuto.

    Sotto alcune finestre è scolpita la croce dei Cavalieri di Malta, ordine al quale i Carmelitani appartenevano come provincia religiosa di Gerusalemme.

    Il cortile interno è stato oggetto di molti rimaneggiamenti, solamente il lato meridionale e quello settentrionale hanno conservato l'aspetto originario, di particolare interesse è la statua della Madonna del Carmelo posta all'interno di una nicchia.
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    Chiesa di Santa Maria la Nova




       

    Perchè visitarla: percorrendo la cava di Santa Maria La Nova, è la prima chiesa che s'incontra. Anticamente era dedicata a San Tommaso, così come testimoniano i documenti che attestano un privilegio concesso nel 1645 dal re Filippo IV che le concedeva il titolo di "Patrona Civitatis" che è ancora scritto sotto la facciata.

    Da non perdere: la passeggiata lungo la via fino a raggiungere Piazza Busacca e sostare in uno dei bar dello spiazzo.



      





    Visita
    durate le funzioni e tutti i venerdì dell'Addoorata

    Ingresso libero
    Museo del Campanile su prenotazione

    € 3 spiegazione con guida e ingresso al Campanile.

    ☞ Ulteriori informazioni qui
    +39 366 2892072
     

    La Storia




    È forse tra le poche opere architettoniche sciclitane realizzata interamente in stile neoclassico e l'ultima cronologicamente ad essere stata realizzata dopo il terremoto del 1693.

    In realtà dietro la sua costruzione vi furono vicende progettuali e costruttive molto complesse, che hanno visto il susseguirsi per tre secoli di interventi e rifacimenti di parecchi architetti, ingegneri e capomastri.

    Del prospetto della più antica chiesa dedicata a Santa Maria della Pietà, costruita tra il VI e il VII sec., resta solamente il frontone nel vestibolo della chiesa.

    Al progetto intervenne all'epoca anche l'architetto Marvuglia, uno dei più validi di quel tempo al quale è attribuita l'idea originaria della ricostruzione della parte absidale completati poi nel 1801 con gli stucchi di Emanuele e Domenico Ruiz.

    La seconda fase edilizia che riguardò le navate e la facciata fu assai più tormentata: i lavori cominciarono nel 1817 e proseguirono con svariati progetti e numerosi direttori dei lavori fino al 1851. L'apertura al culto avvenne solo nel 1857.

    Gli Esterni




    Ben visibile dalle colline antistanti, in tutte le sue chiare e nette forme geometriche sia del prospetto che della navata maggiore che delle cappelle laterali sovrastate da cupole emisferiche.

    Si presenta con una facciata in puro stile neoclassico, datata 1816, disposta in tre ordini e divisa in tre comparti da lesene. Le bellissime cupole armonizzano e proporzionano l'imponente massa volumetrica della chiesa.

    Nel marzo 1994, la chiesa Parrocchiale di Santa Maria La Nova è stata eretta Santuario Mariano Cittadino “Maria Santissima della Pietà”.

    Gli Interni




    La chiesa è a pianta rettangolare, e le tre navate sono divise da robusti pilastri con sei cappelle totali, tre per ogni lato sormontate da eleganti cupole semisferiche.

    La cornice che chiude il primo ordine è decorata con ghirlande neoclassiche, mentre la parete di fondo è delimitata da un timpano triangolare impreziosito da decorazioni che vedono la Trinità tra raggi e nuvole con teste di cherubini e serafini.

    Gran parte delle ricchezze del Santuario provengono dal lascito testamentario di Pietro Di Lorenzo Busacca, che nel 1567 nominò erede universale del suo immenso patrimonio la Confraternita della Chiesa denominata allora Santa Maria della Pietà.

    Di rilevante interesse è l’urna reliquiaria in argento che presenta altorilievi e bassorilievi dai temi più disparati: su un lato due putti sorreggono un medaglione circolare con l’Addolorata sdraiata ai piedi del Santo Sepolcro, sull’altro lato si trova il medaglione con la natività di Maria, sui lati corti sono raffigurati San Guglielmo e San Giuseppe, nel coperchio è raffigurata Santa Rosalia ed il Martirio di S.Adriano.

    Il Cristo Risorto “U’ Gioia”




    All'interno dell'ultima cappella del lato destro si trova la nicchia in stile corinzio, in cui è racchiusa la statua lignea policroma del Cristo Risorto, detto popolarmente "U Gioia".

    La scultura rappresenta un po’ l'identità della città poiché è la statua protagonista della festa popolare più sentita tra gli sciclitani, la processione del Cristo Risorto, "U Gioia", durante il giorno di Pasqua.

    La Vergine Maria Immacolata




    Una bellissima statua della Vergine Maria Immacolata arricchisce la seconda cappella sul lato sinistro al di sopra di un altare dal prospetto in stile corinzio.

    Secondo fonti incerte, fu scolpita a Napoli nel 1843 dal celebre scultore G. Petronzio e rivestita in argento nel 1844 da Don Silvestro Catera. Le notizie riguardo le lamine in argento sono documentate da un'incisione sul mantello di Maria.

    La scultura dalla grande vivacità espressiva, è posta su una base di nuvole e presenta un drappeggio rosso decorato con fiorellini e uno dorato per coprire le parti intime, interamente realizzata a mano dallo scultore catanese F. Pastore nel 1796.

    Le altre cappelle e la volta




    Sul lato sinistro si aprono tre cappelle. Nella prima cappella si trova un altare in stile dorico in cui si conserva una statua seicentesca di San Giuseppe che tiene in braccio Gesù Bambino.

    Nella seconda cappella in un altare in stile corinzio è conservato il prezioso e venerato simulacro della Vergine della Pietà, di origini misteriose.

    Nella terza cappella, su un altare in stile dorico, si trova una statua del 1496 raffigurante la Madonna col Bambino, detta "Madonna della Neve" che regge in una mano il mondo e dall'altra Gesù Bambino, attribuita alla scuola gaginiana.

    La statua è composta da una scultura lignea seduta col capo reclinato e una veste a fiori e un mantello damascato, affiancata ai piedi da due pie donne e da un Cristo deposto e una croce di legno ricoperta di lamine d'argento.

    Nella volta si possono ammirare cinque tele del 1858, opere del pittore sac. G. Di Stefano, raffiguranti storie della vita di Cristo: l'Adorazione dei pastori, la Presentazione di Gesù al tempio, Gesù tra i dottori, Cristo e le Pie donne e il Cristo deposto.

    L’Organo a Canne




    Si trova posizionato in alto in controfacciata, quarta opera di Michele Polizzi, membro di una famosa famiglia di organari. La tastiera ha 61 tasti e una pedaliera di 17 pedali. Costituisce 26 registri e 58 canne in facciata. Il totale delle canne invece costituisce 1087 esemplari. Il timbro richiama gli organi lombardi per via della formazione dell’organaro. L’organo è definito “ad orchestra" com’era tipico di quelli ottocenteschi.

    Un registro particolare richiama i suoni angelici dei flauti e una particolarità che può essere “attivata” dall’organista esecutore è costituita dall’integrazione di una cassa che assieme a un piattino realizzato con materiale in lega proveniente da Smirne integra e rende complesso e unico il suono.

    Sono presenti e attivabili anche dei campanelli, utilizzati per le solennità nel periodo natalizio, suonati in contemporanea al suono dei tasti.

    Polizzi nella realizzazione riutilizza materiali e restaura parte del vecchio organo a integrazione del nuovo. Le canne sono disposte a cuspide in 3 ordini. Per motivi di estetica si presentano alcune canne mute per integrazione visiva della struttura.

    L’organo è stato restaurato più volte, l’ultima negli anni novanta. Nel 2012 venne addirittura smontato e rimontato per la ristrutturazione della torre campanaria.

    Fonte: Maestro Marcello Giordano Pellegrino
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    Chiesa di San Matteo




       

    Perchè visitarla: costruita sull'omonimo colle che domina Scicli, la Chiesa di San Matteo era l'antica Chiesa Madre di Scicli, dedicata a San Matteo Apostolo, protettore dell'antica città e dei naviganti.

    Al di sotto della chiesa si trovano numerosi sotterranei e catacombe, utilizzati fino al 1884 per accogliere le spoglie dei cittadini sciclitani di fede cristiana.

    Da non perdere: la passeggiata sul viale lungo il colle e il panorama dall'alto con la vista della città e del paesaggio circostante, il momento migliore è al tramonto.



      





    Visita
    la Chiesa non è in funzione ed è chiusa al pubblico,
    aperta solo in occasione di eventi  

    La Storia




    La chiesa fu totalmente distrutta dal terremoto del 1693 e venne ricostruita per volontà del popolo stesso lì dove sorgeva anticamente, andando contro la volontà del vescovo.

    Questa decisione era legata a motivazioni di grande carattere religioso, poiché in questa chiesa si veneravano le reliquie del Beato Guglielmo, eremita morto a Scicli nel 1404 e che fu sepolto proprio lì.

    Infatti il luogo su cui sorge attualmente la chiesa è lo stesso in cui sorgeva già una chiesa al periodo dei Normanni e secondo alcuni studiosi è stato un luogo di culto probabilmente anche in un periodo antecedente al XII secolo.

    L'attuale chiesa risale comunque al XVIII sec. come testimonia l'iscrizione sulla porta d'ingresso che reca la data 1762.

    Gli Esterni




    La facciata è tripartita e divisa in due ordini. Il primo ordine presenta tre portali d'ingresso con una superficie scandita da coppie di lesene e colonne.

    L'ordine superiore svetta nella parte centrale ed è chiuso ai lati da due volute con pennacchi e motivi naturalistici che fungono da elementi di raccordo tra i due piani.

    Il fianco laterale esterno della Chiesa, che domina la città dall'alto, coincide con la fiancata della navata minore destra e sembra quasi una seconda facciata che si conclude con una bellissima loggia campanaria tripartita che sostituì il precedente campanile.

    Quest'ultimo si trovava a ridosso dell'abside ed essendo molto alto e slanciato crollò durante il terremoto del 1693, ecco perché in molte chiese si evitò di costruire torri campanarie.

    Lo spazio che circonda esternamente la chiesa, dal lato che si affaccia alla città, è stato costruito sul tetto del grande edificio che anticamente era l'abitazione dell'Arciprete e che durante la pestilenza del 1837 fu adoperato come cimitero.

    A seguire si trova l'orologio civico di San Matteo che si tratta molto probabilmente di un rifacimento dell'antico orologio che si trovava sul campanile distrutto dal terremoto.

    Gli Interni




    La chiesa si presenta a pianta basilicale, a tre navate, chiusa da tre absidi rettangolari.

    La navata centrale è separata dalle navate laterali da pilastri cruciformi, sui quali si addossano lesene con capitelli di ordine composito.

    A dare molta luce sono le dieci grandi finestre che sovrastano l'architrave, cinque per lato. Dell'antica e originale bellezza dei decori all'interno resta veramente poco.

    Di notevole interesse sono le decorazioni dell'abside sopra l'altare centrale, a raggiera con putti, e i resti delle ricche decorazioni nei due altari laterali delle cappelle absidali.

    Quando la chiesa fu definitivamente chiusa le opere contenute al suo interno furono trasferite in altre chiese di Scicli, soprattutto all'interno dell'odierna chiesa Madre.

    Tra queste ricordiamo l'urna reliquiaria con all'interno le spoglie di San Guglielmo e il dipinto dell'abside della vecchia matrice che raffigura San Matteo.
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    Folklore e Tradizione sulla Madonna delle Milizie


    La Madonna rappresentata come guerriera fa parte di un'iconografia originale in Sicilia, che vede le sue radici in un miscuglio di influenze che mirano senza dubbio alla cultura normanna, ma che hanno visto nel corso dei secoli la commistione di certe influenze spagnole.

    Il mito e il culto per questa iconica rappresentazione della Vergine come simbolo salvifico, nasce in occasione di un evento storicamente documentato nella battaglia di Mulici, verificatasi sul finire dell'XI secolo, tra i Cristiani capitanati da Ruggero e gli Arabi.

    Invocata dai Cristiani nel momento peggiore, il mito religioso vuole che la Vergine sia comparsa sul dorso di un cavallo (o di una nuvola) sguainando la spada e infondendo enorme coraggio ai siciliani, tanto da ribaltare le sorti dello scontro a loro favore.

    Da questo felice epilogo nacque la festa popolare che tutt'oggi onora la Madonna "guerriera" e celebra la sconfitta dei "Turchi".

    Interpretazione Storica


    Rappresentazione di Franscesco Pascucci, olio su tela, 1780

    Questo culto affonda le sue radici nella notte dei tempi, ed è stato riscontrato anche dall'analisi di diversi autori di opere storiche e religiose, data la rappresentazione insolita della Madonna che viene rappresentata come una guerriera.

    Secondo la tradizione o la leggenda, che dir si voglia, quindici giorni prima della Pasqua del 1091 accadde uno scontro sulla marina di Scicli, tra Ruggero I d’Altavilla e l'Emiro Belcàne, miracolosamente risolto in favore dei Cristiani per l'intervento della Vergine.

    Il contesto storico è quello di una battaglia combattuta a Mulici nei pressi di Donnalucata, toponimo che sembra essersi tramutato nell’appellativo attuale di Madonna delle “Milizie” appunto.

    L'episodio, ovviamente, non è confermato, e suona più come una leggenda. Analizzando dei racconti di quel periodo, Belcàne non è personaggio riconoscibile: la data dell'avvenimento esclude l'identificazione di Belcàne con Belcho o Belcamuer (Ibn al-Hawwas), in quanto quest'ultimo morì in combattimento nel 1064. Il nome Belcàne potrebbe essere accostato a quello di Benavet (forse un Ibn'Abbad), ultimo campione della resistenza musulmana.

    L'interpretazione che la tradizione ci ha dato di questo episodio richiama piuttosto alla mente azioni piratesche ed assalti barbareschi, verificatisi con molta frequenza nel secolo XVI e la leggenda vuole che si siano risolte con l'intervento di un cavaliere donna, la Vergine in persona a cavallo, con la spada sguainata e vestita di un'armatura.

    Fonte: http://www.comune.scicli.rg.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3329

    La Festa Popolare



    Sembra che l’iniziativa di ingrandire e “teatralizzare” la festa parta dal XVII secolo. Se prima si improvvisava su delle sorte di canovacci, fu, tra tanti, Serafino Amabile Guastella nel corso del XIX secolo a descrivere una vera e propria cronaca dettagliata della vicenda, ricca di dettagli, anche cruenti. In seguito Giuseppe Pacetto Vanasia, importante latinista, negli anni ‘30 ricontestualizzò la vicenda, in quei testi che ancora oggi vengono recitati durante le rappresentazioni della festa.

    La ricca e coinvolgente rappresentazione rivive la vicenda nella simulazione di una guerra tra le fazioni cristiana e araba, con costumi, cavalli e scenari fedeli, talmente ben fatta e costosa da non consentirne tutti gli anni la rappresentazione.


    Sotto il profilo culinario si sfornano nel corso della festa le emblematiche “teste di turco” proprio in rappresentazione simbolica della vittoria sugli arabi. Si tratta di un grosso bignè ripieno di crema o ricotta con un “cappello” di cialda voluminoso a simulare il turbante turco.

    Oggi la festa popolare è inserita tra i 41 appuntamenti culturali della Sicilia, importanti a definire e custodire l’identità folkoristica e storica dell’isola.

    La Statua della Madonna




    La Sicilia del mito e del rito.
    La Madonna guerriera di Scicli
    suggestiona devoti e turisti.
    Si erge fiera con la spada sguainata,
    su un cavallo bianco.

    (Elio Vittorini “Il garofano rosso”, 1948)

    Il simulacro di questa figura è costituito dalla rappresentazione in tecnica mista di una Madonna a cavallo con la spada sguainata.

    La Statua che viene portata in processione ogni anno, secondo l’analisi iconografica, sembra risalire al XVIII secolo.

    Principalmente composta in legno e cartapesta, ha anche parti in stoffa e persino parti organiche, come i capelli neri e mossi, sopra i quali poggia la preziosa corona.

    Vestita con un manto celeste e un abito rosso, tiene in mano il lungo stiletto.

    La dinamicità dovuta al cavallo impennato rende battagliero e avvincente l’atteggiamento della composizione, resa ancor più dominante dal guerriero turco che giace sconfitto ai piedi del cavallo.
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    Cosa e dove mangiare (bene) a Ragusa

    Tra i 574 locali ne abbiamo selezionati una trentina, a nostro parere, tra i migliori per gusto, location, giusto prezzo o raffinatezza.


    Contenuti



  • La colazione siciliana e la pasticceria
  • Dove gustare le migliori scacce locali
  • Locali informali e street food
  • L'aperitivo panoramico con vista sul mare
  • Le pizze migliori
  • Osterie e Trattorie
  • Ristoranti Gourmet
  • Ristoranti location incantevole
  • Carnivori
  • Gastronomia Ragusana
  • Prodotti d'eccellenza a km 0
  • Mangiare il pesce a Ragusa
  • Piatti tipici
  • Granite Gelati e dolci

    Sei in un isola di dolcezza.

    1 Colazione siciliana:

  • Granita di mandorla con brioche (3,50€)
  • Cornetto dolce con ricotta /crema/cioccolato/pistacchio(1/1,50€)
  • Cassatella di ricotta vaccina spolverata con cannella o scaglie di cioccolato(1,50/1,80€)
  • Scacce ragusane al pomodoro e cacio cavallo, melanzane, ricotta e salsiccia, ricotta e prezzemolo, con i broccoli, patate e salsiccia, patate e cipolla(1-1,50€)


  • 2 Al ritorno dal mare o dopo cena:

  • Cassatelle di ricotta
  • Le crispelle farcite con cioccolato bianco o con il miele
  • Il gelato e l'imperdibile brioche farcita al gelato
  • "U sfogghiu" una mille foglie di ricotta e salsiccia
  • I pastieri tipici di Modica e Ragusa, un pezzo salato farcito con tritato di agnello, pepe, formaggio e uova
  • L' immancabile Cannolo
  • La Mituligghie, tipico di Acate è una focaccia fatta di semola di grano duro fritta e condita con sale e origano


  • 3 Dove gustare le migliori sfiziosità di Ragusa e dintorni:




    • Gelati Divini
      4,4
      Piazza Duomo, 20
    • Voglia di...
      4,5
      Via Mongibello, 167
    • Gelateria Mastrociliegia
      4,4
      Corso XXV Aprile, 96
    • Peccati Di Gola
      4,5
      Viale Europa, 116
    • Caffè delle Rose- Se vi trovate a Marina di Ragusa
      4,4
      Piazza Duca degli Abruzzi,25, Marina di Ragusa (RG)
    • Nivera - Il Gelato di Natura - Se vi trovate a Scicli
      4,6
      Via Francesco Mormino Penna, 14, Scicli (RG)
    • Caffè Adamo - Se vi trovate a Modica
      4,6
      Via Marchesa Tedeschi, 17 (RG)

    Dove gustare le migliori scacce locali:

    Specialità del comprensorio Ibleo, una focaccia gustosa e casareccia.


    Il prodotto tipico degli Iblei è senza dubbio la classica Scaccia, una focaccia di pasta piegata piu' volte e condita con prodotti tipici locali, un tempo era quello che poteva essere definito un piatto povero della tradizione, ma ad oggi è diventata una delle specialità del territorio. La tradizione vuole che sia preparata in casa durante le festività pasquali o natalizie, ma nel tempo si è diffusa anche durante tutto l'anno in molti panifici casarecci.

    Da provincia a provincia assume gusti e sapori diversi, a Ragusa ad esempio la piu' gustata è la classica scaccia pomodoro e Ragusano DOP, il formaggio caciocavallo che deve essere ben stagionato; a Modica si può provare la variante salsiccia, ricotta e prezzemolo, di dimensioni un pò ridotte e piu' croccante.



    Dove provare le piu' buone:

    • Panificio Giummarra - La qualità dei suoi prodotti sono una tradizione.
      Via Traspontino, 23, Ragusa.
    • Panificio San Francesco F.lli Modica  - Se le scacce vuoi mangiare al San Francesco devi andare.
      Corso Umberto I, 245, Modica (RG)
    • PanDIvino  - Quando location e cibo si sposano...
      Corso Mazzini, 34, Scicli (RG)
    • Panificio San Giuseppe  - Pane sempre fresco e ottimi prodotti di gastronomia come le gustosissime "scacce" ragusane.
      Via del Mare, 6, Marina di Ragusa(RG)

    Locali informali e street food

    Tutto il sapore della tradizione siciliana.

    1 Salumi e formaggi:



  • Ragusano Dop
  • Tuma persa
  • Canestrato o la Vastedda del Belice
  • Il saporito Fiore Sicano
  • La salsiccia essiccata
  • I posti migliore dove gustarli e portarli a casa:


    • Casa del Formaggio di Dipasquale -  Là ,dove tutto nacque il Ragusano DOP, il re dei formaggi a cavallo. Estrema professionalita che li distinque nell'universo dei formaggiari.
      4,7
      Corso Italia, 387, RG
    • Salumeria Barocco - Opera d'arte ragusana. Appuntamento irrinunciabile per gli amanti del 'buon sapore della tradizione'.
      4,6
      Corso XXV Aprile, 80, Ragusa Ibla
    • Gustavo Sapori Iblei -  Una piccola bottega delle meraviglie dove poter trovare le migliori salsiccie di suino ragusano.
      4,1
      Via Risorgimento, 46, RG


    2 Il classico panino piastrato:

  • Tra gli street food piu' apprezzati, da poter condire a vostro piacimento con i prodotti tipici locali.
  • I posti migliori dove gustarlo:

    • Panineria da Enzo - Panini eccezionali ben conditi, ingredienti ottimi, prezzo giusto.
      4,7
      Via Risorgimento, 50
    • New Moon Panineria - Eccellente panineria nel cuore del centro storico di Ragusa. Un'ampia scelta di gustosi panini e piatti misti.
      4,1
      Via Roma, 129
    • El Mayor Kebab Paninoteca - A due passi dalla Cattedrale di San Giovanni, panini ricchi di condimenti e super gustosi.
      4,7
      Via Rosa, 4


    3 Sua maestà l'arancino :

    4 La pizza a taglio e la tavola calda:



    I posti migliori dove degustare le sfiziosità ragusane e l'arancino:

    • Biancomangiare - Meglio di qualsiasi ristorante, piatti fast food e piatti troppo buoni. Arancini, schiacce e sfincione buonissimi.
      4,3
      Via del Convento, 15, Ragusa Ibla
    • Cantunera Ibla - Ottime arancine, fritte al momento e in generale con un sapore ottimo.
      4,8
      Via Giardino, 4, Ragusa Ibla
    • La Grotta - Ottima pizzeria gastronomia. Buone le arancine al burro, buone le pizze.
      4,5
      Via Giovanni Cartia, 8, Ragusa Superiore

    L' Aperitivo panoramico con vista sul mare (Fuori citta')

    Magia pura

    I posti migliori dove gustare il tuo aperitivo o apericena:

    • Frangipane Al Porto - L'angolo del porto in cui si trova è il punto più fashion di Marina di Ragusa, luogo ideale con vista caratteristica.
      4,3
      porto turistico, Marina di Ragusa RG
    • MET - La bellezza di questo locale è che si trova a 2 m dal mare e che servono un vasto menù.
      4,1
      Piazza Torre, 1, Marina di Ragusa RG
    • Jammola - Posto incantevole, posizionato su di una spiaggia a ridosso del mare.
      4,1
      Via Perello, Donnalucata (RG)
    • Pappappero - Food & Drink -Locale suggestivo nei luoghi di Montalbano, aperitivi abbondanti e sfiziosi.
      4,4
      Via Fratelli Bandiera, 10a, Punta Secca RG

    Le pizzerie migliori

    Pizza mon amour.


    I posti migliori dove gustare la pizza:

    • Giro Di Vite Osteria e Pizza - Un impasto così a Ragusa o in provincia non si trova facilmente. Ingredienti freschi, vasta scelta nel menù, ottimo rapporto qualità prezzo, personale gentile, locale davvero molto bello, consigliatissima pizzeria.
      4,3
      Corso Vittorio Veneto, 100, RG
    • Ristorante Pizzeria Konza - Location piacevole e centrale, con un comodo dehors. Qualità delle pizze più che buona.
      4,3
      Via Mariannina Coffa, 9, RG
    • Hotel Ristorante Pizzeria Miramare - Grande ristorante pizzeria sul lungomare di Marina di Ragusa. Pizze buone e ben condite.
      4,1
      Lungomare Andrea Doria, 42/44, Marina di Ragusa RG

    Osterie e Trattorie

    Cucina casalinga e prezzi competitivi.

    La nostra selezione:

    • Trattoria “Titos” Da Nino - Trattoria storica a Ragusa Ibla che sfrutta i prodotti tipici locali, di qualità, proponendo una cucina che rievoca i semplici sapori del passato.
      4,4
      Via Porta Modica, 21, Ragusa Ibla
    • Ristorante "Cucina & Vino" - Professionalità, cortesia e cibo squisito! Tra i piatti di punta, lo stinco di maiale a regola d'arte, la parmigiana di verdure e gli spaghetti alle vongole della migliore tradizione marinara.
      4,3
      Via Orfanotrofio, 91, Ragusa Ibla
    • A' Rusticana - Specialità siciliane casareccie di mare e terra in un locale chic con sedie rosse imbottite e pietra a vista.
      4,0
      Vico, Domenico Morelli, 4, Ragusa Ibla
    • LoSteri - Atmosfera suggestiva, cibo ottimo, personale gentilissimo e disponibile.
      4,3
      Piazza Chiaramonte, 8 Ragusa Ibla

    Ristoranti Gourmet

    All'insegna del gusto.


    Dove trovarli:


    • Duomo Ristorante da Ciccio Sultano -Location barocca unica, cucina avvolgente e barocca, da questo tripudio nasce il ristorante di uno degli Chef piu' rinomati della Sicilia che gli hanno fatto meritare le due stelle Michelin.
      4,5
      Via Capitano Bocchieri, 31, Ragusa Ibla
    • Ristorante "La Fenice" -A poca distanza da Ragusa Ibla in macchina, immersa in una location accogliente e di campagna si trova Villa Carlotta, dove all'interno sorge il Ristorante "La Fenice" che propone piatti unici a base di ingredienti buoni e genuini proposti dallo chef Claudio Ruta.
      4,6
      Via Gandhi, 3, Ragusa RG
    • Ristorante Locanda Don Serafino-L’accoglienza che ti riserva Pinuccio è unica. Cenare in una grotta di tufo, sorseggiando champagne e gustando piatti divertenti e buonissimi. Perdersi nella cantina fra annate incredibili ed etichette che ti creano immediato sorriso. Uno scenario unico per un ristorante.
      4,0
      Via Avv. Giovanni Ottaviano,13 Ragusa Ibla

    Ristoranti location incantevole

    In riva al mare o tra il barocco Ragusano.

    Quali sono:


    • Al Gradino 284 -  Posto incantevole. Ci si siede sui gradini panoramici, ovviamente dotati di cuscini e tavolino, la vista è quella di Ragusa Ibla dall'alto. Una serie degustazioni accompagnati da un calice di vino sostituiscono benissimo la cena. La vista è meravigliosa.
      4,9
      Largo Santa Maria, 6

    • Terrazza dell'Orologio -  E' dalla terrazza di questo ristorante che si gode di questa splendida atmosfera. Cibo buono, in linea con questa meravigliosa terra.
      4,1
      Via Ioppolo, 7, Ragusa Ibla

    • OFF Odierna Finestra Ferreri - Vista incantevole che versa sui giardini Iblei di Ragusa, cucina molto accurata e ricca che completa l'esperienza culinaria con dell'ottimo vino locale.
      4,7
      Via Giardino, 5, Ragusa Ibla

    • That's a Moro - Locale arredato con molta cura dei particolari nelle tre sale interne, ognuna di esse caratterizzate da temi differenti. Molto piacevoli anche i tavoli all'aperto immersi in un'atmosfera barocca unica
      4,5
      Largo Camarina 5, Ragusa Ibla

    • Ristorante VotaVota  - Locale elegante con vista sul lungomare di Marina, il percorso degustazione "Ho sognato il mare" è un'esperienza sensoriale di alto livello.
      4,3
      Lungomare Andrea Doria, 48, Marina di Ragusa RG.

    • Cucina Costiera by Scjabica - Ricette siciliane a base di pesce servite in un curato locale con vista sul lungomare di Puntasecca, oggetti e colori che si rifanno al mare.
      4,1
      Piazza del Faro, 3/A, Punta Secca RG

    • Ristorante Acquamarina  - Una splendida vetrata con vista sul mare.
      4,2
      Viale della Repubblica, Donnalucata RG

    Carnivori

    Piatti a base di carne


    Quali sono:

    • Carnivorous Panineria Hamburgheria- Qui troverete una vasta qualità di Hamburger di carne, dalle porzioni giganti.
      4,5
      Via Rosario Gagliardi, n.12, Ragusa
    • La Brasseria- Panini buonissimi con differenti tipi di carne di qualità, ideale anche per chi vuole accompagnare con una buona birra artigianale.
      4,5
      Via Mariannina Coffa, 31, Ragusa
    • BurgerArt- Panini unici, buonissimi e di prima qualità con prodotti genuini e freschi.
      4,4
      Piazza Duca degli Abruzzi, 12, Marina di Ragusa RG
    • Arà- Un locale vicino al mare a Marina di Ragusa molto particolare e molto carino, la loro specialità è il panino con gli sfilacci di cavallo.
      4,5
      Via Tindari, 13, 97010 Marina di Ragusa RG
    GASTRONOMIA RAGUSANA

    La cucina ragusana è frutto di secoli di interscambi culturali che trae ispirazione dalla cultura normanno-sveva ad Occidente ed ellenico-arabo ad Oriente, ad incidere profondamente anche la tradizione contadina dell'altopiano Ibleo, che perdura di sapori e odori ancora oggi.

    Dal dolce al salato presenta una bontà che sa di genuino e buono, i vari accostamenti e le ricette antiche spesso venivano proposte nei periodi delle festività religiose, mentre oggi basta andare nei luoghi giusti per poterli assaporare tutto l'anno.

    E così che si mangiano le impanate proprio nel periodo pasquale, un canestro di pasta ripiena di agnello e patate tagliati a dadi e coperta della stessa pasta, un tempo, quando si portavano in campagna per lavorare la terra, si usava ritagliare il "coperchio" e mangiare dall'impanata stessa come se fosse un piatto.
    Cugina dell'impanata, la classica scaccia, piu' strati di pasta piegati piu' volte e condita nella maniera classica con pomodoro e il formaggio DOP caciocavallo, e in molte altre varianti (salsiccia, melenzane e ricotta).

    Da Ragusa alla vicina Chiaramonte, protagonista il maiale in diverse varianti come la salsiccia e la gelatina, da quest'ultima si lavora la carne estraendone il brodo e insaporendola con l'alloro, pepe e grasso.
    Mentre da Modica non può mancare il tradizionale pastizzu di Modica, una focaccia con i cavoli siciliana, un tempo pasto tradizionale natalizio, da non perdere anche i tradizionali amaretti con le mandorle, cioccolato e filetto di vitello.

    Ad accompagnare ogni pasto, per i buon gustai l'immancabile Cerasuolo di Vittoria con marchio DOCG, l'Ambrato di Comiso, e l'Albanello.

    Per terminare si può far menzione del magnifico pescato che tutti i giorni giunge ai porti costieri di Scoglitti, Pozzallo e Donnalucata.

    Enogastronomia Siracusa
    DOC: Denominazione di Origine Controllata.

    DOP: Denominazione di Origine Protetta.
    IGP: Indicazione Geografica Protetta.
    PAT: Prodotto Agroalimentare Tradizionale Italiano
    DOCG : Denominazione di Origine Controllata e Garantita.

    -PRODOTTI D'ECCELLENZA A KM 0 -



    LA CAROTA NOVELLA DI ISPICA IGP

    L' OLIO DEI MONTI IBLEI DOP

    IL POMODORINO DI PACHINO IGP

    IL CACIO CAVALLO DI RAGUSA DOP

    UVA DA TAVOLA DI MAZZARRONE IGP

    IL CARRUBBO IBLEO (Riconoscimento in corso IGP)

    L'UVA DI MAZZARRONE DOP

    IL CERASUOLO DI VITTORIA DOCG

    CIOCCOLATO DI MODICA IGP

    RICOTTA IBLEA PAT

    IL MIELE IBLEO

    MANGIARE IL PESCE A RAGUSA #1

    Nonostante Ragusa sia situata nell'entroterra, gode degli sbocchi sul mare che offrono i borghi marinari di Scoglitti, Pozzallo e Donnalucata che grazie alla tradizione marinara vanta una lunga lista di piatti e pietanze a base di pesce, la cosa importante è spesso la freschezza del prodotto utilizzato. PER UN RAGUSANO IL PESCE E' BUONO QUANDO HA IL GUSTO DI ACQUA DI MARE, soprattutto il pesce alla griglia viene consumato con un filo di Olio extravergine e NIENT'ALTRO. Per ottenere una esperienza di gusto è quindi da preferire una pietanza con pesce locale anche meno "nobile" a pesce più "pregiato" importato e congelato .

    Nella lista dei NO abbiamo: ORATE , SPIGOLE , BRANZINI d' allevamento , GAMBERI, CALAMARI , PESCE SPADA, TONNO congelato.

    Nella lista dei SI abbiamo:


    I MITILI o COZZE: anche se di allevamento le pietanze preparate con le COZZE hanno un gusto intenso e prelibato. La regina è la pepata di cozze preparata con pepe e vino bianco. LE COZZE VANNO SEMPRE COTTE essendo filtri potrebbero contenere batteri nocivi. Le cozze già aperte prima della cotture e quelle rimaste chiuse dopo cottura sono COZZE MORTE e non vanno mangiate.

    MANGIARE IL PESCE A RAGUSA#2

    IL PESCE FRESCO A RAGUSA POTRETE TROVARLO PER LO PIU' NELLE ZONE COSTIERE IBLEE, TRA IL PORTO E IL LUNGOMARE SI TROVANO SPESSO DELLE CASE DEL PESCE CHE OFFRONO DIVERSE VARIETA' DI PESCATO.



    TRA I LORO BANCHI TROVATE:

    I CROSTACEI LOCALI , tra cui GAMBERO, GAMBERONE ROSSO & VIOLA, SCAMPI, ASTICI, CANOCCHIE sono una vera delizia , il prezzo puo' essere elevato in base al periodo ma ne vale veramente la pena;



    I RICCI DI MARE: raccolti da pescatori locali , per i quali la loro vendita è divenuta forma di sostentamento, sono una vera prelibatezza ed hanno tuttavia un costo moderato. (un antipasto ai ricci 10-15€). A Maggio e Giugno è vietato pescare e consumare i ricci, pena multe salate. Si possono acquistare direttamente dai venditori ambulanti al costo di (10-15 euro a bicchiere) e consumarli a casa semplicemente sopra una bruschetta.

    Pescato Siracusa
    IL PESCE AZZURRO PIU' BUONO, dal dorso azzurro scuro e ventre argentato, è ricco di Omega 3, ha un sapore più intenso e selvaggio del pesce "bianco" e costa meno; escludendo lo spada ed il tonno che possono essere d'importazione, è sempre FRESCO.

    PESCE SPADA

    Pescato Siracusa

    TONNO

    Pescato Siracusa

    SPATOLA

    Pescato Siracusa

    LAMPUGA

    Pescato Siracusa

    Pescato Siracusa


    SGOMBRO, SAURO, AGUGLIA E ALTRO

    Il PESCE A CARNE BIANCA PIU' PREGIATO dal gusto delicato, poco grasso e molto digeribile: ottimo arrosto o al sale , lo scorfano è squisito in zuppa , le triglie ed i merluzzi piccoli fritti. E' più caro del pesce azzurro.
    CERNIA

    Pescato Siracusa

    DENTICE

    Pescato Siracusa

    SARAGO

    Pescato Siracusa

    RANA PESCATRICE

    Pescato Siracusa

    SCORFANO ROSSO

    Pescato Siracusa

    TRIGLIA

    Pescato Siracusa

    MERLUZZO, ROMBO, SOGLIOLA, NASELLO.
    LE 10 REGOLE PER RICONOSCERE IL PESCE FRESCO#1

    1)Al ristorante chiedete di vedere il pesce disponibile.

    2)Il pesce fresco e' sodo , teso , se freschissimo può essere addirittura curvo;

    3)La pelle deve essere soda, liscia, brillante non rugosa e non flaccida.

    4)Il ventre deve essere aderente e non pendente.

    5)L’occhio è bombato verso l'esterno(convesso), la cornea trasparente e la pupilla nera e brillante;

    6)Le branchie sono di colore rosso vivace e senza muco. L'odore delle branchie (e della cavità addominale) è di alghe marine;

    7)La fetta di tonno non deve essere flaccida (premendo NON deve rimanere l'impronta del dito), l'odore gradevole , di colore rosso intenso in caso di tonno rosso (il tonno rosso decongelato ha un colore rosso spento , il tonno pinna gialla anche se meno pregiato e meno rosso va bene ugualmente).

    TONNO ROSSO FRESCO
    Pescato Siracusa
    LE 10 REGOLE PER RICONOSCERE IL PESCE FRESCO#2

    8) La fetta di pesce spada non deve essere flaccida (Vale la prova dell'impronta), deve avere un colore tra bianco e rosa lucido e non opaco (+ rosa = + pregiato)

    PESCE SPADA FRESCO
    Pescato Siracusa

    9) I calamari importati sono perfetti, pelle compatta. stessa dimensione, no difetti. I calamari locali sono spellati, di diverse dimensioni e ovviamente più cari.

    10) Il gambero fresco ha la testa più scura del corpo. Il gambero importato e' tutto rosso a causa dei solfiti utilizzati per conservarli.

    IL PESCE CRUDO DEVE ESSERE ABBATTUTO PRIMA DI ESSERE CONSUMATO.

    PIATTI TIPICI #1 LA PASTA PIU' GUSTOSA!

    RAVIOLI DI RICOTTA DOLCE E CAVATELLI CON SUGO DI MAIALE CASTRATO la pasta fresca viene realizzata a mano e la ricotta è rigorosamente vaccina.


    LA PASTA CON IL CAPULIATO tipica della zona di Vittoria è condita con aglio, olio extra vergine d'oliva e capuliato, con l'aggiunta di basilico o prezzemolo alla fine.


    PRINCIPISSEDDA CON SUGO DI SAN GIUSEPPE primo piatto tipico della zona di Santa Croce Camerina, una pasta condita con salsa di pomodoro passata, chiodi di garofano, cannella e foglie di alloro.


    PASTA CHE PADDUNEDDA piatto della tradizione Modicana è realizzata con pasta di casa, servita con brodo e polpettine di carne.


    LOLLI CHE FAVI primo piatto di ispirazione casareccia tipica di Modica, sono degli gnocchetti di pasta fresca a cui vengono accostate le fave bollite e un mestolo di macco di fave.


    PASTA CON I TENERUMI, una pasta servita con un brodo ricco di foglie di una zucchina.


    I SECONDI PIATTI PIU' BUONI


    A IADDINA CO CINU è una gallina ripiena con il riso e la carne tritata.


    LA FRITTATA DI ASPARAGI SELVAGGI rigorosamente raccolti tra i muretti a secco delle campagne Iblee


    PIATTI TIPICI #2 SECONDI PIATTI

    I TURCINIUNA sono delle interiora di ovino bollite.


    FUNCI I CARRUA, ovvero il fungo del Carrubo, paragonabile al tartufo è uno dei secondi piatti piu' buoni e piu' rari della tradizione, serviti con olio, aglio, prezzemolo ed olio; o con la variante "A ghiotta" con cipolla, patate e peperoni.


    I CUOSTI DI MAIALI CINI tIpiche di Chiaramonte sono delle coste di maiale ripiene.


    LA MOZZARELLA VACCINA IBLEA


    IL CONIGLIO A PURTUISA servito con patate e aromattizzato con menta, salvia, rosmarino, aglio (o cipolla), alloro, olive, aceto e/o vino, cotto in pentola o in padella.

    U SFOGGHIU di pasta sfoglia con ricotta e salsiccia


    LE IMPANATE DI AGNELLO tipiche del periodo pasquale


    LE SCACCE RAGUSANE con diverse varianti pomodoro e cacio, ricotta e salsiccia, prezzemolo e ricotta, melanze.


    ARANCINO con ragu', piselli e caciocavallo DOP


    PIATTI TIPICI #3 DOLCI

    DOLCI Siracusa



    Tra le cose buone della Sicilia è la pasticceria che sicuramente occupa le prime posizioni, grande varietà di scelta tra cannoli torte gelati, tutto buonissimo, una classifica sarebbe soggettiva ci limitiamo ad elencare i dolci che sicuramente meritano di essere provati:

    • CANNOLI DI RICOTTA IBLEA O CIOCCOLATO
    • BIGNE' RICOTTA CIOCCOLATO O CREMA
    • PASTE DI MANDORLE
    • TORTA CASSATA SICILIANA
    • GRANITA DI PISTACCHIO, GELSI, MANDORLE, LIMONE, CAFFE', CIOCCOLATO.

    In particolare a Ragusa la tradizione dolciaria riesce a stupire con le sue tantissime varianti di delizie, tra le piu' buone riconosciamo:

    • I MUCATOLI (Modica)
    • LE CASSATELLE DI RICOTTA VACCINA
    • BISCOTTI REALIZZATI CON FARINA DI CARRUBO
    • CIOCCOLATO DI MODICA IGP
    • I' MPANATIGGHI MODICANI
    • LE FRITTELLE VITTORIESI DI S. GIUSEPPE
    • LA MOSTARDA DI FICU PALA (Fichi d'India)
    • IL BIANCOMANGIARE
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    La Collegiata



       

    Perchè visitarla: La Basilica Maria Santissima dell'elemosina, meglio conosciuta come La Colleggiata, è una delle chiese più belle di Catania, oltre ad essere uno straordinario esempio di architettura barocca. L'attuale chiesa, infatti, sorge sui resti di un antico tempio bizantino che andò distrutto dal terremoto del 1693, da quelle rovine fu riedificata in stile barocco siciliano.

    Da non perdere: I meravigliosi affreschi presenti sula volta e sulla cupola
      





    Orari Visita

    Lunedi chiuso

    Martedi 09:00 - 12:00 e 17:00 - 19:00

    Mercoledi 09:00 - 12:00 e 17:00 - 19:00

    Giovedi 09:00 - 12:00 e 17:00 - 19:00

    Venerdi 09:00 - 12:00 e 17:00 - 19:00

    Sabato 09:00 - 12:00 e 17:00 - 19:00

    Domenica 09:00 - 12:00 e 17:00 - 19:00

    Ingresso . Ridotto €X.

    Bus AMT 2-5-429-488, Alibus

    ☞ Aggiornamento Orari qui  

    Storia della basilica




    Nei primi secoli del cristianesimo, nel luogo dell'attuale chiesa, sorse una piccola edicola dedicata alla Madonna dell'Elemosina, da qui l'origine dell'antico nome della chiesa.

    II tempio, che nei secoli divenne sempre più importante, fu frequentato dai re aragonesi e dalla loro corte per questo nel 1396 ebbe il molo di 'Regia cappella'.

    Con bolla del 31 marzo 1446, Papa Eugenio IV vi istituì un collegio di canonici, scegliendo i sacerdoti delle altre chiese della città; di qui il titolo di Collegiata.

    La chiesa ricostruita dopo il terremoto del 1693 venne ricostruita nello tesso luogo dell'antica chiesa ma rovesciata, con la facciata disposta lungo la via Etnea (che un tempo si chiamava via Uzeda).

    Questa nuova collocazione consentiva alla chiesa di affacciarsi sulla via più larga e importante della Catania risorta dalle distruzioni.

    La facciata




    La facciata, opera straordinaria di Stefano Ittar (1758), è mossa da tutta una serie di concavità e convessità che conferiscono all'insieme musicalità ed armonia.

    Essa poggia su un podio sopraelevato preceduto da una larga gradinata;

    il portone centrale e gli ingressi laterali sono incorniciati da sei colonne con eleganti capitelli corinzi.

    L'arco della grande nicchia centrale è sormontato da un'aquila con le ali spiegate;

    ai lati due angeli che reggono una tromba.

    Nelle altre nicchie S. Pietro e S. Paolo..

    L'interno




    L’interno della Basilica della Collegiata a croce latina è a pianta basilicale, con otto pilastri che dividono la chiesa in tre navate.

    Molto interessanti le opere che adornano i tre altari minori: nel primo troviamo "Gloria di S. Apollonia", nel secondo "S.Euplio" ed infine nel terzo "S.Agata condotta al supplizio".

    Il coro e gli affreschi della volta sono opera dello Sciuti che portò a termine i lavori nel 1898.

    L' abside destro




    Qui troviamo la Cappella dell'Immacolata Concezione.

    L' ambiente è delimitato da una balaustra in marmo.

    Sull'altare è posta una statua marmorea dell'Immacolata Concezione, cui la cappella è dedicata.

    L' abside centrale




    Nell'abside della navata centrale è posto l'altare maggiore con un' icona della Madonna con Bambino, copia dell'icona bizantina della Madonna detta dell'Elemosina (della Misericordia).

    Dietro l'altare maggiore è posto un organo ligneo del XVIII secolo.

    Lateralmente un coro ligneo con 36 stalli, e a lato due tele del pittore Giuseppe Sciuti: Frate Geremia davanti a Papa Eugenio IV e Madonna dell'Elemosina.

    L' abside sinistro




    All'interno dell'abside sinistro abbiamo la Cappella del Santissimo Sacramento.

    Gli affreschi della Volta e della Cupola




    La cupola fu dipinta nel 1896 e presenta “L’Assunta” con un numero infinito di AngelI facenti capolino dalle nuvole, l’artista in questo affresco raffigura la sua idea di infinito.

    La vergine con delle vesti morbide e panneggiate è immersa in uno sfondo che va dal violaceo al bianco.Nei pennoni di cupola troviamo raffigurati i quattro Evangelisti: San Matteo, San Marco, San Luca e San Giovanni.

    Osservando la volta troviamo nel 1° Riquadro,”Il Passaggio dalle tenebre alla luce”, l’artista copre lo spazio con dense nuvole che lasciano intravedere appena scorci di braccia e visi di angeli, criticati a quel tempo perchè fin troppo nudi e così furono coperti.

    Nel 2 ° Riquadro, “Angeli musicanti ” , un gruppo di musicisti con angeli con sopra l’ immagine dell’Occhio della Provvidenza o occhio onniveggente di Dio’. L’affresco è posto all’interno di un triangolo, che rappresenta la Trinità.

    Nel 3^ Riquadro troviamo “La Madonna della Misericordia” , la Vergine stende sul mondo il suo manto di misericordia. Pregevole il vestito della madonna attraverso il quale intuiamo il movimento anatomico; l’ampiezza del manto da molto respiro all’opera di effetto il coro degli angeli.

    Sullo sfondo del 4° riquadro un cielo tenebroso che avvolge un devoto pellegrinaggio che da lontano avanza condotto dal vescovo verso l’immagine della Madonna.

    Nel 5° Riquadro le figure dei peccati capitali hanno il viso contratto da una forza interiore generata dal male in esso è contenuto.

    Giuseppe Sciuti




    Giuseppe Sciuti è un pittore siciliano importante perché usa la pittura come teatro. Suoi sono i sipari del Teatro Bellini di Catania e del Massimo di Palermo.

    Aveva studiato a Catania presso Io scenografo De Stefani ed ebbe la capacità di orchestrare, con sapienza, le scene storiche di ambientazione greco-romana che costituirono il motivo di base della retorica dell’Italia postunitaria.

    Fu essenzialmente un decoratore teatrale, nel senso più stretto del termine. Anche oltre la specifica attività di pittore di sipari il modo in cui dispone le masse nelle sue grandi composizioni, per l’uso scenografico delle architetture usate come quinte, i panorami messi a fuoco con nitida precisione, tutto chiarisce come la pittura dello Sciuti sia, contemporaneamente, riferita a quella forma di spettacolo tanto amata nell’Ottocento, il melodramma.

    Le sue ambientazioni classiche ricordano quelle dei primi kolossal cinematografici e anche i trucchi e gli espedienti della sua arte pittorica sembrano ispirare gli effetti speciali del cinema.
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